Vaccino obbligatorio si o no? Un esercizio di ragionamento pratico.

La vaccinazione obbligatoria è un argomento scottante. Cosa porta alcuni paesi a prendere decisioni politiche in contrasto tra di loro?

Foto di Sanofi Pasteur utilizzata con licenza Creative Commons
Foto di Sanofi Pasteur utilizzata con licenza Creative Commons

La vaccinazione obbligatoria è un argomento scottante per molti, le associazioni di cittadini che si oppongono alla vaccinazione, o semplicemente gli scettici che decidono di non vaccinare i propri figli e sé stessi, si moltiplicano ogni giorno. L’angolo però da cui vorrei parlare del vaccino, o dei vaccini obbligatori, meglio, non è tanto questo, non sono interessata ad aprire una discussione sull’opportunità o l’efficacia del vaccino, né di eventuali alternative di tipo non medico, o della malafede delle case farmaceutiche (vi pregherei quindi di non prendervela se considererò questo tipo di commenti OT) ma di come Paesi differenti possano prendere decisioni differenti su questo problema, e come tutte queste decisioni siano comunque razionali e giustificate. E’ una questione politica, nel senso del termine che riguarda le decisioni prese per una collettività, ma non una questione DI politica.

Il dilemma è: posto che ci sono malattie potenzialmente mortali, è opportuno garantire che la popolazione ne sia immune (quindi salvaguardare la salute pubblica) imponendo una misura come la vaccinazione obbligatoria, oppure è opportuno lasciare che il cittadino decida da solo cosa è meglio per lui, e, si spera, per la collettività (quindi salvaguardare il libero arbitrio)? Il dilemma sta nello scegliere fra due valori positivi (il libero arbitrio e la salute della popolazione) che però può accadere che portino a decisioni contrastanti.

Il dilemma viene affrontato diversamente in Paesi diversi. In UK per esempio, la legge del 1867 che rendeva alcune vaccinazioni obbligatorie, con ripercussioni sia pecuniarie sia detentive per i genitori che si rifiutassero di aderire, venne soppiantata pochi anni dopo, nel 1898, da una legge che invece rimuoveva l’obbligo, e quindi la pena, per qualsiasi vaccino, e lasciava ai genitori la possibilità di chiedere un’esenzione se ritenevano opportuno non vaccinare i propri figli. Il principio vige tuttora, un buon secolo dopo. Un genitore in UK oggi ha il diritto di rifiutare un vaccino per i propri figli, qualsiasi vaccino, anche contro un parere medico che sostenga che le sue ragioni sono infondate o mal informate. In altre nazioni, come l’Australia, nonostante si lasci libertà di non vaccinare, ci sono misure a valle, tipo, alcuni sussidi non sono disponibili a chi non ha aderito al programma di vaccinazioni. In altre nazioni ancora, come in USA, vige un regime ibrido in cui la vaccinazione è obbligatoria, ma è consentito chiedere un’esenzione sulla base di motivi e credenze personali; tuttavia, non viene concesso l’accesso alla scuola pubblica ai bimbi non vaccinati.

Le strategie sono quindi diverse: un sistema di libertà totale (puoi decidere in autonomia, senza ripercussioni), un sistema di obbligatorietà (devi vaccinare, altrimenti ci sono sanzioni) o un sistema che impatta sui privilegi (puoi decidere di non vaccinare, ma in tal caso non hai accesso a servizi, come la scuola pubblica).

