Andare a scuola da soli? Una dichiarazione di indipendenza

Andare a scuola da soli è un momento di crescita importante, non solo per i bambini, ma anche per noi genitori. E’ un momento in cui gli comunichiamo fiducia, rispetto, ma soprattutto li autorizziamo a crescere.

Foto ©woodleywonderworks utilizzata in licenza Creative Common
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Mi ricordo benissimo la riunione in prima elementare quando uno dei genitori fece la domanda a che età la scuola consentiva che i bambini andassero e tornassero da soli. Se siete sconvolti, come lo sono stata anche io sul momento, dalla domanda, aspettate di sapere la risposta. La maestra ha chiarito senza battere ciglio che è totale responsabilità del genitore decidere quando il bambino è in grado di andare e tornare a scuola da solo, e che la scuola ha la responsabilità solo nel momento in cui il bambino varca il cancello. Ed è anche per questo che la scuola ha una routine di sicurezza accurata. Infatti se l’insegnante non vede un bambino in classe telefona immediatamente ai genitori, a meno che questo non sia stato segnalato dal genitore entro le 7:30 del mattino ad un apposito numero di telefono.
La scuola primaria in Svezia si inizia l’anno scolastico in cui il bambino compie 7 anni, e non a 6 come in Italia. Eppure non vi nascondo che la domanda, e la risposta, hanno generato una serie di riflessioni nella mia testa. E come spesso accade a chi vive all’estero, ha contribuito a farmi vedere la faccenda sotto un altro punto di vista.
Ho iniziato ad interrogarmi su quali sono i rischi reali che corre un bambino di 8 anni nell’andare e nel tornare da scuola da solo. E mi sono venute in mente un paio di cose che voglio condividere con voi.

Una società sicura

Una società in cui i bambini si muovono da soli, si trasforma in una società più sicura. Si, lo so che sembra esattamente l’opposto, ma non è così. Quando nelle strade ci sono bambini che giocano e che si muovono da soli, gli adulti si assumono automaticamente la responsabilità di garantirne la sicurezza. Il panettiere, il macellaio, i vecchietti in piazza, tutti iniziano ad osservare i bambini, imparano a conoscerli e iniziano a considerarli un po’ più figli della società stessa. Iniziano a reagire quando vedono qualcosa di strano, diventano più protettivi. Una società sicura è una società in cui i bambini si muovono liberamente, e una società in cui i bambini si muovono liberamente diventa una società più sicura. E’ una tipica situazione win-win.

La paura dell’estraneo

La prima è la paura che faccia qualche brutto incontro lungo la strada. E’ una paura quasi atavica. Noi stessi siamo cresciuti con il terrore di accettare caramelle da sconosciuti, e di parlare con adulti. La paura dell’estraneo è quanto di più irrazionale ci sia. Le statistiche parlano chiaro. Se ci limitiamo al mondo occidentale, la quasi totalità dei bambini che subiscono violenza o che vengono rapiti sono vittime di adulti che conoscono molto bene, familiari o amici cari. L’insegnamento più importante che si dovrebbe dare ai bambini quindi, non è quello di avere paura dell’estraneo, ma di non seguire mai nessuno, e di essere pronti ad urlare a pieni polmoni in caso qualcuno cercasse di forzarli in tal senso.

Il pericolo del traffico

Questo è decisamente un pericolo molto più concreto, specialmente nelle grandi città e specialmente in alcune grandi città italiane. Persino nella civilissima Stoccolma, in cui le macchine mediamente si fermano prima delle strisce pedonali se solo vedono una persona ferma sul bordo del marciapiede, le autorità per la sicurezza affermano che un bambino non è pienamente in grado di avere totale controllo dell’attraversamento prima di avere raggiunto i 12 anni di età. Anche i bambini scrupolosi che si ricordano di fermarsi, e controllare che non arrivi una macchina, potrebbero avere difficoltà nel calcolare il tempo impiegato dalla macchina per raggiungerlo in base alla velocità. Ovviamente più l’incrocio è grande, e trafficato, più diventa pericoloso, e richiede maggiore controllo da parte del bambino. Per questo è importante studiare il percorso, e scegliere alternative in cui il traffico è più tranquillo, e in cui l’attraversamento è più semplice. Evidentemente questo dipende dal quartiere in cui si vive, e dalla distanza che deve essere percorsa.

Analisi e gestione dei rischi

Insomma direi che conoscere i pericoli è il primo passo per trovare soluzioni per affrontarli e superarli. E vedere che almeno la metà dei bambini della classe di mio figlio (che ora frequenta la terza elementare) vanno e tornano da scuola da soli, mi ha permesso di riflettere sul fatto che probabilmente i pericoli che ci sono non sono così terribili.

