Ancora sul sexting: interroghiamoci sui motivi

sexting-2Il sexting è la pubblicazione, condivisione e scambio di immagini (video o foto) di se stessi nudi o in atteggiamenti sessualmente espliciti, di solito realizzate con un cellulare, anche per ricavarne denaro.

Ora vorrei fermarmi a riflettere sui motivi della diffusione di questa pratica tra giovani e giovanissimi.
Mi sono chiesta davvero quando è successo che i nostri ragazzi abbiano cominciato a pensare che fosse possibile e addirittura normale vendersi a tranci. Quando abbiamo tutti cominciato a vedere i corpi come pezzi, come parti mercificabili, e non in contesti estremi, come la prostituzione o la pornografia, ma nella quotidianità?
Mi viene subito in mente il celeberrimo “Il Corpo delle donne” di Lorella Zanardo e penso che i nostri ragazzi sono cresciuti con le immagini raccontate in quel film. Sono cresciuti con i corpi esibiti in televisione e sui cartelloni pubblicitari “sezionati” in elementi anatomici da usare, da esibire per allettare, per indurre, per lusingare.

Il sexting non è figlio di internet, è figlio di una cultura che non riconosce più il corpo di ognuno come parte dell’essere umano, della sua complessità e della sua unicità, ma lo relega al ruolo di merce, magari di lusso.
Internet è un mezzo, semplice e alla portata di tutti, per esprimere quello che una non-cultura ha già trasmesso all’immaginario dei più giovani. Esibite per affermarvi, per superare la noia quotidiana, per essere più trasgressivi. Vendete parti di voi, che tanto è un gioco innocuo: in fondo è SOLO il vostro corpo, o meglio parti del vostro corpo. Non riconoscibili, anonime: perché non darle via per ottenere qualcosa in cambio? Che sia un bene di consumo o la sensazione di essere grandi ed emancipati.
Il sexting dunque è più un fenomeno indotto dalla televisione, da una certa politica, dallo sport professionale esasperato e alterato.

E non è solo una questione che riguarda il corpo delle donne, delle ragazze: riguarda i corpi, tutti. Perché i ragazzi, maschi, cresciuti con questi modelli, hanno anche loro imparato a pensarsi come corpi a pezzi: bicipiti, addominali, glutei, peni. E a pensare così le ragazze.

Abbiamo offerto ai nostri ragazzi un mondo dove la seduzione è un dovere nei confronti degli altri, una necessità per emergere e non un piacere spontaneo e personale, una forma di rapporto. Abbiamo offerto loro l’immagine del dovere di piacere e di offrire se stessi non nell’interezza del donarsi all’altro in un rapporto tra persone (che sia amore, sesso, amicizia), ma del cedere pezzi di sé, per ottenere consenso.

Lo scorso 31 marzo, sull’Independent è stato pubblicato un articolo di una scrittrice e regista, Lizi Patch, che ha raccontato l’esperienza di suo figlio undicenne, sfidato dagli amici a guardare un video porno particolarmente violento. Il bambino non era preparato a questa esperienza e ne è rimasto turbato: solo dopo qualche giorno, in cui stava evidentemente male, ne ha finalmente parlato con la madre, esprimendo il suo disagio perché sentiva che la sua infanzia era andata per sempre e avrebbe voluto “dis-vedere” quel video, ma era tardi.
Sullo stesso giornale è stato pubblicato anche un piccolo articolo scritto dal bambino, nel quale ha espresso le sue sensazioni di fronte a quella esperienza:
“E’una scelta difficile. Cerchi di renderti “cool”, di apparire davanti ai tuoi amici? O semplicemente dici di no, e cerchi di custodire quel pezzettino di innocenza che c’è dentro di noi? Io ho fatto la scelta sbagliata.
E’ stato un paio di settimane fa, era un giorno di scuola, a geografia. Uno dei miei amici viene e mi fa “ehi, c’è un video divertentissimo, devi vederlo”. Quindi a fine giornata, sono andato a casa, ho portato il telefonino su, nella mia stanza, e ho facilmente ritrovato il video. L’ho visto, e ne sono rimasto disgustato.
Ho tenuto tutto dentro, preoccupato di dirlo a mamma o no. Ma una sera, prima di dormire, le ho chiesto se potevamo parlare. Siamo andati giù e le ho detto tutto del video, e quanto mi faceva stare male a tenerlo segreto con lei.
Lei ha capito, mi ha confortato, e poi ho dormito benissimo quella sera.
Voglio dire, è sbagliato abbastanza che l’abbia visto io, ma immaginate se lo vedesse uno ancora più piccolo, di otto anni per esempio?
Sarebbe orribile.
Quello che odio è che sia talmente facile arrivare a questo genere di cose, e che altre persone lo devono aver visto, ne devono esser stati disgustati, ma nessuno ha fatto niente.
Io vorrei che le persone pensassero prima di fare una ricerca su internet.”

