Sono lì di fronte alla cassiera del supermercato. La carta di credito inserita nella macchinetta, manca solo il codice. Il codice già. Provo a non pensare, a lasciare agire le dita. Forse loro ricordano meglio, perché io non so come, ma il codice, lo stesso che ho da anni, che uso ogni giorno, è sparito. Non riesco a ricordarmi nulla. Nemmeno uno dei 4 numeri necessari. Provo a fidarmi delle mani e a digitare qualcosa. Errore. Mi concentro, lo cerco nei meandri del cervello, forse… faccio un secondo tentativo. No, errore di nuovo. Se sbaglio di nuovo mi bloccano la carta. Sorrido imbarazzata alla cassiera, annullo l’acquisto, ed esco dal supermercato senza la spesa. Come è possibile dimenticare il codice che si usa praticamente ogni giorno? Come si può avere un’amnesia del genere?
Dimenticanze di questo tipo sono il primo segnale che il livello di stress è troppo alto. La testa è assorbita da pensieri in continuazione e non ha tempo per elaborarli, e allora mette un freno, crea spazio cancellando quelli che sono meccanismi quotidiani, ormai automatici.
E’ possibile che lo stesso meccanismo sia alla base delle dimenticanze di un figlio in macchina?
Certo che il codice della carta di credito non è come un figlio, ma il problema è che quando si dimentica un figlio in auto, non si dimentica il bambino, si dimentica un gesto, quotidiano, famigliare, scontato, come quello di fermare la macchina e scendere per andare all’asilo. E per questo è proprio come dimenticare il codice della carta di credito.
Riceviamo spesso richieste di dare spazio a petizioni per l’istallazione di sistemi di sicurezza che prevedano un allarme nel caso in cui tentassimo di chiudere la macchina con un bambino dentro. Basta poco, un sensore di peso che segnala la presenza. La tecnologia dovrebbe già esserci, bisognerebbe solo implementarla, ma nessun produttore di seggiolini sembra interessato al problema. Dicono che non ci si sia mercato, e la gente non spenderebbe per questi sistemi, non ne sente l’esigenza, non pensa possa succedere a loro.
E forse a pensarci bene non risolverebbe nulla.
Un padre dimenticò il figlio in macchina. Il sensore di movimento interno fece scattare l’antifurto per ben 3 volte. Lui controllò intorno alla macchina e alla fine disattivò l’allarme recandosi tranquillamente in ufficio. Il bambino morì. Viveva in Chattanooga, Tennesse.
La prima causa di morte per bambini al di sotto dei 4 anni è l’incidente in auto nel caso in cui il bambino non utilizza sistemi appositi di sicurezza (seguono annegamento, cadute e avvelenamento).
Eppure sappiamo bene quanti genitori ancora permettono ai loro figli di sedere in auto senza cinture di sicurezza, nonostante l’obbligo. Si parla di centinaia di bambini morti ogni anno solo in Italia per incidenti in auto contro poche unità morti per ipertermia perché dimenticati in auto. In tutti gli Stati Uniti si parla di circa 35 l’anno.
Insomma sono molti, molti di più quelli morti in incidenti stradali, perché non si rispettano i limiti di velocità ad esempio. Eppure nessuno ci contatta per fare petizioni per rendere obbligatorio un sistema di controllo automatico della velocità. Perché non fare petizioni che potrebbero salvare migliaia di vite di bambini (e di adulti)? Perché il sensore per non dimenticare i bambini in auto diventa così fondamentale?
C’è qualcosa che ci colpisce profondamente come genitori di fronte a queste disgrazie. E non è solo la perdita di un figlio. E’ la perdita di un figlio a causa di una nostra banalissima dimenticanza. E come se non bastasse la morte per ipertermia (colpo di calore) è una morte orribile. E’ una cosa talmente orribile da pensare, che non riusciamo proprio ad immaginarla come ipotesi. Come fai a scordarti di lasciare tuo figlio al nido? Ci sentiamo impotenti. La lettura del famoso articolo Fatal distraction di Gene Weingarten che ha vinto il premio Pulitzer raccogliendo storie di genitori che hanno dimenticato il loro figlio, e di come sono stati giudicati in corte è dolorosissima.