In UK si è sempre ritenuto, nello spirito che la libertà individuale venga prima di tutto, che l’eliminazione di privilegi, per quanto sulla carta sembra lasci libera scelta, sia comunque una forzatura del diritto alla scelta individuale, perché di fatto negano a chi sceglie diversamente l’accesso a risorse che invece sono disponibili ad altri. Meglio, sostengono qui, dunque un aut-aut: o è obbligatorio, per tutti, oppure no, senza sconti e senza penalizzazioni in entrambi i casi. Ma la questione si riapre periodicamente, anche in concomitanza di fatti di cronaca, e in UK un comitato, il JCVI, ha il compito di fornire al governo raccomandazioni su questo tema, incluso quello di introdurre penalizzazioni. Il dubbio se cambiare una legislazione (e una filosofia!) così radicata si è acuito quando sono stati divulgati dati sulla diffusione di malattie come il morbillo o la rosolia, che sono a livelli record ultimamente. Nel 2008 ad esempio il morbillo è tornato ad essere, dopo 14 anni, dichiarato “endemico” nella popolazione, e i casi crescono ogni anno. Se, come me, siete stati bambini in Italia negli anni ’70, probabilmente guarderete a questo dato con indifferenza, noi l’abbiamo preso tutti il morbillo, chi per cause accidentali, chi forzatamente, grazie ad una mirata coabitazione con altri bambini col morbillo “così glielo passano e ci togliamo il pensiero”. Ovviamente nessuno si poneva il problema che il morbillo fosse una malattia molto seria, e potenzialmente invalidante, se non fatale. Certo sono casi estremi. Certo non capita mai. Epperò.

La situazione-morbillo in UK risente ancora degli strascichi dello scandalo dello studio sul vaccino “MMR”, la trivalente, e il suo supposto legame con l’autismo, cosa che, benché quello studio sia stato più e più volte dichiarato non solo non affidabile scientificamente, ma anche in malafede, evidentemente ha ormai segnato l’immaginario collettivo in modo indelebile, vedi come a volte le suggestioni fanno molto più presa dei fatti. Come si fa ad annullare l’effetto di un argomento palesemente non valido ma di facile presa?

Ma insomma, tornando al dibattito. A parte le opinioni personali, o le motivazioni personali, sulle quali non c’è molto da opinare, è interessante, per me almeno, capire come uno Stato, a nome della collettività, scelga di adottare una misura come quella di rendere o meno una vaccinazione obbligatoria.

I motivi di paesi come gli USA sono la priorità a garantire l’immunizzazione della popolazione, e l’eventuale debellamento di alcune malattie pericolose. Se vi siete emozionati anche voi nel vedere i servizi, sull’obiettivo praticamente raggiunto dell’eradicazione della polio in India, grazie al massiccio programma di vaccinazioni, troverete anche voi questo un motivo necessario e sufficiente per introdurre l’immunizzazione obbligatoria. Certo, direte, ci sono contesti e contesti. E infatti, per esempio, nel contesto USA, dove la possibilità di fare domanda per ottenere un’esenzione dal vaccino ha fatto sì che le richieste siano in costante aumento, raggiungendo anche il 20%, si è ritenuto che la percentuale di persone che si sarebbero perse per strada eliminando l’obbligatorietà sarebbe stata troppo alta. Il dibattito infatti al momento in USA pare sia quello di eliminare anche la possibilità di richiedere l’esenzione, tipicamente chiesta non per ragioni mediche, ma per personale credo o tradizione o appartenenza politica.

I motivi di paesi come l’UK sono fondamentalmente la difesa del libero arbitrio: non è ritenuto etico, e quindi legale (un caso in cui queste due nozioni vanno nella stessa direzione), forzare il cittadino a vaccinarsi, o a vaccinare i propri figli, anche in casi di epidemia, mentre lo sforzo dello Stato deve concentrarsi sull’informazione, sul consentire al cittadino la possibilità di fare una scelta oculata e informata. Questo atteggiamento, di uno Stato meno paternalistico e impositorio, come alle volte succede in paesi come l’Italia, ma più volto a fare il possibile, mediante campagne informative, affinché la scelta del singolo vada nella direzione che si spera sia giusta, è tipico di molti contesti in UK: educazione e “empowerment” innanzitutto vengono spesso prima di obblighi e sanzioni.

