Il voto ecologico

ecologia_politicaQuanto difficile è votare a queste elezioni? Ve lo dico subito: questo non è un post elettorale, ma vorrei stuzzicarvi un po’ e stimolare una riflessione che vi porti a tenere conto, nella vostra scelta, di come e quanto interessano alle forze in campo gli aspetti della sostenibilità ambientale e – strettamente correlati a questi – quelli della salute delle persone.
A quanto percepisco da affermazioni colte qua e là  tra conoscenti e colleghi molti sono ancora incerti, anche chi in passato aveva le idee chiare e ha sempre votato dalla stessa parte. Ma non possiamo lasciare che la delusione e l’incertezza regnino sovrane, che le speranze di un rinnovamento della politica nel nostro paese si affievoliscano ogni giorno di più. Non possiamo principalmente perchè siamo genitori!
A me piacerebbe che le relazioni tra l’uomo e l’ambiente fossero  prioritarie nell’agenda politica di chi finirà per governare. Qualcuno mi dirà che vengono prima la crisi e tutti i problemi che sono correlati ad essa, che l’Imu e altre tasse da gestire, la povertà avanza, le aziende che chiudono e tutto il resto sono prioritrari. Che – al solito – il biologico è una roba radical chic che pochi possono permettersi, che le scelte ecologiche sono la conseguenza di chi vive nell’agio e ha la possibilità di fare riflessioni di quel tipo, perchè la pagnotta ce l’ha già (lievitata in modo naturale però :)).

A me viene da pensare che se non ripartiamo dalle persone e da come queste agiscono nelle loro scelte quotidiane non ne verremo mai fuori. La dimensione temporale, includendo in questa soprattutto il futuro, deve essere fondamentale nel considerare le interpretazioni delle azioni umane sul pianeta.
E allora faccio la mia (inutile) arringa.

Cosa vuol dire ripartire dalle persone? Vuol dire pensare a come queste si cibano e a quanto si muovono, perchè l’obesità – per fare un esempio – è una questione ecologica oltre che politica, tanto quanto lo sono i tagli alla sanità. Se investiamo sulla nostra salute, costeremo meno (molto meno!) allo stato. E mangiare bio, diminuire le proteine animali e gli zuccheri raffinati (per fare un esempio), imparare ad autoprodurre  almeno qualcosa invece che  comprare senza riflettere cibo pronto e industriale, corrispondono ad un investimento semplice ma efficace sulla nostra qualità di vita. Quale politico oggi parla di formazione dei genitori sull’alimentazione sana e sostenibile della famiglia? E’ giusto che la sanità si accolli le spese delle persone malate, ma deve fare di tutto perché le persone facciano qualcosa per la propria salute, fin da quando nascono. Perché nessuno, prima di tutto lo stato stesso, attraverso la scuola ad esempio, pone come prioritaria la formazioni in questo campo?

Allora domandiamocelo, finchè non se lo domanda qualche politico: cosa stiamo facendo per la nostra salute, cosa mettiamo sul piatto in famiglia, quanto movimento fisico facciamo (anche noi genitori, non solo i nostri figli)?
Non vorrei sembrare cinica ma alcuni malati, quelli che, ad esempio, non hanno mai prestato un minimo di attenzione a ciò che mettono in pancia, costano allo stato molto più delle mense scolastiche biologiche (quale chimera!) e di un investimento serio in formazione sui temi dell’alimentazione e degli stili di vita sani e sostenibili.
Purtroppo non è facile trovare qualcuno che parli apertamente e chiaramente di questi aspetti perchè il focus della politica è ancora altrove e i problemi sono sempre tanti, gli altri problemi.
Ma noi genitori votiamo ogni giorno. Lo ricorda spesso Alex Zanotelli. I seggi elettorali sono sempre davanti a noi, quando facciamo la spesa, decidiamo di uscire in auto o in bicicletta, di creare o associarci ad un gas, di riempire il carrello di prodotti industriali o fare un giro, quando possiamo, in qualche cascina, di comprare un detersivo con componenti di derivazione petrolchimica o di pulire con aceto e bicarbonato tutto quello che possiamo, di farci il pane o le conserve e le marmellate, di sostenere con la nostra spesa il negoziante di quartiere per rendere ancora viva e a misura d’uomo la nostra città o sostenere i centri commerciali, che producono bisogni surrogati e possiamo raggiungere solo in auto. Votiamo anche in base a quanto e come guardiamo tv e giornali, o ci lasciamo traviare da mille diavolerie commerciali.
Il voto politico si intreccia con queste scelte. Pensiamoci.

