In questo periodo di forzata clausura in casa, e che ora sta finendo, chi ha figli in età scolare ha avuto a che fare con tutta una serie di cambiamenti, nel rapporto di figli e figlie con la scuola, chiamati “didattica a distanza”. Provare a trasferire l’attività didattica e valutativa nello strumento di comunicazione digitale ha comportato difficoltà immediate e a lungo termine: differenze immediatamente tangibili tra chi aveva già in famiglia un uso consolidato del PC e dei suoi strumenti di comunicazione sincrona, e chi no; differenze tra chi ha avuto un ambiente domestico sufficientemente tranquillo e disponibile a concedere ore di necessaria concentrazione, e chi no. Per alcuni e alcune, le difficoltà sono aumentate; per altri e altre, sono sparite; e c’è anche chi ha constatato la sparizione di vecchi problemi ma la comparsa di nuovi.
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L’intensificazione dei rapporti tra pari
Per quello che ho potuto vedere nei miei due, uno alle superiori e uno alle medie, c’è stata una intensificazione dei rapporti già consolidati e una evanescenza di quelli già poco solidi. Le relazioni tra pari non sono state abbandonate, né si sono trasformate: quei legami già esistenti si sono rafforzati attraverso una condivisione e una comunicazione ancora più frequente, quelli deboli si sono ulteriormente indeboliti, o peggio sono stati proprio abbandonati. Infatti è accaduto che di alcuni compagni di classe si siano “perse le tracce”, e non per motivi tecnologici, ma per scelta – non è stato possibile sapere se consapevole, né quanto. Certo è che diversi di loro hanno ignorato qualsiasi invito a partecipare di più, a comunicare di più, e questo ha dato ai miei figli un notevole dispiacere.
Il rapporto con i docenti ha seguito lo stesso andamento. Per forza di cose loro hanno dovuto lasciare recapiti e indirizzi ai quali farsi trovare, e chi aveva qualcosa da dire loro non ha avuto paura a farsi avanti. Anche questo ha segnato una netta differenza rispetto al “prima”: qualche docente è sostanzialmente scomparso assorbito dalla tanta didattica, con altri o altre la conoscenza si è approfondita. Questo è successo anche perché la mancanza della presenza, del rapporto fisico con una figura autorevole, l’ha resa contemporaneamente più accessibile e meno inibente.
La mancanza di contatto fisico come esperienza positiva
E c’è un altro senso per cui la mancanza della presenza fisica, della vicinanza dei corpi, ha dato un esito positivo.
I corpi altrui possono anche essere fonte di grandi problemi, di grandi difficoltà. Possono significare imbarazzo, timidezza, ma anche timore e bullismo.
Per molti ragazzi e molte ragazze la distanza e la separazione dei corpi altrui ha significato una possibilità in più, una libertà in più. I corpi altrui possono anche essere fonte di grandi problemi, di grandi difficoltà. Possono significare imbarazzo, timidezza, ma anche timore e bullismo. Il collegamento digitale consente di comunicare solo tra chi ha la volontà di farlo, e di allontanare facilmente disturbatori, violenti, fastidiosi. E di essere valutati e valutate per un valore che spesso viene dato per scontato: l’assiduità, la partecipazione, la volontà di fare e di esserci.
Non so giudicare se questa “didattica a distanza” – ammesso che questo sia il nome corretto di quello che è stato in grado di approntare il nostro sistema scolastico – sia un bene o un male, né se questo conta qualcosa. Posso dire che ha insegnato a me e ai miei figli che i modi diversi di fare la stessa esperienza – andare a scuola – servono a capire due cose:
1) quanto è importante quella esperienza comunque la si faccia
2) le cose “prima” non sono per forza migliori perché sono quelle di “prima”.
Questi ragazzi e queste ragazze hanno davanti un futuro molto incerto, nel quale i cambiamenti saranno rapidi e poco controllabili. Questa tremenda esperienza collettiva è stata, probabilmente e purtroppo, anche un allenamento.