Tema del mese: rapporti tra bambini


I rapporti tra bambini sono rapporti tra esseri umani… piccoli.
Nel senso che non esiste un solo modo di relazionarsi tra bambini, un modo, appunto “da bambini”, ma ne esistono tanti quanti sono i caratteri delle persone e le situazioni in cui si incontrano.
Ci si aspetta troppo spesso che i bambini siano un po’ un genere indefinito, una “bambinità” diffusa, all’interno della quale tutti gli esseri umani piccoli si comportano in modo simile.
A me non sembra affatto che sia così. L’unico dato che accomuna i bambini è che sono spesso più drastici ed estremi degli adulti. Nelle loro relazioni umane agiscono con meno filtri.
Si amano, si odiano, si restano indifferenti. Si menano, si abbracciano, si prendono in giro, si stimano, si parlano e si raccontano, si scambiano giochi ed idee.
I bambini, quando stanno insieme, non “bambinizzano”: non esiste un atteggiamento unico ed uniforme, non c’è un’attività comune a tutti i bambini. Tra di loro non si stanno simpatici per il solo fatto di essere bambini.

Ho l’abitudine, prima di scrivere di un argomento, di curiosare in giro con l’aiuto di Google. Anche se ho in mente lo schema di quello che voglio dire, do un’occhiata a cosa esce fuori inserendo qualche parola-chiave del tema, tanto per vedere se mi si accende qualche lampadina… Poco fa ho inserito “rapporto tra bambini” ed è venuta fuori una sfilza di “rapporto tra bambini E…“: bambini e rete, bambini e tv, bambini e animali, bambini e linguaggio, nella migliore delle ipotesi in cui avevano relazioni con un altro essere umano era “bambini e adulti”.
Insomma, poco si parla delle relazioni tra di loro, tra bambini e bambini.

Cerchiamo, dunque, di parlare di questo mondo a noi un po’ sconosciuto. Eh, sì! Perchè da adulti tendiamo a dimenticarci di come erano intensi e vari i nostri sentimenti di bambini verso altri bambini: come ci stavano antipatici certi bambini, come avevamo paura di altri, come ne amavamo profondamente alcuni o magari uno soltanto, come trovavamo noiosi certi altri.
Proviamo a parlare di un argomento che è nascosto nella nostra memoria e che ora possiamo rivedere nei nostri figli: amore, amicizia, rancore, indifferenza, conflitto tra bambini.

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24 thoughts on “Tema del mese: rapporti tra bambini”

  1. ciao a tutti.. ho bisogno di un aiuto x un problema che mi assilla…io ho 24 anni ho un fratellino di 10 anni..sn preoccupata xke da quando è alle scuole elementari ha dei problemi di socialità..x esempio nessuni vuole giocare con lui nessuno vuole stare seduto vicino a lui in pulman alle feste di compleanno su 20 bambini ne vengono massimo 2..mi brucia il cuore quando tornando da una gita mi dice che nn si è divertito xke nessuno lo voleva e l hanno lasciato sl tutto il tempo e quindi se l è passata a piangere..quando me lo dice vedo che sta x scoppiare a piangere e che ci soffre in piu da quando è alle elementari gli viene una spece di tachicardia che gli dura anche 10 minuti..i medici dicono che il cuore è a posto..secndo me è sl ansia xke lui capisce che il suo problema lo umilia..io cerco di dargli qualche consiglio ma nn so nemmeno che rispondergli sinceramente!! vi prego aiutatemi..grazie atutti ciao

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    • Ester hai provato a parlarne con le insegnanti? Cosa dicono? Direi che loro sono responsabili di quello che succede a scuola e devono fare in modo che l’ambiente scolastico sia un ambiente piacevole per tutti.
      Una cosa che puoi provare a fare te per aiutarlo è di invitare un amichetto a giocare a casa dopo la scuola. In questo modo può sviluppare un legame speciale con qualcuno, che lo aiuta a sentirsi meno solo, e ad inserirsi nel gruppo. Sarebbe utile sapere se ci sono stati episodi di mobbing che hanno indebolito la sua stima personale. Spero di essere stata di aiuto. In bocca al lupo.

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  2. Leggendovi mi sento meno sola! Giovanni ha 3 anni (e mezzo, specifica lui!), ha fatto il nido, frequenta la materna, mi dicono sia un bimbo molto intelligente e molto educato, tanto che molte mamme dei suoi compagni “me lo richiedono” per giocare con i loro figli. Finalmente, dopo un anno e mezzo molto difficile (gravidanza, nascita della sorellina e trasloco) cominciamo ad invitare i suoi compagni a casa con maggiore frequenza rispetto a prima e notiamo che: li accoglie con “E dimenticate di non rubare niente”!, poi accende il televisore e comincia a guardare i cartoni fregandosene bellamente di giocare con i compagni! Poi gioca con loro ma sempre con questo tono distaccato della serie’ok ci siete ma io sto bene anche da solo’…io e mio marito eravamo basiti. quano sono andati via i suoi compagni ci ha detto che si, si era divertito e li avrebbe voluti ancora a casa sua ma noi ci siamo rimasti male ugualmente. Immagino che sia un problema mio e di mio marito piuttosto che di Giovanni. E a pensarci bene io da piccola andavo a casa della mia amigliore amica e poi mi mettevo a leggere anzichè giocare con le bambole!

