Tema del mese: una questione di genere

genderDiciamolo chiaramente: l’Italia non è un paese in cui uomini e donne hanno le stesse possibilità. Eppure noi, ai nostri figli, vorremmo dare il massimo, a tutti, indipendentemente dal fatto che siano femmine o maschi. Vorremmo che diventassero degli individui forti, capaci di fare le loro scelte indipendentemente dal loro sesso. Maschi e femmine nella stessa maniera. Senza limitazioni di genere. Eppure la questione di genere non è semplice come sembra. Cosa distingue l’uomo dalla donna? Quali differenze sono culturali e quali sono genetiche? E’ vero che i maschi sono più attratti dalle macchinette e le femmine dalle bambole? E un maschio può indossare collane, mollette nei capelli, e giocare con le pentoline? E una femmina può sporcarsi nel fango, desiderare una macchina da corsa, e amare il gioco del calcio? Abbiamo già discusso l’importanza della scelta dei giochi e di come alcuni giochi siano normalmente vietati ai maschi, trattandosi di giochi da femmine. Ma sono solo i giochi i colpevoli? E’ vero che i bambini sono più fisici e le bambine sono più verbali?
I bambini imparano a 360 gradi, imitano i grandi, leggono storie, vedono film, vengono martellati dalle pubblicità. Quali messaggi gli arrivano? Quali li segnano? Ma soprattutto cosa possiamo fare per rompere il mito della velina e del calciatore?
Questo mese faremo un po’ di esercizi per capire in che modo i bambini acquistano una identità di genere, e cosa possiamo fare come genitori, per far si che la prossima generazione sia un po’ più paritaria della nostra. Perché non so voi, ma io un po’ di preoccupazione ce l’ho.

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107 thoughts on “Tema del mese: una questione di genere”

  1. E trova pure il tempo di andare per blog di genitori a mantenersi informato!! Toni sei un fenomeno…
    Senti se ti andasse di riprovare con i congiuntivi ai 18 mesi, noi li compiamo fra un paio di settimane… e stiamo ancora facendo molta fatica a capire la differenza fra pipì e cacca (scusate l’argomento poco edificante).

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  2. Il dibattito si è scatenato anche grazie a Toni. Serena, per farti capire chi è questo Toni leggi qui http://scusatesesonmamma.wordpress.com/2010/08/31/tossicodipendenze/
    Dico la mia visto che non sono ancora riuscita a scrivere un post nel mio blog sull’argomento. Quello che sto cercando di fare con i miei due bambini non è crescerli “asessuati”, né o crescerli “maschio” e “femmina”. Vorrei che attingessero alle caratteristiche positive dell’uno e dell’altro, senza che l’una sia tacciata di essere maschiaccio se si butta nel fango, o all’altro venga dato del finocchio perché si traveste da principessa.
    Vorrei una Bubi “maschia” perché intraprendente, coraggiosa, forte, ma anche “femmina” perché generosa, gentile, affettuosa. Vorrei un Patato “femmino” perché gentile, affettuoso, generoso, ma anche “maschio” perché intraprendente, coraggioso, forte.
    Cosa vi suona “strano” in questo? Io credo il “femmino”. Sono convinta che la vera sfida sarà nel sviluppare le caratteristiche positive femminili nel maschio, piuttosto che quelle positive maschili nella femmina. Tantissimi stereotipi continuano a colpire i maschi, forse molti più di quelli che affliggono le donne. Noi siamo per molti versi più libere di quanto siano loro. Pensate per esempio a come viene vista positivamente nell’immaginario collettivo una donna che fa un lavoro tipicamente maschile (“che grinta, che carattere!”) e a come viene invece lettalmente ghettizzato un uomo che occupa invece posizioni femminili. Spero che il mio Patato cresca “femmino” senza automaticamente essere accusato di essere gay.
    Per quanto riguarda letteratura e cartoni, sto cercando di selezionare con un’ottica di genere quanto vede e legge la Bubi (il Patato è ancora troppo piccolo). Vi segnalo l’ottimo cartone “Peppa Pig”, dove Papà Pig cucina lui 9 volte su 10 e cerca di aggiustare le cose di casa ma non sempre ci riesce, mentre Mamma Pig guida sempre lei la macchina e va a lavorare.