C’è da dire che questo sembra funzionare, se in effetti, al contrario degli USA, la percentuale di chi alla fine opta per la vaccinazione in UK è davvero alta, se considerate il secolo appena passato e il livello di effettiva immunità raggiunta, inclusa quella per le malattie coperte dalla trivalente, i “livelli record” di cui parlano per il morbillo si riferiscono comunque a numeri a tre cifre, si parla di 964 casi laddove l’anno precedente ce n’erano 497. Per mettere in contesto questo dato, ad esempio, in Italia nel 2008 ci sono stati 5311 casi di morbillo, che costituivano più della metà dei casi di tutta l’Europa messa insieme, tanto che a gennaio 2017 il ministero ha iniziato a pubblicare un bollettino di monitoraggio settimanale che rivela che ad esempio nei primi 4 mesi del 2017 ci sono già 2224 casi. Il monitoraggio è importante perché, bisogna ammettere, uno dei motivi per cui i genitori che non vogliono vaccinare possono farlo tranquillamente, è che la diffusione della vaccinazione garantisce che la malattia sia tutto sommato rara. Ci si affida, come si dice, alla herd immunity, all’immunità “del branco”: siccome la maggior parte della popolazione è immune, diventa difficile anche per i non immuni contrarre la malattia. Come direbbero gli inglesi, si beneficia di una corsa gratis, e questo perché gli altri pagano il biglietto. Ma devi avere un “branco”, una massa critica di persone che garantiscono col loro comportamento che l’intera comunità non ne venga a soffrire. E cosa succede se questo non accade, o alla lunga viene meno? Cosa succede se i livelli di contagio diventano alti? Se decidere di non vaccinare non è piu una questione di libero arbitrio, ma significa potenzialmente mettere altre persone a rischio?

Trasliamo il ragionamento ad altri ambiti (vi avevo detto che l’esercizio era parlare in astratto, no?). Le tasse ad esempio. Potrebbero essere rese facoltative soltanto se ci fosse una buona, sostanziale massa critica di cittadini a pagarle comunque, quindi rendendo la “corsa gratis” di alcuni ininfluente. La scuola: cosa succederebbe se decadesse la scolarizzazione obbligatoria? Come funzionerebbe, quanti manderebbero comunque i figli a scuola? Probabilmente tutti quelli che conosciamo noi, e anche di più, ma cosa succederebbe al divario, già considerevole, fra le classi sociali? O fra le diverse etnie? Oppure, l’obiezione di coscienza: si può acconsentire che questo diritto venga esercitato soltanto se esiste una massa critica di non obiettori a garantire ciò che lo Stato ha promesso ai suoi cittadini.

Come per tutte le questioni complesse, insomma, la decisione non è semplice. Ridurre tutto a vaccini si o no. Obbligatori si o no. Piano personalizzato per ogni bambino si o no. Impedire accesso a scuola si o no. Insomma, ridurre ad una questione semplice e nel particolare, diventa uno sminuire l’importanza e complessità del problema generale. Uno stato che sia giusto ed equo non può prendere una decisione in maniera isolata da altri fattori, così come dei buoni genitori, quando decidono qualcosa, lo fanno anche pensando alla visione generale, al livello di responsabilità dei figli, al rapporto aperto o meno che si ha con loro, a se i figli riescono ad abbracciare l’idea che la famiglia sta decidendo per il loro bene anche se nel particolare caso questo ha portato ad un divieto non digerito bene, o sono oppositivi e nascondono e mentono.

Insomma, il ragionamento pratico, la capacità di prender decisioni, o analizzare le decisioni, sulla base della visione globale, lo usiamo ogni giorno, possiamo provare ad esercitarci ad estenderlo anche a questioni che vanno oltre la vita quotidiana.

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63 thoughts on “Vaccino obbligatorio si o no? Un esercizio di ragionamento pratico.”

  1. Qui in Repubblica Ceca la vaccinazione contro la TBC si fa prima di lasciare la maternita’ e io sono completamente pro! fino a poco tempo fa molte vaccinazioni infantili erano obbligatorie, ma recentemente l’obbligo e’ stato tolto e le polemiche si infiammano. Recentemente ho letto l’intervista ad una mamma che non ha fatto vaccinare la sua neonata contro la TBC per ragioni puramente ideologiche, si vantava del fatto che la bimba, ovviamente, era comunque sana come un pesce… e’ chiaro che anche qui c’e’ molta disinformazione.