Ecco quindi alcuni consigli per prepararsi come genitori e come figli ad affrontare questo passo:

1. Studiare bene il percorso e insegnare ai bambini ad attraversare sulle strisce pedonali meglio se in prossimità di un semaforo pedonale.
2. Insegnare ai bambini che non si deve parlare al telefono, o ascoltare la musica, o fare altro mentre si attraversa la strada
3. Insegnare ai bambini che non c’è nulla di male nel parlare con adulti per chiedere aiuto o informazioni. Ovviamente vale sempre la regola che non si deve seguire nessuno, ma parlare con qualcuno per chiedere informazioni è spesso il modo migliore per ricevere aiuto in caso di bisogno.

Tutto questo mi ha fatto capire che permettere ai bambini di andare da soli a scuola può essere un ottimo modo di stimolare l’autostima e dargli un enorme senso di libertà. E siccome la libertà implica anche un grado di responsabilità, diventa immediatamente un grande momento di crescita. Forse noi genitori del ventunesimo secolo, tipicamente iperprotettivi, abbiamo bisogno di riflettere per primi sul fatto che il sentirsi grandi e responsabili è una conquista, e che la sicurezza e l’autostima si costruisce anche imparando a superare le piccole paure e difficoltà che si incontrano nel breve percorso tra casa e scuola.
Cosa ne pensate? A che età pensate di mandare i vostri figli a scuola da soli?

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13 thoughts on “Andare a scuola da soli? Una dichiarazione di indipendenza”

  1. quando leggo che i genitori italiani sono ultimi in Europa a mandare i figli a scuola da soli, penso che senz’altro c’entra l’apprensione tipica del genitore italiano. ma penso anche che l’inciviltà e la scarsa vivibilità delle nostre città siano la componente principale. ho degli amici in Germania che vivono in un quartiere residenziale, dove i bambini già alla scuola materna sono abituati ad andare da soli. ci sono percorsi ben segnalati e le automobili (poche) vanno pianissimo. poi penso alle nostre città, dove se un’automobile si ferma sulle strisce la devi pure ringraziare per la troppa gentilezza, dove i limiti di velocità non sono mai rispettati, le strisce pedonali non sono mai libere a causa della sosta selvaggia, e veramente anche i marciapiedi spesso e volentieri sono occupati dalle auto. per non parlare di quegli incroci dove non hai alcuna visibilità a causa delle auto in doppia e tripla fila. la scuola di mio figlio è nella mia stessa via, ma dal lato opposto, ci si mettono 3 minuti di orologio. come distanza sarebbe perfetta però è una strada molto pericolosa. le automobili sfrecciano e non si fermano neanche sulle strisce. abbiamo segnalato più volte la cosa ai vigili ma hanno detto che non possono farci niente, e che probabilmente è la “velocità percepita” che sembra alta. si, proprio la velocità percepita la causa di 2 incidenti gravi nel giro di pochi mesi, uno con un’auto ribaltata e l’altro con il muro di un palazzo completamente sfondato. e meno male che era notte, così si sono fatti male solo i passeggeri, se ci fosse stato un pedone nelle vicinanze ci sarebbe scappato il morto. velocità percepita anche quando la nonna di un bambino è stata investita da una motocicletta, e quando io per poco non sono stata investita da un’autobus, che si è fermato a 1 cm da me che avevo anche in braccio mio figlio piccolo, il tutto sulle strisce pedonali. e poi sono stata anche aggredita verbalmente dal conducente che si è giustificato dicendo che lui si porta dietro 15 tonnellate. appunto, se rispettassi i limiti di velocità faresti in tempo a frenare anche con 15 tonnellate, no? tornando alla scuola, sulle strisce pedonali proprio di fronte ci sono i volontari che aiutano i bambini ad attraversare. ma partendo da casa mia è necessario attraversare ad un incrocio che le strisce pedonali non le ha affatto, per poter arrivare poi dove sono i volontari. insomma, con tutta la buona volontà ma se le condizioni fossero favorevoli lo manderei da solo anche subito (7 anni), sinceramente però aspetterò ancora un po’.

