Quando mamma e papà si arrabbiano

Certo che, a leggere tutti post che ho scritto in questo mese, potrei anche avervi dato un’impressione sbagliata. Forse qualcuno di voi ha pensato che in famiglia nostra si viva un’atmosfera rilassata, che io abbia un autocontrollo perfetto, e che sappia sempre trovare le parole giuste e il comportamento adatto a risolvere qualsiasi crisi.
Fortuna che ogni tanto vi scrivo qualche post di vita quotidiana in quel di Stoccolma, delle (dis)avventure del Vikingo e dei miei momenti di sconforto!

Perché chiaramente i momenti di sconforto sono sempre tanti. A volte mi sembra di avere tutto chiaro, di seguire un filo logico, i comportamenti cadono nelle caselline giuste come un mosaico del trecento, e poi avviene l’imprevisto, il colpo di coda, il vulcano che esplode e le cui polveri annebbiano il mio cervello.
E li parte … l’urlo, il filaincameratuasubito, il non provarci mai più sennò (boh?!), la punizione facile, il niente film per un decennio.
E allora che si fa?

mamma-papa-arrabbiano

Cerchiamo di smontare un mito. Mamma e papà non sono perfetti. Lo sapevate già vero? Bene, la buona notizia è che non c’è nemmeno bisogno di pretendere di essere perfetti. Nemmeno agli occhi dei vostri figli. O meglio, mamma e papà possono sbagliare. E la loro “perfezione” consiste nel cercare di non sbagliare, ma nel riconoscere i propri errori, e continuare così a porsi come un guida per i figli.

Se perdete la pazienza e arrivate ad urlare, quando invece gli dite sempre che non si deve urlare, arrivate ad alzare le mani, quando invece cercate di insegnargli che non si picchiano gli altri bambini, se perdete la pazienza e arrivate a dirgli delle cose orribili, ad offendere i suoi sentimenti, a ferire la sua autostima, bene, forse è arrivato il momento di chiedere scusa.
Un genitore può, e anzi ha il dovere di chiedere scusa ogni volta che si comporta male con i propri figli. E per chiedere scusa non intendo nulla del genere: “scusami se ho urlato con te. Non avrei dovuto, ma tu ti sei comportato male e quindi ho perso la pazienza” perchè in questo modo non si chiede scusa, si scarica la responsabilità delle proprie azioni sul bambino. E come quando si dice che una donna è stata stuprata perché ha provocato indossando una minigonna, o che se una moglie viene picchiata dal marito è colpa sua.
Per chiedere scusa veramente, bisogna assumersi la responsabilità dei nostri errori. E questa è la parte più difficile. Noi non abbiamo urlato perché lui si comportava male. Noi abbiamo urlato perché abbiamo perso il controllo, quel controllo che noi ci aspettiamo da nostro figlio invece di piantare un capriccio.
Allora le scuse, quelle vere si chiedono dicendo: “scusami se ho urlato con te. Ho perso il controllo, e questo non va bene. Mi dispiace per quello che è successo e cercherò di trovare il modo perché questo non si ripeta”.

Chiedere scusa ai nostri figli è molto più di un dovere morale. E’ un insegnamento di vita. Gli insegnamo che sbagliare è umano, che nemmeno noi siamo perfetti, che c’è sempre un modo diverso di risolvere i problemi. Che ci si può rialzare dopo essere caduti, per quanto si sia caduti in basso.

Io credo che chiedere scusa sia difficilissimo, richiede umiltà, autoconsapevolezza, voglia di migliorarsi, però quando ci riusciamo, compiamo uno dei gesti di amore più preziosi che un genitore possa fare per i propri figli.

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28 thoughts on “Quando mamma e papà si arrabbiano”