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  3. Fillerouge, altro che scusa per la lunghezza, ci hai offerto una varietà di spunti notevolissima.
    Questa utlima domanda mi sembra illuminante: “ehi, Nano, come stai tu?” Perchè mio figlio, a due anni, non è mai stato bene dopo aver morso un coetaneo… anzi…

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  4. partendo da Marzia e dalle sue difficoltà che mette a disposizione pubblicamente, ho un raccontino da fare:
    sono un’educatrice e nel 2002 ho cominciato a coordinare un centro estivo a cui si è iscritta finchè ha potuto N., una bimba – allora- anche lei adottata (quando ho letto il commento di Lorenza mi son detta che non è un caso) che, come dire, mi ha scelta come suo riferimento.
    il suo modo di rapportarsi con gli altri bambini erano le mani, le parolacce, gli scherzi, i capelli tirati. il suo modo di rapportarsi con gli adulti erano di due tipi: o ti evitava totalmente ignorandoti oppure ricevevi lo stesso trattamento dei bambini con aggiunta di salti in braccio, spalle, stare seduta su di te.
    a me è toccata la seconda fortuna. e lo dico senza ironia: con N. questo è stato il modo di entrare in relazione, di costruire un rapporto che le permettesse di fare passi avanti. il contatto, violento è stato il modo per poter chiedere, urlando, che lei aveva bisogno di stare vicino, fisicamente e materialmente per potersi relazionare. compito mio e dei colleghi è stato quello di accoglierla (facile direte voi: tanto poi si va a casa…) e di provare a mostrarle gli effetti di quello che le accadeva quando si relazionava così con gli altri coetanei. avevamo tutto il tempo (o forse ce lo siamo proprio presi io e i colleghi) di mostrarle che si poteva fare in un altro modo e che se anche lei provava a fare diversamente, le risposte degli altri bambini cambiavano.
    ora N. ha 16 anni, è una bella ragazza che fa le cose da adolescente che ha imparato a comportarsi in maniera diversa a seconda delle persone che incontra.
    ma quando mi vede, non resiste, e mi abbraccia, mi tira le mollette dei capelli e si intrufola in modo invadente sempre in ogni cosa io stia facendo o dicendo a qualche altro ragazzo.
    N. ha questo come canale relazionale privilegiato e, in quanto professionista, sta a me capire come quando in che modo avere a che fare con lei. forse la cosa più difficile da accettare è che ci sia una scelta, che N. scelga quale tipologia di rapporto creare con chi incontra. Da adulti ci piacerebbe avere sempre a che fare con una normalità inesistente. Da professionisti, ve l’assicuro, rimangono nel cuore le esperienze che permettono a loro di imparare e a noi di insegnare (ed imparare a nostra volta). certo bisogna accettare la sfida che questo lavoro ci chiede: capire ogni volta come e cosa insegnare ed imparare. ma se no, cosa ci differenza dall’educatore naturale?
    i bambini, certo, nei rapporti tra loro sono altro e cercano altro: cercano di rapportarsi con bambini che permettano loro di fare esperienze nuove (anche quella di “tiranneggiare”…) e di consolidare se stessi, la propria autostima. siamo proprio sicuri che il Nano non stia costruendosi il suo personalissimo particolarissimo carattere in questo modo?
    e mi verrebbe da chiedergli: “ehi Nano, come stai tu quando graffi? e come stai quando gli altri reagiscono?”

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  5. Che dire, Sara gli altri bambini li cerca, li avvicina, a volte più timida a volte spavalda, e poi una volta insieme… litiga! Non c’è festa a cui non andrebbe, non c’è bimbo che non inviterebbe a casa, ma o è un suo alter ego (e quindi ha le sue stesse idee da sport estremi) o inizia a dare ordini (il classico copione “iofacciolamammatuilbimbo,iooravadoallavorotupiangimapoiticonsoloetidiverti…”) e se non obbediscono sono liti… Poi però si pente, chiede scusa e accetta qualunque gioco. Insomma, è un carattere forte, dominante, ma alla fine è anche attenta, e all’asilo è amica di tutti, ogni volta che incontro una mamma mi dice “ah, è lei la famosa Sara” mentre io mi rendo conto di sapere appena i nomi dei suoi compagni. Spero che crescendo riuscirà a smussare gli angoli, ma per ora non mi posso lamentare dei suoi rapporti con i coetanei, l’unico rapporto difficile che ha lei è quello con mamma e papà… fortuna?

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  6. Grazie davvero per le vostre parole. Non mi fa piacere sapere che altri vivono o hanno vissuto i miei stessi problemi ma almeno so di aver “parlato” con qualcuno che ascolta col cuore aperto.

