Mammadifretta: bloggare a sud

Rileggendo un po’ le interviste ai blogger fatte finora, mi sono resa conto che tutti provengono dal Nord Italia e, non avendo ovviamente nessun pregiudizio nei confronti dei blogger del Sud, mi sono chiesta perché faticavo a trovarne. Ho pensato allora di girare la domanda a Maria Pia, la Mammadifretta che tutti conosciamo e che ho avuto il piacere di incontrare al Social Family Day a Milano. Lei è reduce da un recente trasloco a Bologna con tutta la famiglia, ma il suo blog ha visto la luce a Licata.

Ti sei da poco trasferita a Bologna dalla tua amata Sicilia e hai raccontato nel tuo blog questa esperienza: come la stai vivendo? come hai spiegato a tua figlia il cambiamento?
Ci avrei scommesso che avremmo iniziato dall’emigrazione 🙂
Io, tutto sommato, la sto vivendo abbastanza bene. Dico tutto sommato perchè ho con la Sicilia una forma di amore-odio che tiene ben saldo il cordone ombelicale. L’odore del mare, il sale tra i capelli… non so cos’è. Forse il mare di Sicilia dà davvero la vita ai suoi figli ed è come un richiamo. Tornare in Sicilia, solo di viaggio nave-macchina (abbiamo un gatto e questa è stata, a mio parere, la soluzione migliore) mi costa come due settimane in Croazia, all inclusive. Eppur si torna. Gli Emiliano-Romagnoli sono favolosi, sono vivi, vivaci e lavoratori. E poi sono socievoli. E solari. E hanno una cosa in comune con i Palermitani: adorano il buon cibo. A Bologna festa vuol dire cibo, se è possibile, anche pìù che a Palermo. Il che è difficilissimo.
Per Sarah all’inizio è stato semplice. La casa col cancello automatico, una stanza tutta per lei, l’emozione della novità, i parchi (noi non vivevamo a Palermo, tra parchi e moschee, ma in provincia, sulle montagne che a far l’altalena ti ritrovavi a Ustica, tale era la pendenza). A un certo punto le mancavano i suoi compagnetti, “ma solo M.”. Non abbiamo avuto un’esperienza eccellente alla materna. Appena ho potuto, anche economicamente, l’ho iscritta al centro estivo. Adesso ha nuovi amici, vuole tornare a Licata (siamo originari di lì) ma dice che poi vuole tornare. Mi sta bene, la motivazione principale che ci ha fatto smettere di lottare contro tutte le cose che non vanno in Sicilia, è stata provare a darle un futuro migliore. E a quanto pare ci stiamo riuscendo, perché già è molto meno timida. Non ha mai chiesto perchè… non gliel’ho mai spiegato. I bambini hanno mille risorse, ed evidentemente la sua vita è cambiata… in meglio.

Perché, a parte alcuni esempi illustri, ci sono pochi blogger del Sud?
Internet è poco diffuso. Lo so sembra incredibile, ma è così. Purtroppo negli ultimi anni c’è stata una nuova ondata di migrazione, verso le regioni del nord Italia, verso la Germania, l’Inghilterra. Ma contrariamente all’ondata degli anni ’60 è una migrazione fatta di gente colta, che sa fare, che pensa e che alla fine decide. E devo contraddire Saviano, è più facile rimanere che andarsene. Diciamo che la percentuale di chi è in grado di usare internet in maniera davvero utile a quel punto è davvero bassa. Io ho lavorato in ospedale, e credimi a volte si ha una dimensione del tempo rarefatta. Di contro la maggior parte dei blogger sono concentrati comunque in zone costiere, Palermo e Catania, il Salento, la Campania dove comunque si ha un’apertura mentale maggiore. Il punto è che, non volendo esagerare, se portassimo le due fazioni a “Ciao Darwin” noteremmo molte diversità. Questo non significa che ci siano i migliori o i peggiori. Semplicemente due modi di vivere diversi. Ad esempio al Sud le donne che lavorano sono poche, condividono la loro vita con le mamme, spesso anche con le nonne. Il bisogno di condividere in rete in realtà non c’è. Io ho aperto il blog perchè a un certo punto ci stavo stretta. C’è da dire che fioriscono i blog che fanno informazione locale, anche a più mani: io stessa collaboravo in incognito con uno di loro. Si era scelto di non usare nick “conosciuti” in rete, di non fare autopromozione, proprio per dare maggior rilevanza ai contenuti che a chi li scriveva. Per cambiare bisogna sapere. E ormai, senza la rete, ciò che puoi sapere è limitato. Insomma il sunto è: chi ha gli strumenti per aprire un blog sta andando via. Infatti i blog di finti milanesi che in realtà hanno radici meridionali pullulano.

