Genere. Il punto di vista della scienza.

Dopo tante chiacchiere fatte tra noi non sentite anche voi la voglia di sapere cosa dice la scienza? Le neuroscienze si sono naturalmente interrogate sulla questione di genere: maschi e femmine sono uguali o diversi? In che modo? Quando Morgaine Le Fée, autrice del blog 63 gradi latitudine nord, dal fresco dello Svezia del nord ha lasciato il suo commento al post del mese, dichiarando di fare ricerca in questo campo, forse non immaginava che le avrei immediatamente scritto per chiederle questo guestpost. E sono proprio contenta che lo abbia fatto, perché grazie a questo post ho le idee ancora un po’ più chiare. Grazie Morgaine!

Qualche giorno fa, ho ricevuto con piacere l’invito di Serena a scrivere qualcosa sulle differenze nel cervello di maschi e femmine. Visto che mi capita proprio di lavorare sull’effetto degli ormoni sessuali nel cervello (sindrome premestruale, collegamento tra stress, ormoni sessuali e capacitá cognitive, roba cosí), hanno pensato che io dovessi capirci qualcosa (in realtá sono solo chimica, comunque ci provo). Pensavo che la questione fosse esauribile con relativa facilitá, ma, guardando la letteratura specializzata, mi sono resa conto che l’argomento é immenso, controverso, combattuto tra ricercatori che brandiscono differenti metodi statistici come giavellotti. Non ultimo, il campo é soggetto alla terribile spada di Damocle del politically correct, per cui dai dati oggettivi si cade nella tentazione di interpretare troppo (ed essere fraintesi), o di non interpretare affatto, cosí da non scontentare né maschi, né femmine.

Comunque, i dati di fatto, in soldoni, sono questi:

  • Maschi e femmine sono diversi. Geneticamente diversi: hanno addirittura un cromosoma differente.
  • Maschi e femmine producono quantitá diverse di alcune sostanze, steroidi, ad esempio. Alcune di queste sono ormoni, altre non lo sono. Certe agiscono a livello dei neuroni del Sistema Nervoso Centrale come neurotrasmettitori, oppure come modulatori di neurotrasmettitori. Il modo d’azione dipende anche molto da differenze individuali. Per esempio, una molecola detta Allopregnanolone puó innescare la sindrome premestruale in alcune donne, ma non tutte, sebbene tutte lo producano, ed é prodotto anche dagli uomini.
    È inoltre un dato di fatto che certi disturbi psichici abbiano diffusione diversa tra i due sessi.
  • Queste sostanze agiscono sul cervello, modificandone le risposte agli stimoli, giá prima della nascita. Ad esempio, se la vostra mamma era molto stressata quando era incinta, certe sostanze saranno state prodotte in difetto o in eccesso, e alcune strutture del vostro cervello potrebbero essere state modificate permanentemente.
  • Il cervello e le sue sinapsi sono in continua evoluzione: il cervello umano é cosí avanzato proprio grazie alla sua plasticitá. Altrimenti la psicoterapia non servirebbe a un tubo e non si potrebbe far altro che ingollare psicofarmaci se si sta male psicologicamente. In altre parole: le esperienze e il contorno ambientale hanno un’enorme influenza sul comportamento, anche su quello definibile “innato”.
  • I due cervelli hanno differenti dimensioni.
  • Il corpo maschile produce ormoni/neurotrasmettitori di tipo “femminile”, e viceversa.

Recentemente si é osservato che, durante l’adolescenza, il cervello maschile sviluppa piú neuroni nella materia grigia (nella corteccia cerebrale, per intenderci), mentre quello femminile nella materia bianca (dove si realizza la maggior parte delle comunicazioni tra neuroni). Gabrielle de Courten-Myers, rcercatrice all’Universitá di Cincinnati (colei che ha guidato questa ricerca) avverte che “l’interpretazione di questi dati puó essere potenzialmente abusata, ed é pericolosa se ogni sesso volesse usarli per mostrare la superioritá del cervello femminile o di quello maschile”.

