Bene comune e responsabilità nella scuola svedese

Quale è il ruolo della scuola nell’educazione alla civiltà e al rispetto degli altri e delle cose comuni? Ecco il racconto di alcune prassi adottate in una scuola svedese per rendere la scuola un luogo di lavoro piacevole e allo stesso tempo insegnare ai bambini ad essere buoni cittadini.

Sin da quando hanno iniziato questa splendida avventura scolastica, scopro giorno dopo giorno che a scuola dei miei figli c’è una certa attenzione per insegnare ai bambini ad assumersi responsabilità sempre crescenti. Devo dire che quella della responsabilità è proprio una filosofia di vita, un modus operandi totale, che va oltre la singola attività specifica. E’ un insegnamento a tutto tondo che parte dall’imparare ad avere cura delle proprie cose nel proprio armadietto, all’avere cura del materiale scolastico in dotazione (finora noi non abbiamo comprato nemmeno una matita e il grande frequenta il quinto anno di scuola dell’obbligo), ma che si estende anche all’assumersi un certo livello di responsabilità per come le cose funzionano in classe e a scuola in generale. Oggi voglio raccontarvi 3 prassi che mi piacciono in modo particola:

Il tutoring dei più piccoli

La scuola svedese inizia a 6 anni con un anno zero completamente dedicato al gioco e all’apprendimento di quelle che sono le routine scolastiche. Lo scopo principale di questo anno è quello di formare il gruppo classe che lavorerà insieme negli anni successivi: se si lavora bene con la classe durante l’anno zero si prevengono situazioni di mobbing, ma soprattutto si crea lo spirito per poter lavorare in modo costruttivo negli anni seguenti perché i bambini diventano anche amici. In questo periodo inizia anche il tutoring in cui ogni bambino viene affidato ad un tutore che va in terza. Durante l’anno si programmano regolarmente incontri tra i bambini e i tutori in cui sono organizzate delle attività da svolgere insieme, tipo risolvere un indovinello, scrivere e illustrare una storia insieme, o dei semplici giochi.

"Sei il migliore, veramente il migliore"
“Sei il migliore, veramente il migliore”

La mattina del giorno in cui avrebbe conosciuto il suo tutor,  mio figlio era estremamente nervoso. Durante la colazione mi ha manifestato dubbi e paure “e se è antipatico? E se non gli piaccio? E se non vuole stare con me?”  a cui ho cercato di rispondere al meglio. Al ritorno da scuola però mi ha raccontato che è stato molto contento perché il suo tutor è uno in gamba, e infatti ad un certo punto lui glielo ha detto. Si gli ha detto “sono contento che mi sei capitato tu come tutor, perché mi sei simpatico” e il suo tutor gli ha risposto “anche tu non sei affatto male!” Insomma è nata una amicizia, ma soprattutto un bambino grande sta capendo che anche lui dall’alto dei suoi 9 anni può avere la responsabilità di prendersi cura di qualcuno più piccolo di lui.

Lavorare per la scuola

Un’altra attività estremamente importante e incredibilmente divertente riguarda i bambini che frequentano la quarta (ossia il quinto anno scolastico, se si include l’anno zero). Mio figlio grande quest’anno ha dovuto dedicare una giornata di lavoro alla scuola. Un venerdì’ ha saltato le lezioni e insieme ad un altro paio di bambini si è occupato di pulire le scale e l’androne della scuola, ha prestato il servizio in mensa pulendo le stoviglie, ha lavato i pavimenti della mensa, ha prestato sevizio di controllore in giardino, e ha pulito i bagni! E’ stata una giornata estremamente formativa, dalla quale è uscito entusiasta e disgustato allo stesso tempo (si insomma, la parte dei bagni non è proprio il massimo pare), e dalla quale ha sicuramente imparato che è responsabilità di tutti occuparsi delle cose comuni. Anche se i bambini sparecchiano da soli, c’è qualcuno dietro il muro che si prende cura di lavare i piatti e ora sa cosa significa. Anche se ci sono gli adulti che vigilano in giardino è compito di tutti guardarsi intorno e osservare se ci sono situazioni spiacevoli o bambini che non si comportano bene. Anche se c’è la ditta delle pulizie che pulisce quando la scuola è chiusa, è compito di tutti lasciare il bagno in uno stadio minimo di decenza magari evitando di spargere carta igienica ovunque sul pavimento. Insomma la scuola non è pulita perché avviene un miracolo la notte, ma perché ci sono persone, uomini e donne, che lavorano per renderla un luogo vivibile, ed è responsabilità di tutti cercare di fare il possibile per mantenerla pulita.

