Interno 105 goes to London

Fino a poco tempo fa il blog di Silvia, Interno 105, aveva come sottotitolo “2 cuori e una Vitellina”: era un classico mommyblog con in più tanti libri, racconti originali e i sorrisi solari della piccola Sara. Da sei mesi invece tutta la famiglia dell’Interno si è trasferita “in London”: i libri e i racconti sono rimasti, ma si sono aggiunte le meraviglie della grande città, le novità e la Vitellina ora si fa chiamare Sewrah…

interno105
Perché proprio Londra?
Eh bella domanda. Io sono cresciuta a pane e letteratura inglese. Ho il Regno Unito nel cuore. Londra perché? Beh è una città dove non ci si annoia di sicuro, ma non l’ho scelta per questo. In realtà è stata una scelta casuale. Io e mio marito era un po’ che si pensava di trasferire la famiglia all’estero. La prima scelta, in realtà, è caduta sul Canada. Bello. Freddo cane, lo ammetto. Ma forse un filino troppo lontano. E anche complicato dal punto di vista burocratico (beh, soprattutto avendo un marito straniero). Poi lo scorso anno mi è capitato di andare con una cara amica a Londra, per un motivo assai poco serio (dipende sempre dai punti di vita, in effetti…): un concerto. E mi sono ricordata perchè mi piaceva questa città. Ne ho parlato con mio marito, ho chiesto consigli ad un’altra amica che vive qui da anni…ci siamo convinti e siamo partiti! So che a molti è sembrato un salto nel buio. E probabilmente lo è stato. Ma sono contenta di aver scelto questa città.

Come hai preparato tua figlia al trasferimento a Londra e come ti sembra che stia affrontando la situazione?
Diciamo che ho sempre avuto il pallino di insegnarle una lingua straniera e, quindi, in casa giravano libricini in inglese fin da quando era piccola. Quando abbiamo deciso di partire ho cercato di impiegare i mesi prima del trasloco proponendole i workbooks con gli esercizi che si basano sul National Curriculum inglese, facendole vedere almeno una volta a settimana uno dei suoi cartoni animati preferiti in lingua originale e organizzando dei giochi in lingua (ci riuscivano bene i pomeriggi in cucina direi). In realtà, nonostante gli sforzi mi sono resa conto che non era per nulla facile farmi seguire da lei. Si finiva sempre per interrompere l’attività in lingua per tornare all’italiano. Quando ci siamo trasferiti ho visto mia figlia passare le prime due settimane come se fosse in vacanza. Si divertiva, ma alla fine non si preoccupava più di tanto di interagire con gli altri bambini. Poi, però ha iniziato a buttarsi nella mischia. E credo che sia stata la cosa più intelligente che potesse fare. Quando ha iniziato la scuola la mia preoccupazione più grande era che non riuscisse a superare i troppi svantaggi (linguistico in primis, ma anche il fatto che, dopo la sua prima elementare le toccasse confrontarsi direttamente con la terza). E invece ci ha stupito. Ora, dopo 4 mesi di scuola, legge spedita, è migliorata molto anche nella matematica. E ha ricominciato a chiacchierare all’infinito. Solo che ora lo fa in inglese. E ti cazzia pure, se sbagli un verbo.

Hai conosciuto altri genitori abbastanza da farti un’idea di come siano gli inglesi ripetto agli italiani?
La scuola dove va Sara si trova in un quartiere abitato in prevalenza da famiglie inglesi che, come dire “non se la passano male”, ecco. Quindi ci sono molti bambini inglesi e tanti bambini che provengono da ogni parte del mondo. Diciamo che la mattina, quando accompagno Sara a scuola ho un bel catalogo di umanità davanti a me. E ne posso osservare sia i lati positivi che quelli negativi. Le mamme inglesi che ho conosciuto sono tutte molto friendly, alla mano (nonostante viaggino in jaguar…), espansive, abbastanza tranquille insomma. Le mamme inglesi sono molto meno problematiche di quelle italiane. Per dire, si va al parco, magari dopo che ha piovuto e l’erba è tutta un pantano? E tua figlia indossa quei pantaloni tanto carini, delicati, e le ballerine abbinate? La mamma italiana (in questo caso, io) è tutta un rincorrere la suddetta figlia pregandola di non entrare dove c’è il fango, che si sporca. La mamma inglese lascia fare. Tanto c’è la lavatrice che risolve tutto. Ecco. Sto cercando di lavorare sulla mia ansia italiana per provare a godermi un pochino di più la vita!

