Abbiamo intervistato due mamme che ancora allattano i loro bambini treenni. Morgaine le Feé (autrice del blog: 63°49’LatitudineNord), vive in un piccolo villaggio nel Norrland svedese, immersa tra boschi e ghiacci invernali ed è chimica farmaceutica; Claudia è ricercatrice e vive in una grande città tedesca. Sono due donne italiane che vivono e crescono i loro figli all’estero, accomunate da questa particolare situazione, che, qui da noi, temo, riceverebbe molte critiche più o meno aperte.
Le loro risposte si sono rivelate sorprendentemente simili.
Ecco un’intervista doppia su un tema molto controverso, che suscita giudizi e commenti da parte dei più. Ecco le risposte di due mamme serene, che si sentono libere di seguire la loro maternità con assoluta spontaneità
Iniziamo con una domanda semplice, o che lo sembra soltanto e che si faranno in molti vedendo un treenne che prende il latte dalla tetta della mamma… Perchè???
Morgaine. Perché é andata cosí 🙂 Voglio dire, non c’é una filosofia dietro, tranne quella dell’allattamento a richiesta. I miei piani inizialmente erano di smettere verso l’anno, pensando/illudendomi che verso quell’etá mio figlio avrebbe spontaneamente perso interesse, come avevo visto fare da altri bambini figli di colleghi o amici. Invece il Mezzovikingo ha continuato con entusiasmo.
A questo aggiungiamo il fatto che, a quell’etá, ha iniziato con l’asilo, e quindi é arrivata la sfilza delle malattie varie ed eventuali. In diverse occasioni la tetta si é rivelata l’unico alimento che ha funzionato.
Un altro punto dolente sono state le notti: lui da quando é nato si sveglia 2-3 volte per notte, e la tetta é il modo piú veloce per farlo riaddormentare. Abbiamo provato a farlo dormire solo col papá, e io da un’altra parte: ma é andata sempre a finire con pianti isterici e inconsolabili nel cuore della notte, e ci siamo rassegnati.
Claudia. Mah, sicuramente non è stata una cosa programmata. Quando aspettavo mia figlia pensavo che l’allattamento fosse una seccatura necessaria, e che l’avrei fatto al massimo per i sei mesi canonici a beneficio della salute della bimba. Oltretutto sapevo che sarei tornata a lavorare a 5 mesi dal parto, e pensavo che comunque le due cose (lavoro e allattamento) sarebbero state inconciliabili. Un mese prima di tornare a lavorare mi sono resa conto di quanto mi piacesse allattare la mia pupetta, di quanto mi rendeva difficile il ritorno al lavoro la sola idea di dover smettere… a quel punto ho comprato il mio primo libro sull’allattamento, e ho scoperto l’esistenza di quello che noi occidentali chiamiamo “svezzamento spontaneo”. Da lì a decidere che avremmo continuato finché a NOI pareva e piaceva, è stato un attimo.
Forse la mia risposta alla domanda è che non abbiamo ancora trovato una buona ragione per smettere.
Curiosità: come reagisce la gente? Chiedono qualcosa? Raccontaci il commento più acido e quello più carino che hai ricevuto sull’allattamento di tuo/a figlio/a già grande.
Morgaine. Vivendo in Svezia, la gente é sufficientemente politically correct da non commentare molto. Inoltre, da quando é diventato grande, la ciucciatina é diventata piú gestibile, e se siamo fuori e gli dico che qui non si puó mangiare la tetta, riesce ad accettarlo: perció gli estranei difficilmente lo vedranno.
Ci sono persone che blandamente mi dicono che sarebbe il caso di smettere, altre che esprimono comprensione. Ho un’amica con un bimbo coetaneo del Mezzovikingo, il quale fa esattamente lo stesso. Lei é medico, e le é capitato di esser fuori casa anche un paio di settimane per congressi: eppure al ritorno il figlio le ha chiesto la tetta come se niente fosse.
Commenti veramente acidi non li ho mai sentiti. Una volta mi é stato detto in un forum, da un paio di persone, che a loro vedere poppare un bambino di oltre un anno faceva senso: ci sono rimasta un po’ male, ma dopotutto é una nostra questione privata e non riguarda nessun altro, ognuno si regola come si sente.
