Tema del mese: una questione di genere

genderDiciamolo chiaramente: l’Italia non è un paese in cui uomini e donne hanno le stesse possibilità. Eppure noi, ai nostri figli, vorremmo dare il massimo, a tutti, indipendentemente dal fatto che siano femmine o maschi. Vorremmo che diventassero degli individui forti, capaci di fare le loro scelte indipendentemente dal loro sesso. Maschi e femmine nella stessa maniera. Senza limitazioni di genere. Eppure la questione di genere non è semplice come sembra. Cosa distingue l’uomo dalla donna? Quali differenze sono culturali e quali sono genetiche? E’ vero che i maschi sono più attratti dalle macchinette e le femmine dalle bambole? E un maschio può indossare collane, mollette nei capelli, e giocare con le pentoline? E una femmina può sporcarsi nel fango, desiderare una macchina da corsa, e amare il gioco del calcio? Abbiamo già discusso l’importanza della scelta dei giochi e di come alcuni giochi siano normalmente vietati ai maschi, trattandosi di giochi da femmine. Ma sono solo i giochi i colpevoli? E’ vero che i bambini sono più fisici e le bambine sono più verbali?
I bambini imparano a 360 gradi, imitano i grandi, leggono storie, vedono film, vengono martellati dalle pubblicità. Quali messaggi gli arrivano? Quali li segnano? Ma soprattutto cosa possiamo fare per rompere il mito della velina e del calciatore?
Questo mese faremo un po’ di esercizi per capire in che modo i bambini acquistano una identità di genere, e cosa possiamo fare come genitori, per far si che la prossima generazione sia un po’ più paritaria della nostra. Perché non so voi, ma io un po’ di preoccupazione ce l’ho.

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107 thoughts on “Tema del mese: una questione di genere”

  1. Ah, concordo in toto con Stefano.

    Anche perché noi in casa collaboriamo alla pari, eppure siamo diversissimi! Io più propensa all’ascolto, lui al fare, io più sbrigativa, lui più pignolo, due genitori diversi con le figlie e diversi nel fare le cose.

    E questo è giustissimo! E anche bello!

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  2. Martedì.

    Mattino tutti e due al lavoro.

    Pomeriggio agitato, io e mio marito, insieme, tra caldaia che non funziona, compressori, pulizia termosifoni. Abbiamo fatto tutto entrambi (ormai conosco ogni valvola della caldaia).

    Poi di corsa a portare la grande a danza. Con la piccola in ludoteca. REcupera la grande, a casa di corsa, io cucino, lui entra la roba stesa, io apparecchio, lui impigiama la grande.

    Dopo cena io seguo la grande (denti, libro, cambio per il giorno dopo) lui fa il bagnetto alla piccola, poi la veste. Lei non vuole stare sul fasciatoio e piange, lui si mette a farle le pernacchie sul pancino, lei ride come una pazza, lui le fa buh, lei ride. Lui si sbrodola e se ne esce con un (si si, fate pure tono papesco con vocino gne gne 🙂 ) “sei tutta profumata eh, ora? Ti è piaciuto fare il bagnetto, che mi hai schizzato tutto fuori, birboncella! Ti piace se papi ti fa ridere vero? E’ bravo il tuo papi, eh? Ma che bravo papà che hai! Ma che bel sorriso che ti fai, com’è contento il tuo papà, ci divertiamo eh?”.

    Ecco, ovviamente non tutte le giornate sono così alla “pari” (ci sono giorni che lui non mette piede in casa e faccio tutto io, giorni che succede il contrario, giorni che in casa non ci entra nessuno dei due, non abbiamo orari fissi mannaggia).

    Ma questo lo è stato. E quando ho sentito quel tono gne gne io non ho visto un uomo frustrato, ma ho visto un Uomo (passatemi la maiuscola) soddisfatto di essere riuscito a sistemare la caldaia anche se l’idraulico non è potuto venire, contento di essere stato paziente con la grande, e in brodo di giuggiole per il tempo che ha potuto passare con la figlia.

