Il referendum: riflessioni sull’acqua

Dopo le riflessioni sul nucleare di qualche giorno fa, eccoci a parlare di acqua, in vista del referndum del 12 e 13 giugno. Acqua che diamo per scontata quando ci laviamo, facciamo partire lavatrice e lavastoviglie e che spesso sottovalutiamo, ad esempio quando acquistiamo l’acqua in bottiglia anzichè bere quella di rubinetto.
Prima di riflettere sui quesiti del referendum ricordiamoci, da ecogenitori, che è una risorsa naturale e primaria che, come ci ricorda la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’accesso all’acqua è pure un diritto umano universale e fondamentale.
Nessuno ce la vuole togliere, per carità, ma il tema dell’acqua è davvero delicato, forse emotivamente ci prende meno del nucleare, ma anche qui entrano il gioco molte questioni che riguardano un bene necessario: si parla di bene comune, ma anche della necessità di investimenti per migliorare le reti idriche, investimenti che gli enti pubblici faticano ad affrontare.
Nel settembre del 2009 il governo italiano ha approvato un decreto, poi convertito in legge (nota come legge Ronchi), che muove a passi decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici, un po’ come è stato fatto in passato con altri servizi (energia elettrica, treni, telefonia). Nei primi mesi del 2010 su tutto lo stivale movimenti, associazioni e organizzazioni nate proprio sulla spinta … dell’acqua, hanno raccolto un milione e mezzo di firme (ne bastano 500.000) per proporre un referendum che vada ad abrogare alcune delle norme di questa legge. Dei tre quesiti proposti ne sono passati due e tra qualche giorno ci troveremo a scegliere per il si o per il no, perchè noi tutti ecogenitori andiamo a votare, vero?
Il primo quesito (scheda rossa) ci chiede se vogliamo o no che una quota dei servizi idrici vengano affidati a operatori privati. I promotori del referendum, che propongono di votare SI (cioè non vogliono i privati nella gestione del servizio idrico) dicono che non è giusto che una risorsa come l’acqua sia data in mano ai privati, che non è giusto obbligare i comuni a diminuire la loro quota di partecipazione nelle società che gestiscono i servizi (le classiche municipalizzate), che una risorsa come l’acqua deve essere controllata dal pubblico, cioè da tutti noi, e non da un privato che ne può fare strumento di business e, quindi, potenzialmente speculare o comunque fare in generale i propri interessi.
Coloro che vorrebbero mandare a monte il referendum con il NO o il non-voto sostengono invece che la legge non vuole privatizzare l’acqua, bensì la gestione dei servizi e che demandare ai privati è necessario perchè sono gli unici che possono fare degli investimenti per migliorare la rete idrica che in Italia è malridotta e piena di perdite.
Ecco quindi che arriviamo al secondo quesito (scheda gialla) che ci chiede se vogliamo o no che il prezzo delle bolletta possa anche remunerare il capitale investito. Cioè, visto che i privati dovrebbero investire parecchi soldi, la legge vuole fare in modo che abbiano anche un utile.

I movimenti per l’acqua, sostenitori del SI, non vogliono assolutamente questa norma perchè sostengono che proprio così l’acqua diviene una merce su cui il privato ha un margine di guadagno. Inoltre dicono che, se anche diminuissero i consumi, i privati potrebbero comunque aumentare le bollette, proprio grazie a questa norma. I sostenitori del NO, sostengono che non si può fare altrimenti per avere un investitore privato.
Ecco, pensiamoci bene bene prima di votare.
Questo referendum secondo me (e non solo secondo me ;)) è davvero un’occasione per  riappropriarci non tanto e non solo dell’acqua o delle scelte energetiche, quanto in generale della politica, è davvero un’opportunità per riconquistare il terreno perduto dalle persone che si sono allontanate dalla politica dei palazzi. A me sembra che usare l’acqua come base per un investimento privato sia un modo per depredare il nostro mondo, sia un guadagnare su qualcosa che è di tutti e che, per la quota indispensabile, dovrebbe essere persino gratuita, che i nostri palazzi dovrebbero imparare a gestire le aziende municipalizzate con il cuore, pensando ai cittadini, non alla remunerazione del capitale… ecco l’ho detto, non ce la faccio a starmene zitta,  sono per il SI :D.
Votate con la testa, ma anche un po’ con la pancia!

