Bambini dimenticati in auto

foto credit by Little Debbie
(foto credit Little Debbie )

Sono lì di fronte alla cassiera del supermercato. La carta di credito inserita nella macchinetta, manca solo il codice. Il codice già. Provo a non pensare, a lasciare agire le dita. Forse loro ricordano meglio, perché io non so come, ma il codice, lo stesso che ho da anni, che uso ogni giorno, è sparito. Non riesco a ricordarmi nulla. Nemmeno uno dei 4 numeri necessari. Provo a fidarmi delle mani e a digitare qualcosa. Errore. Mi concentro, lo cerco nei meandri del cervello, forse… faccio un secondo tentativo. No, errore di nuovo. Se sbaglio di nuovo mi bloccano la carta. Sorrido imbarazzata alla cassiera, annullo l’acquisto, ed esco dal supermercato senza la spesa. Come è possibile dimenticare il codice che si usa praticamente ogni giorno? Come si può avere un’amnesia del genere?
Dimenticanze di questo tipo sono il primo segnale che il livello di stress è troppo alto. La testa è assorbita da pensieri in continuazione e non ha tempo per elaborarli, e allora mette un freno, crea spazio cancellando quelli che sono meccanismi quotidiani, ormai automatici.

E’ possibile che lo stesso meccanismo sia alla base delle dimenticanze di un figlio in macchina?

Certo che il codice della carta di credito non è come un figlio, ma il problema è che quando si dimentica un figlio in auto, non si dimentica il bambino, si dimentica un gesto, quotidiano, famigliare, scontato, come quello di fermare la macchina e scendere per andare all’asilo. E per questo è proprio come dimenticare il codice della carta di credito.

Riceviamo spesso richieste di dare spazio a petizioni per l’istallazione di sistemi di sicurezza che prevedano un allarme nel caso in cui tentassimo di chiudere la macchina con un bambino dentro. Basta poco, un sensore di peso che segnala la presenza. La tecnologia dovrebbe già esserci, bisognerebbe solo implementarla, ma nessun produttore di seggiolini sembra interessato al problema. Dicono che non ci si sia mercato, e la gente non spenderebbe per questi sistemi, non ne sente l’esigenza, non pensa possa succedere a loro.
E forse a pensarci bene non risolverebbe nulla.
Un padre dimenticò il figlio in macchina. Il sensore di movimento interno fece scattare l’antifurto per ben 3 volte. Lui controllò intorno alla macchina e alla fine disattivò l’allarme recandosi tranquillamente in ufficio. Il bambino morì. Viveva in Chattanooga, Tennesse.

La prima causa di morte per bambini al di sotto dei 4 anni è l’incidente in auto nel caso in cui il bambino non utilizza sistemi appositi di sicurezza (seguono annegamento, cadute e avvelenamento).
Eppure sappiamo bene quanti genitori ancora permettono ai loro figli di sedere in auto senza cinture di sicurezza, nonostante l’obbligo. Si parla di centinaia di bambini morti ogni anno solo in Italia per incidenti in auto contro poche unità morti per ipertermia perché dimenticati in auto. In tutti gli Stati Uniti si parla di circa 35 l’anno.

Insomma sono molti, molti di più quelli morti in incidenti stradali, perché non si rispettano i limiti di velocità ad esempio. Eppure nessuno ci contatta per fare petizioni per rendere obbligatorio un sistema di controllo automatico della velocità. Perché non fare petizioni che potrebbero salvare migliaia di vite di bambini (e di adulti)? Perché il sensore per non dimenticare i bambini in auto diventa così fondamentale?