Claudia. Nell’immaginario collettivo, un bambino di due-tre anni (ma anche di uno, ahimé) che ancora prende il seno è un bambino magari viziato, capriccioso, piagnucoloso, che comunque ogni poche ore scoppia a piangere e si appende alle gonne della mamma per avere la sua tetta, mentre la mamma che allatta un bimbo grande è vista come una che ha un rapporto patologico col figlio, di questo figlio ne è schiava. Di questi commenti ne ho sentiti a pacchi, più o meno mitigati dalla buona educazione di chi mi stava davanti, ma si capiva che il pensiero di fondo era quello.
I commenti più acidi vengono dalla gente che non mi conosce o non conosce mia figlia. Non è raro in quei casi sentirsi dare della “patologica”. I commenti più divertenti di fatto sono l’espressione sbalordita con cui alcune persone che mi conoscono e conoscono mia figlia apprendono che lei ancora a volte prende il seno. Sembra che dicano, ma come? Questa bambina simpatica, spigliata, chiacchierona, che si fa otto ore di nido al giorno praticamente da quando è nata, che sin da piccolissima ha mangiato tanto e di tutto… e questa donna che lavora, che passa le giornate a correre da un impegno all’altro e da un hobby all’altro? Non rientriamo nel cliché (perché il cliché non ha motivo di esistere) e la gente resta un po’ spiazzata.
In realtà per me il commento migliore all’allattamento di un bimbo grande sarebbe una bella scrollata di spalle. Mia figlia non è come è perché la allatto ancora, e probabilmente non sarebbe molto diversa se non l’allattassi. In fondo, cosa c’è da commentare?
Che ne pensa tuo/a figlio/a? Si rende conto che prendere il latte della mamma a tre anni è, o meglio è considerata, una cosa strana? E per te quanto è una cosa strana?
Morgaine.Sicuramente mio figlio non la considera una cosa strana, bensí una richiesta legittima. Non credo che sia cosciente dell’opinione pubblica a riguardo. Lui é un bambino che ha molto bisogno di manifestazioni fisiche d’affetto (baci, abbracci), e credo che consideri la tetta una di queste. Per lui é rassicurazione prima di addormentarsi, un rifugio caldo e morbido e, ho notato, anche un modo per riappacificarsi con me quando l’ho sgridato.
Da parte mia, sono cosciente che la situazione non é comune. Vedendo che bimbi diversi smettono di interessarsi alla tetta in etá molto diverse, ho cominciato a chiedermi se non sia una specie di istinto, magari ereditario visto che mia sorella ha ciucciato fino ai 5 anni, mentre io ho supplito col pollice e il cuscinetto fino all’etá veneranda di 6, dove ho cominciato di fatto a vergognarmi. Probabilmente in tempi antichi avere la disponibilitá della tetta il piú a lungo possibile e magari soprattutto la notte quando c’era piú pericolo, poteva fare la differenza tra la vita e la morte, e presso alcuni bambini l’istinto é rimasto (é solo un’ipotesi mia, senza alcuna prova, sia chiaro, anche se comunque ci sono evidenze archeologiche e antropologiche per popolazioni antiche, in cui lo svezzamento totale avveniva verso i 2-4 anni di vita –Breastfeeding: biocultural perspectives, P Stuart-Macadam, KA. Dettwyler-)
Io ricordo ancora molto bene la sensazione di assoluto benessere quando mi ciucciavo il dito, e immagino che per lui sia piú o meno la stessa cosa, perció ammetto di sentire una certa empatia.
Claudia. No, mia figlia non se ne rende conto. Ogni tanto glielo dico, guarda che gli altri bimbi mica prendono la tetta prima di dormire! Ma lei credo pensi che la stia prendendo in giro. Non la sento mai nemmeno parlare di questa cosa con le maestre d’asilo o con altri bimbi, per lei è una cosa che, molto semplicemente, È. Non merita di essere tema di discussione 🙂
Per me, certo se mi guardo con gli occhi di quella che ero 3 anni fa, è molto strano. Ma tutti facciamo coi nostri figli cose che non ci saremmo mai sognati di fare, no? Per la Claudia di oggi è una cosa assolutamente normale, che rientra nel nostro catalogo di coccole. Anzi, vista la nostra vita sempre di corsa, mi sento fortunata ad avere questi pochi minuti di coccole garantite ogni giorno – perché di fatto parliamo di pochi minuti al giorno.