Questa non è un’esperienza direttamente legata al sexting, è un’altra cosa. Ma mi sembra che esprima chiaramente come i bambini non vogliano essere violati e colpiti anche nel loro immaginario. Offrire a un adolescente un immaginario erotico mistificato, irreale, competitivo, estremo, è un modo subdolo per esercitare una violenza, profonda e duratura, sul suo sviluppo sentimentale.
Quando quell’adolescente si adegua e mette online le immagini del suo corpo “a pezzi”, dimostra di aver immagazzinato questi messaggi violenti.
Quello che odio è che sia talmente facile arrivare a questo genere di cose“: quello che ha odiato quel bambino è di trovarsi esposto con tanta facilità, non protetto, senza limiti.

Che fare? Partire dall’educazione al rispetto, pretendere una comunicazione non violenta dai media, spegnere i canali (di qualsiasi tipo, non solo visivo) che mettono in contatto i bambini, fin troppo precocemente, con l’idea che il corpo, di chiunque, sia merce di scambio. Iniziare a pensare che una corretta comunicazione di genere non sia una questione ideologica, per intellettuali, ma un’esigenza sociale urgente.
Perché gli educatori dei nostri figli siamo essenzialmente noi genitori, e la loro educazione sentimentale è la prima forma di comunicazione e una grande risorsa di prevenzione per farne persone consapevoli.

(*foto di Nastassia Davis – concessa in licenza CC)

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14 thoughts on “Ancora sul sexting: interroghiamoci sui motivi”

  1. Molto bello l’articolo “Lo sguardo degli uomini”….mi ha fatto tornare in mente una cosa letta qyualche anno fa che mi mise molto a disagio. Esistono in commercio delle bambole del tutto simili a donne vere, credo prodotte in giappone, ma molto molto costose…per chi non può permettersi il “pacchetto completo” è possibile farsi fare (perchè sono praticamente “just-in-time” a gusto dell’acquirente)solo il tronco. Chissà perchè, quando lo lessi, pensai ai serial killer…

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  2. Mi ricordo che da piccola avevo una nonna che divorava giornali scandalistici facilmente fruibili da me, e io ci ho messo tantissimo a rendermi conto che il corpo non era quella cosa peccaminosa e anche un filino sporca che sembrava su Novella 2000.

    E Novella 2000, badate bene, non è porno. È roba che viene considerata socialmente accettabile, paragonabile a quello che si vede in tv. Immagini quasi routinarie che a noi adulti possono persino sembrare ironiche, ma che per loro hanno un peso diverso. Quando è la tv o facebook a spiegare ai nostri figli cos’è il sesso e il corpo e il rispetto e la nostra immagine, è un casino.

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  3. Il rischio potrebbe essere che, usato per, diciamo, motivi tecnici, da individui in età evolutiva, diventi facilmente IL MODO per eccitarsi. Ci sono studi che hanno trovato correlazioni tra pubertà precoce e esposizioni ad immagini sessuali (niente di che…la normale tv!)in età pediatrica: se il cervello stimolato in un dato modo modifica così il corpo, non è un’ipotesi azzardata pensare che giovani individui esposti ad un certo tipo di sessualità diventino patologici…preoccupante di certo!

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  4. Quello che adoro del tuo modo di scrivere, Silvia, è che riesci ad esprimere concetti complessi, emozioni e riflessioni in modo semplice e fruibile a chiunque. Un modo semplice, ma non scevro del suo perché e anche del suo fascino scrittorio (perché questo post ha anche il merito di essere scritto oggettivamente bene). Sei un po’ come il Piero Angela del web, tu 😉

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  5. Ma qui il parzialismo è semplicemente dovuto, suppongo, dal voler escludere elementi del corpo riconoscibili. Una foto hard che comprende il volto intero è pericolosa per chi vuole mantenere l’anonimato

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  6. se cercate tra le parafilie (ovvero quelle che una volta si chiamavano perversioni) la trovate, appunto, sotto il nome di parzialismo.
    Che un adolescente che ha dalla sua, per così dire, gioventù e ormoni, ricada già sotto una psicopatologia del comportamento sessuale è davvero grave, come dice Silvia.