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    • Giulia (pssss, shhh, non farti sentire che sennò si monta la testa! ad avercelo un nonno così eh! Se dovesse passare quassù al nord digli di farmi un fischio, che ho un Vikingo e un Pollicino con i quali si potrebbe sbizzarrire molto) 😉

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  3. Colpa di Serena stanotte ho dormito male. Sto blog lo devo leggere la mattina, non la sera; e ora prima di prendere servizio da nonno-baby-sitter mi tocca battere il chiodo. Cara Serena, voglio dirti che le granitiche certezze degli avvocati non riuscirai mai a sgretolarle senza leggi che impongano quote rosa dappertutto. Per inciso vorrei anche quote celesti alle elementari, alle materne e ai nidi. In Norvegia Iacona ci raccontava che la legge sui c.d.a. ha fatto crescere scuole per donne-manager. Poi hanno deciso il congedo di paternità e per costringere i papà ad approfitttarne hanno vietato la sovrapponibilità col congedo di maternità. E ora il 90% dei padri tocca con mano le gioie e le noie del lavoro domestico cucinare-sistemarelacasa-accudireibimbi-portarliascuola. Ma così il saldo demografico è tornato attivo e di stranieri ne vedi pochi. Invece noi? (faccio copia-incolla)
    PARI OPPORTUNITÀ: L’ ITALIA E’ ULTIMA IN EUROPA
    Peggiora il brutto voto dell’Italia in materia di pari opportunità tra uomini e donne: il Paese scende infatti dal 72/o al 74/o posto nell’ultima classifica del World Economic Forum (Wef) sul Global Gender Gap, che misura il divario di opportunità tra uomini e donne
    in 134 Paesi. «L’Italia continua a risultare uno dei Paesi dell’Ue con il punteggio più basso ed è peggiorata ulteriormente rispetto all’anno scorso», osserva il Wef nel rapporto reso noto nei giorni scorsi. Nella classifica 2010 guidata da Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia, l’Italia (che nel 2007 era risultata persino 84/a nella classifica globale) è superata anche da numerosi paesi in via di sviluppo come il Mozambico (22/o) o il Botswana (62), mentre tra i
    paesi ad alto reddito, solo una manciata registra risultati più bassi dell’Italia. Tra questi Malta (83), Giappone (94) e Arabia Saudita (129).
    Giunta alla quinta edizione, la graduatoria del Global Gender Gap Report è elaborata in base ad un indice che valuta i paesi in base a come distribuiscono risorse e opportunità tra uomini e donne, a prescindere dal livello globale di risorse, spiega il Wef. Ancora una volta, i Paesi nordici dominano la classifica. Islanda, Norvegia, Finlandia e Svezia, precedono Nuova Zelanda (5), Irlanda (6), Dani-marca (7), Lesotho (8), Filippine (9) e Svizzera (10).
    Quest’anno per la prima volta gli Usa entrano nella top 20, piazzandosi al 19/o posto (31/o nel 2009). «La scalata riflette il più alto numero di donne con ruoli di rilievo nell’attuale amministrazione e i progressi nel divario degli stipendi», scrive il Wef. Crolla invece la
    Francia, dal 18/ al 46/o posto. Tra gli altri Paesi europei, ottengono
    buoni voti Spagna (11), Germania (13) e Regno Unito (15). L’indice del Wef misura quattro elementi: partecipazione e opportunità economica delle donne – materia per la quale l’Italia
    occupa la 97/a posizione -, l’accesso all’educazione (l’Italia è 49/a), le differenze tra uomo e donna in termini di salute e di aspettative di vita (95/a) e l’accesso femminile al potere politico (54/a). Nella classifica globale la Cina è 61/a, la Russia 45/a ed il Brasile 85/o.
    Ultimi in classifica sono Pakistan (132), Ciad (133) e Yemen (134). Globalmente, osserva il Wef, le disparità nei settori dell’educazione e della salute si riducono. Ma i progressi si otterranno quando i paesi si decideranno a raccogliere i frutti degli investimenti
    nell’educazione e la salute delle donne, trovando il modo di rendere matrimonio e maternità compatibili con la partecipazione economica delle donne.
    Povero avvocato, lo senti il tarlo del dubbio. Dubito