Il consiglio di classe

Se avete fatto le scuole superiori pensate di sapere di cosa sto parlando e invece vi assicuro di no. Il consiglio di classe in Svezia inizia dal primo anno della scuola primaria. Bambini di 7 anni si riuniscono ogni settimana e discutono cosa va bene e cosa non va bene in classe e nella scuola. Ne parlano insieme con l’aiuto dell’insegnante, e decidono strategie condivise per risolvere il problema, che raramente mettono ai voti (l’idea è che si deve essere tutti d’accordo). I problemi che emergono nelle prime classi sono tipicamente il lamentarsi che qualcuno prende le mie cose e poi non le trovo più, oppure che c’è confusione in classe e non si riesce a lavorare bene, oppure che spariscono guanti e scarpe in corridoio (in classe si sta in pantofole in Svezia!). Insomma piccoli fastidi ma non per questo poco importanti. Infatti se ne parla tutti insieme, si stilano liste di regole da rispettare (si parla dopo che si alza la mano, se si trovano delle pantofole le mettiamo tutte in questa cesta così è più facile ritrovarle, ecc), si trovano soluzioni condivise. Man mano che si cresce l’intervento della maestra è sempre meno rilevante e le problematiche si complicano, ma la metodologia di discussione appresa sin dal primo anno torna sempre utile. Una mia amica mi ha raccontato che la figlia appena trasferita in una nuova scuola ha avuto molta difficoltà ad ambientarsi e ha deciso, lei stessa, di parlarne durante il consiglio di classe. Ha avuto il coraggio (sicuramente singolare) di dire che anche se nessuno in particolare la trattava male, quando erano in giardino durante l’intervallo lei si trovava spesso da sola e non sapeva con chi giocare. Ne hanno parlato insieme e i bambini stessi hanno risolto il problema aiutandola ad inserirsi nel gruppo. Quando il problema riguarda la scuola in generale, si utilizzano i rappresentati di classe per portare la questione a chi di dovere, quindi il direttore o il consiglio di istituto; ad esempio lo scorso anno i bambini hanno ottenuto che si cambiasse il servizio mensa perché il cibo secondo loro non era buono. Un bellissimo insegnamento di educazione civica direi, e mi viene voglia di eccedere in punti esclamativi!!!

Come dicevo però tutte queste sono ottime prassi ma ben supportate da tutta una filosofia che va a 360 gradi che tende alla responsabilizzazione del bambino (qualche anno fa vi raccontavo ad esempio come funzionano i colloqui con i genitori ), al renderlo responsabile di se stesso, indipendente, e responsabile nei confronti della comunità. Come funziona nelle vostre scuole? Avete esempi di buone prassi che avete voglia di condividere nei commenti?

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3 thoughts on “Bene comune e responsabilità nella scuola svedese”

  1. Carissima Serena, é un piacere leggere il suo blog sulla scuola svedese, che ho appena conosciuto grazie ad una condivisione su Fbk. Io e mio marito siamo stati in viaggio di nozze a Stoccolma 10 anni fa e già allora ci eravamo innamorati di questa splendida città e della civiltà della popolazione svedese. Pulizia, educazione, rispetto, cordialità ci avevano fortemente colpito. Ricordo che durante la visita ad una delle tante chiese della città, c’era una scolaresca in gita e ci aveva colpito la tranquillità e il comportamento educato dei bambini (avranno avuto circa 8 anni)… confrontandolo con quello solito dei bambini italiani, ci era parso incredibile. Ora leggendo ciò che lei scrive sulla scuola svedese, ne comprendo il motivo.
    Un’altra cosa che ci aveva piacevolmente stupito era che, all’interno delle chiese, ci fossero, oltre ai soliti organi meravigliosi (mio marito organista e pianista a Stoccolma era come un bimbo a Garland! ) ubicati in alto, nelle cantorie, si trovassero spesso altri strumenti a tasto (pianoforti, tastiere, piccoli organetti) in posizioni accessibili da chiunque… in Italia sarebbero spariti nel giro di breve tempo, o nella migliore delle ipotesi sarebbero stati coperti di scritte, disegni, incisioni, adesivi, ecc.
    Per quanto riguarda la scuola, voglio provare a proporre alle insegnanti dei nostri figli (il primo inizierà la 4a primaria e la seconda la 1a tra pochi gg) l’idea dei consigli di classe tra alunni almeno a cadenza mensole, magari proponendo loro di leggere la sua esperienza di italiana in Svezia… sono curiosa di vedere se accoglieranno positivamente la proposta!
    Grazie x la testimonianza!
    Un saluto!

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    • ciao Elisa. Grazie per il tuo commento, sono contenta ti sia piaciuto il mio racconto. Mi raccomando fammi sapere cosa dicono gli insegnanti. Un saluto a te!

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  2. Quello che scrivi a me sembra un’utopia credimi. Mia figlia frequenta il primo anno delle elementari e alla seconda riunione di interclasse già si parlava di bullismo e delle condizioni in cui venivano lasciati i bagni, roba da non credere! E il problema vero purtroppo non sono i bambini e a volte neanche gli insegnanti, il problema vero sono i genitori che invece di domandarsi il perché di questi comportamenti si sono lamentati perché una maestra nella sua classe faceva spazzare a turno a terra dopo la ricreazione! Quella maestra era da prendere come esempio secondo me, e poi ci meravigliamo se i bambini non sanno il significato di “bene comune”! Dovremmo farci un bell’esame di coscienza e prendere esempio dalla scuola svedese.

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