Elisa – MestierediMamma.it

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13 thoughts on “Il referendum: riflessioni sull’acqua”

  1. (solo che si puo’ perfettamente avere un servizio privo di rilevanza economica ma gestito da privati, in altri Paesi hanno dimostrato che e’ possibile, in Italia lo spettro del privato e’ sempre ululante dall’armadio)

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  2. e’ vero bagigio, anche se l’esempio dell’idraulico e’ un neo di quell’articolo che risulta non molto felice come esempio, ma il resto dei commenti mi paiono ben argomentati. Cosi’ come mi e’ parso interessante questo: http://www.wateronline.info/?p=2793 soprattutto quando smitizza un altro esempio banalizzante che ho sentito in questi giorni (finiremo per pagare anche l’aria) quando paragona l’acqua non tanto all’aria, ma al cibo, e al fatto che non e’ detto che debba esser gratis per forza. Di quest’ultimo articolo mi ha colpita una frase, che per me e’ stata la molla che mi ha fatto decidere per votare in primis, e per votare si (pur con tutti i distinguo che facevo sopra), e cioe’ che la scelta non e’ tanto fra privato e pubblico, ma fra un servizio “economico” e uno “privo di rilevanza economica” (che poi si applica a molte cose, tipo la scuola)

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  3. @supermambanana, non ne usciremo vivi:
    l’articolo che tu citi è di parte, Travaglio è “molto” di parte
    ognuno dice le proprie ragioni (ovviamente) mettendo l’accento su quello che interessa loro, faccio solo 2 esempi:
    Non ho ancora letto tutto Travaglio ma certamente stiracchia la verità quando dice che la legge obbliga il controllo del privato sulle società di gestione: è vero solo per le società quotate per le altre il 40% non è la quota di controllo.
    Lavoce.info fa un esempio non corretto quando parla dell’idraulico che può essere scelto tra un professionista esterno o uno “assunto”: in realtà la legge “impone” se vogliamo restare nell’esempio, che l’idraulico sia esterno (almeno al 40% o 70%) solo se viene abrogato quell’articolo resta la possibilità di scelta e, attenzione, non l’obbligo che il servizio sia erogato dal pubblico.
    per fortuna siamo abbastanza scafati da trovare il giusto e l’esagerato da chi sostiene una tesi e anche da chi sostiene l’opposto
    grazie a chi segnala articoli interessanti

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  4. @deborah, Travaglio si parla chiaro, ma e’ anche chiaramente di parte, ergo per me non e’ un giornalista, secondo i miei standard, (e’ un’opinionista ormai, non un giornalista), sto cercando di trovare una fonte piu’ sopra le parti

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  5. questo e’ il quesito (o la coppia di quesiti) su cui ho le maggiori perplessita’, e di triplice natura. Innanzitutto, non credo che sia un quesito referendario: mi pare una cosa molto “tecnica” che dovremmo come nazione lasciare nelle mani del legislatore, non mi pare che intacchi (opinione personale) un “diritto fondamentale”, non credo a questa cosa, mi pare una questione da “economia domestica” che non dovrebbe chiamare alle urne. In secondo luogo, legato a quanto detto sopra, trovo non opportuno che, per il fatto che la questione sia assurta a livello da referendum appunto, si sia costretti per legge a dare voce in capitolo a noi expat: non credo che chi vive altrove, e quindi si ritrova l’acqua in casa come meglio ha creduto di gestire la cosa la nazione che lo ospita (per noi in UK per esempio c’e’ un regime semi-privato) abbia il diritto di dire come in Italia ci si debba regolare. Se devo parlare pragmaticamente, a me come funziona in UK non dispiace, mi convince l’organizzazione: devo dar retta a questa inclinazione, o devo al solito mettermi nei panni di “come vanno le cose in Italia”? E infine, non sono ancora riuscita a capire fino in fondo le implicazioni del votare SI, per il fatto che non e’ tutta le legge ad essere cambiata ma, al solito, soltanto una frase: non ho capito cosa abrogare questo passaggio comporti, e nello specifico, ho trovato molto interessante questo articolo http://www.lavoce.info/articoli/pagina1002313.html – ho chiesto un po’ in giro conferme o opinioni ma non ne ho avute, quindi ne approfitto per rigirare la palla qui a GC e capire come lo leggereste voi questo pezzo (non che per me faccia differenza ormai, visto che ho gia’ votato, ma giusto per amore di dibattito).

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  6. Io ero incerta sul primo quesito perché in generale non sono contraria ai privati nella gestione delle utilities: ad esempio per l’energia mi sembra che la diversificazione stia portando una maggiore concorrenza, per il telefono l’ingresso dei privati è stata una rivoluzione copernicana.
    Se capisco bene però con la legge attuale c’è l’obbligo di far subentrare i privati, questo mi lascia perplessa e mi orienta più verso il sì.
    Per il secondo quesito, vorrei dare un giudizio più “tecnico”. la gestione delle utilities può non essere redditizia per i privati perché spesso le tariffe sono controllate. Quindi, solitamente lo stato offre degli incentivi, che possono essere benefici fiscali o un impegno a integrare le tariffe in caso risultino inferiori a un livello prestabilito. Questo per mitigare il cosiddetto rischio di mercato, il rischio cioè che i consumi (e quindi i ricavi) calino. Sono principi comuni nelle cosiddette operazioni di project financing.
    In questo caso però, lo stato scarica il rischio di mercato sui consumatori e il gestore può aumentare la tariffa se calano i consumi, al fine di mantenere costante le entrate.
    Trovo questo principio fuori dalle logiche standard di mercato ed è per questo che voterò convintamente sì.