Immagino che avrai letto qualcosa in giro sull’allattamento prolungato. Quali danni psicologici si paventano nella letteratura psico-pedagogica? (magari citate anche qualche fonte interessante che conoscete) E quali, invece, i benefici?
Morgaine.Ció che si legge in giro spazia dal molto positivo al molto negativo.
Psicologicamente, esistono diverse teorie: chi dice che sia associato ad una maggiore intelligenza e minori problemi mentali (vedi qui e qui) , chi suggerisce che sia un’esigenza piú della madre che del figlio, usata per tenere attaccato il piú possibile il figlio a sé e non farlo crescere (Winnicott, “Supernanny”, immagino supportata da psicologi i cui studi originali non sono riusciata a trovare).
Molti studi poi si riferiscono all’allattamento prolungato ed esclusivo, il quale peró non é il nostro caso avendo iniziato coi cibi solidi verso i 5-6 mesi, come la maggior parte dei bambini.
Personalmente, non mi sembra che nostro figlio sia piú intelligente di altri, i terrible two li sta passando comunque, non é morbosamente attaccato a me né io a lui (per me i miei spazi privati e personali sono sacri), insomma non mi sembra di vedere grosse differenze coi suoi coetanei. Io sono convinta che il comportamento e lo sviluppo psicologico in generale dipendano da tantissimi altri fattori che non l’allattamento.
I pediatri che abbiamo incontrato ci hanno sempre mostrato approvazione.
Claudia. Per fortuna non mi è mai capitato di leggere di danni psicologici dovuti all’allattamento prolungato. Sarebbe anche assurda una tesi del genere… A parte nel mondo occidentale, è normalissimo allattare un bambino ben oltre l’anno, tutti questi altri bimbi del mondo sono dei disadattati?
Le famose indicazioni dell’OMS sull’allattamento invitano a proseguire l’allattamento materno fino ai due anni e oltre, ovviamente se mamma e bimbo ne hanno voglia. Esiste uno studio (Largo, “Primi anni, primi passi”) che, in base allo stadio di sviluppo di cuccioli di mammiferi all’epoca dello svezzamento, ha stimato l’età in cui ci si può aspettare che un bambino perda spontaneamente interesse nel seno: più o meno intorno ai tre anni. Nelle civiltà in cui i bambini sono liberi di svezzarsi spontaneamente, questo avviene più o meno (statisticamente) tra i due e i cinque anni.
Non ho deciso continuare ad allattare in base a questi studi, ma sicuramente mi fanno pensare che non stiamo facendo niente di male, e che siamo una mamma e una figlia assolutamente normali.
Quando prende il latte materno tuo/a figlio/a? Capita anche in pubblico o è vissuto come un momento privato e intimo?
Morgaine.Di solito a casa, o al massimo dai nonni, quando ne ha voglia e comunque sempre per addormentarsi. Quando era un lattante, e poi piú o meno fino all’anno, l’ho allattato a richiesta anche fuori casa se mi capitava di trovarmi fuori, poi ho cercato via via di riservare la cosa a situazioni piú private, visto che non era piú un’esigenza primaria.
Claudia. Adesso lo prende solo la sera, prima di addormentarsi, nel fine settimana magari anche la mattina appena sveglia. Di fatto ho smesso di allattare mia figlia in pubblico intorno ai due anni, soprattutto per ragioni di spazio! Un bambino di due anni è lungo… Per esempio lei era abituata a fare la sua “colazione” sul treno che ci portava al nido/lavoro, ma a quel punto per allattarla sul treno mi servivano almeno due posti liberi, ed era già tanto se ne trovavo uno. Basta, da un giorno all’altro le ho spiegato che latte in treno non si poteva più fare. Poi le ho spiegato che non si poteva fare nemmeno al ristorante. Insomma, è diventata un’attività casalinga – non direi intima, se lei lo desidera le do il seno anche in presenza di ospiti. A casa però, dove mi posso svaccare sul divano con tutto il metro di figlia! 🙂
Tutto sommato è diventato una specie di hobby. Quando entrambe abbiamo tempo e voglia, si ciuccia. Anche l’abitudine di prendere il seno prima di addormentarsi, non implica che mia figlia non dorma se io la sera non ci sono. Si addormenta lo stesso col suo papà, con lui la routine è diversa e fine.
In che modo l’allattamento di un bambino di tre anni è diverso da quello di un bambino di 3 mesi?