Elisa di Mestieredimamma.it ed Eco-famiglie

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15 thoughts on “Il voto ecologico”

  1. Mi scuso con tutti per l’ambiguità della frase sulla sanità che ha generato qualche reazione che non mi aspettavo. Come ho chirito nei commenti sono pro sanità per tutti, anche per chi non si cura.
    Grazie a Silvia e Serena abbiamo fatto una modifica chiarificatrice nel testo
    Un saluto a tutti.

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  2. ecco, e rilanciando Barbara-mammafelice, diciamo allora che quello cui aspiriamo e’ un governo che metta in agenda queste questioni, tanto quanto le altre, e ci pensi in modo serio e a lungo termine, non soltanto navigando a vista 🙂

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  3. Mi trovo a condividere entrambe le posizioni, sia quella di Pippo che quella di Elisa, e penso che non sia nemmeno strano: la discussione è così interessante da potermi permettere di sospendere qualsiasi giudizio e pensare che posso trarre spunti utili da entrambi, per la mia vita.
    Questo forse perché entrambi siete, credo, concordi sul valore dell’educazione, e io pure, in quanto persona obesa: educazione alimentare ed educazione sanitaria dovrebbero essere programma scolastico, coinvolgere tutte le sfere della popolazione, essere accessibili a tutti i cittadini. Solo con la consapevolezza possiamo migliorare il mondo migliorando prima di tutto noi stessi.

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  4. credo sia anche un problema economico ed educativo. Il lato economico resta al momento imprescindibile, alimenti sani se non costano più degli altri (se) richiedono tempo per essere rintracciati.
    io e mio marito siamo agronomi e mi permetto di dire per esperienza vissuta che la metà delle persone indipendentemente dal grado di scolarizzazione non è in grado di riconoscere un cibo sano, non solo se lo vede ( spesso non è neppure così facile ) ma neppure se lo mangia! e questo è ben più grave, non c’è educazione alimentare se al palato dei più sembra “buono” il pane dei toast, il cacciatorino del super e via discorrendo il lavoro da fare è immenso.
    concludo dicendo che se il potere di acquisto si abbassa sempre di più è naturale si vada verso cibi fortemente raffinati, il grasso e lo zucchero a palate costano poco e fanno felice il palato – è il famoso “rotondo in bocca” – e se lusingano anche le finanze non c’è speranza.
    Rassicuro Pippo io riesco a essere cicciona anche comprando prodotti di qualità, ma questo è un altro discorso 😉

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  5. Sì, par giusto così anche a me. Diciamo che se ci fosse più educazione fin da bambini, tanti problemi si risolverebbero da soli.E’ una stupadaggine, ma per dire: patatatine fritte a ricreazione? forse meglio il digiuno 😉

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  6. @pippo
    Ieri, leggendo il tuo intervento ho pensato che è rispettabile qualsiasi punto di vista, che i blog servono anche a questo e sono tanto più ricchi quanto più ci sono idee diverse.
    Mi sono anche detto che scandalizzarsi delle idee di Elisa in una rubrica di ecologia mi sembrava risibile, ma il tuo secondo intervento ha chiarito meglio il senso.
    Ha continuato a frullarmi per la testa che l’articolo fosse tacciato di moralismo. Cosè moralismo? per me è dare giudizi di valore sui comportamenti “privati” delle persone. Ma quando gli atteggiamenti di una persona coinvolgono altri, la collettività, allora non credo si debba parlare di moralismo. Nessuno si sogna di dire che sostenere che non si deve rubare è moralismo, è moralismo condannare chi fuma a casa propria, ma condannare chi lo fa in pubblico, non è moralismo.
    E vengo al tema dell’ecologia e del biologico: ognuno ha diritto di fare le scelte che vuole, ma non rendersi conto che alcune scelte non sono più sostenibili vorrei dire che è un dovere. Pippo parla di assenza di evidenze scientifiche sulla salubrità dei cibi biologici, e cita un articolo sull’impatto del cibo vegetariano, non sono abbastanza esperto per dire la mia, ma Elisa ha scritto un libro su questo argomento, credo che il suo punto di vista sia autorevole e non soltanto ideologico.

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  7. Beh, se arrivano questi commenti è perchè forse sono stata ambigua in quella domanda retorica.

