Autonomia, consapevolezza e cultura della sicurezza

Dare autonomia ad un bambino non significa mandarlo allo sbaraglio.
Lasciarlo sperimentare il mondo e se stesso non può e non deve significare permettergli di fare di tutto, anche contro l’evidenza di un pericolo serio. Allo stesso modo, ipotizzare un pericolo in ogni attività un po’ spigliata, è altrettanto controproducente perchè limita l’autonomia e lo sviluppo delle capacità motorie ed intellettuali di un bambino, oltre a creare un stato d’ansia permanente e generalizzato.
Noi passiamo per genitori più o meno scellerati, lo confesso. Abbiamo messo a disposizione del Sorcetto “strumenti pericolosi” quali biciclette, monopattini, pattini in linea, windsurf ed altri marchingegni del genere, ad età mediamente ritenute inadeguate. Ai giardinetti difficilmente ho mai bollato una delle strutture-gioco come “vietata”. Ho sempre pensato che se gli avessi detto che quel gioco era “troppo da grandi per lui”, appena girata la testa un attimo me lo sarei trovato proprio alle prese con quel gioco, senza peraltro averne le capacità.
Per questo motivo ho sempre preferito sperimentare insieme. Se vuole fare una cosa che sembra al di sopra delle sue possibilità, o comunque potenzialmente pericolosa, io o l’ingegnere ci offriamo di provare con lui: nella maggior parte dei casi, se è qualcosa di veramente al di sopra delle possibilità del Sorcetto, dopo poco, sperimentando, se ne rende conto da solo e torna indietro. Se non accade, perchè magari le sue capacità fisiche lo sorreggono e, provando, la cosa non è poi così pericolosa, allora non c’è motivo per rinunciare.
Faccio un esempio. Questa estate eravamo al mare in una spiaggia che aveva delle scogliere frangiflutti: gli scogli, con i loro granchi, gamberetti e pescetti, sono da sempre un’attrazione per i bambini e sono uno dei posti più vietati dalle mamme. Indubbiamente arrampicarsi sugli scogli può essere pericoloso: io, in un’altra era geologica, mi ci sono sbucciata le ginocchia infinite volte e sono caduta rovinosamente, scivolando sul vellutello d’alghe.
Questa estate si è posto il problema: il Sorcetto voleva salire ed arrampicarsi sugli scogli a suo piacimento con il retino. Che fare? Vietare o no? Ho valutato la situazione: il Sorcetto è piuttosto abile ed agile fisicamente, quindi le potenzialità c’erano. Piuttosto che vietare ho deciso di… insegnare (memore della mia solida esperienza del passato!!). Ho posto delle regole di sicurezza e le ho spiegate: bisogna evitare gli scogli con una colorazione verdastra perchè saranno sicuramente scivolosi e non bisogna mai andare avanti se non si ha la certezza di essere capace di tornare indietro.
In questo modo non ho posto io un limite, ma credo di aver offerto uno strumento al Sorcetto per capire il suo stesso limite. In realtà ha funzionato: è sempre tornato sano e salvo e non si è mai trovato in difficoltà tali da non riuscire a risolverle da solo. Ha sperimentato tecniche, si è arrovellato per trovare soluzioni, ha sviluppato capacità fisiche ed ha imparato a valutare il pericolo.
Un altro esempio sulla comprensione delle norme di sicurezza. Il Sorcetto va in piscina da prima dei tre anni. Nuota con una certa scioltezza e non ha paura di trovarsi nell’acqua alta. Ho però notato che lui, abituato ad una “disciplina” da piscina da tempo, è molto più cauto ed accorto di altri suoi coetanei anche meno sicuri in acqua di lui. Perchè un buon corso di nuoto, non insegna solo a nuotare, ma anche a farlo in sicurezza, osservando i propri limiti. Il Sorcetto sa che non ci si allontana se il mare è mosso, anche se sarebbe capace di farlo. Sa che non si gioca con altri bambini mettendosi l’un l’altro la testa sott’acqua, perchè se vieni pescato a farlo in piscina vai in punizione ed alla fine capisci anche il perchè.
Il vantaggio è ancora una volta reciproco: lui sta in acqua quanto vuole in perfetta autonomia, io non devo stare sempre di vedetta perchè ho capito che difficlmente farà sciocchezze.
Certo, noi siamo i tipi che non disdegnano tutti i necessari dispositivi di sicurezza: in bici ci si va con il caschetto, sui pattini con ginocchiere/gomitiere/polsiere/caschetto, in windsurf con il giubbotto salvagente… Ed il Sorcetto, tutto bardato, si sente un gran figo, non un imbranato! Ma noi, così, se cadiamo, possiamo prendercela ridere e facciamo un sacco di cose!
Insegnare e spiegare le norme di sicurezza ci consente di dare maggiore autonomia ai nostri bambini, con grande sollievo e soddisfazione da entrambe le parti.