Morgaine. A tre mesi é un’esigenza primaria e inderogabile, il bambino é completamente dipendente dall’adulto, spesso é necessario trovare una posizione comoda e tranquilla.
A tre anni il momento della tetta é piú negoziabile, diventa spesso un’occasione di gioco, succede spesso che mio figlio “venga a prendersela” anche nei momenti piú inaspettati.
Claudia. Le modalità di allattamento di un bimbo grande sono completamente diverse rispetto all’allattamento del bebè. Dal punto di vista del bambino, non è più un bisogno primario, quindi la voglia di tetta non deve necessariamente essere soddisfatta immediatamente, e con un bambino grande ci puoi parlare. Se le dico “adesso non si può”, a meno di una crisi grave, mia figlia lo capisce e lo accetta. Dal punto di vista della mamma, la quantità di latte prodotta diminuisce man mano che le poppate diventano più rare, per me ormai è pochissima, il seno è ritornato alla taglia e forma originaria, e non ho certo bisogno di svuotarlo col tiralatte se una sera non allatto! La fase della tetta gocciolante e dolorante per me è finita circa un anno e mezzo fa.
Secondo te, quando e perchè smetterà?
Morgaine. Sono all’inizio di una nuova gravidanza e quindi la tetta dovrebbe prendersi una pausa per conto suo tra non molto. Se andrá tutto bene, il Mezzovikingo dovrá accettare di “passare il testimone”. Sto cercando di dirglielo gentilmente, e la sua risposta é che “il fratellino/sorellina puó restare nella tua pancia”
“Sí, ma prima o poi diventerá troppo grande e dovrá uscire.”
“Oh, ma tu hai una pancia grande, mamma!” (devo mettermi a dieta, forse 🙁 …)
Dopodiché mi chiede di nuovo “mammatettalatte”, le dá un bacetto e aggiunge: “io amo la tetta!”
Claudia. Immagino che smetterà al più tardi quando la cosa non sarà più interessante per lei…
@Claudia: credo di essermi espressa male in quanto ogni concetto è relativo. Con il mio “ad oltranza” non intendevo “fino allo sfinimento”. Sinceramenta nemmeno io sono arrivata allo sfinimento e se il Tato avesse davvero voluto continuare mattina e sera ancora per un po’ l’avrei fatto, ma vista la sua strenua resistenza al biberon prima e la completa accettazione nel giro di due giorni, forse quello era il momento giusto per entrambi. Per “oltranza” intendevo un allattamento chiamiamolo prolungato rispetto al periodo dopo il quale il bambino è completamente svezzato e può mangiare come noi, latte vaccino compreso, quindi i 12 mesi. Io, ripeto, sono arrivata a 13 abbondanti, poi se avessi dovuto continuare ancora per qualche mese l’avrei fatto. In tutta sincerità non so se sarei arrivata ai 2 anni, ma….non poniamo limiti alla Provvidenza e forse se il Tato avesse ostinamente voluto ancora la tetta a quell’età non so come avrei reagito. In linea di massima spero anche con questo secondo in arrivo di smettere dopo l’anno, poi si vedrà….
Ho allattato la mia prima figlia fino a 18 mesi, dai 5 mesi avevo cominciato comunque lo svezzamento, poi un giorno mi ha detto preferisco fare colazione come voi”, ho vissuto bene questo passaggio, anche perché mi ritenevo fortunata per aver potuto allattare così a lungo.
Quando ho avuto la seconda speravo di poter allattare e così é stato, l’ho allattata fino al giorno del suo quinto compleanno.
Non l’ho mai vista come una forzatura o una cosa contro natura, se mai erano gli altri che non lo trovavano normale, ma io mi dicevo fin che va bene a tutte e due, vado avanti così.
Anche con lei dal quinto mese ho cominciato lo svezzamento, prendeva il mio latte quando voleva, ma solitamente il mattino e la sera sempre, e poi dopo la merenda e ogni volta che ne aveva voglia.
Non ho mai avuto problemi ad allattarla in pubblico, anche se l’ho sempre fatto con discrezione.
Fin da piccola passava dei fine settimana con i nonni in montagna, io toglievo il latte e lo congelavo.
Per quanto riguarda il rapporto con il papà entrambe hanno un ottimo rapporto, dovuto anche al fatto che qui in Svizzera la maternità era di 10 settimane fino a 13 anni fa e quindi passavano tutte le mie ore di lavoro con il papà.
