La selezione del rimprovero per farsi ascoltare dai figli

Rimproveriamo i nostri figli e sembra che loro non ci ascoltino neanche. Come possiamo evitare che i nostri consigli e le regole che cerchiamo di dare non si perdano, inascoltati come un brusio di fondo?

Foto di Thomas Leuthard utilizzata con licenza CC Flickr
Foto di Thomas Leuthard utilizzata con licenza CC Flickr
– Lavati i denti come si deve.
– Scrivi meglio, non si legge neanche una parola.
– Stai dritto con quella schiena che te la rovini per sempre.
– Ma come mangi, che ti butti tutto addosso neanche avessi due anni!
– Staccati da quel videogioco.
– Ancora lì? E’ ora di fare i compiti.
– Finisci quello che hai nel piatto
– Raccogli questi giocattoli, che non si vede più il pavimento!

Quanti rimproveri facciamo ai nostri figli ogni giorno? E soprattutto a quanta distanza di tempo uno dall’altro? E non ci definiremmo neanche genitori severi (che tutti noi, abbiamo avuto infanzie molto più rigidamente regolate di quelle dei nostri figli). Però alla fine cerchiamo di correggere continuamente i loro comportamenti, ovviamente per il loro bene, non c’è dubbio.
Abbiamo pronte giustificazioni validissime per ogni rimprovero:
I denti e la schiena sono i loro, vogliamo solo preservarli. La grafia decente è un modo per farsi leggere, mica un vezzo. Finire il pasto e mangiare in modo civile è socialmente auspicabile. Fare i compiti ad orario congruo è utile per la loro attenzione e così via, spiegazioni di molto buonsenso.

Ma allora perché i nostri rimproveri finiscono per essere un brusio di fondo e ci sembra che non vengano ascoltati da nessuno? Anzi, più si stratificano uno sull’altro, più perdono efficacia.
Quante volte vi siete chiesti: ma con chi sto parlando? Almeno ogni volta che viene ripetuto un comportamento che avevate vietato o stigmatizzato come sconveniente o dannoso 5 minuti prima.

Abbiamo una soluzione? Mio marito è certo di averne una e (vi assicuro che questa ammissione costa molto al mio orgoglio) temo proprio che abbia ragione lui. Del resto, nonostante a lui piaccia passarla come una sua elaborazione personale, mi sembra suffragata da una corposa letteratura pedagogica.
Vi anticipo che non è la “soluzione finale”, che vi renderà in men che non si dica quei celebrati “genitori autorevoli” che probabilmente mai nessuno ha conosciuto (vivono di certo insieme alla madre sufficientemente buona e al bambino competente, ma vabbè, questo è disfattismo, lo so 😀 ). Però merita una prova, soprattutto perché, oltre la valenza pratica, ci aiuta a riflettere.

LA soluzione sarebbe quella di selezionare i rimproveri su base settimanale.
Per correggere comportamenti che riteniamo dannosi, bisogna scegliere. Se continuiamo a rimproverare per tutto, è come se non rimproverassimo per niente: la nostre voce si perde nell’inefficacia, svanisce nella sordità selettiva dei nostri figli.
Se invece ci concentriamo su un paio di comportamenti virtuosi, correttivi di quelli nocivi, a settimana, diventeremo più efficaci.

Secondo lui, dovremmo decidere, per esempio, che questa è la settimana del lavarsi bene i denti e iniziare i compiti alle 16,00. Tutto il resto dobbiamo dimenticarlo e concentrarci su queste due cose, che possiamo pretendere. Se vediamo che nostro figlio scrive male, o tiene in disordine i libri di scuola, o non mette a posto la stanza, muti! Facciamo finta di nulla e pretendiamo però il rispetto dell’igiene dentale e dell’orario dei compiti. Due cose a settimana, non di più.
Sebbene sia una teoria fondata su basi del tutto empiriche, devo ammettere che dopo una settimana il comportamento virtuoso tanto odiato, entra nella routine e tende a diventare più automatico.
La settimana successiva, possiamo concentrarci, per esempio, sul mettere a posto i giochi dopo l’uso e non lasciare il pasto a metà. Intanto i denti saranno lavati comunque un po’ meglio di prima, anche senza rimproverare per la scarsa igiene dentale, perché persiste il ricordo di aver chiesto di lavarli bene. E magari, far notare che sono le 16,00, può bastare a far aprire i quaderni ai bambini.