    Certo che poi se alcuni si sentono frustrati a fare cose da donne, ci sta, in fondo le insicurezze le abbiamo tutti, no? Chi non si sente adeguato ovviamente si sentre frustrato a seguire un ruolo che gli altri ritengono inferiore. Le hanno anche le donne che hanno paura di non fare tanto quanto gli uomini. Per fortuna ho un marito che se ne sbatte del mondo ed è pienamente contento e soddisfatto di sé, ecco, quello che gli invidio è che lui delle opinioni degli altri non se ne frega per dire, ma proprio non le sente, lui fa quel che sente giusto e che gli piace. Punto. E visto che gli piace la sua famiglia… Ce ne fossero di uomini così!

    Beh, ovviamente ci litigo un giorno si e un giorno no, ma almeno non ci annoiamo 😉

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  3. Scusate sono molto stanca ma ho voglia di dire solo una cosa. Quello che argomenta Massimiliano non ha alcun senso. Perché? Perché è così. Sono nell torto marcio a parlare così ma sapete cosa c’è? Notte a tutti, maschi e femmine.

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  4. Mi sembra che si mischino diversità di sesso e parità di opportunità, diritti, doveri e responsabilità.
    Uomini e donne sono diversi. È palese. Ma questa diversità non deve dare atto a disparità di trattamento. Entrambi devono avere le stesse opportunità.
    Un datore di lavoro oggi penalizza una donna perché “disconta” già dall’inizio che questa starà a casa per il parto e la maternità, lavorerà di meno quando il figlio si ammalerà e via così.
    Se uomini e donne dividessero in maniera uguale il congedo parentale e si alternassero a stare a casa ogni volta che il bimbo è malato diventerebbe inutile per il datore di lavoro discriminare, perché statisticamente sia l’uomo che la donna staranno a casa un numero uguale di giorni.
    Le statistiche delle università dimostrano che le donne hanno spesso una media dei voti più alta. A questa però non corrisponde uno stipendio di ingresso più alto. Perché? Da marito di una donna e padre di due figlie ho il 75% di motivi di voler la parità 🙂

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  5. Sottoscrivo tutto quello che Barbara e Gloria hanno messo a commento. Meglio di cosí non si poteva dire.

    Comunque, se devo dirla tutta, sono andata a dare un’occhiata al suo sito e ho letto argomentazioni che mi hanno fatto rizzare i capelli.

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  6. @Barbara: mentre scrivo mi è arrivata la notifica via mail del tuo commento, e mi hai tolto alcune parole di bocca, a dirla tutta…

    @Massimiliano: fare la madre e la moglie dovrebbe bastare ad una donna, ma fare il padre e il marito non basta ad un uomo? Scusa tanto, ma allora perché non lasciarle nell’ignoranza queste donne? Perché farle laureare, in media prima degli uomini (e non solo nelle lauree umanistiche, nota bene)? Perché far loro credere che, visto che si sono laureate prima e meglio dei coetanei uomini, potrebbero avere una carriera brillante? Perché, a quel punto, pagarle meno, o obbligarle al downshifting appena hanno un figlio? Cosa ti fa pensare che a quel punto una donna non dovrebbe sentirsi frustrata, secondo te? Perché, in molti casi, desiderare una cosa e non ottenerla per molte donne non è questione di merito, ma di genere.

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  7. @Massimiliano, scusami, ma “perchè è così” non è una risposta molto costruttiva, nè esplicativa. Certo che donne o uomini si nasce, ma non vedo proprio cosa c’entri questo con la possibilità di realizzarsi personalmente o professionalmente. Certo che di uomini che si sentono realizzati a fare i casalinghi ce ne sono pochi, ma anche le donne che sono cresciute con l’idea di avere una carriera poi si sentono frustrate a fare le casalinghe. Per farle sentire bene a fare SOLO le mogli e le madri ce le devi crescere, con l’idea che è il massimo a cui possono aspirare, ed è proprio quello che stiamo discutendo questo mese. E poi non è affatto vero che ci sono poche donne, fra quelle che intraprendono una carriera impegnativa, che poi si sentono frustrate se non arrivano al top.
    Desiderare qualcosa non ti dà il diritto di pretenderla, ovvio, ma se non la ottieni perchè non sei abbastanza bravo è un conto, se non la ottieni perchè non sei abbastanza alto o magro o bello o di colore o femmina è un altro. E poi, scusa, perchè questo dovrebbe valere solo per le donne e non per gli uomini?