Non penso che l’allattamento al seno la facesse sentire diversa dai suoi compagni, ognuno ha le sue tappe per fare le cose, le mie hanno tolto il pannolino prestissimo, la grande ha camminato a 15 mesi, la piccola a 11, la grande a un anno parlava bene la piccola a due.
Ogni bambino é diverso, ognuno ha i suoi tempi.
Ancora prima che nascesse la mia prima figlia avevo scelto (ad un corso di cucina) il mio pediatra, e ancora oggi sono felice di questa scelta.
Il suo motto é “segui l’istinto, non ho mai visto nessuno che andava a militare e veniva allattato”.
Fra una settimana lei compie 13 anni, é una ragazzina con amici, senza problemi ad allontanarsi da me (come invece sosteneva il mio ginecologo), che durante le vacanze scolastiche non dorme mai a casa per più di 10 giorni, sicura di se stessa, con la testa dura, mangia di tutto con una vera passione per le verdure, beve litri di latte e che fino ad oggi non ha mai preso nemmeno un rafreddore.
Siamo molto in sintonia e andiamo molto d’accordo, anche se comincia a manifestare le prime paturnie preadolescenziali.
Con il senno del poi non mi sembra che averla allattata così a lungo le abbia lasciato degli strascichi negativi.
Ma come in tutte le cose ognuno deve fare come meglio crede.
Comunque, l’allattamento costituisce un fattore protettivo per il cancro alla mammella. C’è una correlazione tra la diminuzione del rischio e l’aumento dei mesi di allattamento complessivo. Devo cercare i dati?
Io ho allattato la prima figlia fino a undici mesi (avevo poco latte, ed integravo per ordine della pediatra con una aggiunta, che probabilmente era eccessiva). Quando ho smesso, per qualche mese lei mi inseguiva alzandomi la maglietta, ma tutti dicevano di smettere e così abbiamo fatto. La seconda idem, però siamo arrivate fino a quindici mesi. All’ennesimo suggerimento della pediatra ho smesso. La figlia avrebbe continuato senza problemi.
Il terzo figlio, stessa storia. Solo che a un certo punto ho deciso che avrei anche potuto evitare di ascoltare suggerimenti e abbiamo continuato fino a tre anni. Non mi sono mai sentita un distributore di latte, è stato molto piacevole per entrambi e non credo di averlo privato di nulla di quello che era necessario per il suo sviluppo. Il resto del mondo è stato tenuto opportunamente fuori, per evitare rotture di scatole. Ho ricominciato a lavorare quando lui aveva sei mesi e non ho mai pensato che farlo ciucciare mi privasse di qualcosa, o, peggio, ne privasse lui. Ha ciucciato l’ultima volta il giorno del suo terzo compleanno 🙂
Mi ritrovo in molto di quello che avete scritto entrambe. Io ho allattato Fagiolina fino a 20 mesi. A quel tempo ero incinta di sette mesi. Non mi ero posta, fino ad allora, il problema di quando smettere, e a chi mi diceva: come farai col piccolo? Rispondevo: se necessario allatterò entrambi. Però, ad un certo punto della gravidanza allattare è diventato improvvisamente fastidioso, vuoi per una maggiore sensibilità del seno, vuoi perchè non c’era quasi più latte e Fagiolina allora si accaniva anche coi denti. Fagiolina però non ne voleva sapere di smettere, e il distacco è stato molto doloroso per entrambe. Dopo due mesi, vedendo il nuovo fratellino ciucciare, anche lei ha voluto ricominciare, e qualche volta le ho permesso di attaccarsi. Ma quando ha cominciato a voler allontanare il fratellino sono diventata inflessibile e l’ho fatta smettere definitivamente. E’ stata MOLTO dura, e abbiamo sofferto entrambe molto. Mi sono detta che col piccolino avrei smesso di allattare ad un anno per non rivivere e fargli vivere questo dramma. Poi purtroppo il latte mi è andato via ai suoi 6 mesi e il problema non s’è più posto… E anche smettere così presto mi è dispiaciuto molto. Insomma, un bel casino!;-)
Grazie mille per le risposte, siete state disponibili a soddisfare le mie/nostre curiosità. Alla fine credo che il benessere del bambino conti quanto quello della madre e viceversa. Dunque, l’importante è essere soddisfatti entrambi, e dipende molto da come viene vissuto il proprio corpo e la propria femminilità.I miei dubbi sorgevano dal fatto che, partendo dal mio presupposto, mi pareva impossibile che una madre potesse essere contenta di allattare fino ai 2 o 3 anni.Però, appunto, rimane il mio presupposto e nessuno, in maternità, “fa testo”.