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    • Eh no Toni, non mi addossare la colpa della tua curiosità. Che poi noi scriviamo un blog ricco di spunti interessanti non significa che tu debba passare le nottate a leggerli 😉
      Non so se sei arrivato a leggere abbastanza per sapere che io vivo in Svezia e qui l’approccio è un po’ diverso da quello filandese e il dibattito tra i sostenitori delle quote rosa a imitazione dei vicini di casa, e quelli contro è abbastanza intenso. Io vengo dal mondo della ricerca scientifica nel campo della fisica, un campo in cui in Italia il 50% di laureate donne crolla ad un 30 % di ricercatrici donne, e ad una percentuale irrisoria di professori donna. La situazione non è migliore negli altri paesi, Svezia inclusa. Ogni volta che ho fatto un’application per un lavoro mi è sempre stato detto dai miei colleghi maschi “vedrai che ti danno la borsa perché sei donna, e ormai ci stanno più attenti a queste cose!” Io la borsa però non la vincevo, e il risultato peggiore è che quella frase li mi faceva rimanere nel dubbio eterno in ogni caso: se l’avessi vinta, forse era perché ero donna e non perché ero brava, e non avendola vinta, forse è perché sono donna anche se sono brava. Questo è il tipo di rischio che si corre.
      Seguo il tuo ragionamento e anche io a volte penso che c’è bisogno di un intervento dall’alto, ma non so se le quote rosa sono la soluzione giusta. Viceversa sono assolutamente favorevole al congedo parentale per i padri, non obbligatorio, ma a loro esclusività. Ossia due mesi che se li vogliono se li possono prendere solo loro. Perché quei padri sono poi anche quelli che sono seduti negli uffici a discriminare le donne, e cambiare la loro mentalità è il passo più importante. E’ un discorso complesso che abbiamo discusso spesso, e ho in mente un paio di post su questo argomento (cerca padri o papà o congedo di paternità qui sul sito). Sicuramente ne riparleremo, e spero proprio che vorrai essere dei nostri.

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  4. Toni che bello leggere quello che scrivi!

    Purtroppo sembra che la lotta per la parità venga sempre presa come una lotta delle femmine contro gli uomini. Invece non è così!

    Ma non ci guadagnamo entrambi se le mogli fossero soddisfatte del loro lavoro, i mariti potessero fare qualche ora in meno, ed entrambi prendersi cura dei figli? Quanti padri in meno si lamenterebbero, poi, di non aver avuto tempo per i figli e di non esserseli goduti? E quante madri in meno di sentirsi sole con tante responsabilità?

    E quanto sarebbero liberi tutti se nessuno pensasse “che strano che un maschio/una femmina, faccia questo?”

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  5. A Massimiliano vorrei vorrei dire che il problema non è l’educazione a-sessuata, che è sicuramente sbagliata. Avrai letto di quella mamma che regalava giochi da maschio alla sua bambina di tre anni, finché l’ha spiata che cullava il suo camioncino-dei-pompieri-rosso-fiammante, coperto con un plaid e gli sussurrava “Non preoccuparti bel camioncino, sta’ tranquillo: sono qua io.” Il problema è che alle femmine viene veramente castrata tutta la parte della loro natura che è coraggio, spitiyo di avventura, di iniziativa, … mentre ai maschi tutto ciò che sa di tenerezza, di umanità, di gentilezza.
    Nel nostro interesse, brutale interesse, noi maschi dovremmo coalizzarci per spingere avanti le donne. Ci guadagneremmo prima di tutto noi.
    Mi sono preso tante volte del mezzo-finocchio perchè curo i bambini … almeno come la nonna e prima la moglie, ma non si pensa al godimento sublime che danno i bambini a chi li accudisce?