Le statistiche mostrano che non accade solo ai “cattivi” genitori, ma anche a padri e madri amorevoli. Accade a chiunque, ricchi, poveri, genitori adottivi o naturali, padri o madri. Anzi spesso accade a genitori amorevoli. Come facciamo a perdonarci, come categoria, e come individui singoli?
Ecco allora che è più chiaro il perché in tanti si attivano con petizioni per rendere il sensore in auto obbligatorio, perché diventa un modo per diminuire l’angoscia, per scacciare la paura che possa succedere anche a me.
Vogliamo un sistema che ci permetta di arrabbiarci, infuriarci, contro chi, nonostante tutto continua a non usarlo, esattamente come nel caso delle cinture di sicurezza. Vogliamo poterci arrabbiare con chi dimentica il bimbo in auto, poter dire che è colpa sua, che è stato un genitori negligente. Vogliamo poter dire che quella morte si sarebbe potuta evitare.
Eppure non credo sarebbe giusto poter condannare quel il padre in Tennesse.
Cosa possiamo fare allora per evitare che incidenti di questo genere avvengano?
Questo genere di incidenti hanno iniziato ad aumentare con l’uso dell’airbag, per cui il seggiolino viene montato sul sedile di dietro invece che accanto al guidatore. I fattori di stress e mancanza di sonno dei genitori sono spesso un comune denominatore, e spesso avviene qualcosa durante il tragitto che sposta l’attenzione su altro. Studiando la dinamica di questi incidenti, è quindi possibile pensare a delle strategie comportamentali.
1. Obbligarsi a controllare il sedile posteriore. Una buona regola è quella di abituarsi a mettere qualcosa di importante, la borsa, il cellulare, le chiavi, sul sedile di dietro accanto al bambino. In questo modo quando si chiude la macchina si è costretti a vederlo.
2. Instaurare un segnale visivo. Un altro trucco è quello di mettere un peluche voluminoso sul seggiolino quando non c’è il bimbo in auto, e spostare il peluche sul sedile davanti quando si trasporta il bambino. In questo modo il peluche ci ricorda che il seggiolino di dietro è occupato.
3. Usare un oggetto come promemoria. Appendere un sonaglio o un piccolo oggetto alla cintura del seggiolino e spostarlo appeso allo specchietto retrovisore quando c’è il bambino in auto. Un po’ macchinoso come meccanismo, ma può essere un segnale efficace.
4. Stabilire delle azioni di controllo. Mio figlio va alla scuola primaria. In caso di assenza si deve telefonare per avvertire entro le 7:30, lasciando un messaggio nel risponditore. Quando la maestra fa l’appello alle 8:10, se nessuno ha avvisato, scatta l’allarme e la maestra telefona immediatamente ad uno dei genitori per controllare che sia tutto in ordine. Avere un sistema del genere anche al nido sarebbe una soluzione facilissima ed economica per evitare molte di queste morti. Se una maestra non vede il bambino arrivare deve telefonare a casa per controllare che tutto sia in ordine.
Anche un solo bambino dimenticato in auto è importante da salvare, ma non credo che istallare un sistema di allarme obbligatorio in tutti i seggiolini sia necessariamente la soluzione migliore. Secondo un articolo pubblicato dal Washington Post poco più di un anno fa ad esempio, un test effettuato su 3 modelli di allarme differente ha evidenziato il fatto che questi sistemi sono poco affidabili, si spengono e accendono da soli in base alla posizione del bambino, non funzionano se bagnati, interferiscono con il cellulare (!!!). Basti pensare a quante volte vi è capitato di far partire per errore l’allarme anti-incendio perché avete bruciato qualcosa sui fornelli (a noi capita spesso, tanto che a volte lo disinseriamo). Non è che si finisce per avere troppa fiducia in un dispositivo di sicurezza e si abbassa ancora ulteriormente il livello di attenzione su questa problematica, aumentando il pericolo?