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  7. Cara Marzia,
    hai tutta la mia solidarietà e comprensione. Ho un’esperienza simile con mio nipote di 6 anni. E’ stato adottato quando ne aveva 3 dalla Russia e purtroppo ancora oggi ha difficoltà a parlare, oltre a essere un bambino amplificato. Non è manesco, è solo…estremamente vivo!(e ci credo, dopo essere stato rinchiuso in un istituto…)
    Purtroppo il problema spesso non sono tanto i bambini quanto i loro genitori. Quando era più piccolo e lo portavo al parco mi è capitato di vedere genitori infastiditi perché lui correva e si sporcava, oppure perché quando vedeva un oggetto scattava il fatidico “MIO!”. Mentre io tentavo di spiegare che l’oggetto non era suo ma magari il bambino/a poteva giocare insieme a lui (se intanto non si erano già spiegati tra loro a palettate :-)), il genitore a volte portava via il bambino.
    Ora che è più grande capita che bambini che non conosce lo prendano in giro perché non parla, e i genitori non intervengono!
    Di conseguenza anche noi l’abbiamo un po’ isolato, perché ora è più grande e questi atteggiamenti lo feriscono. Questo mi fa rabbia perché lui non ha colpa e noi non sappiamo come fare…
    Mi rattrista vedere che siamo regrediti al punto che da un lato vogliamo bambini perfetti, superpuliti e superfirmati come bamboline da collezione, mentre dall’altro vengono incoraggiate la legge del più forte, l’intolleranza e l’esclusione dei “diversi”.
    Un abbraccio

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  8. marzia, oggi avevo risposto al tuo commento e un blocco della rete mi ha mangiato il commento!
    Sai che faccio? Invece che rispondere di nuovo qui, metto in programma un post sui rapporti interpersonali degli amplificati! E credo che userò proprio questo tuo commento come inizio…

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  9. Marzia, ti comprendo appieno, ho passato situazioni molto simili, con molti dubbi e molte paure, credo sia davvero importante che se ne parli, che si crei una rete di contatti tra noi genitori che viviamo esperienze di difficoltà, per capire che non siamo soli, e che le cose, tutte, hanno una propria evoluzione che tende comunque ad un equilibrio delle forze, con il tempo, con l’impegno… un abbraccio!

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  10. ciao Marzia, ho letto il tuo commento e mi è venuto spontaneo risponderti subito. Anch’io ho vissuto sulla mia pelle l’ansia di questa società di vedere solo bambini perfetti, che si comportano secondo schemi regolari.
    certo capisco che l’aggressività può spaventare, ma secondo me si è più spaventati da quello che non si può controllare, classificare e contenere in qualche categoria. la colpa, poi, deve essere sempre di qualcuno. non si può accettare semplicemente che ogni bambino è diverso dall’altro, che ognuno arriva all’equilibrio e allo sviluppo personale con modi e tempi diversi. a me tutto questo fa molta rabbia.
    un caro abbraccio, piattins

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  11. I rapporti con gli altri bambini sono stati da sempre la spina nel fianco mio e del Nano.
    Dal momento in cui ha iniziato a correre (camminare non rende l’idea di come si muove), ossia a 12 mesi, i suoi sono stati “scontri” e non “incontri”. Ceffoni, graffi e morsi nascevano dal nulla, inaspettatamente e senza provocazioni, lasciando l’incredulo contendente privo di reazioni.
    I miei pomeriggi ai giardinetti erano scene di guerriglia, arrivavo a sperare che non ci fosse nessuno per avere 10 min. di gioco tranquillo. Anche l’inizio della scuola materna non ha aiutato. Non ha mai trovato alcuna attrattiva nei bambini, ha sempre interagito il minimo possibile sia con i compagni sia con le maestre. Devo dire che non ho ricevuto molto aiuto in questo senso se non il consueto consiglio di rivolgerci ad uno specialista. E io l’ho fatto. Siamo passati dall’escludere una forma di autismo a parlare di bambino plusdotato. E va bene, ha imparato da solo a leggere e contare prima dei 4 anni ma si rifiuta di fare da solo decine di altre cose banali, quindi lasciamo stare l’etichetta di genio incompreso. Poi ci sono parenti e amici che lo considerano semplicemente un viziato senza controllo e noi, di conseguenza, dei genitori incapaci.
    La verità è che – per difenderlo/difenderci dai “consigli” del mondo – abbiamo finito per isolarci un pò e questo non fa bene nè al Nano nè a noi genitori. E’ assurdo vivere in una grande città e sentire questa enorme desolazione attorno. Mi chiedo se capita solo a noi.
    Ho scoperto grazie a Genitoricrescono che possiamo definire il Nano un amplificato introverso e, grazie ai libri consigliati, stiamo iniziando a modificare il nostro modo di affrontare le difficoltà di un bambino particolare per aiutarlo ad aprirsi verso il mondo.
    Spero che con la scuola elementare il mio piccolo alieno trovi almeno un complice che buchi la sua scorza fintamente dura e – nel frattempo – spero di incontrare anch’io nuovi amici che riescano ad accettare senza giudicare due genitori che ce la stanno davvero mettendo tutta.

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