C’è qualcosa che ci colpisce profondamente come genitori di fronte a queste disgrazie. E non è solo la perdita di un figlio. E’ la perdita di un figlio a causa di una nostra banalissima dimenticanza. E come se non bastasse la morte per ipertermia (colpo di calore) è una morte orribile. E’ una cosa talmente orribile da pensare, che non riusciamo proprio ad immaginarla come ipotesi. Come fai a scordarti di lasciare tuo figlio al nido? Ci sentiamo impotenti. La lettura del famoso articolo Fatal distraction di Gene Weingarten che ha vinto il premio Pulitzer raccogliendo storie di genitori che hanno dimenticato il loro figlio, e di come sono stati giudicati in corte è dolorosissima.
Le statistiche mostrano che non accade solo ai “cattivi” genitori, ma anche a padri e madri amorevoli. Accade a chiunque, ricchi, poveri, genitori adottivi o naturali, padri o madri. Anzi spesso accade a genitori amorevoli. Come facciamo a perdonarci, come categoria, e come individui singoli?
Ecco allora che è più chiaro il perché in tanti si attivano con petizioni per rendere il sensore in auto obbligatorio, perché diventa un modo per diminuire l’angoscia, per scacciare la paura che possa succedere anche a me.
Vogliamo un sistema che ci permetta di arrabbiarci, infuriarci, contro chi, nonostante tutto continua a non usarlo, esattamente come nel caso delle cinture di sicurezza. Vogliamo poterci arrabbiare con chi dimentica il bimbo in auto, poter dire che è colpa sua, che è stato un genitori negligente. Vogliamo poter dire che quella morte si sarebbe potuta evitare.
Eppure non credo sarebbe giusto poter condannare quel il padre in Tennesse.

Cosa possiamo fare allora per evitare che incidenti di questo genere avvengano?

Questo genere di incidenti hanno iniziato ad aumentare con l’uso dell’airbag, per cui il seggiolino viene montato sul sedile di dietro invece che accanto al guidatore. I fattori di stress e mancanza di sonno dei genitori sono spesso un comune denominatore, e spesso avviene qualcosa durante il tragitto che sposta l’attenzione su altro. Studiando la dinamica di questi incidenti, è quindi possibile pensare a delle strategie comportamentali.

1. Obbligarsi a controllare il sedile posteriore. Una buona regola è quella di abituarsi a mettere qualcosa di importante, la borsa, il cellulare, le chiavi, sul sedile di dietro accanto al bambino. In questo modo quando si chiude la macchina si è costretti a vederlo.

2. Instaurare un segnale visivo. Un altro trucco è quello di mettere un peluche voluminoso sul seggiolino quando non c’è il bimbo in auto, e spostare il peluche sul sedile davanti quando si trasporta il bambino. In questo modo il peluche ci ricorda che il seggiolino di dietro è occupato.

3. Usare un oggetto come promemoria. Appendere un sonaglio o un piccolo oggetto alla cintura del seggiolino e spostarlo appeso allo specchietto retrovisore quando c’è il bambino in auto. Un po’ macchinoso come meccanismo, ma può essere un segnale efficace.

4. Stabilire delle azioni di controllo. Mio figlio va alla scuola primaria. In caso di assenza si deve telefonare per avvertire entro le 7:30, lasciando un messaggio nel risponditore. Quando la maestra fa l’appello alle 8:10, se nessuno ha avvisato, scatta l’allarme e la maestra telefona immediatamente ad uno dei genitori per controllare che sia tutto in ordine. Avere un sistema del genere anche al nido sarebbe una soluzione facilissima ed economica per evitare molte di queste morti. Se una maestra non vede il bambino arrivare deve telefonare a casa per controllare che tutto sia in ordine.

Anche un solo bambino dimenticato in auto è importante da salvare, ma non credo che istallare un sistema di allarme obbligatorio in tutti i seggiolini sia necessariamente la soluzione migliore. Secondo un articolo pubblicato dal Washington Post poco più di un anno fa ad esempio, un test effettuato su 3 modelli di allarme differente ha evidenziato il fatto che questi sistemi sono poco affidabili, si spengono e accendono da soli in base alla posizione del bambino, non funzionano se bagnati, interferiscono con il cellulare (!!!). Basti pensare a quante volte vi è capitato di far partire per errore l’allarme anti-incendio perché avete bruciato qualcosa sui fornelli (a noi capita spesso, tanto che a volte lo disinseriamo). Non è che si finisce per avere troppa fiducia in un dispositivo di sicurezza e si abbassa ancora ulteriormente il livello di attenzione su questa problematica, aumentando il pericolo?