Io non ce la faccio ad affidarmi a un meccanismo elettronico, non ce la faccio psicologicamente. Meglio casomai mettere la borsa per come sono fatta io, ma i tratti che faccio con TopaGigia in macchina “di fretta” sono molto brevi e non c’è il rischio che si addormenti. E quando è sveglia non c’è il minimo pericolo di dimenticarsela: non sta zitta un secondo. Ecco, magari se il bimbo non dorme un altro buon metodo sarebbe di chiaccherarci, no?
Buongiorno,
io da anni combatto nel mio piccolo contro chi non assicura i bambini al seggiolino (mamme papà e non dimentichiamoci i nonni….)ed ogni mattina ho l’ansia di poter dimenticare i miei bimbi in auto…mi impongo di lasciare borsa e cellulare vicino al seggiolino in modo che io sia obbligata ad aprire la porta posteriore per prenderli…
Concordo con voi che ci vorrebbe : 1) campagna di sensibilizzazione per chi non assicura i bambini al seggiolino tv , scuole, radio…) , denunciando chiunque non lo facesse per omicidio colposo…è molto forte lo so ma credo sia doveroso…
2)come esiste il segnalamento acustico per gli occupanti dei sedili anteriori in relazione allo scoppio bag, dovrebbe essere sviluppato un sistema che ricordi con un segnale acustico di verificare il seggiolino posteriore…non è una cosa così fuori portata….
deborah, ma infatti! Noi NON siamo macchine! NOI sbagliamo, non siamo precisi, non ci ricordiamo le cose, siamo distratti da mille cose! La macchina no, la macchina quello che gli dici fa. Forse invece proprio riprendendoci in mano questa nostra umanità imperfetta, conservando un posto alle nostre imperfezioni nel nostro cuore, senza vergognarcene, senza giudicarci, o giudicare, con umiltà, che possiamo evitare errori madornali e lasciarci aiutare da accorgimenti come questi. La closure non è un comportamento da macchina, ma è un comportamento umano, studiato sugli umani 🙂
Aggiungo solo una cosa, perchè mica voglio fare la fastidiosa, poi io rimango della mia idea, cmq. 😉
Avete notato che Supermambanana ha usato per gli essere umani termini che possono essere usati tranquillamente per delle macchine: “closure” “meccanismo mentale”..? Aha! E qui sta il punto! Riappropriamoci della nostra umanità e smettiamola di dire che i ritmi sono quelli che sono e non possiamo farci niente. Di questo passo si innesca una spirale da cui è difficile uscire. Anzi, ci siamo già dentro fino al collo. Bello, a questo proposito, il post di Lorenzo Gasparrini. Non è lo stress che ci fa agire, siamo NOI che agiamo.
Anche il parallelismo del bancomat col figlio lascia un tantino sbigottiti. Sono proprio su due pianeti differenti, non è lo stesso campo di gioco, non so come dire..
Grazie per la pazienza!
hihihihi ma per carità non mi offendo figurati ;D
@ Deborah
lo pensavo anche io, finché a una mia collega non è successo di dimenticarsi entrambi i figli in macchina, per fortuna sotto l’ufficio, per fortuna erano più grandi, per fortuna è successo qualcosa che l’ha fatta tornare in auto.
Io sono una che ha sempre molto vissuto lo stress del lavoro e mi sono dimenticata in giro moltissime cose, guanti, documenti, la valigia davanti alla porta del mio appartamento prima di collassare sul divano distrutta dal sonno. Anche a me piace dirmi che non potrebbe mai succedere a me, eppure da quando è successo a questa mia collega, senza volere ho iniziato a guardare le cose diversamente.
Sono più favorevole all’adozione di piccoli stratagemmi piuttosto che fare affidamento su un circuito elettrico che si può inceppare, anche se secondo me le case produttrici di auto dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza e predisporre un modo di mettere il bambino in auto in modo che sia sempre visibile al genitore, cioè al diavolo l’airbag davanti, metti l’ovetto sul sedile anteriore.
