Si può allattare un bambino grande?

Abbiamo intervistato due mamme che ancora allattano i loro bambini treenni. Morgaine le Feé (autrice del blog: 63°49’LatitudineNord), vive in un piccolo villaggio nel Norrland svedese, immersa tra boschi e ghiacci invernali ed è chimica farmaceutica; Claudia è ricercatrice e vive in una grande città tedesca. Sono due donne italiane che vivono e crescono i loro figli all’estero, accomunate da questa particolare situazione, che, qui da noi, temo, riceverebbe molte critiche più o meno aperte.
Le loro risposte si sono rivelate sorprendentemente simili.
Ecco un’intervista doppia su un tema molto controverso, che suscita giudizi e commenti da parte dei più. Ecco le risposte di due mamme serene, che si sentono libere di seguire la loro maternità con assoluta spontaneità

Iniziamo con una domanda semplice, o che lo sembra soltanto e che si faranno in molti vedendo un treenne che prende il latte dalla tetta della mamma… Perchè???

Morgaine. Perché é andata cosí 🙂 Voglio dire, non c’é una filosofia dietro, tranne quella dell’allattamento a richiesta. I miei piani inizialmente erano di smettere verso l’anno, pensando/illudendomi che verso quell’etá mio figlio avrebbe spontaneamente perso interesse, come avevo visto fare da altri bambini figli di colleghi o amici. Invece il Mezzovikingo ha continuato con entusiasmo.
A questo aggiungiamo il fatto che, a quell’etá, ha iniziato con l’asilo, e quindi é arrivata la sfilza delle malattie varie ed eventuali. In diverse occasioni la tetta si é rivelata l’unico alimento che ha funzionato.
Un altro punto dolente sono state le notti: lui da quando é nato si sveglia 2-3 volte per notte, e la tetta é il modo piú veloce per farlo riaddormentare. Abbiamo provato a farlo dormire solo col papá, e io da un’altra parte: ma é andata sempre a finire con pianti isterici e inconsolabili nel cuore della notte, e ci siamo rassegnati.

Claudia. Mah, sicuramente non è stata una cosa programmata. Quando aspettavo mia figlia pensavo che l’allattamento fosse una seccatura necessaria, e che l’avrei fatto al massimo per i sei mesi canonici a beneficio della salute della bimba. Oltretutto sapevo che sarei tornata a lavorare a 5 mesi dal parto, e pensavo che comunque le due cose (lavoro e allattamento) sarebbero state inconciliabili. Un mese prima di tornare a lavorare mi sono resa conto di quanto mi piacesse allattare la mia pupetta, di quanto mi rendeva difficile il ritorno al lavoro la sola idea di dover smettere… a quel punto ho comprato il mio primo libro sull’allattamento, e ho scoperto l’esistenza di quello che noi occidentali chiamiamo “svezzamento spontaneo”. Da lì a decidere che avremmo continuato finché a NOI pareva e piaceva, è stato un attimo.
Forse la mia risposta alla domanda è che non abbiamo ancora trovato una buona ragione per smettere.

Curiosità: come reagisce la gente? Chiedono qualcosa? Raccontaci il commento più acido e quello più carino che hai ricevuto sull’allattamento di tuo/a figlio/a già grande.

Morgaine. Vivendo in Svezia, la gente é sufficientemente politically correct da non commentare molto. Inoltre, da quando é diventato grande, la ciucciatina é diventata piú gestibile, e se siamo fuori e gli dico che qui non si puó mangiare la tetta, riesce ad accettarlo: perció gli estranei difficilmente lo vedranno.
Ci sono persone che blandamente mi dicono che sarebbe il caso di smettere, altre che esprimono comprensione. Ho un’amica con un bimbo coetaneo del Mezzovikingo, il quale fa esattamente lo stesso. Lei é medico, e le é capitato di esser fuori casa anche un paio di settimane per congressi: eppure al ritorno il figlio le ha chiesto la tetta come se niente fosse.
Commenti veramente acidi non li ho mai sentiti. Una volta mi é stato detto in un forum, da un paio di persone, che a loro vedere poppare un bambino di oltre un anno faceva senso: ci sono rimasta un po’ male, ma dopotutto é una nostra questione privata e non riguarda nessun altro, ognuno si regola come si sente.