    >>kiara, scrivi che “il punto è che non è vero che i vaccini risolvono il problema delle malattie, anzi…”, in che senso scusa?

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  2. Secondo me questo paragone tra tasse e vaccinazioni e’ geniale!
    Io mi associo a cio’ che ha detto cinzia.
    Aggiungo che Le vaccinazioni obbligatorie (che sono contro malattie gravi) sono una responsabilita’ che secondo me non va lasciata al libero arbitrio dei genitori.
    Si rischia che nel tempo si perda l’abitudine a vaccinare e malattie ritenute quasi debellate ritornino in voga proprio perche’ il branco non e’ sufficientemente vaccinato. Oggi il branco mi protrgge ma alla lunga non si sa.
    Compito dello stato e’ in fondo proteggere i suoi cittadini, la vaccinazione ne fa parte.

    Volevo citare anch’io l’esempio della TBC, caso emblematico in cui si vede che la protezione del branco non e’ piu’ una garanzia di aopravvivenza.
    In croazia la vaccinazione contro la tubercolosi e’ obbligatoria, e proprio la pediatra ci diceva che in europa occidentale i casi stanno aumentando proprio perche’ la gentr non e’ piu’ vaccinata.

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  3. @supermambanana: incollato dall’articolo: ‘. “Con ragionevole probabilità scientifica”, si legge nelle motivazioni del Tribunale di Rimini, “la malattia è correlata alla somministrazione del trivalente presso la Asl di Riccione”. ‘
    Capisco che si possa considerare off-topic questo articolo e calzante il parallelo con le tasse, ma di fatto la sentenza del tribunale stabilisce esattamente questo: una ragionevole probabilità scientifica del legame tra vaccino trivalente e autismo.
    Scusa la puntualizzazione e fine OT.

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  4. grazie a tutti per il dibattito, molto interessante 🙂 rispondo qui e li’ cogliendo qualche spunto

    Il parallelo con le tasse secondo me ci stava, nel senso che lo Stato, che desidera il bene dei cittadini (OK, gente, qui dovete fare un esercizio di astrazione, niente sopracciglio alzato e cinico al pensiero di qualche politico che conoscete, eh?) ritiene che l’eradicazione di una malattia sia opportuno (ovvero, la erogazione di un certo servizio pubblico sia opportuna). Ergo, fa affidamento sul singolo che si renda immune, per poter raggiungere l’obiettivo (ovvero, fa affidamento sul singolo che contribuisca al budget, per poter raggiungere l’obiettivo). Per il singolo puo’ essere un sacrificio vaccinarsi (o togliersi di tasca dei soldi per le tasse), e controbilancia questa decisione dal pensiero di avere un tornaconto personale, cioe’ essere immune (ricevere dei servizi in prima persona), e di rendere un servizio alla comunita, cioe’ aiutare altri a raggiungere l’immunita’ (ovvero ricevere altri servizi). In questo senso, anche la tassa potrebbe essere facoltativa (e ci posso anche mettere il parallelo di chi pensa che lo stato di questi soldi ne faccia cattivo uso, con quelli che pensano che i vaccini in realta’ siano una grossa fregatura). Insomma, sulla carta il parallelo io ce lo vedo 🙂

    @Mammamsterdam, ed altri: il tuo commento mi ha fatto venire in mente che la tubercolosi e’ infatti un caso emblematico. In UK era praticamente eradicata negli anni 80. Nel 2005, calcolando che il rischio di infezione era passato all’uno per mille, si e’ deciso che il vaccino non venisse piu’ incluso in quelli che venivano offerti di routine (anche quelli facoltativi, come dicevo prima), ma soltanto offerto alle categorie a rischio. Il trend ora si e’ clamorosamente invertito, la TB e’ in crescita, Londra e’ stata definita ultimamente la capitale europea della tubercolosi.