Nel tuo blog tratti di homeschooling, com’è nata l’idea di praticarlo?
Beh, il mio è un homeschooling non rivolto all’imparare fine a se stesso. Io so, perchè l’ho vissuto, che imparare, conoscere, amare l’apprendimento in ogni sua forma, è una Risorsa incredibile, in grado di tirarti fuori anche da periodi di profonda solitudine, e perchè no, paura. A mio modo di vedere, la scuola non dovrebbe insegnare concetti, ma insegnare ad imparare. Io non leggo libri per insegnarle chissà quale teoria astronomica, ma perchè spero che domani ami leggere, che abbia un’indipendenza mentale tale da non aver difficoltà nel dire a 30 anni “cambio vita”. Indipendenza mentale vuol dire anche reagire alle avversità della vita, può voler dire crearsi un’alternativa. Io voglio che ce l’abbia. Insomma, cerco di farle amare l’apprendimento, infatti anche se ero titubante l’ho mandata prima al nido, poi alla materna. E’ un homeschooling part-time, che vuol dire soprattutto gioco. Nonostante oggi io possa affermare che dell’istituto commerciale che ho fatto ricordo poco a livello di apprendimento, i miei ricordi più belli sono legati alla scuola. Ad oggi dico che purchè porti la sufficienza a casa mi importa poco dei voti scolastici, ma mi importa che la sera magari legga un libro, che lo porti sempre con sè come facevo io, che legga un fumetto (magari Dylan Dog così me li passa), che impari a discernere. Essere geni non è sempre un vantaggio, lo è invece saper vivere.

Ti avvantaggia, come genitore, il fatto di essere infermiera pediatrica, oppure sei ansiosa come tutte noi?
Mi viene da ridere.
C’è un vantaggio nel NON essere infermiera pediatrica, ed è il NON sapere. Per dire, ricoverano un bambino con la gola infiammata, la madre non è infermiera, il medico le dice “ha le tonsille infiammate.” La mamma sta serena.
L’infermiera chiede che batterio è, chiede di vedere la cartella, e legge stafilococco, e non vede più le tonsille infiammate ma una sorta di insetto che sta tentando di mangiare il figlio… Deve fare mille sforzi per fidarsi. Specie se malauguratamente vieni dal policlinico universitario e la figlia è ricoverata in un minuscolo ospedale di provincia. Fai fatica a non mettere bocca e hai la macchina in moto già pronta a portare tua figlia nel “tuo” ospedale. Se dici morbillo, rispondo meningite… insomma è dura. Non sono ansiosa come tutti voi, di più.
Però ci sono i vantaggi. L’anno scorso mia figlia ha avuto una bruttissima crisi asmatica, non respirava più, era viola. Mentre eravamo in macchina verso l’ospedale le ho dato del cortisone, senza prescrizione medica (non sapevamo ancora fosse asmatica, di fatto era un “broncospasmo”). Ho preso il coraggio a due mani, mi sono detta “coraggio, hai visto di molto peggio, è una bambina che sta male, non è tua figlia che non respira”… Al pronto soccorso si sono complimentati (ovviamente ho detto che ero infemiera, Non mi date ai bambini il cortisone al primo raffreddore!). E poi mille volte ho evitato il ricovero per l’acetone. Insomma, tutto sommato i vantaggi bilanciano gli svantaggi.