Fai parte dello staff di Zebuk: cosa ti sta dando questa esperienza?
Posso dire di essere una delle “mamme” di ZeBuk, anche se l’idea iniziale non è stata mia ma tutto è nato dalla Cinzia che, un bel giorno, si è domandata se fosse possibile creare un blog dove parlare di libri. E allora ha chiesto aiuto a Barbara/Mammafelice, si è guardata intorno nel forum e ha “arruolato” tutte noi. E un brainstorming tira l’altro, piano piano abbiamo deciso il nome e tutto il resto. Far parte dello Staff di ZeBuk è un’esperienza assai stimolante e gratificante. Perchè sono circondata da grandi donne con un cervello grande così (e non lo dico perchè sono le mie colleghe, attenzione…). Ma anche perchè ci confrontiamo moltissimo, tiriamo fuori un milione di idee e le stravolgiamo (se no che gusto c’è ad avere tutto pronto? Troppo facile!). E perchè, alla fine tutto ruota intorno ad una passione comune, i libri. Mi piace quando arriva il riscontro del pubblico, com’è accaduto per lo ZeBuk Day che quest’anno ha avuto una gran bella partecipazione. Mi fa pensare che le nostre idee, dopotutto, non sono proprio da buttare via. La cosa davvero bella è che ognuna di noi ha il suo stile personale, i propri gusti letterari (per non parlare dei rispettivi caratterini)…però magari ci capita di tuffarci in riunioni virtuali più o meno infinite, nelle quali si discute, a volte, anche animatamente. Ma riusciamo sempre a trovare la soluzione giusta. E a restare amiche. Grandi amiche. Ecco, come dice sempre l’altra Silvia del gruppo, lo Staff di ZeBuk è il gruppo di colleghe ideali. Chissà, magari, un giorno, un ufficio tutto nostro…

Cosa non ti saresti mai aspettata quando hai aperto il blog? A proposito, perché Interno 105?
Dunque, io ho aperto il mio blog anni fa, su Splinder, che, a dirlo ora, sembra un po’ come parlare di preistoria. Tutto è cominciato quando una mia amica mi disse, molto casualmente: “Sai, ho aperto un blog!” – E io: “E cosa sarebbe?” – E lei: “Una specie di diario segreto… ma online”. E allora ci ho voluto provare anch’io. Quando l’ho aperto mia figlia era appena nata e noi ci eravamo trasferiti da pochissimo nella nostra nuova casa, al civico 105. E dopo aver provato una serie infinita di nomi assai improbabili (che ovviamente eviterò di dirti per mantenere intatta la mia dignità….) ho provato con Interno 105. Dopotutto il mio era di fatto un diario, assai poco segreto, dove annotavo le cose simpatiche (ma anche e soprattutto le periodiche paturnie) che accadevano tra le mura di casa o al lavoro. Un blog un pochino ibrido, perchè sì sono mamma, ma non parlo solo di mia figlia. Pubblico foto, ma non sono così professionali (anzi…), mi diverto a cucinare ma sono tutto fuorché una foodblogger. E mi piace scrivere racconti. Solo che sono talmente poco costante che, forse non pubblicherò mai nemmeno un libro (ma magari domani mi torna l’ispirazione e in una settimana scrivo un bestseller, hai visto mai…). Quello che non mi aspettavo quando ho aperto il blog? Di conoscere tante persone interessanti. Ma tante sul serio. Con qualcuna c’è stato l’incontro dal vivo, con altre ancora no. Non mi aspettavo nemmeno di ricominciare a scrivere. Perchè alla fine la mia passione reale è quella: scrivere. E anche se sono bradipa, per nulla costante, però il blog mi ha dato lo stimolo per provarci. Mi sono messa alla prova scrivendo dei racconti brevi. E non è andata poi così male. Chi l’avrebbe mai detto che un blog riuscisse a rendermi un pochino più sicura di me stessa?

– di chiaradinome

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5 thoughts on “Interno 105 goes to London”

  1. Eccola, l’altra Silvia. Che arriva sempre tardi e si chiama polepole non a caso… 😉
    La mia ammirazione ce l’hai tutta e lo sai bene… gran coraggio e una gran bella forza d’animo! E continuo a dire che il nostro ufficio virtuale è una gran figata…

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  2. ma che incosciente e incosciente!!! 😛 Sfatiamo questo mito, trasferirsi, muoversi, FARE COSE, si puo’, anche (anzi specialmente) con i bambini al seguito. Well done girl (ma noi dobbiamo sempre organizzare sta riunione albionica in qualche momento!)

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  3. Più che coraggiosa mi sento un filino incosciente. E dopo anni di servizio come ragazza giudiziosa, che prima di fare un passo ci pensa mille volte, lo considero un gran cambiamento! 🙂
    Zebuk E’ un grande prodotto editoriale…che si sappia in giro!! 😀

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  4. Partire, cambiare vita, cercare nuove strade: grandissima stima, per il coraggio e per chi ti ha sostenuto. I bambini hanno molte frecce al loro arco, noi adulti siamo molto più “rigidi”.
    PS: Zebuk è un grande prodotto editoriale e un posto di lavoro ideale, confermo :)Hai visto mai…

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