Continuo:
4-conseguenze fisiche. Non ho notato grosse differenze da quel punto di vista. Eventualmente sono invece i risvegli notturni (almeno 2-3 per notte), i quali non so se verrebbero mitigati dall’interruzione dell’allattamento, dal momento che conosco altri bimbi precocemente svezzati i quali continuano allegramente ad interrompere le notti dei genitori.
5-Estetica della tetta: le mie non sono mai state una meraviglia di autosospensione fin dall’adolescenza (le ho sempre chiamate le ‘tette arrotolabili’), per cui l’allattamento non ha cambiato proprio nulla :D.
6-Attaccamento esagerato alla madre: vedi punto 2- sopra. Mio figlio é attaccato a me perché sono la mamma, ma é anche attaccato al papá, é affezionatissimo a certe maestre dell’asilo, é attaccato ai nonni, ha amichetti e relazioni sociali. Insomma, non mi pare proprio di tenermelo incatenato. la tetta é solo un momento di coccole come un altro e gradito da tutti e due.
Ho visto genitori tentare di tenere morbosamente legati i figli a sé, e lo facevano con ricatti morali, comprandoli con regali, scoraggiando i rapporti con l’altro genitore, eccetera: insomma comportamenti piú complessi e di certo non legati all’allattamento. A casa nostra non credo proprio di vedere queste situazioni (almeno spero!)
Ecco, arrivo come al solito in ritardo dopo un pomeriggio molto impegnato, tra cui la fatidica prima-visita-dall-ostetrica la quale, manco a farlo apposta, ha suggerito che ‘sarebbe il caso di smettere adesso con sta tetta perché altrimenti sarai stanca morta’. E, devo dire, da quando c’é la notizia della nuova gravidanza il Mezzovikingo ha diminuito molto le sue ciucciatine.
(Ciao Francesca, by the way 😉 )
Comunque: vedo che Claudia ha risposto in modo egregio a tutti i commenti, in particolare nel 5 e il 12, in risposta a Mammafelice, che meglio di cosí non avrei potuto scriverli (bellissima poi quella dei genitori che non insegnano certo ai figli a ciucciarsi i batuffoli sotto il divano 🙂 )
Aggiungo un paio di cose dal mio punto di vista:
1-Riappropriarmi del mio corpo: in realtá, non ho mai vissuto l’allattamento come qualcosa che mi toglie controllo sul mio corpo. La tetta é un pezzo del mio corpo a disposizione di mio figlio, tanto quanto la mia schiena quando vuol fare cavallina, i miei piedi quando vuol giocare a solletico, i miei capelli quando vuole pettinarmi.
2-rapporto col papá: loro due hanno un rapporto molto bello e intenso, e non credo che la tetta tolga loro nulla. Fralaltro, siccome i miei due hobby (tra cui il blog) richiedono che io me ne stia per i cavoli miei in pace davanti al computer, capita spesso e volentieri che io spedisca padre e figlio a interagire insieme.
3-correlazione con lo spannolinamento: noi non abbiamo avuto molto successo su questo lato, nonostante ci abbiamo provato diverse volte. Ma, dall’esperienza di amiche, colleghi, compagni d’asilo, ho notato che anche questo momento, come l’allattamento, avviene con successo quando il bambino é pronto. Molti dei compagni d’asilo del Mezzovikingo, svezzati molto prima, ancora non sono spannolinati.
4- Chi decide, mamma o figlio? penso tutti e due. Dopotutto, sia Claudia che io riusciamo a gestire la ciucciata in modo che venga fatta quando é piú opportuno per noi. Ma decide anche il bambino, che smetterá quando non ne avrá piú bisogno. Nel nostro caso, é anche il futuro fratellino/sorellina che sta decidendo 😀
In effetti anche io direi che non fa per me, ma mia figlia ha rifiutato spontaneamente il seno a nove mesi. Tempi del bambino, tempi del genitore, tempi condivisi… mah. Non è facile esserne sicuri. Io ancora, ad esempio, non ho tolto il pannolino la notte, aspettando (invano) di trovarlo asciutto la mattina. Però ha compiuto 4 anni e forse durante l’estate intensificherò un po’ l’allenamento, perché mi pare che la bambina preferirebbe essere capace di farne a meno. Ma va a sapere. Anche il ciuccio l’ho tolto tardi, anche perché io e la tata non concordavamo del tutto sull’opportunità di toglierlo e quindi procedere era un po’ complicato: ma a un certo unto l’ho fatto e sono felice di averlo fatto, mi pare che sia stata una cosa giusta.