Cosa ti dà in termini di informazioni e competenze la rete di mamme che frequenti online?
Partiamo dal presupposto che non ho mai seguito o cercato consigli su cacche e pannolini, non è presunzione, le mie ricerche le facevo cercando informazioni scientifiche, perchè ho sempre creduto nel mio lavoro come un lavoro da professionista. Le competenze che ne ho ricevute erano e sono soprattutto competenze umane. Di condivisione, appoggio, sapere che certe situazioni non le vivevo solo io. Ho imparato ad essere mentalmente più flessibile e meno ancorata alle mie idee, e nel tempo anche a fuggire dai discorsi infuocati che spesso si creavano su temi delicati. Ho imparato anche a dare valore a me stessa, cosa che, devo dire, mi mancava molto. Poi è arrivata l’esperienza con le ragazze di Quandonasceunamamma: ho imparato che se le mamme mettono insieme le loro competenze ciò che nasce è una rete, una forma di aiuto, che ha davvero pochi eguali. E quindi mi trovo nuovamente ad abbattere muri, magari non urlando “vade retro, satana!” a chi mi propone i fiori di bach come cura. Ti assicuro che per formazione scientifica e mentale, fino a poco tempo fa, l’avrei fatto. 🙂

– di Chiaradinome

Prova a leggere anche:

Previous

Giochi semplici e autoprodotti da fare d’estate

Vacanze senza figli: una mano santa

Next

18 thoughts on “Mammadifretta: bloggare a sud”

  1. Brava Chiara (come sempre) e brava mammadifretta. Straquoto la parte sull’infermiera pediatrica. Mia moglie è medico e le ansie da conoscenza sono sempre maggiori di quelle da beata ignoranza…
    Poi, spesso, è anche un bel vantaggio..
    besos

    Reply
  2. Alzo la mano. Anche io bloggo al sud. Sono lucana e, dopo aver vissuto in giro per l’Italia, tra Nord, Centro e Sud, ho deciso di vivere nel Salento, dove bloggo e lavoro. Ho aperto il primo blog su Splinder non ricordo più quanti anni fa, poi un giorno l’ho chiuso perché avevo bisogno di riflettere su come usare meglio il web. Qualche anno dopo ho aperto un sito, che è il maggiore strumento di promozione della mia attività di traduttrice freelance. E poi è nato il mio blog apprendista mamma, che è un gioco e niente di più. Insomma, il web per me è serio e faceto, lavoro e tempo libero, fonte di informazione e mezzo di svago. Ci sono meno blogger al Sud che al Nord, è vero, però è vero anche che ci sono alcuni luoghi comuni sul Meridione che forse bisognerebbe cominciare a sfatare. Io ho scelto di vivere al Sud, un Sud che non è nemmeno casa mia, e per poterlo fare mi sono creata un lavoro “portatile”. Però è vero, ci muoviamo poco, un po’ perché forse siamo pigre o stiamo troppo bene dove siamo, un po’ anche perché, come dice mammadifretta, i mezzi di trasporto scarseggiano e qualche volta sono troppo costosi.

    Reply
  3. infatti @ondaluna, era quello che volevo intendere, anche giù ci sono realtà e realtà e c’è una sorta di concentramento. Anche io ho molte amiche “della vita che fu” che usano internet, ma in modo sterile-
    Poi ci sono realtà come l’entroterra che danno da pensare, sotto tutti i punti di vista.. Grazie della tua risposta 🙂

    Reply
  4. Eccomi. Siciliana, mamma, laureata, pluri-specializzata, libera professionista.
    Su internet ci vivo, ci “gioco”, ci lavoro. Sono in rete da prima di diventare mamma.
    Non la sento come una cosa “anomala”, ma io vivo in una grande città costiera, per stare nelle parole della nostra Mammadifretta.
    Molte amiche e colleghe usano internet, ma quello che fa la differenza, credo, e’ il modo di intenderlo: io della rete mi sento “protagonista”, sono una che (senza essere iscritta a nessun forum) in rete parla, dice, si interroga. Probabilmente do più informazioni di quante ne cerco o ne chiedo, ma mi piace pensarlo come un mezzo di comunicazione al pari di altri, solo con qualche potenzialità in più.
    Mi piace che sia un mezzo per restare in contatto con un gruppo di persone che ormai reputo amiche, che sia spesso occasione di incontro e di opportunità.. Mi rammarica il non poter partecipare a tutti i “meeting” con location al nord, anche se talvolta vado, ma prendo il meglio di ogni “contatto” che questo mondo riesce a darmi.