Funziona davvero e per tutti? Non lo so, noi siamo un campione davvero esiguo per considerarci rilevante, anche se, il fatto che sia consigliata da diversi psicologi, mi fa pensare che abbia una sua efficacia. Però di certo funziona in un senso: non necessariamente per la risposta dei nostri figli, ma per quello che provoca in noi genitori.
Per selezionare due rimproveri, dobbiamo sceglierli e quindi dobbiamo porci il problema di cosa è più importante per noi e cosa invece è rinunciabile. Dobbiamo mettere in ordine le nostre priorità e noi stessi dobbiamo toglierci dalla mente quel brusio di fondo di regole e rimproveri. Siamo costretti a chiederci cosa viene prima per noi e quindi cosa davvero ci appartiene e cosa invece ci portiamo dietro da retaggi passati. Potremmo anche scoprire che di rispettare alcune regole, nella nostra famiglia, non ce ne importa niente e renderci tutti la vita più leggera.
E allora, non so se la selezione del rimprovero funziona come formula magica o come metodo educativo per ottenere ascolto e considerazione, ma di sicuro funziona come momento per riflettere e mettere in ordine le priorità. Vi assicuro che si finisce per fare un piccolo decluttering dei rimproveri.

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3 thoughts on “La selezione del rimprovero per farsi ascoltare dai figli”

  1. Ho un bimbo di 7 anni, che a volte lo adoro e il resto delle altre volte lo vorrei strozzare, una bimba di 3 anni, che ogni tanto quando mi fa perdere la pazienza e mi fa arrabbiare mi chiedo perché l ho voluta. Poi la guardo e mi rispondo da sola. La mancanza della primogenita che nn c’è più. Cmq cerco di fare la mamma molto presente. Sgridò tanto i miei piccoli soprattutto il grande, vuol fare sempre quello che vuole lui nonostante le regole, e nonostante che cerco disperatamente di punirlo quando nn mi ascolta e nn mi obbedisce. Mi sento incapace, nn riesco più a farmi rispettare, mi sento uno straccio ed è una continua lotta con lui quasi giorno. Quando deve fare i compiti , perché deve fare i compiti, nonostante che gli insegnò le cose e gli spiego, si arrabbia si incazzano e nn vuole più mettersi a fare e scappa. A 4 giorni alterni suo padre turnista quando è con lui , si incazza anche lui. Ma alla fine riesce a farli e mai a finire, perché dice e bon domani fa il resto. Si ma se lui nn c’è il problema poi è mio. La mia pazienza ormai va’ vacillando. Sono stremata e nn ce la faccio più, e il collegio o altre forme di ricatto nn funzionano più . Quando sono insieme i piccoli tutte e due che ce l hanno con me diventa più pesante da gestire specie quando sono sola. Neanche nella mia camera riesco a rifugiarmi, perché vengono fin qui a tormentarmi. Ogni tanto mi chiedo chi me l abbia fatto fare di diventare madre. Sigh!!????

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  2. Bella idea
    Ma veramente difficile!
    Mi piace l’idea del decluttering dei rimproveri perché a volte annoio persino me stessa.
    Però ci son mattine dov’è già alle 8:15 si è già al 47 rimprovero:
    – alzati
    – fai la pipì (che mi dico non ti scappa dopo 11 ore?)
    – stai seduto/a a tavola senza cercare in ogni modo di cadere dalla sedia
    – lava i denti
    – vestiti senza protestare (scegliamo i vestiti la sera e … Al mattino non van più bene. O per mesi liti per non tirare su le maniche prima di mettere la giacca… Con poi urla e pianti perché le davano fastidio le maniche)
    – etc etc

    Ok respiro profondo e scelgo i primi due obbiettivi

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  3. Ciao Silvia! Anche mio marito da tempo mi rimprovera del fatto che richiamo troppo spesso nostra figlia perdendo di efficacia ed infatti sto provando a limitare i miei interventi… sinceramente non avevo pensato di selezionarli su base settimanale, ma proverò perchè mi sembra un’ottima idea 🙂 A presto!

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