allattare è stata per me un’esperienza bellissima, non facile soprattutto con il primo ma molto bella. detto ciò non sarebbe stato adatto a me semplicemente l’allattamento di un bambino “grande”. quello che emerge dalle interviste di entrambe è una grande libertà e un bel pò di equilibrio, quindi c’è poco da dire.l’unica mia perplessità, come già è stato detto, è l’eventuale sostituzione di questo tipo di contatto/consolazione con altri tipi di linguaggio che con il tempo e la crescita si vanno articolando, ma non è affatto detto che automaticamente questo avvenga per il solo fatto di prolungare l’allattamento, dunque se tutti sono felici e contenti perchè no?
Chiara, ho il post sull’argomento pronto, non mi bruciare la notizia 😉
Io ho un’amica che ha allattato molto a lungo, dopo i due anni della seconda figlia, mentre non ha fatto la stessa cosa con la prima, perchè una ha spontaneamente continuato e l’altra no. Quindi l’immagine del bambino grandicello che si attacca alla tetta e poi scappa via a giocare non “mi fa strano”.
Io non lo avrei fatto perchè, pur avendo amato molto allattare, arrivata a 8 mesi ero al limite, soprattutto da un punto di vista mentale: dovevo staccarMI. Non lo avrei fatto però se avessi visto segni evidenti di bisogno da parte di mio figlio che, invece, ha iniziato a disinteressarsi, preferendo di gran lunga il biberon.
Sapevo che l’argomento avrebbe suscitato una bella conversazione, come solo qui si riescono a creare, senza dare mai fastidiosi giudizi (abbiamo dei lettori veramente notevoli da questo punto di vista)
Bel punto di vista, quello di entrambe. Io ho smesso relativamente presto (13 e 15 mesi), e in entrambi i casi perché le bambine da un giorno all’altro (quasi) non hanno cercato più il seno. Per la seconda, il latte ci ha messo più di un anno ad andare via da solo, segno che una volta avviato l’allattamento è difficilissimo far andare via il latte, e segno anche del fatto che, se avessero voluto proseguire, il mio corpo lo riteneva una cosa del tutto normale.
In tutto questo, devo dire che per la prima bimba sin da quattro mesi i commenti di mamme/nonne/zie sull’inutilità di proseguire con l’allattamento al seno si sono sprecati. Anche al nido la psicologa che rincalzava sulla necessità di svezzarli da tetta e lettone faceva la sua parte.
Io non mi sono posta nessun limite, e loro stesse ne hanno trovato uno. Non ci vedo (e non ci avrei visto) niente di male nemmeno se si fosse prolungato. Forse, come dite voi stesse, avrei riservato l’allattamento a momenti più “familiari”, ma solo per evitare di dover dare spiegazioni che verrebbero inevitabilmente fraintese…
Leggo questa notizia e mi sembra pertinente condividerla qui: http://blog.ilmanifesto.it/babel/2011/06/13/madre-e-figlia-separate-in-spagna/
@StranaMamma ti dirò che l’allattamento “a oltranza” non fa nemmeno per me, se intendiamo “ad oltranza” nella sua accezione comune, tipo, che ne so, “fino allo sfinimento”. Non mi è mai capitato di pensare, Oddio non ne posso più ma devo resistere perché così ho deciso e adesso piuttosto che cambiare idea muoio 😀
No, “ad oltranza” non si applica proprio al mio caso.
@mami ciao, non penso che i risvegli notturni siano dovuti alla tetta? Non so, mia figlia non lo faceva già più a due anni… o se si sveglia è perché a cena non ha mangiato abbastanza. Magari puoi provare a “rinforzare” la cena con qualcosa che gli piaccia particolarmente per un paio di sere (anche un bel dessert via, ogni tanto si puo barare 😉 ), e vedere se quando mangia di più poi si sveglia di meno la notte.