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  6. Siete interessantissime/i. Ho letto l’appello di Silvia… ma non serviva. Soltanto che … alla mia età il tempo sembra poco, perchè si diventa lenti.
    Avrete seguito quello strepitoso servizio di Iacona sul confronto Italia-Norvegia. Ho scoperto che in Norvegia per legge il 40% dei consigli di amministrazione delle aziende deve essere occupato da donne. E questo non per buonismo, ma per interesse. Hanno scoperto che noi maschi siamo più competitivi, ma più individualisti. Al contrario la presenza femminile favorirebbe lo spirito di squadra, CHE ALZA LA PRODUTTIVITà. Quindi quella legge l’hanno fatta PER INTERESSE, BRUTALE INTERESSE.
    Lo hanno imposto per legge, se no non lo faceva nessuno, perchè noi maschi ci facciamo largo a gomitate, a colpi bassi. Lo stesso comportamento lo ritroviamo dappertutto, dalla politica allo sport. Non parliamo della religione: tutte le religioni vanno a gara nell’escludere le donne. L’eccezione era stato Giovanni Paolo I con la sua teoria rivoluzionaria di Dio padre e madre, ma l’hanno ucciso subito, pare. Io ho osservato il comportamento delle ragazzine quando giocano a calcio in squadre miste: rifiutano la mischia!
    In quel servizio facevano i conti che se in Italia copiassimo le provvidenze a favore delle donne che ci sono in Norvegia il PIL SI ALZEREBBE DEL 21%.

    Io vorrei trovare libri per le bambine dove i personaggi femminili non siano le solite smidollate sc-ervellate rugiadose, ma donne forti, piene di spirito di avventura e di curiosità Io suggerisco di leggere e regalare di Rita Levi Montalcini “Le tue antenate”, ma anche, a ragazzine delle medie, “Il leone di Damasco” di Salgari ma anche “La papessa Giovanna”. Quando era piccola mia figlia avevo trovato una serie di fumetti femministi formidabili, ma erano frutto del sessantotto. Cosa c’è oggi? Perchè la bimba di Daniela deve accontentarsi di Ben10?

    continuerò

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    • Toni hai ragione, i libri per le bambine sono molto difficili. Però io non vorrei proprio che ci fossero libri per bambine o per bambini. Io vorrei che ci fossero eroine nelle quali anche i maschi si possano identificare, così come io da bambina mi sono identificata in personaggi maschili. Questo mese abbiamo parlato del perché abbiamo ancora bisognodi pippi Calzelunghe, te lo segnalo, nel caso ti fosse sfuggito, e abbiamo in previsione un’altro post sulla letteratura per i bambini.

      Inoltre vorrei aggiungere alla tua lista di eroine, Amelia e zio Gatto, di cui abbiamo parlato su questo sito, la cui protagonista è una bambina curiosa, coraggiosa e naturalmente intelligente. Lo consiglio vivamente dai 7 anni circa in su.

      La Finlandia. C’è un rischio nell’imporre delle quote rosa, ed è quello del sospetto perenne che tu donna ricopri quella carica non perché te lo meriti. L’esempio della Finlandia a mio parere è così positivo perché si inserisce in un contesto culturale favorevole, in cui la visione della donna era già emancipata, ma in cui non si riusciva a rompere lo schema. Una imposizione simile in un mondo culturale non pronto potrebbe avere degli effetti collaterali non previsti.

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  7. Stamattina ho potuto fare un esperimento sui gusti secondo il genere, grazie a mia figlia che, senza saperlo, l’ha messo in atto da sola.

    Tra le sue compagne ovviamente c’è il mito winx. E lei ci è caduta in pieno (quasi, per fortuna non è ancora una gran consumista, esulta a vederle ma non le chiede).

    Poi un giorno per caso ha visto mezzo cartone di Ben 10, le è piaciuto e i compagni d’asilo hanno fatto il resto. Ora ama Ben 10.

