La disciplina con le sculacciate

“Non so più come fare, le ho provate tutte. Mio figlio non ascolta nulla, e fa sempre come gli pare.” Vi riconoscete in queste frasi? Se la risposta è si, allora è facile che tra tutte le cose che avete provate c’è anche la sculacciata, o scapaccione. Dare una sculacciata ben assestata può sembrare a volte l’unico atto di disciplina possibile. E probabilmente i sensi di colpa che potrebbero essere scaturiti da un atto spesso dettato più dall’impulso del momento che da un ragionamento, possono essere mitigati da frasi del tipo “una sculacciata non ha mai fatto male a nessuno”, oppure “io non alzo mai le mani su mio figlio, ma certe volte te le chiede proprio”. Penso che ormai sia opinione diffusa che pene corporali inflitte ai bambini non aiutano in nessun modo a crescere, però si continua a parlare molto, almeno in Italia, della sculacciata sul sedere, quella innocua che serve solo a mettere la parola fine ad un capriccio o a un comportamento che riteniamo inappropriato. Premetto che in molti paesi europei, se un genitore viene sorpreso a dare una sculacciata al figlio, rischia grosso, non ultimo una notte in carcere e persino il controllo di assistenti sociali. Siamo tutti daccordo che una sculacciata sul sederino, magari ancora avvolto dal pannolino, non provoca un dolore fisico lancinante. Ma si parla veramente solo di dolore fisico? E quando avrà 6-8 anni? La sculacciata leggera non aiuterà più, e forse sarà necessario ricorrere a maniere un pò più forti. E quando ne avrà 15 , e vi chiamerà con appellativi che non ritengo utile scrivere su questo blog, e sbatterà la porta uscendo di casa? Quale pensate possa essere la reazione migliore da parte del genitore? Se i problemi iniziamo a risolverli con una sculacciata, la situazione non può che peggiorare con il tempo.

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Lasciatemi chiarire subito un punto. E’ evidente che la sculacciata, almeno in giovane età, raggiunge molto probabilmente il risultato immediato di far smettere, almeno temporaneamente, un comportamento inaccettabile, quale ad esempio un capriccio. Ma quali sono le conseguenze più a lungo termine? Possiamo usare altre tecniche per ottenere lo stesso risultato?
Cerchiamo di capire quale è il nostro messaggio al bambino quando ricorriamo ad un gesto, diciamolo, un pò più estremo.

La regola del più forte

Uno dei messaggi più chiari è “io sono più forte di te, e se non la smetti con questo comportamento e non segui le mie regole, te lo faccio capire con la forza”. Il risultato è molto probabilmente raggiunto, perchè il bambino quasi sicuramente non vorrà ripetere l’esperienza. Ma non è raro che alcuni bambini più tenaci di altri, potrebbero iniziare a sfidare il genitore, generando un circolo vizioso in cui l’uso della forza fisica non può che aumentare, passando dalla sculacciata allo schiaffo, per degenerare. Finchè una delle parti è costretta a capitolare.
Inoltre questo insegna al bambino che vale la regola del più forte, e sarà difficile spiegargli per quale motivo lui non può alzare le mani su un suo compagno di giochi più piccolo, mentre sua madre o suo padre possono farlo su di lui.

Non ho tempo per te

Non ho tempo e voglia di fermarmi a preoccuparmi del tuo comportamento. Sono presa da altre cose più importanti (fare la spesa, preparare la cena, chiacchierare con un amica, parlare al telefono) e non ho tempo per le tue esigenze (sei stanca, hai fame, hai avuto una giornata difficile a scuola, hai bisogno della mia attenzione). Molto spesso i capricci vengono scatenati da un problema più profondo di quello apparente, e forse sarebbe utile fermarci a capire cosa sta succedendo in quella piccola testa.
Questo non significa dargliela vinta. Se non vogliamo che nostra figlia faccia i capricci, allora il messaggio deve essere chiaro: i capricci non sono ammessi. Ma cercare di capire cosa li stà scatenando, può aiutarci a trovare la strategia migliore per risolvere il problema.