    @kiara, nel post cercavo di evitare argomentazioni sul personale, ci sta tutto che il singolo ha diritto ad essere informato e poi decidere autonomamente, la domanda era piuttosto come dovrebbe comportarsi uno stato in situazioni dubbie, se la malattia e’ rara tutto bene, ma se c’e’ un’epidemia? Poi mi stupiscono i tuoi dati sulla Germania, quello che sembra suggerire l’organizzazione mondiale della sanita’ e’ che invece l’aderenza dei tedeschi sia a livelli molto alti, intorno al 90% nella maggior parte dei vaccini (vedi qui: http://apps.who.int/immunization_monitoring/en/globalsummary/timeseries/tscoveragebycountry.cfm?C=DEU)

    @Fede, ho sentito molti casi simili al tuo, credo che il problema in US sia proprio la massiccia presenza del privato, che quindi altera un po’ i meccanismi di decisione, formando un terzo polo, fra cittadino e stato, troppo preponderante, in UK come saprai il servizio sanitario offre tutto gratis ai bambini per esempio, dal paracetamolo all’apparecchio per i denti, quindi sarebbe in teoria incentivato a vaccinare, perche’ altrimenti il costo dei malati ricadrebbe sul budget stesso.

    PS: @Marcello, il link al giornale rientra nei miei OT di cui avevo avvertito, anche perche’ le sentenza non hanno “hanno stabilito che c’è una relazione tra i vaccini obbligatori e l’autismo” suvvia! 😛

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  5. Post che cade a pennello, vivo negli USA e sto lottando con i pediatri di mia figlia che piu’ che informare sui vaccini cercano di spaventare. Alla faccia dell’empowerment.

    Comunque, per darvi un’idea delle pressioni: a 24 ore dal parto ho dovuto discutere con un’infermiera di notte che voleva che io e mio marito ci vaccinassimo contro la pertosse (pur avendola entrambi fatta da bambini) sostenendo che mettevamo a rischio nostra figlia.

    Alla fine per nostra figlia abbiamo deciso di evitare solo un paio di vaccini, e fare gli altri, proprio per la questione del free riding.

    Sposo quindi l’approccio britannico – quando e’ volto all’empowerment – che qui negli USA e’ sostituito da un approccio iperpragmatico e pesantissimamente influenzato dalle assicurazioni private, per cui per evitare di sostenere eventuali costi di visite, ospedalizzazioni etc, tanto vale vaccinare tutti, tanto e subito. Non so se l’approccio british possa funzionare traslato nella realta’ italiana, pero’ mi chiedo anche perche’ – a giudicare da come te la mettono giu’ qui negli USA – e’ diventato cosi’ terribile, quasi inaccettabile che un bambino si ammali. E non parlo ovviamente di malattie gravi, ma anche solo di una semplice influenza, che nel caso di bambini sani e seguiti, con accesso a cure, penso presenti un rischio veramente piccolo di degenerare in qualcosa di piu’ grave.

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  6. trovo fuori luogo il paragone tra le tasse e i vaccini. non credo che i due temi possano essere paragonati e tanto meno che il discorso culturale sui vaccini possa essere affrontato così banalmente, quanto è appunto la cultura sui vaccini e sulla sanità che manca (soprattutto in Italia). in Germania intorno al 50% dei bambini non sono più vaccinati e non mi sembra che i loro ospedali siano pieni di bambini moribondi!!!
    in più la salute dei nostri figli ci sta così a cuore che solo una persona superficiale non si interrogherebbe sul miglior bene per il proprio figlio.
    se nella scuola di quartiere ci sono troppi figli di immigrati che arrivano e non parlano l’italiano, e a molti la cosa non va bene, la cambiano, e lì il nostro senso civico doc’è???…pensiamo forse all’integrazione per la società del futuro???
    ma se pensiamo che i danni per nostro figlio, nato sano, potrebbero essere irreparabili a causa di un vaccino???? lì nooooooooooooooooo devi vaccinarlo lo stesso per il bene della comunità????!!!!
    e poi mi chiedo, ma se tuo figlio è vacinato e sei così sicuro che è la cosa migliore, perchè preoccuparti? in fondo chi rischia è chi vaccinato non è! ma ironia a parte, il punto è che non è vero che i vaccini risolvono il problema delle malattie, anzi…ma è più facile non spiegarlo ai genitori, che fare una vera informazione e lasciare davvero a chi ha la patria potesta di scegliere.