    Due giorni fa ho trovato un albumino di attacca stacca di Ben 10. In qeusto periodo le piacciono, ne ha avuto uno dei barbapapà 6 mesi fa e l’ha usato fino a logorarlo, così l’ho comprato.

    Oggi ha voluto portarlo all’asilo dalle sue amiche. Non sapete quanto ero curiosa all’uscita.

    Risultato:
    24 bambini, 18 femmine e 6 maschi (su per giù).

    Con lei hanno giocato 3 maschietti, ma quelli più piccoli, poco, poi si sono stufati.
    Ci ha giocato con le sue amiche. Una non ha voluto, lei lo odia Ben 10. Ma mi ha specificato “no mamma, non perché è da maschi, lo odia e basta” quindi a priori
    Delle altre tutte l’hanno guardato, e ben 6 si sono fermate a giocarci con lei “tanto”.

    Fate voi…

    Ah, alla fine le ho detto “sono contenta, pensavo che ti dicessero che è da maschi”

    E lei mi ha risposto “ma no, mamma! E poi, è vero che è da maschi, anche io so che è da maschi, ma se mi piace posso giocarci anche io, mica vuol dire che le femmine non possono!”

    Saggezza infantile!

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  8. “Tu devi essere un bravo avvocato.”

    e qui secondo me sta il problema.

    Si’, secondo me avete ragione entrambe.
    Infatti sono un bravo avvocato, e questo comporta che, come tutti i bravi avvocati, pretendo di avere ragione solo quando sono pagato per farlo.

    Dal momento che qui di soldi non ne girano, non sono entrato in questa discussione per il gusto di avere ragione o di prevalere.

    Per questo non porto le argomentazioni scentifiche (potrei rinviarti alla bibliografia, ma ancora una volta sarebbe improprio, qui nessuno dei due sta discutendo la tesi di dottorato).

    E nemmeno rispondo punto per punto, specie a chi mi ripropone la solita fuffa delle “pari opportunita'” e delle donne discriminate, in quanto questo significherebbe dare il via alla dialettica e alle argomentazioni “a effetto”, per cercare di fare prevalere la propria tesi (e l’avete detto voi che sono un bravo avvocato, quindi….)

    In realta’, quello che forse puo’ servire e che cerco di fare, e’ di mostrare un punto di vista diverso su quella specie di “guerra dei sessi” che – in effetti – sembra riaffiorare sempre in queste discussioni sugli stereotipi di genere (era questo il tema, no?)

    Magari riesco a fare riflettere qualcuno e quindi a essergli di aiuto nel modo con cui si rapporta ai figli o al partner, o magari no… ma di certo male non gli fara’.

    Oltretutto su una cosa avete ragione, a mio avviso: probabilmente sono gli uomini quelli che dovrebbero riflettere di piu’, invece di lamentarsi perche’ hanno perso i pantaloni. Ma e’ un problema generazionale, che dovrebbe essere risolto cercando di riscoprire che cosa significhi essere maschi, per insegnarlo ai propri figli: e’ questo che sta esattamente nelle attese di questi ultimi.

    Qui pero’ mi pare che di uomini in ascolto ce ne siano pochini, quindi con questo – care signore – vi saluto e vi auguro ogni bene per voi e le vostre famiglie.
    Non giudicatemi superbo o sdegnoso, ma davvero credo proprio che una discussione sugli stereotipi di genere cosi’ impostata alla lunga rischierebbe di diventare davvero troppo…. stereotipata.
    Se avete bisogno di dirmi o chiedermi qualcosa (gratis, ovviamente) ho messo i miei link.

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  9. Il destino ha voluto che i miei Leo e Picca camminassero entrambi a 14 mesi e un giorno. Lo hanno fatto apposta perché io dimostrassi che camminare prima o dopo non dipende dal sesso 😀

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    • Le argomentazioni di un avvocato, per essere solide, devono sempre partire da fatti concreti e dimostrati… se non non funzionano …
      L’avvocato non è un affabulatore, è un tecnico.