Ammissione di debolezza

La sculacciata può facilmente trasformarsi da una manifestazione di forza apparente in una ammissione di debolezza. I bambini non ci mettono molto a capire che si agisce in quel modo perchè non si sa che altro fare per ottenere la loro attenzione.
Capita spesso di sentirci in colpa dopo che ci è sfuggita una sculacciata, e cerchiamo di riprenderci agli occhi dei nostri figli dicendo frasi del tipo “scusa, ma non mi hai lasciato altra scelta. Sai che non accetto questo comportamento.” Non c’è reazione peggiore di questa. Invece di assumersi le proprie responsabilità, si cerca di scaricare la colpa sul bambino. Sarebbe meglio ammettere di aver sbagliato per colpa nostra, invece che per colpa sua. Almeno si insegna che sbagliare è umano, e che è un grande gesto di maturità ammettere i propri errori e chiedere scusa.

Fine del dialogo

La conseguenza a mio avviso più inquietante, è il fatto che la sculacciata o scapaccione metta la parola fine al dialogo che stiamo cercando di creare con i nostri figli. Supponiamo per un attimo di avere una conversazione, anche animata, con un’altra persona, magari il vostro capo in ufficio, in cui state cercando di lamentarvi delle condizioni di lavoro, e vorreste più ferie (caramelle?). Come reagireste se il vostro interlocutore si mostrasse poco interessato ai vostri problemi dicendo: “basta così, le regole qui le faccio io. Se non ti sta bene quella è la porta”. Pensate di andare a chiedergli consigli la prossima volta che vi trovate nella stessa situazione? Oppure scenderete in sciopero rispondendo con forza a quello che ritenete un sopruso inaccettabile? Se è così, non vedo perchè vi aspettiate che vostro figlio o vostra figlia venga a parlarvi dei suoi problemi adolescenziali quando potrebbe avere bisogno del vostro aiuto.

Ma c’è un’alternativa?

E se invece vi avesse risposto dicendo: “mi rendo conto che la situazione non è delle migliori al momento (c’è confusione al supermercato e te sei stanca), e che questo ti sta portando a sopportare un periodo di stress. L’azienda però ha i suoi problemi (devo fare la spesa). Non posso concederti più ferie (caramelle), come stai chiedendo. Quale altra iniziativa potrebbe aiutare la tua situazione senza minare l’azienda?”

Un bambino di 4 o 5 anni può già arrivare ad elaborare una soluzione insieme a voi, soprattutto se lo avete preparato a questo tipo di esercizio in precedenza. Se il bambino è più piccolo, o comunque non è in grado di calmarsi da solo e offrire un’alternativa, allora la soluzione deve essere proposta dal genitore. Attenzione, non un cioccolatino in alternativa alla caramella, perchè questo insegna al bambino che fare capricci ripaga. Per avere qualche idea e farvi ispirare in merito potete leggere il nostro post Capricci al supermercato.

Se una volta nella vostra vita di genitore vi dovesse scappare una sculacciata, non è certo il caso di farsene un problema serio. Finchè il resto del tempo vi dimostrate aperti al dialogo, allora le conseguenze per il rapporto con vostro figlio non saranno certamente drammatiche (e magari chiedere scusa a posteriori, potrebbe portare ad un momento ulteriore di crescita). Però io ritengo che zero sia meglio di uno, e che il passo da “una volta” a “spesso” sia molto breve. Cerchiamo invece di insegnare ai nostri figli come affrontare le situazioni di crisi, senza bisogno della forza. Questo non solo ci farà risolvere la crisi del momento in modo più accettabile, ma sarà anche un ottimo insegnamento da applicare per risolvere litigi e disaccordi, anche nella loro vita da adulti.