    Chiarisco: *tutti hanno il diritto ad essere curati*, lo credo per davvero. Ma credo anche che lo stato (le amministrazioni locali, le scuole etc) debba investire seriamente sulla formazione delle persone, affinchè tutti facciano il meglio per la propria salute: questo significa, secondo me, imparare ad condurre uno stile di vita sano, mangiare in un certo modo, fare movimento etc Ci sono tanti modi per arrivarci, io non mi ritengo “arrivata”, ma credo di aver imboccato una buona strada. Se poi uno si ammala comunque verrà curato, ci mancherebbe, ma credo si possa convenire che le spese sanitarie saranno minori per la collettività..

    @pippo io al bio continuo a credere, e non è per fede 😉

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  8. Ti seguo sempre con interesse, anche se non condivido proprio tutto, ma spero sinceramente di aver equivocato la questione sull’assistenza sanitaria, che non dovrebbe mai, ma proprio mai, essere messa in dubbio per nessun motivo.

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  9. Premetto che non era mia intenzione irrompere con vena polemica in un blog di ecologisti. Questo post è però linkato per primo sulla home page del sito e contiene nel titolo la parola “voto”, che rimanda direttamente ad una delle campagne elettorali più critiche della storia italiana. Non mi stupirei quindi se arrivano persone non direttamente interessate all’ecologia.
    Il problema è che ci sono diversi fattori critici in quanto scritto:
    1) in primo luogo non c’è nessuna evidenza reale della superiorità o minore pericolosità per la salute dei prodotti biologici. Proprio rispetto al consumo di carne, recentemente si sono sollevate voci, assolutamente autorevoli, che hanno fatto notare come l’impatto di un pasto vegetariano non sia certo inferiore ad un pasto non vegetariano (http://theconversation.edu.au/ordering-the-vegetarian-meal-theres-more-animal-blood-on-your-hands-4659).
    2) sul fatto che ci siano stili di vita particolarmente dannosi per la salute e che sia necessario fare prevenzione, sono ovviamente d’accordo. Tra l’altro questa è proprio la professione del sottoscritto. Bisogna però anche essere consapevoli del fatto che molte scelte in questo ambito non sono totalmente libere ma sono ampiamente determinate da un substrato genetico. Se si parte da questo punto di vista non si può continuare a predicare in buona fede “se la sono cercata, se la vedessero loro”. Reazioni di indignazione rispetto ai costi provocati da persone con stili di vita insalubri portano direttamente ad atteggiamenti da “fascismo dell’ecologia” (che sempre fascismo è!). Anche se sono sicuro l’autrice del blog si scandalizzerebbe quanto me, per molte persone il passo successivo è indignarsi perchè bisogna sostenere costi aggiuntivi per un diabetico o un disabile. E non sono accettabili risposte del tipo “il diabete è totalmente genetico, gli stili di vita no”, perchè nessuno ha il diritto di decidere su dove tracciare una linea tra ciò che è predeterminato e ciò che è libera scelta.
    3) per quanto riguarda l’incidenza di linfomi, ed altri dati simili, non c’è nessuna evidenza che il calo di cui parli in determinati paesi sia collegato ai pesticidi. Si tratta sicuramente di un effetto positivo con genesi multifattoriale. Ricondurlo al biologico è pura propaganda.

    Ribadisco che bisogna stare molto attenti nel trattare questi temi. Soprattutto se si ha veramente a cuore la promozione della salute, bisognerebbe cercare di convincere chi la pensa diversamente e magari non ha una naturale propensione verso cibi e stili di vita sani, con argomenti validi. Indignarsi serve solo ad allontanare chi la pensa diversamente e francamente mi dà molto più l’impressione di voler portare avanti una convinzione personale che di voler migliorare la salute di chi ci sta intorno.

    Concludo dicendo che su una cosa sono d’accordo con l’autrice del post. In una campagna elettorale come questa dove su alcuni temi “popolari” viene detto tutto ed il contrario di tutto da tutte le parti in causa, nella scelta del voto è particolarmente importante prendere in considerazione temi “di fondo” che mettono in evidenza come la pensa “in generale” una determinata persona, partito o movimento.

    Saluti,
    P.