  1. CHIEDERE SCUSA è UNA COSA CHE FACCIO SPESSO CON LA MIA DIDI. VORRà DIRE CHE SPESSO SBAGLIO? NON SO…LA SENSAZIONE, OGNI VOLTA CHE IO NON SO REAGIRE CON TUTTA LA PAZIENZA DEL MONDO, è CHE SIA SBAGLIATO, CHE IO SIA SBAGLIATA. A VOLTE PENSO CHE NEI SUOI OCCHI RIMARRà RIFLESSA PER UN Pò QUELLA “RABBIA” CHE ERA BALENATA NEI MIEI IN UN MOMENTO DI DISSENSO VERSO UN SUO COMPORTAMENTO, E MI DICO – NEI PROSSIMI MINUTI, FORSE ORE, TI SENTIRAI IN COLPA, LEI SARà TRISTE, ARRABBIATA, MAGARI CONFUSA, PERCHè UN ATTIMO PRIMA LE FACEVI LE COCCOLE, E AVRà IN MENTE SOLO UNA COSA”MAMMMAAAA! MAMMA NON è STATA CONTENTA DI ME!!” GIà. E DATO CHE SARà ARRABBIATA, NON SERVIRà A NULLA SPIEGARLE CHE NON è LEI SBAGLIATA, MA SOLO IL SUO COMPORTAMENTO! LA MIA SEVERITà, LA MIA APPARENTE IMPASSIBILITà DI FRONTE A UN SUO CAPRICCIO, COME LA VIVE? LA MIA TRISTEZZA DI FRONTE ALLA SUA IMPASSIBILITà QUANDO LE SPIEGO IL PERCHè DELLE COSE, IL MIO DESIDERIO CHE FINISCA TUTTO IN UN ABBRACCIO E AL TEMPO STESSO LA MIA INCAPACITà A PASSARE SOPRA ALLE COSE VOLANDO COME MOLTI SANNO FARE, COL SORRISO, IN CHE MODO LA TOCCANO DENTRO? AVREI VOLUTO ESSERE IN ETERNO LA MADRE CHE CONSOLA E COCCOLA, CHE PARLA ADAGIO E QUASI SUSSURRA LE PAROLE,CHE GIOCA E RIDE SPENSIERATA, E INVECE, MI RITROVO A GUARDARE SPESSO MIA FIGLIA DI TRE ANNI CHE CERCA CONFORTO TRA LE BRACCIA DEL PAPà, E NON CORRE PIù DA ME COL SORRISO COME PRIMA!!! CHE DIRE ANCORA? NOI GENITORI VORREMMO ESSERE PERFETTI PER LORO,MA LA PERFEZIONE NON ESISTE. SOGNIAMO IL PARADISO INVECE SIAMO SU UNA TERRA IN GUERRA, UMANI, IMPERFETTI, SOGGETTI ALLA DECADENZA FISICA COME TUTTO AL MONDO,E A SUBIRE LO STRESS CHE CI SIAMO CREATI NEI SECOLI. SCUSATE… VEDETE? ANCHE A VOI CHIEDO SCUSA, PER LA TRISTEZZA DI OGGI! IERI SERA NON HO CHIESTO SAPUTO CHIEDERE SCUSA ALLA MIA CUCCIOLA PER AVER PRETESO DA LEI CHE FOSSE LEI A CAPIRE ME, UNA ME CHE AVEVA PERSO LA PANZIENZA DI FRONTE AL SUO ENNESIMO CAPRICCIO CON AGGIUNTA DI SMORFIA E URLO, E LE HA DETTO DI ANDARSENE IN CAMERA SUA. L’INFANZIA è INFANZIA. NON è COMPRENSIONE, PERCHè PER COMPRENDERE I SENTIMENTI DEGLI ALTRI CI VUOLE SAGGEZZA, E A TRE ANNI SAREBBE MOSTRUOSO AVERLA. MAMMMMMMMMMA MIA, CHE MATTONE SUL GROPPONE!

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  2. Io penso che non solo non vogliano una mamma wonderwoman, ma che sarebbe un grosso sbaglio. Noi siamo il loro esempio, sia che un domani decidano deliberatamente di imitarci (e sarebbe la più grande conferma del nostro essere stati bravi genitori) sia che lo facciano per quel meccanismo involontario che ci spinge a seguire le orme di chi ci ha cresciuti.

    Io davanti alla grande cerco di essere naturale, ragionevole ma naturale. Anche nelle liti con mio marito, non le cerco, e per motivi pratici se devo parlargli di qualcosa di importante lo faccio quando sono a dormire (sennò chi riesce a parlare?), ma non evito le liti. Evito le esagerazioni, le urla, le offese, ma non le discussioni. Non litighiamo spesso, ma in 5 anni qualche lite la grande l’ha vista. E un paio di volte ci ha anche detto “non litigate”. Al che gli ho spiegato che non eravamo d’accordo su una cosa, che non è facile sempre parlare da calmi, ma che ci provavamo. E che comunque ci vogliamo tanto bene da far poi sempre pace. Una volta per un problema di famiglia ho anche pianto davanti a lei, non l’ho chiamata per l’occasione, ma era in casa con me, ero davvero triste e stanca e nascondermi non aveva senso. Le ho solo detto “mamma è triste, e stanca, e ora ha voglia di piangere, così dopo si sente anche meglio”. Mi ha abbracciata e le ho detto “grazie amore, è bello averti qui”.
    Un giorno da grande litigherà con suo marito, si sentirà triste per cose sue, avrà voglia di piangere. Ma saprà che è normale, che succede, che si supera, e non si sentirà in colpa.