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  2. Napoli, quinta elementare. Ha compiuto 10 anni. Dall’anno scorso a volte ci va da solo, dopo averlo fatto attraversare. Ora all’occorrenza attraversa anche. Ha incominciato due anni fa, su percorsi brevi/poco non trafficati e in gruppo con ragazzini piu’ grandi. Sta evolvendo piano. Penso di essere considerata degenere. Secondo me invece gli sto facendo un regalo 🙂

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  3. Come scrivevo nell’altro post, io ho iniziato ad andare a scuola da sola a 8 anni. Per esperienza personale mi preoccupo soprattutto del traffico, dato che proprio andando a scuola ho collezionato ben due incidenti stradali in bicicletta per mia inavvertenza, nel primo caso ho attraversato senza guardare, nel secondo ho frenato col freno davanti perché non conoscevo la differenza e sono caduta in mezzo alla strada. Rispetto ad allora il volume del traffico si è enormemente ingigantito ed è diventato praticamente impossibile spostarsi anche di qualche metro senza incontrare un’auto, infatti i bambini non giocano più per strada. Insomma la statistica è rincuorante per gli incontri con i malintenzionati, ma non lo è affatto per gli incidenti stradali. Anzi colgo l’occasione per segnalare il movimento ***SALVA I CICLISTI*** che cerca di introdurre qualche correttivo per una mobilità a misura di pedone e ciclista. Per cui senz’altro nella scelta del “quando” per me sarà fondamentale il “come”.

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    • Close The Door certamente il problema del “come” rientra nell’analisi dei rischi che si deve fare. Andare in bicicletta è in generale più pericoloso, soprattutto in assenza di piste ciclabili adeguate, e richiede molte più capacità da parte del bambino.

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  4. Anche dove viviamo noi, in un quartiere di Melbourne, Australia, andare a scuola da soli, a piedi o in bicicletta, è un passaggio incoraggiato e considerato un naturale sviluppo dell’indipendenza dei bambini. Io ho iniziato quest’anno a mandare I due più grandi (10 e 11 anni) a scuola da soli in modo costante. Ma “la preparazione” all’indipendenza era iniziata giá negli anni scorsi con brevi per corsi fatti prima insieme e poi da soli. Il fatto che molti bambini facciano lo stesso e quindi le strade attorno alla scuola siano molto praticate oltre al supporto di adulti nei punti di attraversamento sono indice, come dici tu Serena, di quella sicurezza che si costruisce perché I bambini si “appropriano” dello spazio comune. E gli adulti li supportabo in questo per corso verso la Scuola e verso la loro autonomia.

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  5. “La libertà è una forma di disciplina”

    Io boh, ho un po’ di paura a mandarle da sole, mista a voglia di passare con loro quei due minuti di attesa del pulmino (minuti che dicono di apprezzare), mista a sensazione di rimprovero “sociale”, del famoso macellaio e fornaio che danno l’indicazione e vigilano ma poi borbottano tra loro che la mamma è una sciagurata (il babbo no). Questa è un po’ la mia percezione di quello che avviene in un villaggio rurale in Italia, forse sbaglio.

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    • Polly io credo che se a te fa piacere e se loro apprezzano non c’è nessuna fretta di farlo. Ci sono situazioni in cui sarebbe utile, perché ad esempio il genitore è impossibilitato e non trova alternative, ma non è certamente un obbligo. Ma comunque l’esigenza di indipendenza dovrebbe nascere prima di tutto dai bambini, almeno entro certi limiti (conosco gente che a 35 anni ancora non sente l’esigenza di essere indipendente dalla mamma, per dire 😉 )
      Poi non ho grandi esperienza del villaggio rurale, ma ho come la sensazione che il macellaio e fornaio troverebbero qualcosa da ridire indipendentemente da quello che si sceglie di fare. O sbaglio?

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  6. Secondo me sarebbe davvero un importante passo verso l’autonomia, ma non tutte le scuole (primarie) italiane lo consentono.
    Dove abitiamo noi, ad esempio, i bambini potrebbero andare a scuola da soli, ma all’uscita non vengono “rilasciati” dagli insegnanti, se fuori dal cancello non è presente un adulto autorizzato!
    Questo vale fino alla fine delle elementari, quindi i miei figli non potranno tornare a casa da soli fino alla prima media!

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    • anche da noi da quest’anno ci vuole un adulto all’uscita o in alternativa devono prendere l’autobus, in compenso all’andata non c’è alcun controllo ed è successo in passato che bambini che andavano a scuola soli si perdessero per strada , fortunatamente il buon senso di compagni e maestre ha sempre permesso di risolvere la situazione . Per quel che mi riguarda mia figlia scende a scuola a piedi dall’anno scorso al pomeriggio( questione di tempi di percorrenza) con la raccomandazione di farlo solo in compagnia di altri bambini in modo che se succedesse qualcosa c’è qualcuno che può avvisare un adulto.

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