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  7. Ecco, quello sull’acqua è il mio unico dubbio… I servizi privati possono disporre di più fondi, quindi anche dare servizi migliori. Ma le due cose non sempre sono così collegate… Se il privato ci marcia? (e ditemi che non ci si marcia…).

    Non lo so, l’idea di privatizzare un bene pubblico non mi piace. L’acqua è di tutti e basta. Non sono ancora così sicura, ma per ora è SI.

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  8. Per esempio c’è questa sintesi: http://www.ilpost.it/2011/06/03/guida-ai-referendum-abrogativi/
    E’ vero che c’è un gap profondo tra il senso comune sul referendum e gli aspetti tecnici relativi (e il segnale è che la gente continua a parlare di privatizzazione dell’acqua anche se non è corretto), ma io coglierei l’occasione proprio per mandare un segnale politico: quello che intendiamo che la cosa pubblica sia gestita dal pubblico ed i servizi essenziali siano garantiti a tutti. E’ ovvio che poi bisogna essere consapevoli che questo ha un costo, e che se sui servizi non c’è la speculazione del privato ci deve essere l’impiego delle risorse finanziarie comuni (quindi, tasse) ma io penso che è a questo che le tasse dovrebbero servire 🙂

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  9. Secondo me non è che dove sono arrivati i privati funzioni tutto a meraviglia.
    Usciamo da sogno degli anni 80. Il privato non è la panacea per tutti i mali.
    Votiamo Sì!

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  10. cosmic: è assolutamente vero che non è facile essere informati correttamente, anche se, avendo a cuore la questione ed un po’ di tempo, le informazioni in rete ci sono (meno su giornali e televisione).
    Giustamente dici che già ora la gestione dell’acqua può essere gestita da società private o miste pubblico/privato ed è anche vero che si introduce l’obbligo di gara (cosa giusta pur sapendo come sono gestite le gare, vi assicuro che conosco la materia) ma quello che a me non piace è che diventi obbligatorio che il privato entri “obbligatoriamente” per almeno il 40% nelle società di gestione di questo servizio ed addirittura almeno il 70% per le società quotate, significa che anche a Milano e provincia, dove la società di gestione è pubblica e funziona, deve per forza diventare mista con l’entrata di privati.
    Comprendo che dove il pubblico non arriva, se il privato riesce a dare un servizio migliore benvenga, ma la questione è delicata, vuol dire che ci siamo rassegnati al fatto che la politica e le istituzioni non funzionano. Cosa pensate se qualora la sanità non funzioni (non siamo lontani dalla realtà) si decida di passare obbligatoriamente alla sanità privata dove i cittadini devono pagare anche i servizi essenziali, oppure, se il comune non ha soldi per sistemare le strade, allora interviene un privato che ha la possibilità di mettere un pedaggio in base al “capitale investito”. No non dobbiamo rinunciare a pretendere che le istituzioni e la politica funzionino.
    È facile ideologizzare queste questioni, e ragionare per partito preso invece che essere concreti, ma un po’ di ideali ce li dobbiamo mettere nel nostro vivere quotidiano, altrimenti ci appiattiamo. Dobbiamo, come dice mestieredimamma, riappropriarci della politica, intesa come bene comune.

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  11. si si si e ancora SIIIIIIII!
    mi farebbe piacere anche una riflessione sull’ultimo quesito, ma forse non è la sede più opportuna.
    anche se, visto che si tratta di una legge-spazzatura, potrebbe interessare agli eco-genitori? 😉

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  12. non mi sembra esatto quello che scrivi. l’acqua è già privatizzabile, e di fatto è già gestita da società private in molti comuni italiani. il primo chiesito vuole abrogare il decreto che ha reso obbligatoria l’istituzione di una gara a evidenza pubblica per l’affidamento della gestione dei servizi idrici o a imprenditori e società privati oppure a società miste pubblico/privato. quindi l’acqua (o meglio la sua distribuzione) era privatizzabile prima e lo sarà ancora, sono solo le modalità con cui si decide a chi affidare la gestione del servizio.
    ognuno voti ciò che crede purchè si informi su cosa sta votando realmente, e PENSI con la propria testa prima di decidere cosa votare. io ho avuto davvero tanta difficoltà a capire come stanno realmente le cose perchè sui nostri giornali la disinformazione è allarmante.

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