    Reply
  5. eccomi all’appello. mamma pugliese che ha un blog. condivido quello che dice la mia cara amica mariapia ma in parte. o almeno la mia zona è altamente informatizzata e c’è anche un’alta percentuale di laureati. purtroppo senza lavoro. perchè purtroppo la laurea è stato per molti la scelta obbligata, un proseguire il cammino scolastico per mancanza di aziende che proponevano assunzioni una volta terminato il liceo. e questo forse ha causato un problema ancora più grave poca mano d’opera disponibile e tutti a cercare un posto in base al proprio livello di studi, che purtroppo non c’è e non c’è mai stato (e di qui l’emigrazione) e le aziende continuano a mancare e, come blogger, manca anche il nostro rapporto con loro, forse perchè anche noi non lo sappiamo gestire, o pensiamo che non ce la faremo mai. e forse questo è davvero il nostro vero male, la rassegnazione che non riusciremo a cambiare le cose, nemmeno le nostre vite, continuiamo a vivere con la convinzione che “Qui è così”. il web è una nuova opportunità, per allargare i confine, per provarci, per crederci…ma io credo che facciamo proprio fatica a crederci. ovviamente sbagliando in pieno. un abbraccio a tutte.

    Reply
  6. Ciao Maria Pia, che bella intervista!! Anch’io sono del Sud, pugliese per la precisione ed effettivamente facevo la tua stessa riflessione, evidentemente da noi non c’è ancora la “mentalità da web”, e addirittura molti non credono neanche si possa lavorare nel web.
    Io sono stata una di quelle che aveva fatto il grande passo del trasferimento al nord, per lavoro, ma appena ho avuto la possibilità di tornare nel mio paese l’ho fatto, dopo 3 anni, non ho avuto abbastanza coraggio, mi rendo conto che lavorativamente parlando ho buttato dalla finestra un’opportunità… ma tutto sommato non mi pento. la mia vita sarebbe stata sicuramente differente, ma forse non migliore.
    Un abbraccio dalle spiagge pugliesi!!

    Reply
  7. Io sono una blogger del sud. Una che è partita e poi tornata. Dopo l’università: un master a Roma, anni di lavoro a Milano e poi anche in Toscana. E infine di nuovo Palermo.

    Perché le radici di un isolano, e soprattutto di un Siciliano, sono lunghe ma difficili da spezzare.

    Ora mi ritrovo quasi sulla soglia dei 40, felicemente ambientata nella mia città natale. Ho due nani gemelli di 10 mesi, un compagno che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo e un lavoro stimolante che mi porta a viaggiare spesso, in giro per il mondo.

    Forse per amare ancora di più la propria Terra bisogna andar via e poi tornare. E io lascerò andar via i miei figli, quando me lo chiederanno.

    Tornare è la cosa più difficile.

    Adesso il mio sguardo punta fuori dalla finestra e vede il mare. Che brilla di riflessi dorati.

    Non c’è nessun posto al mondo bello come questo.

    😉

    Reply
  8. Che bello sentire Maria Pia, che conosco da pochissimo in rete, ma mi basta, anche parlare qui, perché le interviste ti danno un modo diverso di avere informazioni su una persona.
    (Ricordo poi che l’ Abruzzo ufficialmente fa parte del sud e di blogger abruzzesi ne conosco parecchie, Chiara, mi sa che ti devi fare un giretto nel roll del mio vecchio blog:-))
    Quanto riconosco tutto quello che dici. Io da anni non faccio vacanze se non incidentalmente, perché ho bisogno di tornare a casa a ricaricare le batterie, cosa che appunto, costa più del villaggio turistico altrove.

    Reply
  9. @Supermamma c’è la pigrizia, ma è pure vero che per esempio da Palermo un andata e ritorno in giornata, anche low vost, andava sui 400 euro!!! a parte quello ipotizzando che io fossi stata a Licata..c’erano 2 ore per arrivare a Catania..insomma anche la viabilità non aiuta…io penso che dovrei rifare la Salerno -Regio Calabia…e mi viene il panico!

    Reply
  10. Hai proprio ragione mammadifretta! Sono venuta due volte a Milano e da Sorrento ero quella che veniva da più sud di tutte, diciamolo siamo anche un pò pigre, non credo certo di essere l’unica rappresentante del sud! Ed é vero che facciamo molta condivisione vis’ a vis’ infatti ho aperto il blog quando Second era in età scolare e avevo tanto tempi libero, non per cercare notizie per quelle ho “usato le amiche con figli” diciamo che almeno dalle mie parti abbiamo fatto anche i figli tutte insieme e questo ci ha aiutate molto.

    Reply

Leave a Comment