Non sapevo neanche che cosa volessero dire decluttering e debranding, prima di questo mese. Ora lo so, e capisco che sono i soliti nomi nuovi per qualcosa di molto antico – sono filosofo, lasciatemi stare, è un problema mio.
Di fare il padre che dice sempre “no” mi sono stufato presto: figli e figlie ci mettono poco a capire che, in certi casi, è meglio non parlarti proprio tanto la risposta è quella. Quindi ho dovuto cambiare strategia, altrimenti mi sarei perso tantissime loro parole, tanti dialoghi e occasioni di confronto per crescere insieme.
![Foto Jeannie Fletcher utilizzata con licenza Flickr Creative Commons](https://genitoricrescono.com/wp-content/uploads/2016/04/relazione-padre-figlio.jpg)
Quando si tratta di svecchiare il parco giocattoli, di fare il cambio di stagione dei vestiti, di risistemare la stanza per nuove esigenze, di impiegare la paghetta dei nonni o i risparmi del compleanno, mi devo ricordare che le relazioni con gli oggetti usati quotidianamente vanno rispettate. Essi ricevono dal nostro uso un valore che si sedimenta nei ricordi, e costituiscono anche loro, pur nella mera materialità di plastica, carta, metallo o legno, parte della nostra identità, e di quella di figli e figlie.
Queste relazioni vanno rispettate, in qualche modo, e non è assolutamente necessario interromperle sempre. Ci si deve sforzare di cambiarle in altro: preferiamo donare invece di buttare via; meglio trasformare invece di smontare; è più sano scambiare piuttosto che acquistare sempre di nuovo.
Il meccanismo cui ci ha abituato il consumo è un continuo portatore di piccole infelicità, perché spinge a concepire l’uso degli oggetti come se fosse obbligatoriamente legato alla nostra proprietà, e al nostro esclusivo uso. Siamo apparentemente costretti, in questo modo, a interrompere continuamente relazioni d’uso – che pure un valore affettivo e sensibile lo hanno, in molti casi – quando potremmo trasformarle in altre relazioni, o in nuovi usi. Figli e figlie potranno imparare che lo spreco degli oggetti e del denaro è, in parte, anche uno spreco della propria energia spesa nelle relazioni: “risparmiare” facendo ordine, regalando, scambiando ciò che non usiamo più è anche non svuotarsi di valori, memorie, ricordi, ma conservarli trasformandoli in cose forse anche più piacevoli.
Ecco che ho risparmiato anche tanti “no” ad acquisti inutili e superflui, perché è stato possibile evitare di negare e invece proporre scambi e riutilizzi. Si rimettono in circolo non solo oggetti e beni, ma anche modi per uscire dal trito meccanismo del consumo fine a se stesso e del denaro come unica misura del valore delle cose.
Intorno a noi sono pochissimi, in realtà, gli oggetti e i beni che si consumano fino al loro totale esaurimento o alla distruzione materiale. Molti potrebbero essere usati più correttamente e conservare un valore di scambio prezioso non solo perché monetizzabile concretamente, ma perché trasformabile in occasioni di nuove e inopinate relazioni con altre persone e altri oggetti e beni.
Perché in realtà è di relazioni che ci dovremmo nutrire continuamente, molto più che di cose.