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  7. Se vedi certi uomini di affari in doppiopetto olandesi, non ti viene da dirlo eprchè sembrano come tutti gli altri, ma spesso vengono dal Bible Belt, la fascia delle chiese protestanti rigorosissime (chi è stato a loro funzioni domenicali ne è uscito traumatizzato) e che
    a) non vaccina i figli perché la bibbia non lo dice (però portano gli occhiali se non ci vedono e non si capisce perché no seguano la volontà di dio che ti ha fatto e voluto miope)
    b) vota per un partito che non ammette le donne in politica e le fa votare solo perchè, incredibile dictu, ci sono tra loro donne che votano e che ritengono che altre donne non siano eleggibili in quanto donne.

    Ogni volta che si fa notare l’ incostituzionalità della cosa si appellano ala libertà di religione. tutto bene finchè ha funzionato il branco, ma nel frttempo in NL ci sono state anche recrudescenze di tubercolosi (tanto poi i figli li mandano alle scuole e alle università protestanti e si contagiano solo tra di loro, diresti).

    Poi per via del passato coloniale sulle vaccinazioni gli olandesi sono macchine da guerra, ce ne siamo accorti al richiamo di Ennio, di cui scrivo qui:http://mammamsterdam.blogspot.nl/2011/03/classe-2002-richiamo.html
    e
    Per questo i vaccini inNL non sono obbligatori anche se alla fine molti li fanno e proteggono il resto, e i consultori pediatrici fino a 4 anni che incoraggiano, informano assistono.

    Ne scrivevo quihttp://mammamsterdam.blogspot.nl/2009/11/i-polacchi-la-suina-e-la-speranza-della.html

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  8. Leggendo, mi viene in mente che a fare la differenza tra questi approcci diversi e i risultati (che sarebbero diversi di posto in posto) sia proprio come viene recepito il concetto di regola in ciascuno di questi paesi. Mi spiego… in Italia le regole in genere ci sono per essere infrante, lo sappiamo che e’ cosi’, ce l’abbiamo nel sangue e fa parte di noi; “lo dice la legge”? “Be’, vabbe’ dai… per una volta…”. E quindi e’ un continuo nascere di regole e leggi per regolare quello che veniva infranto della regola precedente. Ad libitum.
    In UK, dove vivo pure io, e’ il rispetto stesso delle regole che ti da’ la liberta’, o almeno questa e’ la mia percezione. Le regole sono nell’animo della gente (nel bene e nel male, ma piu’ nel bene direi) e se non le rispetto non e’ “Be, vabbe’…” ma e’ essere guardati male e additati da un ordine pubblico che e’ pubblico nel vero senso del termine.
    Gli USA, che conosco piu’ per sentimento che per davvero quindi magari dico cavolate piu’ grosse che mai, sono la patria del proibizionismo e della legge del taglione, del naughty corner e di conseguenza di tutti gli estremi che ne derivano: tu mi dici A e io faccio Z, ma sotto sotto la punizione la voglio…
    Per cui si’… Strategie e cultura vanno a braccetto, direi. Quello che funziona qui non funzionerebbe la’. Forse.

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  9. faccio presente che solo pochi giorni fa due sentenze di tribunale hanno stabilito che c’è una relazione tra i vaccini obbligatori e l’autismo
    http://www.repubblica.it/salute/medicina/2012/09/12/news/vaccini_effetti_collaterali-42380015/
    e hanno decretato la responsabilità giuridica del ministero della salute decretando un risarcimento.
    Non entro nel merito della validità scientifica di questa decisione, che è stata molto criticata da buona parte dell’ambiente medico, ma credo sia indicativo del fatto che la vaccinazione debba essere una scelta, e un rischio, individuale, e che sia eticamente discutibile una sospensione della patria potestà da parte dello stato nella decisione di vaccinare i propri figli.