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  10. “Tu devi essere un bravo avvocato.”

    e qui secondo me sta il problema. Per capire la questione di identitá e stereotipi di genere, usare argomentazioni da avvocato con bei giri di parole é un tipo di argomentazione debole.

    Io preferirei argomentazioni basate su basi scientifiche e logiche rigorose. Se mi dici che l’area del cervello Z é piú sviluppata nelle donne e sopprimendola queste non riescono piú a lavare i piatti, allora potrei accettarla.
    E (posso dirlo perché ci lavoro) nemmeno gli esperimenti scientifici e le ricerche statistiche che indagano i comportamenti riescono a dare risultati univoci.
    Peró tu fai affermazioni senza nemmeno uno straccio di evidenze sperimentali, e le spacci per veritá biologica assoluta. Metti in correlazione dei fenomeni sociali (negativi, fralaltro) con l’aumento della paritá di genere, e rifiuti di vedere anche solo un secondo se invece non ci sia una correlazione con qualcos’altro che non c’entra niente col ruolo tra i sessi.
    In ambito scientifico una pubblicazione fatta con questi criteri sarebbe immediatamente rifiutata, te lo assicuro.

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  11. @Massimiliano, sono pronta a ripetere la stessa identica cosa perché in certi casi è meglio andare a dormire o si dicono le cose sbagliate.
    Ritorno sulle tue considerazioni per evitare che mi si taccia per persona che sfugge alle conversazioni.
    Ribadisco che le tue considerazioni non hanno senso perché non sono dimostrabili. Lanci dei sassi ma non li argomenti.

    Stiamo portando avanti dei pensieri che affermano in primis che uomini e donna SONO diversi, mentre tu parti dicendo che “essere maschi o femmine non e’ la stessa cosa, ed e’ deleterio educare i figli in modo “asessuato”.

    “le donne debbano “recuperare” uno svantaggio di genere (o, peggio, che siano titolate a rivalersi sugli uomini in quanto nel passato sarebbero state ingiustamente maltrattate o sottovalutate).
    E’ un fatto dimostrabile che in passato e oggi ancora le donne siano state maltrattate e sottovalutate. Ergo chi subisce un torto deve essere tutelato. Vuoi negare questo?

    “Questo porta soltanto a veri squilibri dell’identita’, e – crescendo – porta i nostra figli a rischiare situazioni di profonda infelicita’, familiare e non solo.”
    Invece che lanciare assiomi, perché non argomenti? Quale è la ragione dell’infelicità? Cosa significa squilibrio dell’identità? Perché se lo spieghi potrei anche dirti la mia, che vale quanto la tua.

    “A fatica ci stiamo accorgendo di quanto sia stato sbagliato abolire le classi “non miste” nella scuola elementare e media, e unificare i programmi: con le classi miste i maschi risultano svantaggiatissimi, perche’ hanno tempi e modi diversi di apprendimento, e oltretutto rischiano di non sviluppare in modo armonico la loro identita’ maschile in quanto ormai le insegnanti sono tutte donne.?E Dio sa quanto ci sarebbe bisogno di tornare ad avere uomini che sappiano essere davvero responsabili, essere davvero padri e maestri, e non solo degli amici o dei compagni di gioco.”
    Immagino che una considerazione di questo tipo porti anche a dimostrare che non solo le classi sarebbe meglio che fossero per solo maschi e solo femmine ma anche per solo cattolici, musulmani, extracomunitari. Segmentiamo il genere umano e assegnamo un’aula per ognuno di essi?
    E’ compito e dovere dell’insegnante gestire i livelli diversi di apprendimento.

    Cosa intendi (ancora) per identità maschile?
    Che ci siano prevalentemente insegnanti donne dipende proprio dal retaggio culturale che ha visto quello come l’unico possibile e auspicabile sbocco professionale per le donne. Non ci vorrebbero padri e maestri responsabili, ci vorrebbero INSEGNANTI. Il sistema scuola è in fase di distruzione. E questo è un fatto.