Claudia. Nell’immaginario collettivo, un bambino di due-tre anni (ma anche di uno, ahimé) che ancora prende il seno è un bambino magari viziato, capriccioso, piagnucoloso, che comunque ogni poche ore scoppia a piangere e si appende alle gonne della mamma per avere la sua tetta, mentre la mamma che allatta un bimbo grande è vista come una che ha un rapporto patologico col figlio, di questo figlio ne è schiava. Di questi commenti ne ho sentiti a pacchi, più o meno mitigati dalla buona educazione di chi mi stava davanti, ma si capiva che il pensiero di fondo era quello.
I commenti più acidi vengono dalla gente che non mi conosce o non conosce mia figlia. Non è raro in quei casi sentirsi dare della “patologica”. I commenti più divertenti di fatto sono l’espressione sbalordita con cui alcune persone che mi conoscono e conoscono mia figlia apprendono che lei ancora a volte prende il seno. Sembra che dicano, ma come? Questa bambina simpatica, spigliata, chiacchierona, che si fa otto ore di nido al giorno praticamente da quando è nata, che sin da piccolissima ha mangiato tanto e di tutto… e questa donna che lavora, che passa le giornate a correre da un impegno all’altro e da un hobby all’altro? Non rientriamo nel cliché (perché il cliché non ha motivo di esistere) e la gente resta un po’ spiazzata.
In realtà per me il commento migliore all’allattamento di un bimbo grande sarebbe una bella scrollata di spalle. Mia figlia non è come è perché la allatto ancora, e probabilmente non sarebbe molto diversa se non l’allattassi. In fondo, cosa c’è da commentare?

Che ne pensa tuo/a figlio/a? Si rende conto che prendere il latte della mamma a tre anni è, o meglio è considerata, una cosa strana? E per te quanto è una cosa strana?

Morgaine.Sicuramente mio figlio non la considera una cosa strana, bensí una richiesta legittima. Non credo che sia cosciente dell’opinione pubblica a riguardo. Lui é un bambino che ha molto bisogno di manifestazioni fisiche d’affetto (baci, abbracci), e credo che consideri la tetta una di queste. Per lui é rassicurazione prima di addormentarsi, un rifugio caldo e morbido e, ho notato, anche un modo per riappacificarsi con me quando l’ho sgridato.
Da parte mia, sono cosciente che la situazione non é comune. Vedendo che bimbi diversi smettono di interessarsi alla tetta in etá molto diverse, ho cominciato a chiedermi se non sia una specie di istinto, magari ereditario visto che mia sorella ha ciucciato fino ai 5 anni, mentre io ho supplito col pollice e il cuscinetto fino all’etá veneranda di 6, dove ho cominciato di fatto a vergognarmi. Probabilmente in tempi antichi avere la disponibilitá della tetta il piú a lungo possibile e magari soprattutto la notte quando c’era piú pericolo, poteva fare la differenza tra la vita e la morte, e presso alcuni bambini l’istinto é rimasto (é solo un’ipotesi mia, senza alcuna prova, sia chiaro, anche se comunque ci sono evidenze archeologiche e antropologiche per popolazioni antiche, in cui lo svezzamento totale avveniva verso i 2-4 anni di vita –Breastfeeding: biocultural perspectives, P Stuart-Macadam, KA. Dettwyler-)
Io ricordo ancora molto bene la sensazione di assoluto benessere quando mi ciucciavo il dito, e immagino che per lui sia piú o meno la stessa cosa, perció ammetto di sentire una certa empatia.

Claudia. No, mia figlia non se ne rende conto. Ogni tanto glielo dico, guarda che gli altri bimbi mica prendono la tetta prima di dormire! Ma lei credo pensi che la stia prendendo in giro. Non la sento mai nemmeno parlare di questa cosa con le maestre d’asilo o con altri bimbi, per lei è una cosa che, molto semplicemente, È. Non merita di essere tema di discussione 🙂
Per me, certo se mi guardo con gli occhi di quella che ero 3 anni fa, è molto strano. Ma tutti facciamo coi nostri figli cose che non ci saremmo mai sognati di fare, no? Per la Claudia di oggi è una cosa assolutamente normale, che rientra nel nostro catalogo di coccole. Anzi, vista la nostra vita sempre di corsa, mi sento fortunata ad avere questi pochi minuti di coccole garantite ogni giorno – perché di fatto parliamo di pochi minuti al giorno.

Immagino che avrai letto qualcosa in giro sull’allattamento prolungato. Quali danni psicologici si paventano nella letteratura psico-pedagogica? (magari citate anche qualche fonte interessante che conoscete) E quali, invece, i benefici?