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24 thoughts on “Bambini dimenticati in auto”

  1. quello di dimenticarmi un figlio piccolo addormentato in macchina è sempre stato un mio incubo, essendone spaventata mi è sempre venuto automatico controllare, non me ne sono mai dimenticata e ho invece spesso dimenticato borse, telefoni, cappotti e quant’altro si potrebbe usare come “promemoria”.
    Qualche giorno fa tornando a casa siamo passati come al solito al parco, ma, diversamente dal solito, ero in compagnia di un’altra mamma, chiacchieravamo amabilmente : ero ormai all’uscita del parco quando l’altra mamma mi ha chiesto dove fosse la mia piccola….nel passeggino che stavo spingendo c’era la mia pesantissima borsa, la piccola invece era rimasta vicino allo scivolo, me l’ero dimenticata. Ci ho messo parecchi giorni a smaltire il dolore di quello “sbaglio”, pur non essendoci state conseguenze (lei non si è spaventata, nessuno se l’è portata via): troppa stanchezza, si riesce a fare tutto solo andando in automatico, ma può capitare che se ci si trovi in una situazione diversa dal solito, come ho letto in altri interventi, e allora il cervello può andare in tilt. Non saprei cosa consigliare, ognuno di noi, soprattutto se genitore, ha mille cose da fare in una giornata, deve fare i conti con colleghi, asili, graduatorie, scioperi, spesa e chi più ne ha più ne metta, ma una cosa è sicura: mai e poi mai sognarsi anche solo di pensare di condannare un genitore cui sia capitata una disgrazia simile.

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  2. @Sara, succede molto piu spesso di quanto si possa pensare!
    E i media generalmente ne parlano solo quando accadono le tragedie. Molto più spesso, per fortuna, non succede niente.
    Per questo abbiamo inventato e prodotto il Remmy!
    Un abbraccio

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  3. @Sara, va tutto bene ora, va tutto bene, non devi pensare ad altro. E’ tutto a posto. Un abbraccio grande.

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  4. @Sara, il tuo commento mi ha fatto ricordare un pomeriggio di due anni fa. Non so se ogni tanto mi leggi qui su gc, ho tre figli piccoli. Quel giorno stavo attraversando la strada, per quale oscura ragione ne avevo due per mano e mi ero distratta, il terzo era appena dietro di me, ma senza la mano di nessuno. Ho attraversato la strada mentre non arrivava nessuna macchina, ma non ho visto che il terzo figlio era rimasto fermo, e quando ormai io ero al marciapiede opposto, una macchina stava arrivando e nello stesso momento il mio terzo bambino ha iniziato il suo attraversamento, rendendosi conto che io e i due fratelli eravamo già dal lato opposto. E’ stato un attimo, la macchina ha inchiodato, l’ha evitato per un soffio, bianca come un cencio io, lui e il guidatore. Mi sono sentita morire, bastava un secondo in più. Questo per dirti che a volte, come ha scritto molto bene Serena, anche noi abbiamo dei momenti di “sospensione”, purtroppo può capitare a tutti, non sei l’unica, io ho avuto lo stesso istante di buio. Il tuo bimbo e’ con te, io se fossi in te lo riempirei di abbracci. Io l’abbraccio lo mando a te. Valentina

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  5. Oggi è successo a me.alla mia famiglia.Non riesco quasi a scrivere.un colpo al cuore.un ora e mezzo da solo in auto.poi la polizia,l’ambulanza.lui che stabene.fortuna siamo in inverno.ora un pensiero e un nodo allo stomaco verso quei poveri genitori che non sono stati così fortunati.

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    • @sara lascia che il tempo faccia il suo corso, e tra qualche anno forse ti sembrerà solo un bruttissimo ricordo. Ti mando un grandissimo abbraccio.

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