Una cosa su cui tutti sembrano essere d’accordo é che il cervello maschile funziona meglio quando si tratta di risolvere problemi matematici e visivo-spaziali, indagare sistemi. Quello femminile se la cava meglio nelle manifestazioni di tipo verbale ed empatiche. I maschietti sembrano piú inclini all’aggressivitá e alla competizione, a causa del testosterone.
Questi dati sono basati su osservazioni e misurazioni empiriche, e non si é ancora trovato un preciso riscontro causa-effetto con definite strutture neuronali/cerebrali.
S.Baron-Cohen (Simon, non Sacha quello di Borat), é prettamente convinto di queste differenze e porta dati statistici a riprova proprio a proposito delle preferenze infantili per giochi diversi.
Chiamando in causa gli ormoni, sembrerebbe tutto a posto. Sicuramente una base innata c’é, perché si é osservato che fisiologicamente i due cervelli sono diversi. È diversa anche la propensione a determinate malattie psichiche e neurologiche (depressione, Alzheimer, tipo)

Poi peró mi vengono in mente due cose, anzi tre:

  • Il cervello umano é plastico. Molto plastico. Ed é questa la causa del suo successo evolutivo.
  • Esiste un fenomeno ben studiato in psicologia, detto effetto Rosenthal: in parole molto povere, se tu fai capire a una persona che tu la ritieni capace, questa avrá migliori risultati, e viceversa.
  • Molti degli articoli che ho visto e parlano di differenze cerebrali di genere in qualunque etá, si basano spesso sull’interpretazione statistica. Cambiando i parametri o il tipo di analisi statistica, si ottengono risultati diversamente interpretabili.

Quando ho letto l’articolo di Baron-Cohen e altri ho subito pensato: ma questi bambini, i soggetti di esperimenti e statistiche, non sono certamente vissuti in ambienti psicologicamente “sterili”. Molto probabilmente, avranno vissuto situazioni in cui quotidianamente si parlava di “giochi da maschi o da femmine”, e di comportamenti “consoni” a ciascun sesso. Tutto ció non puó aver influenzato o, comunque, amplificato certi tipi di scelte?
Se qualcuno si aspetta da me che io sia scadente in matematica in quanto femmina, non c’é il rischio che io effettivamente lasci perdere?
A quanto pare, sono usciti degli studi (John Archer, Lancashire University, ed Erin Mclure della Emory University) che confermerebbero i miei sospetti. Il Corriere fece un riassunto in questo articolo.

Basandosi sulle differenze citate sopra (maschi bravi in attivitá visuali-spaziali, femmine brave in attivitá verbali), alcuni anni fa la BBC propose un test sul suo sito: “Avete un cervello maschile o femminile?” Per curiositá, lo feci.
Il risultato fu che il mio cervello é 75% “maschile”: avevo riportato buonissimi risultati nella sezione visuale e 3D.
Il fatto é che io sono chimica organica, e sono stata allenata giá dai tempi dell’ITIS a vedere molecole in 3D e farle ruotare per vederne i legami e la geometria. Inoltre, mi piace dipingere sin dalla prima infanzia, e anche questo influenza: vedere volumi, prospettive, ruotare le cose.
E qua c’é un po’ il problema dell’uovo e la gallina: me la cavo con queste cose perché l’ambiente mi ha addestrato a farlo, oppure ho sviluppato certe inclinazioni perché il mio cervello ha un surplus di testosterone (se ce l’ha)? A mio parere, le variabili sono cosí tante che é difficile trarre conclusioni assolute.

In quanto ai bambini: quali attivitá/giochi sono maschili o femminili su base fisiologica? Se fosse vero che le femmine hanno un cervello piú bravo nelle attivitá verbali, che influenza ha questo sul fatto che le pentoline siano considerate “giochi da femmine”? L’interesse a fare le pulizie, o a vestire le bambole non é direttamente collegato alla quantitá di testosterone. Questo tanto per fare un esempio. E, c’é poco da fare, l’ambiente sessualizza i bambini giá da neonati: basta andare in un negozio di vestiti e giocattoli per infanti per rendersene conto. Il padre di mio figlio e i suoi genitori si oppongono decisamente a compragli un berretto che contenga tracce di rosa, sebbene su base neuronale non sia stata dimostrata una propensione ai colori dipendente dal sesso.
Piú avanti nell’etá, certi comportamenti istintivi si potrebbero classificare come “maschili” o “femminili” per lo piú in correlazione all’accoppiamento e alla funzione riproduttiva.