Morgaine.Ció che si legge in giro spazia dal molto positivo al molto negativo.
Psicologicamente, esistono diverse teorie: chi dice che sia associato ad una maggiore intelligenza e minori problemi mentali (vedi qui e qui) , chi suggerisce che sia un’esigenza piú della madre che del figlio, usata per tenere attaccato il piú possibile il figlio a sé e non farlo crescere (Winnicott, “Supernanny”, immagino supportata da psicologi i cui studi originali non sono riusciata a trovare).
Molti studi poi si riferiscono all’allattamento prolungato ed esclusivo, il quale peró non é il nostro caso avendo iniziato coi cibi solidi verso i 5-6 mesi, come la maggior parte dei bambini.
Personalmente, non mi sembra che nostro figlio sia piú intelligente di altri, i terrible two li sta passando comunque, non é morbosamente attaccato a me né io a lui (per me i miei spazi privati e personali sono sacri), insomma non mi sembra di vedere grosse differenze coi suoi coetanei. Io sono convinta che il comportamento e lo sviluppo psicologico in generale dipendano da tantissimi altri fattori che non l’allattamento.
I pediatri che abbiamo incontrato ci hanno sempre mostrato approvazione.

Claudia. Per fortuna non mi è mai capitato di leggere di danni psicologici dovuti all’allattamento prolungato. Sarebbe anche assurda una tesi del genere… A parte nel mondo occidentale, è normalissimo allattare un bambino ben oltre l’anno, tutti questi altri bimbi del mondo sono dei disadattati?
Le famose indicazioni dell’OMS sull’allattamento invitano a proseguire l’allattamento materno fino ai due anni e oltre, ovviamente se mamma e bimbo ne hanno voglia. Esiste uno studio (Largo, “Primi anni, primi passi”) che, in base allo stadio di sviluppo di cuccioli di mammiferi all’epoca dello svezzamento, ha stimato l’età in cui ci si può aspettare che un bambino perda spontaneamente interesse nel seno: più o meno intorno ai tre anni. Nelle civiltà in cui i bambini sono liberi di svezzarsi spontaneamente, questo avviene più o meno (statisticamente) tra i due e i cinque anni.
Non ho deciso continuare ad allattare in base a questi studi, ma sicuramente mi fanno pensare che non stiamo facendo niente di male, e che siamo una mamma e una figlia assolutamente normali.

Quando prende il latte materno tuo/a figlio/a? Capita anche in pubblico o è vissuto come un momento privato e intimo?

Morgaine.Di solito a casa, o al massimo dai nonni, quando ne ha voglia e comunque sempre per addormentarsi. Quando era un lattante, e poi piú o meno fino all’anno, l’ho allattato a richiesta anche fuori casa se mi capitava di trovarmi fuori, poi ho cercato via via di riservare la cosa a situazioni piú private, visto che non era piú un’esigenza primaria.

Claudia. Adesso lo prende solo la sera, prima di addormentarsi, nel fine settimana magari anche la mattina appena sveglia. Di fatto ho smesso di allattare mia figlia in pubblico intorno ai due anni, soprattutto per ragioni di spazio! Un bambino di due anni è lungo… Per esempio lei era abituata a fare la sua “colazione” sul treno che ci portava al nido/lavoro, ma a quel punto per allattarla sul treno mi servivano almeno due posti liberi, ed era già tanto se ne trovavo uno. Basta, da un giorno all’altro le ho spiegato che latte in treno non si poteva più fare. Poi le ho spiegato che non si poteva fare nemmeno al ristorante. Insomma, è diventata un’attività casalinga – non direi intima, se lei lo desidera le do il seno anche in presenza di ospiti. A casa però, dove mi posso svaccare sul divano con tutto il metro di figlia! 🙂
Tutto sommato è diventato una specie di hobby. Quando entrambe abbiamo tempo e voglia, si ciuccia. Anche l’abitudine di prendere il seno prima di addormentarsi, non implica che mia figlia non dorma se io la sera non ci sono. Si addormenta lo stesso col suo papà, con lui la routine è diversa e fine.

In che modo l’allattamento di un bambino di tre anni è diverso da quello di un bambino di 3 mesi?

Morgaine. A tre mesi é un’esigenza primaria e inderogabile, il bambino é completamente dipendente dall’adulto, spesso é necessario trovare una posizione comoda e tranquilla.
A tre anni il momento della tetta é piú negoziabile, diventa spesso un’occasione di gioco, succede spesso che mio figlio “venga a prendersela” anche nei momenti piú inaspettati.

Claudia. Le modalità di allattamento di un bimbo grande sono completamente diverse rispetto all’allattamento del bebè. Dal punto di vista del bambino, non è più un bisogno primario, quindi la voglia di tetta non deve necessariamente essere soddisfatta immediatamente, e con un bambino grande ci puoi parlare. Se le dico “adesso non si può”, a meno di una crisi grave, mia figlia lo capisce e lo accetta. Dal punto di vista della mamma, la quantità di latte prodotta diminuisce man mano che le poppate diventano più rare, per me ormai è pochissima, il seno è ritornato alla taglia e forma originaria, e non ho certo bisogno di svuotarlo col tiralatte se una sera non allatto! La fase della tetta gocciolante e dolorante per me è finita circa un anno e mezzo fa.