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50 thoughts on “La disciplina con le sculacciate”

  1. Sono d’accordo con Luciana;anche io ho preso le sculacciate da mia mamma ,come usava negli anni 50,sulle sue ginocchia e belle forti;non voglio dire che mi abbiano causato traumi psicologici,me certo non ne ho un buon ricordo;sono servite? Mah!Forse si ma non ne sono sicura;mia madre era in buona fede e faceva quello che,allora facevano tante madri;credeva che qul tipo di punizione ,assai umiliante ,fosse giusta;io con le mie figlie non ho usato questi metodi,che comunque tante mie amiche hanno continuato ad usare anche negli anni 80(magari senza dirlo mentre mia madre se ne vantava quasi ,tipica la sua frase,”ieri ho sculacciato Lucia di santa ragione”detta alle amiche ).Io credo che le mie figlie non siano venute su peggio di me.

  2. Ciao!
    sto navigando nel vostro blog, ed ho trovato tanti spunti su cui lavorare: grazie mille…
    E volevo anche farvi i complimenti per la pazienza… trovo il vostro post molto equilibrato, e i commenti che ne seguono non sono sempre equilibrati allo stesso modo…
    io ho avuto dei genitori che hanno usato sculacciate, ‘mazziate’ (come si dice a napoli), e che hanno sempre usato la loro forza da adulti per piegare me bambina…non sono stati cattivi genitori, e non credo abbiano agito in cattiva fede… eppure mi hanno lasciato un senso di vuoto, un’incomunicabilità, un’ansia nel e del potere, che ancora oggi faccio fatica a gestire…
    Oggi sono anche io dall’altra sponda: ho un bimbo di 22 mesi, e sono incinta di 5 mesi… mio figlio inizia con i suoi primi capricci… fa il ‘baccalà’ quando non ha qualcosa che vuole, ci sfida, urla…insomma… è un bambino… eppure, adesso che sono dall’altra parte, ho anche capito una cosa: che si alzano voce e mani SOLO quando si perde la pazienza…
    e se si perde la pazienza…
    GAME OVER: YOU LOSE!!!
    Non lo sapevo quando ero piccola, e i miei genitori mi facevano ancora più paura: se avessi saputo che le loro erano ‘crisi isteriche’ dovute all’ingestibilità della situazione che gli avevo creato, avrei avuto meno paura: mi sarebbero sembrati più umani :D…
    Io perdo la pazienza con mio figlio, mi capita di alzare la voce, sculacciate no, ma talvolta se fa una cosa che non deve fare lo ‘tiro via’… sono comportamenti che non amo, perchè li faccio quando non riesco a gestire la situazione in altro modo… allora, aspetto, conto fino a … più di dieci, decisamente… mi calmo, e ricomincio daccapo… nel frangente magari anche il nanoide si è calmato e gli dico: ‘mamma ha perso la pazienza, perchè se fai questa cosa, ha paura che ti fai male…’ e si ricomincia…
    non è facile, e non credo di essere migliore di mia madre, solo che voglio crederci che ci sono altre vie possibili, che la sculacciata non è una soluzione, e che i bambini possono essere educati anche senza autoritarismi, ma con l’autorità dettata dalla maturità del nostro essere adulti… Che non vuol dire essere migliori di un bambino, solo avere più esperienza… e io non ho intenzione di utilizzare la mia esperienza per ‘somministrare sculacciate’ (permettetemi, ma questa è da brivido)… e quando capiterà che perda la pazienza voglio usare la mia esperienza e la mia maturità non per nascondermi dietro un dito e dire: ‘ben fatto, così in fondo si fa, con i bambini certe volte la forza è l’unica arma’, ma per riprendermi, rientrare nel mio ruolo di madre ed educatrice, e ricominciare daccapo… e meglio!!!