    “le femmine rischiano un futuro di frustrazione perche’ sono indotte a pensare di dover raggiungere gli stessi obiettivi e gli stessi “standard” degli uomini, sia nel lavoro che nella vita familiare”

    Le donne rischiano un futuro di frustrazione perché NON POSSONO raggiungere gli stessi obiettivi e gli stessi standard, non possono neanche scegliere se farlo o meno. Stesso rischio per tutti i giovani di oggi, maschi e femmine.

    “Ma le cose non stanno cosi’, non staranno mai cosi’: il maschile e il femminile sono universi diversi, che possono incontrarsi solo rispettandosi reciprocamente e non cercando di imitarsi.”
    Puoi per favore spiegarmi in che modo potranno rispettarsi reciprocamente, invece di imitarsi? Vorrei degli esempi per poter controbattere.

    “Guardate tutti i problemi che nascono con le separazioni e i divorzi. Ioo ne so molto di queste cose, sono avvocato e ci ho scritto su a lungo: alla base c’e’ quasi sempre un profondo misconoscimento delle identita’ di genere e dei ruoli, perche’ i due sessi invece di “riconoscersi” e integrarsi nella famiglia sono indotti a competere l’uno contro l’altro, esaltando ciascuno le proprie ragioni piu’ egoistiche.?E la radice di questo atteggiamento e’ nell’educazione che stiamo ricevendo fin da piccoli, da quarant’anni a questa parte.”
    Intendi che ci sarebbero meno divorzi e separazioni se i due sessi facessero cosa esattamente. Spiegamelo così capisco…

    Tu devi essere un bravo avvocato.

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  12. Massimiliano, ti faccio notare che quel commento e’ stato scritto alle 23.50 di ieri sera… Se vuoi abbandonare il confronto fai pure, io non vedo l’ora di rispondeti nel merito.

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  13. “Scusate sono molto stanca ma ho voglia di dire solo una cosa. Quello che argomenta Massimiliano non ha alcun senso. Perché? Perché è così. Sono nell torto marcio a parlare così ma sapete cosa c’è? Notte a tutti, maschi e femmine.”

    Ti ricordi quella scena del film “L’Avvocato del Diavolo” (se l’hai visto), in cui Al Pacino ha una discussione con il suo antagonista, a un certo punto lo porta dove esattamente voleva arrivare lui, e cioe’ riesce a farlo reagire in modo infastidito senza poter piu’ rispondere nel merito, e a quel punto dice, come se si stesse rivolgendo al giudice: “grazie, ho concluso”.

    Bene: grazie, ho concluso.

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  14. Bellissimo argomento e bellissimo sito, l’ho scoperto da poco ma credo che sia molto utile confrontarsi con altri genitori. Io sono mamma di una nanetta di 11 mesi e questa differenza nei ruoli tra maschio e femmina la sto vivendo giorno per giorno. prima di tutto c’è la differenza di accudimento tra me e mio marito, io più chioccia, lui più libertino e questo va più che bene credo, con lui magari si diverte di più ma quando ha sonno o una situazione gli crea disagio la mamma è sempre la mamma. sul fatto invece che i maschietti siano più fisici e le bimbe più verbali, devo dire che questa cosa l’ho constatata anch’io, i maschietti di 11 mesi già camminano, lei gattona e poco più, però chiama mamma, babbo, nonno e altre parole… forse è soggettivo però mediamente noto che è così. In quanto poi ai modelli imposti di maschio e fammina lasciamo stare… sono già preoccupata adesso vedendo mia nipote di 8 anni che pare una donna fatta! speriamo ci sia un’inversione di tendenza altrimenti mia figlia andrà alle elementari truccata e con i tacchi! orrore!

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    • @mela benvenuta! Io conosco molte femmine che hanno iniziato a camminare a 10 mesi (oltre a me stessa!). Il mio Pollicino invece non ne ha voluto sapere fino ai 14 mesi! Attenzione a generalizzare sulla base dei pochi bambini che ci circondano 😉

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