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  8. Ecco, bella osservazione:

    “Perchè una donna dovrebbe sentirsi realizzata a fare la madre e la moglie mentre è normale che un uomo si senta frustrato se non lavora?”

    Perche’ e’ cosi’. Perche’ Simone de Beauvoir ha scritto una tremenda boiata, perche’ donne (o uomini) si nasce, e non si diventa.

    Di uomini che si sentono realizzati a fare i casalinghi ne troverai pochissimi. Cosi’ come, alla fine, trovi poche donne che si sentono fallite se non diventano direttore generale della loro ditta.

    Che poi tutti si debba essere messi nelle condizioni di scegliere il meglio per se stessi, va bene, ma attenzione: desiderare qualcosa non ti da’ il diritto di ottenerla.
    Sembra ovvio, ma oggi c’e’ una confusuione spaventosa tra desideri e diritti.

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  9. @Massimiliano, sono d’accordo con te su alcuni punti (anche se penso per motivi diversi): crescere i figli in modo asessuato anche secondo me è sbagliato, anche se penso che il tuo “asessuato” sia diverso dal mio. Penso anche che non farebbe male a nessuno, bambini e bambine, se ci fossero più insegnanti maschi nella scuola primaria (alle medie e superiori ce ne sono, io avevo più professori che professoresse).
    Non credo che la gran parte delle donne voglia “rivalersi” sugli uomini nel mondo del lavoro (certo, esempi ce ne sono, ma anche nell’altro senso non mancano), credo piuttosto che molte donne debbano ancora scavarsi la loro nicchia a gomitate per essere apprezzate quanto si meritano e quanto si farebbe con un uomo al posto loro. Discriminazioni ce ne sono ancora a volontà, spero tu non voglia cercare di negare il contrario. E questo secondo me è profondamente ingiusto. Se capisco bene quello che scrivi (ti prego correggimi se fraintendo) tu dici che uomini e donne avrebbero ruoli diversi nel menage familiare. Io su questo non sono d’accordo, penso che ogni coppia abbia il diritto di metter su famiglia come meglio crede e dividersi i compiti in base alle proprie inclinazioni e alle situazioni personali. Indipendentemente da qualunque altra cosa: se una donna ha una splendida carriera, un lavoro che le piace e le dà soddisfazione e uno stipendio in grado di mantenere l’intera famiglia e un compagno che fatica a trovare la stessa realtà, perchè i ruoli di cura dovrebbero necessariamente spettare a lei? Perchè una donna dovrebbe sentirsi realizzata a fare la madre e la moglie mentre è normale che un uomo si senta frustrato se non lavora? Per carità, non ce l’ho con le casalinghe che sono felici a fare questo nella vita, anzi sono felice per loro, ma il punto è che ci deve essere la possibilità di scelta, per tutti. Scelta consapevole, responsabile e libera, libera da tutto ciò che non riguarda strettamente la scelta stessa. Ecco, io credo che essere maschio o femmina non abbia nulla a che vedere con l’essere un ingengnere, un medico, un casalingo o un manager, un babysitter o un minatore. E credo che tutti, uomini, donne, nani, obesi, buddisti e pigmei, abbiamo diritto a scegliere cosa vogliamo fare della e nella nostra vita.

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  10. Massimiliano: mi piacerebbe capire in cosa consistono esattamente il “ruolo maschile” e il “ruolo femminile”. Io devo ancora capirlo bene. Cosa vuol dire esattamente essere “donna e/o mamma”? come dovrei comportarmi? Cosa succede nel caso un certo modello di comportamento non mi interessi?

