Sono triste. Chiamo un’amica?

valSe c’è qualcosa di più difficile del passare intere giornate, interi week end e intere vacanze da sole con i propri figli, quando si arriva a confidare che il salumiere dia il la a una digressione sul tempo meteorologico, o su qualunque altro argomento che non siano le Winx, dicevo, se c’è qualcosa di più insopportabile, sono intere giornate, interi week end e semmai intere vacanze senza i propri figli. I quali peraltro sono custoditi dal proprio ex partner e semmai dalla sua/o nuova/o compagna/o, e già questo ci basterebbe per passare il week end a rosicare (poi passa, tranqui. Io, per dire, dopo mesi di sabati piuttosto depressi, ho imparato a godere molto delle mie giornate child-free, tanto che quando, cosa piuttosto frequente, il padre mi chiede di tenerle con scarso preavviso, io sono in grado di confezionare figlie e zainetti in tempi olimpionici e di recapitarle sul suo zerbino prima che finisca la chiamata).

Dunque vi può capitare di realizzare, a una certa età, che dovreste riesumare amiche e amici trascurati per anni.

Mi tocca lanciarvi una secchiata di acqua fredda.

Nessuno vuole frequentare persone pesanti.

E voi, obiettivamente, in questo momento triste post-separazione, siete pesanti.

Scordatevi di trovare nuovi amici ora, scordatevi di poter riesumare l’amica di cui da anni dimenticate il compleanno, quella che non andate mai a trovare “perché sai i bambini”, quella a cui dicevate sempre “scusa, domenica siamo ospiti dai suoceri”.

Certamente, le vostre amiche non vedono l’ora di bere una birra con voi, di essere invitate a teatro, di avervi ospiti a cena. Ma non per farsi angosciare dai vostri problemi. 

Le persone non sono buone samaritane, gli amici servono per farsi star bene a vicenda. Certo, con gli amici ci si sfoga, gli amici si ascoltano quando vogliono sfogarsi. Anche se ci rattristano, anche se non possiamo fare niente per loro. Li ascoltiamo e basta. Li abbracciamo. Li portiamo fuori perché pensino ad altro. Possiamo prestare soldi, o la macchina, o il proprio aiuto, per le emergenze. Ma gli amici non sono i sostituti economici degli psicologi.

Dunque, vi trovate sole, dopo anni, ad autocommiserarvi mentre ascoltate il frigo che fa zzz e l’orologio che fa tic tac, pensando a dove saranno i vostri figli e impazzendo al pensiero che non potete controllare se hanno mangiato tutto. Vi trovate a contare con angoscia le ore che vi separano da loro e a chiedervi come potete riempire quel vuoto.

Questo forse non è il momento adatto per chiamare i vecchi amici. Semmai è il momento di chiamare le amiche che non avete trascurato, che avete abbracciato quando piangevano, di cui avete visto i figli nascere, quelle con cui andate a fare shopping, quelle a cui fate gli auguri di compleanno prima che ve lo ricordi Facebook.

Se queste amiche non ci sono, forse è il momento di ricominciare a godere della compagnia di voi stessi, di fare qualcosa che vi fa stare bene e che vi renda simpatici. E’ anche il momento di esplorare il fondo, di guardarlo per bene, di ascoltare il vostro dolore, per poi desiderare davvero di risalire, di concludere l’apnea.

E poi, quando sarete in grado di dare qualcosa a qualcuno e non solo di prendere ascolto, comprensione, sbadigli e sguardi furtivi all’orologio, potrete chiamare la compagna di liceo trascurata, invitare la mamma dell’asilo a bere un caffè, instaurare dei rapporti di scambio reciproco, nei momenti tristi ma soprattutto in quelli felici, quando davvero vorrete godere della vita, della presenza reciproca, di qualche passatempo semplice.

Scusate per la secchiata ma vi ci voleva.

– di Valentina Santandrea aka pollywantsacraker

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11 thoughts on “Sono triste. Chiamo un’amica?”

  1. In realtà quello che ho scritto a me è capitato anche al primo moroso: stai cinque anni con una persona e quando vi lasciate sei da sola. E’ tutto normale: amori e amici vanno e vengono. Sono pochi quelli che ti stanno accanto tutta la vita. Siamo noi stessi (e mi ci metto anch’io!) ad andare e venire.
    Quello che volevo dire è che è un peccato non saper godere degli amici quando le cose vanno bene, e riesumarli solo per lamentarci che le cose vanno male non è il modo migliore per suscitare negli altri la voglia di passare del tempo con noi.

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  2. Cara Polly, mi sembra che qualcuno avesse definito i tuoi post come scritti con leggerezza per affrontare temi difficili…per me sono
    una mazzata! Sarà il periodo un po’ ni che fa emergere la vena un po’ pessimistica :-).
    Questo post mi ha fatto molto riflettere. Anche se non sono nella stessa posizione, mi rendo conto che con i figli sto trascurando (tra le altre ille cose) anche le persone, mentre qualche minuto almeno per una telefonata si dovrebbe sempre trovare.
    Grazie!

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  3. io ho trovato l’antidoto perfetto alla tristezza da mamma separata: si chiama OneParent, ed è una community di genitori single (separati, divorziati, vedovi) con tanta voglia di condividere. Te la consiglio vivamente (http://www.oneparent.it , se puo’ essere pubblicato)

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  4. Io sto amando molto Polly in questa rubrica. Mi sembra un perfetto e meraviglioso connubio di saggezza viva e di intelligenza emotiva.
    Non è un’esperienza personale, ma questi tempi senza i figli, subito dopo una separazione, li vedo in tante storie, per lavoro e per amicizia.
    Io credo che la consapevolezza di Polly sia un grande dono e lo è il fatto che sappia sempre regalarcela con le sue parole sorridenti.

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