Riepilogando: per motivi professionali, sono fermamente convinta che i cervelli maschile e femminile siano effettivamente diversi. Gli ormoni sessuali influenzano l’umore, l’aggressivitá, lo spirito di competizione. Piú avanti nell’etá, certi comportamenti istintivi si potrebbero classificare come “maschili” o “femminili” per lo piú in correlazione all’accoppiamento e alla funzione riproduttiva.
Ma la quantitá e il tipo di ormoni/neurotrasmettitori nel cervello é variabile da ipersona a persona. Pensare di individuare comportamenti univoci e ben definiti di tipo “maschile” o “femminile” da applicare all’individuo é perció, secondo me, molto restrittivo.
Sono altrettanto convinta che l’ambiente abbia un’influenza grandissima nello sviluppo della personalitá e delle preferenze, perché il cervello umano ha una struttura molto adattabile, plastica.
Se vogliamo fare un esempio, la societá e l’educazione di solito condannano i comportamenti aggressivi, e di solito ci riescono (per dire, la maggior parte di noi non prende a calci il proprio capufficio neppure in situazioni di palese ingiustizia).

Mi rendo conto di aver scritto un riassunto molto approssimato e superficiale, essendo l’argomento vasto. Chiedo venia :).

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23 thoughts on “Genere. Il punto di vista della scienza.”

  1. Il commento di Lanterna è illuminante: i grandi chef sono uomini. Ma cucinare è considerata una mansione femminile. Gli stilisti più famosi sono uomini. Ma il rammendo è una mansione femminile. Le puericultrici sono donne. Ma i nomi più famosi della pediatria sono uomini… Si può continuare la lista? In pratica vige l’idea che TUTTO, fatto in modo PROFESSIONALE, è faccenda DA UOMINI.

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  2. La forma prevalente di daltonismo é maschile, ma ci sono anche rari casi al femminile.
    Molti dei geni correlati alla visione dei colori sono sul cromosoma X, noi fanciulle abbiamo 2 copie di questo gene, se uno é difettoso abbiamo quello di scorta. I maschi ne hanno uno solo.
    Ma se 2 genitori hanno tutti e due cromosomi X difettosi non é impossibile che una figlia erediti 2 copie difettose, anche se raro.
    Per esempio nel caso di una figlia di daltonico che faccia figli con un daltonico con lo stesso problema di suo padre (ci sono piú forme di daltonismo, non sono tutte uguali).
    Ho fatto il test della BBC tepo fa, se non ricordo male ero 75% maschile.
    Mi chiedo quanti maschietti abbiano fatto il test e quanti ci direbbero il risultato, secondo me se sono sotto al 100% si vergognano come ladri. Strano eh…

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  3. Basta fare una ricerca su google del tipo “BBC brain test” o “BBC brain sex difference” e dovrebbe comparire, non vi posso dare il link perché dall’ufficio me lo bloccano…

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  4. @Supermam, a quanto sapevo io (correggetemi se sbaglio) la daltonia è SOLO maschile.
    Grazie Morgaine, bellissimo post. Sono perfettamente d’accordo con le tue perplessità.
    Scusate, ma dov’è il test? Sono l’unica imbranata che non lo trova?

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  5. Post ben scritto e equilibrato che porta alla conclusione scientificamente più corretta, mi sembra: questa questione importantissima della differenza di genere non si dipana rivolgendosi alla chimica o o alle neuroscienze!

    Io credo che l’unico ambito scientifico che stia indagando nella direzione “giusta” sia la Psichiatria (leggi Scuola Romana) ed è lì che si deve provare a chiedere… (in genere quando nomino questo ramo scientifico si solleva una sorta di silenzio imbarazzato… Perché? Da sempre nelle scienze la patologia è servita a conoscere la fisiologia…

    Io purtroppo non ne so abbastanza ma forse qualcuno del vostro largo seguito…

    Saluti

    (Maremma, ma se si sbaglia si è spacciati! si torna indietro e il mesaggio è cancellato…)

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  6. comunque tornando alle differenze genetiche, proprio ieri ho ricevuto dalla scuola dei miei boys la comunicazione delle visite mediche che fanno qui, e si diceva che faranno il controllo di udito a 5 anni, della vista a 5, 7 e 11, e del daltonismo pure a 11 ma soltanto ai maschi, per i quali sembra che l’incidenza sia molto maggiore. Il che spiegherebbe perche’ per esempio nei test di cui sopra le donne riconoscono meglio composizioni dove il cromatico gioca un fattore importante.

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