    E da madre voglio lo stesso: voglio essere umana, sbagliare, urlare, esagerare, poterle dire “non ce la faccio proprio più oggi”. Un domani sarà madre, forse, e non si sentirà fallita perché proverà le stesse cose, perché sa che è normale, che non è lei sbagliata. E vivrà meglio.
    Però vorrei che non fosse la regola di ogni reazione. Il mio problema è che la rabbia, gli sfoghi, i capricci di mia figlia io li vivo come un affronto personale, come un’offesa insopportabile, toccano certe corde che non controllo. C’è una parte di me che mi dice “prova a fare così” e addirittura visualizza quello che vorrei fare, ma poi ce n’è un’altra che viene fuori e che fa quel che vuole anche se non mi piace.

    Prima che nascesse la grande ero una mamma convinta della “disciplina” nel senso tradizionale e ferreo del termine. Volevo una marionetta. Le difficoltà e mia figlia mi hanno fatto capire che sbagliavo, e ora sto provando a diventare la madre che guida e ascolta. Forse solo non ho ancora fatto il salto completo, e la vecchia mamma è ancora un po’ più forte, forse è legato al rapporto bruttissimo che ho con mia madre, forse è perché non mi sento mai adeguata e vedermi messa in discussione anche da una nana di 5 anni mi fa sentire troppo inadeguata. O forse mi ci vuole solo ancora tempo. Di sicuro ho fatto passi da gigante, con lei e con me, con la seconda sono una madre completamente diversa, se tornassi indietro di 5 anni non mi riconoscerei, lo sono nella vita, in casa, in tutto. Per ora provo a continuare così, spero non ci voglia troppo ad arrivare a un punto soddisfacente. Mal che vada sarò una nonna fantastica 😉

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  3. Io credo che i bambini siano molto più evoluti e capaci di capire di quanto noi adulti non ci aspettiamo. Bambino non è sinonimo di “piccolo incapace di avere un pensiero proprio”… Se chiedi scusa per auto-assolverti stai pur tranquilla che tuo figlio lo capisce. Così come è in grado di capire quando il tuo dire “scusa” è veramente un gesto di rispetto nei suoi confronti.
    Ci dobbiamo rassegnare al fatto che capita e ci capiterà ancora di sbagliare, anche se siamo adulti. Credo che sia impossibile non cedere al nervosismo a volte, e sono convinta che adulto non è sinonimo di perfetto.
    Io penso che mio figlio non si aspetti per mamma una “wonder woman” che è sempre allegra e capace di gestire tutte le situazioni facendo acrobazie da super eroe (anzi, penso proprio che gli starei pesantemente sulle balle!). Penso che desideri semplicemente essere rispettato come io voglio esserlo da lui. Penso che si aspetti lealtà da parte mia, e se sbaglio, è giusto che io lo ammetta.
    E non mi sembra strano.
    Io ho imparato moltissimo da lui in questo senso, ed ha solo 5 anni… Questo cosa vuol dire? Che mio figlio è più saggio di me? …probabile! 🙂

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  4. Si la parola “scusa ” può essere travisata, infatti c’è il chiedere scusa nel senso di “mi perdoni?” e cì+ il chiedere scusa nel senso di “ho fatto una cosa sbagliata, mi dispiace”.

    Il primo caso porta ad una relazione squilibrata, si chiede di fare qualcosa che magari uno non ha voglia di fare.
    Il secondo è una semplice presa di coscienza , un mettere al posto giusto la giustizia.
    Tu che sei adulto devi sapere quale è il comportamento che non va fatto, il fatto che sia successo ti mette solo al tuo posto tra gli esseri umani, ma negare il fatto che sia sbagliato è una colpa in più e lascia al bimbo la fantasia di pensare che forse invece è colpa sua.
    Perchè di fatto il bimbo ha già sue sensazioni e un senso di giustizia che sta confermandosi(ha la sensazione che sia così, e la vita glielo conferma), negare questo manda in confusione il bimbo perchè sente discrepanza tra quello che sente dentro, e quello che gli dicono che è giusto.