  3. l’ho sculacciato ieri..ma era un’ora ve lo giuro un’ora intera che tormentava sua sorella di 11 mesi..prima una spintarella, poi un pugno in testa, poi le graffia la faccia, poi le tira i calci, poi la sbatte per terra e prova a sedercisi sopra…quando alla fine è caduta e ha sbattuto la testolina contro la sedia non ci ho visto più..lo so che la violenza non si combatte con la violenza ma come faccio a spiegarglielo a parole?? ha 2 anni e mezzo e continua a dirmi: “ok mamma non lo faccio più” e dopo 10 secondi è lì di nuovo..non li posso lasciare un attimo da soli sono sempre terrorizzato non è più vita..

  4. dunque, entro per caso.
    leggo il titolo ‘la disciplina con le sculacciate’, leggo l’articolo, leggo le domande e le risposte. la lettura è lunga e assai impegnativa, a tratti ricca di esempi pratici e perciò molto interessante, a tratti invece è eccessivamente teorica e personalmente non ho un’idea precisa sulla validità delle teorie.
    Ma una cosa mi sorprende più di altre: il titolo è molto chiaro, non lascia spazio ad interpretazioni soggettive visto che è utilizzato il termine ‘sculacciate’, e purtuttavia invece di ‘sculacciate’ qua tutti parlano del colpo sulla testa, della sberla sul viso, del calcio nel sedere, della pacca sulla coscia, di botte alla rinfusa.
    domando allora: come mai così tante persone non conoscono il termine ‘sculacciata’?
    personalmente sono per le vie di mezzo, e in mezzo ci possono stare le sculacciate. penso invece che la violenza genera altra violenza e che anche la totale non violenza sia una violenza e perciò generi altra violenza.

    • @FRA64 il fatto è che spesso si parte da un discorso e ci si allarga su altri. E’ il bello delle discussioni libere, in cui si può ampliare, e toccare anche temi vicini. E dalla sculacciata allo scapellotto, o allo schiaffo non è che ci passi poi molto. Sempre di violenza fisica si tratta.

  5. @ Daniela

    E’ il commento di Emy del 12 May 2010 at 4:06 am

    A precisazione di quanto detto finora, ora siamo nella fase che ogni tanto mi molla qualche sberlotto qui e lì, per vedere l’effetto che fa.

    Al primo tentativo le dico di non farlo, al secondo tentativo le restituisco lo sberlotto esattamente nello stesso punto – facendo attenzione a non farle male ovviamente. Di solito ride, poi dopo due sberlotti si stanca e la smette. Non è molto autorevole vero? Forse dovrei tenerle le mani ferme ma confesso che la cosa diventa un gioco per me, o così almeno è adesso.

  6. Ma chi l’ha detto che sono indispensabili?? Io da piccola ne ho prese..e parecchie. E non erano quelle date simbolicamente, non era una pacchetta e via. Mia mamma me le dava “alla vecchia maniera”, belle forti e mettendomi sulle sue ginocchia, come si usava allora.
    Ho sempre pensato fosse una pratica barbara, anche se impartita in buona fede. Tanto è vero che, seppur molto diffusa, pochi osano parlarne. Sono cresciuta sana, è vero ma sono cresciute sane e per nulla viziate anche le mie figlie. E io non ho mai alzato verso di loro neppure un dito.

  7. Tecnica della sequoia? Ho cercato tra i commenti ma non l’ho trovata, dov’è? Come dire, ho una duenne che ieri mi ha fatto venire i capelli dritti (io predico bene, ma la pratica….). Quindi potrebbe essere utile anche a me!

  8. Solo per la cronaca, oggi al parco ho provato la “tecnica della sequoia” suggerita da Emy nel momento in cui Miriam stava per uscire dal marciapiede. L’ho presa in braccio e non l’ho mollata finché non si è messa a protestare, poi l’ho guardata negli occhi e le ho detto “non si attraversa senza la mamma”, lei mi ha guardata e mi ha detto di sì. Ripeterò l’operazione ad libitum, vediamo se la sequoia sarà una versione alternativa in disciplina all’up&donw di Tracy Hogg per il sonno 😉

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