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  7. @Paolo, quello che inquieta è lo scambio di immagini così come racconta Morgaine, non all’interno di una coppia. Di solito, per mantenere l’anonimato, si tratta appunto di foto “parziali”, che danno proprio l’idea di “tranci di corpo”. Tra l’altro mi chiedo che valore erotico possano avere!
    Ci sono ragazzini/e che inviano proprie foto in cambio di ricariche sul cellulare (un mezzo di “pagamento” che consente la dovuta distanza). Possibile che un adolescente trovi normale una cosa del genere?
    Senza poi contare che l’anonimato su internet è una illusione e questo può creare problemi davvero gravi.

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  8. scambiare immagini di se stessi nudi in un contesto di coppia e fiducia reciproca tra persone adulte è una cosa in cui non vedo nulla di male (fermo restando che pure la persona amata può tradire la tua fiducia). Quando ci sono di mezzo i bambini è un’altra storia a maggior ragione se si parla di “vendere” e non solo “scambiare”

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  9. Molto molto molto triste…si perchè il sesso è la cosa più bella che ci sia! Mi sono spostata con mio marito perchè mi ha fatto venire i brividi la prima volta che mi ha sfiorata e fare l’amore con lui era TUTTO…ed ero già adulta e dotata di esperienza in merito, quando l’ho conosciuto!
    I nuovi adolescenti incontrano il sesso sempre più presto, alle soglie della pubertà, quando non hanno ancora gli strumenti per entrare in questo speciale pezzo della nostra vita: ma più di tutto quello che mi intristisce è proprio questa sessualità fatta di pezzi, pezzi mancanti, primo fra tutti il pezzo che riguarda i sentimenti.

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  10. L’altro giorno, per questioni mie di allattamento, mi sono ritrovata a googlare ‘sciopero della tetta’.
    Tra i primi links, dopo quelli della Leche league, uno ad una pagina di un forum in cui delle ragazzine -suppongo adolescenti dal linguaggio- promuovevano uno ‘sciopero delle tette’: a quanto pare, loro postavano foto delle loro tette su richiesta dei forumisti maschi mentre quest’ultimi, richiesti a loro volta di postare foto dei propri genitali, rispondevano con immagini di vegetali. Da qui la rivolta di alcune frequentatrici.
    Ho immediatamente pensato se un giorno i miei figli potrebbero farsi coinvolgere in cose del genere. Non sono una puritana, ma mi sono sentita disgustata da questo trattarsi a vicenda come pezzi di persona, quarti di carne la cui esibizione é richiesta senza alcun rispetto, ed esibite senza maturitá. Capisco la curiositá sessuale, ma qui mi sembra che si vada oltre, per non parlare del fatto che quelle foto potrebbero restare in rete per anni, scaricabili, virali.

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  11. Io la risposta di quel bambino l’ avevo letta in inglese e sia così, che adesso, sbam, mi ha fatto piangere. Perché sai che mi interrogo proprio molto sull’ effetto che questo sesso iperrealistico della pornografia e della pubblicità faccia su bambini, ma anche adolescenti e giovani uomini e donne che hanno fin dall’ inizio una visione distorta del sesso, del corpo e del fare l’ amore. E hai ragione tu che non è nata con Internet, come dice il bambino: nessuno di noi ha fatto niente per fermarlo.

    Ovvero, io denuncio al garante tutte le pubblicità sessiste e volgari, ma non aiuta, è una goccia nel mare. Parlo con i miei figli, nel libro ho anche raccontato alcuni episodi su questo, e mi rendo conto che specie Ennio, che ha anche lui 11 anni, è molto bambino, curioso si sul sesso e il mondo degli adulti, ma facilmente disgustato e impressionato dai suoi aspetti crudi. per dirti che anche le sue canzoni preferite, se poco poco sono accompagnate da video di femmine ammiccanti in bikini ecco, preferisce sentirle senza guardarle.

    A quel’ età i preadolescenti hanno una sensibilità esasperata, io manco ci posso pensare all’ idea che gli amici lo costringano a vedere per sfida un film del cavolo, di quelli che dico sinceramente fanno paura anche a me. e quindi stasera leggerò con lui questo articolo (parti di esso) perché condividere mi sembra meglio che curare. Grazie e grazie a tutto il programma sul sexting, fanno un ottimo lavoro e ce n’ è un gran bisogno.

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