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  10. Non ho una posizione estrema nei confronti dei vaccini, quindi non esprimerò un’idea decisa e precisa. Voglio solo rimarcare l’importanza del concetto di herd immunity, che citi anche tu, perchè allora lo Stato che impone la vaccinazione obbligatoria non sta solo compiendo un’ingerenza nelle decisioni delle singole famiglie, non si sta solo sostituendo ai genitori in una scelta per la salute dei cittadini minori, ma si sta occupando della salute di tutta la comunità. Non sto dicendo che faccia bene o male, ripeto che non ho una posizione definita in merito, ma invito solo tutti quanti a riflettere anche su questo aspetto.

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  11. A me il paragone sembra più che calzante, perché il fatto stesso di vivere in una comunità, a mio parere, implica la perdita di alcune libertà in cambio di alcuni vantaggi. E’ sempre così, anche fra gli altri animali: la vita in branco implica delle gerarchie, dei comportamenti sociali e via di seguito, ma offre maggiore sicurezza, possibilità di sostegno per sé e per la prole, ecc. Questo perché l’istinto di conservazione della specie è superiore a quello di sopravvivenza del singolo (penso all’ape che muore dopo aver punto chi minaccia l’alveare). Sono convinto, però, che in questa dinamica lo Stato dovrebbe fare da garante che i provvedimenti presi conferiscano un vantaggio per la comunità e farsi interamente carico di chi ha ottenuto uno svantaggio. Allora le due cose non sono in antitesi, il risultato migliore, secondo me, si avrebbe ponendo l’obbligo, ma solo dopo aver spiegato le ragioni che hanno portato a questa “limitazione” della libertà individuale. Se non accettiamo questo per i vaccini e per le tasse, dobbiamo rifiutarlo anche per il carcere, l’istruzione, il codice della strada e tutto il resto… più danni o benefici? Anche a casa si stabiliscono delle regole e se non si rispettano non è prevista una “sanzione”?

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  12. l’ho sempre pensata come te, MammaAmsterdam. Prima di vaccinare i miei due figli ho letto, mi sono informata, ne ho parlato con il pediatra (a parte il fatto che il 99% dei pediatri sono tutti pro-vaccino), ma alla fine ho fatto quello che fin dall’inizio sapevo che avrei fatto e cioè li ho vaccinati. Ho sempre pensato che la vaccinazione sia una sorta di dovere civico: siamo in una società, viviamo assieme, abbiamo bisogno gli uni degli altri, ergo, ci vacciniamo, per preservare noi, la nostra famiglia, i nostri vicini, dire la specie umana è troppo? Alla faccia dei “free riders”, cioè coloro che viaggiano gratis come li hai definiti giustamente tu. Sto parlando di vaccinazioni contro malattie abbastanza “importanti” come portata. Per esempio, non per la vaccinazione antiinfluenzale,che del resto i medici stessi la consigliano solo in alcuni casi particolari (anziani, cardiopatici, bimbi con difetti immunitari ecc ecc) Certo anche di influenza si può morire, ma appunto è un’eventualità rara che tocca categorie di persone già debilitate.
    Insomma forse sono estremista ma io ho sempre messo sullo stesso livello le vaccinazioni, con le tasse e pure il voto.

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  13. Non mi pare calzante paragonare le tasse ai vaccini… non ci si può immunizzare contro i danni dell’evasione. Insomma se non paghi le tasse tu vuol dire che ne pago di più io, se tu non ti vaccini non è che io sia costretto a vaccinarmi di più.
    Personalmente credo sia un diritto scegliere come curarsi, e considero un abuso l’obbligatorietà dei vaccini.

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  14. una cosina semplice e leggera, per gradire? Ho molti dati sulla situazione in NL per discuterne, ma ci provo stasera che ho più tempo.

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