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  5. Cara Oipaz,
    dall’alto di una persona che fatica molto a chiedere scusa, concordo con Silvia. Ti assicuro che è un gesto che funziona e che riconcilia. Chiedere scusa non vuol dire autoassolversi perché la responsabilità di quanto fatto rimane e si dovrebbe poi cercare di non ripetere l’errore (facile, eh?). Non è una manifestazione di debolezza e non mina la nostra condizione di adulti.
    Certo, se poi si chiede scusa di continuo senza pensarci si perde di credibilità, però serve a fermarsi e a pensare.
    Colgo l’occasione per ringraziare di questi post, spesso quando sono stanca fatico a tenere la calma e cerco di pensare ai vostri consigli.
    Ciao

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  6. Io quando chiedo scusa non scarico una responsabilità. Non chiedo di essere perdonata o che si calmi. Semplicemente ammetto che ho sbagliato io.
    Tornando a stamattina, ho pazientato fino alla fine, sono scoppiata, avevo i nervi a pelle, sgrida e paternalizza, mi giro, si sta togliendo la maglia in macchina e urlo “ma chi ti ha detto di togliertela?”. E lei “ma io ho caldoooo” quasi piangendo.
    Dopo le ho detto “mi spiace amore per prima, hai fatto bene a toglierti la maglia se avevi caldo, mamma era arrabbiata e ha parlato senza pensare”. Lei mi ha sorriso, ma se non sorrideva era ugale, non gliel’ho detto per essere perdonata, gliel’ho detto perché non volevo che passasse il concetto “qualunque cosa puoi farla solo con il permesso di mamma. Hai caldo? chiedi se puoi toglierti la maglia, se non chiedi te la tieni, e se dice no te la tieni. Non importa se hai caldo, non decidi tu”. Non ha senso!

    Ecco, io non chiedo scusa per essere perdonata, non le ho mai detto “mi perdoni?” aspettandomi una risposta, anzi, spesso non me l’ha data. Io chiedo scusa per sottilineare che l’errore è mio e non suo, e per evitare che assimili concetti sbagliati. SE invece mi arrabbio per qualcosa di brutto che ha fatto (male alla sorellina) non le chiedo scusa, le dico che sono arrabbiata per quello, e che non mi piace.

    Se chiedere scusa diventa scaricare le responsabilità, allora nemmeno loro dovrebbero mai farlo. Per me chiedere scusa non vuol dire chiedere di essere perdonati (e tantomeno pretenderlo), vuol dire ammettere un errore e assumersi le proprie responsabilità, che è il contrario! Vuol dire è colpa mia, non piangere perché ti senti sbagliata (ad aver tolto la maglia), tu avevi ragione, ho torto io e mi dispiace. Punto.

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  7. Oipaz, capisco quello che intendi. Ma secondo me chiedere scusa, anche fosse solo per la forma in cui ci si è espressi, è prima di tutto un’azione civile.
    Se non lo faccio, non posso insegnarlo.
    Il fatto che chiedere scusa sposti la responsabilità sul bambino, mi sembra un eccesso di elaborazione del concetto. Chiedere scusa vuuol dire solo fermarsi e ammetere che c’è stato un errore: che non cancella l’errore altrui, che non chiede assoluzione. Mi rendo conto ed ammetto. Tutto qui.
    Io credo molto nel chiedere scusa e mi rendo conto che è molto difficile.
    I figli sono liberi di pensare anche male dei genitori, ma hanno bisogno di punti saldi: e quei punti siamo solo noi. Questa è la grande responsabilità dei genitori. Questo è il fulcro della difficoltà di essere padre e madre: non ti puoi mai tirare indietro ed ogni tua azione è “imparata” dai tuoi figli. Senza speranza che si distraggano mai: nel bene e nel male, imparano da quello che fai tu.
    Poi loro sono altro, sono se stessi. E comunque penseranno di te bene e male. Ma c’è un’età in cui non è proprio dei bambini pensare male dei genitori: non è nelle loro capacità e non è giusto chiederglielo.
    Nell’età in cui, anche nostro malgrado, stiamo insegnando con ogni passo, con ogni respiro, con ogni mossa, abbiamo il dovere di pesare le nostre azioni.
    Chiedere scusa è un esercizio di lealtà.

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