E magari porta questo caXXo di limite di velocità a 30 km/h in centro abitato, così anche questa posizione è un po’ meno rischiosa.
@CloseTheDoor scusami ho modificato una parola nel tuo commento sostituendo le z con le x. Spero non ti dispiaccia 🙂
Sono d’accordissimo con te sui 30 km/h!
chi si occupa di interazione con dispositivi vari, interfacce, e simili, sa che esiste un meccanismo della mente che si chiama “closure” (chiusura) che è quel senso di sollievo che ci dice che un compito è stato concluso e possiamo liberare la memoria a breve termine e passare oltre. Questo meccanismo mentale viene sfruttato per costruire interazioni più efficaci ed efficienti. Un esempio classico è quello del bancomat: nelle prime versioni del bancomat, le operazioni avevano una sequenza logica:
inserisco la carta di credito, digito il codice, chiedo l’importo, ritiro l’importo, ritiro la carta e chiudo
Il problema è che l’evento “ritiro l’importo” è quello che attiva la sensazione di chiusura del task: dopotutto, eravamo al bancomat per ritirare il denaro, una volta avuto il denaro in mano, ce ne andiamo. Quindi decine di carte credito venivano lasciate nei bancomat dagli utenti. Chi disegna queste interazioni ha quindi notato che bisognava posporre l’evento “clou”, il denaro in mano, alla fine dell’operazione, per far si che gli utenti potessero con più sicurezza restare lì ad aspettare che tutta l’operazione fosse completa. Ecco perché ora, magari contrariamente a quanto logicamente potremmo pensare, siamo costretti a ritirare la carta di credito PRIMA di poter avere i soldi in mano.
Questo per rispondere a deborah che, si, io ci credo che si possa dimenticare il bimbo in macchina e si, ci credo che puo’ succedere tranquillamente anche a me. Anche a me, certo. Mi ci vedo che magari ad un semaforo, sovrappensiero, sbaglio svolta e invece di proseguire per il nido vado direttamente in ufficio, e una volta nel parcheggio dell’ufficio il mio cervello attiva la “closure” sul task di cose da sistemare prima del lavoro, il cervello si rilassa a passa al task successivo, io prendo le chiavi, e vado sopra, archiviando il tutto fino al momento di uscire.
Tutti gli accorgimenti che suggeriva Serena sono volti proprio a lavorare sulla “closure”, far sì che, come col bancomat, ci rimanga qualcosa da fare che lasci il cervello al lavoro e in attesa di un input prima di chiudere e passare oltre.
Non lo so, capite, non riesco a capacitarmi del fatto che si debba comperare un qualche aggeggio elettronico per ricordarsi di nostro figlio in macchina. Non riesco nemmeno a pensare che potrebbe succedere anche a me.
No, mi ripeto, e con forza, che a me non potrebbe succedere. Sinceramente, il buonismo qui appare fuori luogo. Al di là della colpevolizzazione del genitore “distratto”, che non mi interessa, credo che ci debba essere un ripensamento del modo di vivere sempre più vicino a quello di macchine efficienti, che ormai caratterizza l’essere umano.
Questo sistema ci vuole sempre più puntuali, più efficaci, più vicini alle macchine che a un essere complesso e assai imperfetto quale è l’uomo. Così capita che, schiacciati da ritmi sempre più pressanti,come le macchine, abbiamo dei guasti. Guasti, che non sono dimenticarsi il codice bancomat, ma il figlio in macchina in una calda giornata di luglio.Ora, bisognerebbe che ognuno di noi fidasse nelle proprie capacità umane, e si ripetesse a gran voce:”NO , a me non potrebbe succedere”.Anche a scapito del lavoro, o degli impegni quotidiani che ognuno di noi ha. Che non dimenticasse le priorità della vita. Sarebbe forse una piccola rivoluzione silenziosa.La dobbiamo a quei bimbi.