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17 thoughts on “Autonomia, consapevolezza e cultura della sicurezza”

  1. Sacrosanto parere di mammaemigrata.
    Laura, stai serena e divertiti con tua figlia a “giocare” con questo suo interesse per i vestiti: io faccio dividere i panni da lavare al Sorcetto fin da quando era piccolissimo. E’ un gioco per partecipare alle attività domestiche: gli faccio indovinare se un capo va lavato con i colori chiari, con quelli scuri o con il bianco. E così impara a metere su una lavatrice (cosa ancora più salutare per un piccolo maschio italico!!). Divertiti a farla partecipare alla piegatura del bucato (per la stiratura mi sa che è troppo piccola!) e a mettere nei cassetti la biancheria.
    Pretendere che dopo aver giocato si riordini è il minimo sindacale per rendere i nostri figli “esseri sociali”, quindi se usa le sue magliette come gioco, almeno poi le rimetta a posto, come qualsiasi altra cosa.
    Le regole, sane e chiare, servono ai bambini per sentirsi sicuri, per sapere che i genitori li stanno guidando e, quindi, per non sentirsi soli.
    Insomma, pretendere che non si tirino fuori 10 magliette pulite è un tuo diritto!! Ma è anche un diritto di tua figlia sapere che esiste questa regola.
    Hai notato che alcuni negozi di abbigliamento per bambini, soprattutto di grandi catene straniere (prima tra tutte H&M), hanno in vendita qualche maschera anche fuori stagione di carnevale? Questo perchè si tratta, appunto, di travestimenti-giocattolo, proprio perchè moltissimi bambini amano questo tipo di gioco.
    A mio figlio non è mai interessato molto, però qualche tempo fa siamo stati a casa di un suo amichetto che aveva un cestone pieno delle sue maschere di carnevale dall’asilo in poi: le riutilizza tutte per giocare quotidianamente, anche quelle che ormai gli vanno piccole. E alla fine si è divertito anche il mio Sorcetto.
    Quindi via! Mettile a disposizione qualche vestito da strapazzare e faglielo mettere a posto dopo l’uso, e vedrai che vi divertirete insieme.

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  2. Laura, non preoccuparti, imporre regole non ostacola di sicuro il dialogo… mia figlia ha 13 anni e, nonostante il fatto che nella mia famiglia mi considerano tutti troppo severa con i miei figli, lei mi dice sempre (soprattutto quando vediamo “super nanny”) che si sente fortunata, perchè certo, sono intransigente sul rispetto delle regole, però le lascio anche tanta libertà… può andare a dormire ogni tanto dalle sue amiche, può invitare chi vuole (a condizione che il lavoro scolastico non ne risenta), ha il suo cellulare e nessuno la disturba in camera sua… però, deve apparecchiare o sparecchiare la tavola in collaborazione con suo fratello, riordinare la sua camera e, sempre insieme a suo fratello, lo spazio-giochi comune, aiutarmi nella preparazione della cena, e rispettare gli orari… sta crescendo indipendente (è nel suo carattere) e autonoma, però quando ha qualche momento “storto”, o è triste perchè ha litigato con qualche amica, ne parla con me senza problemi… è di sicuro difficile trovare il modo giusto, ma come spesso accade, “la verità sta nel mezzo”, non è bene essere né troppo severi né troppo permissivi, né troppo amiche, ma nemmeno troppo “distanti”…. coraggio, ce la farai!!!!

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