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  10. @Pippo in questa rubrica tratto temi di sostenibilità ed ecologia per la famiglia, potrà irritarti quello che dico, ma i diritti che rivendichi pur essendo legittimi (ci mancherebbe!) si traducono in pratiche antiecologiche. Puoi fare la differenziata, ma se mangi 87 kg di carne all’anno (è il consumo medio annuo pro capite in italia), sostieni solo la grande distribuzione, consumi cibi raffinati, sei una persona libera ma diventi un nemico dell’ambiente in cui vivi, non nascondiamoci dietro un dito.
    Lo so che il tema della sanità è delicato, il diritto alle cure è giusto per tutti, forse non l’ho spiegato bene nel post, ma io sono annichilita quando vedo dei quarantenni che non riescono nemmeno a giocare con i loro figli perchè hanno la pancia prominente, fumano, e mangiano in maniera sregolata….le loro cure poi le paghiamo tutti noi e io ho iniziato a indignarmi per questo, anche se so che è giusto che sia così
    Quanto al biologico non sono d’accordo. Alcuni paesi che hanno diminuito l’uso di pesticidi (la Svezia, per esempio) e ne hanno aboliti alcuni, fin dagli anni ’70, si trovano ora con una diminuzione dell’incidenza dei linfomi. Da noi in Italia (il paese che ne usa di più in Europa, di pesticidi) aumentano del 4,9% (media europea: 0.9) nella fascia 0-14anni. Io sono convinta che un paese civile dovrebbe aiutare i propri cittadini a mangiare meglio, un po’ si fa ma non abbastanza…questa è ecologia concreta, non moralismo.
    saluti

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  11. Quindici anni fa cambiando casa abbiamo “vinto” 100 mq di terreno e quasi per gioco abbiamo iniziato a raccogliere tutto l’umido e compostarlo. Miracolo! Eravamo in 4 in famiglia ma facilmente ci moltiplicavamo anche per 2… ebbene nel cassonetto del residuo finivano solo due sacchetti al mese. Allora si può fare!! Allora se differenziamo tutti anche senza poter compostare a domicilio ci se la fa! Per noi è cominciata così e il resto è venuto di conseguenza: ipermercato una volta al mese solo per la spesa grossa e se poi ti guardi intorno riscopri tanti piccoli negozi di vicinato che ti danno sempre rigorosamente gli scontrini fiscali; verdura, frutta, carne uova e formaggi al mercatino km zero; i detersivi bio che ti costano di più ma durano tantissimo direttamente dal produttore; bicicletta ogni volta che si può, ecc…
    Nessuno vuole imporre alcunchè, ma se ci provi ti accorgi che qualcosa può cambiare, altri ti seguono e senti di fare qualcosa di “politico” che speri di passare alle nipotine nel frattempo arrivate.

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  12. questo post francamente mi fa paura. Sembra un sottile e subdolo tentativo di imporre come giusti stili di vita che non necessariamente appartengono a tutti. Dall’imposizione morale all’imposizione “pratica” il passo sarebbe molto breve e pericoloso. Rivendico il diritto di mangiare cibi raffinati, proteine animali e di fare attività fisica quando più mi garba, e non per questo perdere il diritto all’assistenza sanitaria. Rivendico il diritto di andare nei centri commerciali e non nel negozietto sottocasa che si è spesso arricchito alle mie spalle gonfiando i prezzi ed evadendo il fisco. E si, sono pure contento che i centri commerciali siano aperti la domenica.
    Non voglio che vengano sprecate risorse per prodotti biologici, che nessuna evidenza scientifica ha mai dimostrato essere migliori o più salubri. C’è una sorta di giudizio morale insito in questo post che trovo estremamente irritante.
    Un saluto,
    P.

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  13. Tutto vero ed è giusto essere noi stesi, in prima persona, nelle scelte quotidiane, ad impegnarci.
    Tuttavia, credo che rimarrà uno sforzo inutile se non si cambia dall’alto la politica di governo del territorio e te lo dice una che ieri sera ha chiamato 118, 115 e ARPA per segnalare che alle 8.00 di sera c’era una fumana nera proveniente dal deposito di rottami di fero che purtroppo ho dietro casa, in zona RESIDENZIALE, e puzza di plastica bruciata da svenire, ovviamente altamente cancerogena.
    Risposta di tutti: non è di nostra competenza, non possiamo intervenire, non sappiamo cosa farci.
    E allora, scusa, ma farmi il detersivo con bicarbonato e limone mi pare uno sforzo inutile (anche perchè ci sono anche detersivi 100% biologici già pronti, in commercio, e non costanno più di quelli di “marca” nota!)

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