Condivido tutto, dal tema dello stress al riflettere che può accadere anche a genitori amorevoli. Tuttavia il mio cervello fa click, si paralizza, quando leggo il suggerimento di mettere la borsa, il cellulare, accanto al bimbo. Per ricordarci.. Del bambino. Ne intuisco il senso perfettamente ma il mio cervello si rifiuta di accettare e si batte per farmi pensare: non dovrebbe essere il contrario?
@Guia prova a pensarla diversamente allora, metti il bambino accanto alla borsa così non la dimentichi, ma mettili sul sedile posteriore 😉
@deborah hai ragione a dire che quello che è sbagliato è il ritmo di vita che abbiamo, però se non possiamo agire su quello più di tanto (un po’ sicuramente si) allora tanto vale ripetersi che potrebbe succedere anche a me e pensare a delle strategie per evitarlo, non credi?
Proprio in questi giorni ho visto che è appena uscito un prodotto specifico per non dimenticarsi il bambino in auto. Ne parlano su repubblica.it. Allego il link per comodità. http://www.repubblica.it/motori/sezioni/sicurezza/2013/11/07/news/stop_ai_bambini_dimenticati_in_auto_con_remmy_-70414455/ .
Pensavo quasi di comperarlo; per 35 euro vale la pena rischiare?
Che ne dite?
Grazie. Questo articolo pone l’attenzione su un problema grandissimo: il livello di stress che la vita oggigiorno porta, il nostro non voler ammettere di aver dei limiti e aver bisogno di staccare…insomma molte problematiche e davvero ben sviluppate. Questo sito migliora ogni volta di più!
Sul seggiolino con allarme sembra ci stiano lavorando..avevo letto recentemente questo articolo: http://www.corriere.it/tecnologia/13_luglio_24/seggiolino-automobile_fb96ec60-f465-11e2-8a89-08318b7460ce.shtml
brividi… non aggiungo altro.
non ho personalmente molta fiducia nei sistemi di sicurezza automatici, trovo che portino a diminuire il nostro livello di attenzione (tanto c’è il segnale, tanto c’è il semaforo, tanto c’è il cancelletto…). ho provato invece più volte a proporre nel nido e nella scuola d’infanzia che frequentano i miei figli il sistema di avviso reciproco scuola-casa ed ho scoperto con orrore che quasi nessuno avvisa per le assenze. la nostra è una realtà piccola, di provincia, se certi sistemi basati sul contatto umano non sono applicabili per noi… no so…
approfittO per ringraziare Genitoricrescono e tutti coloro che vi collaborano, il vostro lavoro è davvero prezioso, grazie! (scusate il pippone!)
Condivido tutto, devo dire in particolare il passaggio sugli incidenti d´auto, che riflette bene il nostro rapporto illogico con il rischio. Oltre a non mettere la cintura, in Italia non riusciamo a far passare il limite dei 30 km/h in città perché tutti vogliono “correre”, anche se poi quando c´è coda NON PUOI correre, e in tutto questo la lista dei pedoni e ciclisti morti a causa dell´eccesso di velocità dell´auto è un bollettino di guerra, si parla di tragica fatalità, secondo me anche qui identificandosi con l´autista.
@Close quello che ho tentato di spiegare con il post e che spero sia chiaro è proprio il perché di questo atteggiamento illogico. Se un bambino muore in un incidente perché non aveva la cintura ci sentiamo autorizzati a dare la colpa ai genitori. Se un bambino muore in seguito ad un colpo di calore perché dimenticato in auto è molto più difficile. Non è umanamente possibile accettare che ci sia un errore umano involontario alle spalle, e non è possibile pensare che questo errore umano possa capitare a chiunque. Questa è la differenza che fa si che molti non riflettano nemmeno un attimo di fronte alla petizione per il sistema di allarme sul seggiolino. Se tale sistema esistesse, si potrebbe dare la colpa al genitore che non ha voluto installarlo, o al sistema per non aver funzionato, si troverebbe insomma un modo per giustificare la nostra incompetenza genitoriale senza bisogno di venire a patti con la nostra inadeguatezza.