    In quanto a divorzi e separazioni: il fatto che siano aumentati ultimamente é anche perché al giorno d’oggi essere sposati (a vita) non é piú una tappa obbligata come 50 anni fa. Al tempo dei miei nonni, anche se non ci si voleva bene o c’erano violenze in famiglia, si era obbligati a stare assieme. Era considerato motivo di condanna sociale, specie per una donna, essere divorziati. Spesso si finiva anche sul lastrico.
    Mia nonna ebbe il coraggio di separarsi dal marito alcolizzato e violento, e fu trattata da pu….na nel paesello dove viveva.
    Che poi ci sia anche, attualmente, la tendenza a mettere in piedi una relazione e una famiglia con superficialitá, su questo sono anche d’accordo.

    Esiste inoltre uno studio del Dipartimento di sociologia dell’universitá di Umeå, dove mi trovo, condotto su 36000 coppie: é stato visto che nelle coppie dove si aveva maggiore paritá nella ripartizione dei compiti domestici, congedo parentale, e stipendio, il rapporto dura piú a lungo e si verificano meno separazioni. Ma questa é la Svezia, dove il concetto di paritá é considerato quas ovvio.

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  11. Buongiorno, intervengo sul tema perche’ mi e’ stato chiesto, avendovi “incocciati” su facebook.

    Non vi parlo tanto come professionista, anche se questi temi, pur non essendo uno psicologo, li ho studiati e affrontati per lavoro.
    Vi parlo come un padre di famiglia che ha a che fare con tre figli maschi.

    Abbandonate questa storia degli “stereotipi sessisti” da superare: essere maschi o femmine non e’ la stessa cosa, ed e’ deleterio educare i figli in modo “asessuato”.
    E’ un modo di fare che presuppone sempre che si sia recepito uno dei miti piu’ perniciosi del nostro tempo, e cioe’ che le donne debbano “recuperare” uno svantaggio di genere (o, peggio, che siano titolate a rivalersi sugli uomini in quanto nel passato sarebbero state ingiustamente maltrattate o sottovalutate).

    Questo porta soltanto a veri squilibri dell’identita’, e – crescendo – porta i nostra figli a rischiare situazioni di profonda infelicita’, familiare e non solo.

    A fatica ci stiamo accorgendo di quanto sia stato sbagliato abolire le classi “non miste” nella scuola elementare e media, e unificare i programmi: con le classi miste i maschi risultano svantaggiatissimi, perche’ hanno tempi e modi diversi di apprendimento, e oltretutto rischiano di non sviluppare in modo armonico la loro identita’ maschile in quanto ormai le insegnanti sono tutte donne.
    E Dio sa quanto ci sarebbe bisogno di tornare ad avere uomini che sappiano essere davvero responsabili, essere davvero padri e maestri, e non solo degli amici o dei compagni di gioco.

    Nel contempo le femmine rischiano un futuro di frustrazione perche’ sono indotte a pensare di dover raggiungere gli stessi obiettivi e gli stessi “standard” degli uomini, sia nel lavoro che nella vita familiare.

    Ma le cose non stanno cosi’, non staranno mai cosi’: il maschile e il femminile sono universi diversi, che possono incontrarsi solo rispettandosi reciprocamente e non cercando di imitarsi.

    Guardate tutti i problemi che nascono con le separazioni e i divorzi. Ioo ne so molto di queste cose, sono avvocato e ci ho scritto su a lungo: alla base c’e’ quasi sempre un profondo misconoscimento delle identita’ di genere e dei ruoli, perche’ i due sessi invece di “riconoscersi” e integrarsi nella famiglia sono indotti a competere l’uno contro l’altro, esaltando ciascuno le proprie ragioni piu’ egoistiche.
    E la radice di questo atteggiamento e’ nell’educazione che stiamo ricevendo fin da piccoli, da quarant’anni a questa parte.

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