Secondo te, quando e perchè smetterà?

Morgaine. Sono all’inizio di una nuova gravidanza e quindi la tetta dovrebbe prendersi una pausa per conto suo tra non molto. Se andrá tutto bene, il Mezzovikingo dovrá accettare di “passare il testimone”. Sto cercando di dirglielo gentilmente, e la sua risposta é che “il fratellino/sorellina puó restare nella tua pancia”
“Sí, ma prima o poi diventerá troppo grande e dovrá uscire.”
“Oh, ma tu hai una pancia grande, mamma!” (devo mettermi a dieta, forse 🙁 …)
Dopodiché mi chiede di nuovo “mammatettalatte”, le dá un bacetto e aggiunge: “io amo la tetta!”

Claudia. Immagino che smetterà al più tardi quando la cosa non sarà più interessante per lei…

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65 thoughts on “Si può allattare un bambino grande?”

  1. @Deborah: mi piace la tua domanda:é possibile decidere insieme, mamma e bimbo, di smettere l’allattamento? Nel nostro caso, in un certo senso è avvenuto così, perché mio figlio è sempre stato un gran mangione, uno cui il latte di mamma piaceva proprio tanto, si attacacva spesso e tutte le volte che lo faceva mangiava. Contrariamente ai soliti tristi presagi di chi sa tutto, non abbiam avuto nessun problema con lo svezzamento (iniziato a 5 mesi e mezzo) lui, però non voleva saperne della tettarella del biberon per nessun motivo; non che ci mettessi latte artificiale, ma nemmeno per l’acqua che ha sempre solo voluto dal bicchiere col beccuccio. Ho protratto l’allattamento (mattina e sera) fino ai 13 mesi, poi ci siamo resi conto che il mio latte la mattina non gli bastava più perché, dopo appena mezz’ora che ero uscita per andare al lavoro, addentava dei pomodori o qualuque cosa di commestibile gli venisse a tiro. Ebbene abbiamo riprovato col biberon di latte che, meraviglia delle meraviglie, è stato accettato di colpo! A quel punto sono uscita una sera, mio marito gli ha proposto il biberon di latte per addormentarsi e… la sera dopo, invece di me cercava il biberon…
    Non sai quante volte avevo tentato di dargli l’acqua nel biberon, più comodo da portare in giro rispetto a bottiglietta + bicchiere…poi improvvisamente ci ha bevuto addirittura il latte! Penso che quello per lui fosse il momento giusto, prima non ci sarei riuscita se non a prezzo di, a mio avviso inutili, frustrazioni per entrambi e dopo, probabilmente, non aveva senso continuare. Sinceramente non ho rimpianto nulla: allatto con piacere perché fa bene al bambino e spero anche con quello in arrivo di riuscire a farlo fino all’anno, in moddo da scongiurare il latte artificiale, ma l’allattamento ad oltranza non fa per me. Ho un’amica che ha allattato il suo secondo fino ai tre anni e mezzo. Se va bene per loro, va bene per tutti. Non credo che nessuno verrà pregiudicato per questo.
    Un abbraccio alle intervistate.
    StranaMamma

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  2. @Lorenza, scusa mi era scappato il tuo commento. Ci sono stati dei periodi più stancanti in cui ho avuto bisogno di un integratore di ferro. Erano di solito periodi molto stressanti al lavoro (ma perché nessuno mi chiede mai quando smetto di lavorare? quello sì che mi farebbe bene…)

    La produzione diminuisce man mano che il bambino prende meno latte. Ci sono dei periodi però (tipicamente durante una malattia) che il bimbo anche dopo l’anno improvvisamente per qualche giorno vuole solo la tetta, e la produzione ri-aumenta per poi ri-crollare quando il bambino sta bene e ricomincia a mangiare normalmente.

    Morgaaiiinnee… dài vieni, non far fare tutto a me…

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  3. @deborah grazie, “decidere” l’avevo messo tra virgolette perché è ovvio che il bambino non “decide” di avere una tappa di crescita. Non è che dice “oggi ho deciso di iniziare la fase orale quindi mangio tutto quello che mi ritrovo in mano”. La fa e basta, quando è ora.

    È ovvio che si “decide” insieme in base alle esigenze di tutti (comunque spesso e volentieri degli adulti). Io, molto semplicemente, l’esigenza di smettere di allattare non l’ho ancora sentita, e mia figlia nemmeno. Ma la sentirà prima o poi, a un certo punto non le interesserà più. A volte si sente parlare di bambini di 6 anni che ancora prendono il seno, ma io non ho mai sentito parlare di bambini di 8 anni che ancora prendono il seno. C’è quindi un limite di età “naturale” abbastanza netto. (non lo so se voglio allattare mia figlia fino a 6 anni eh, dico solo per dire)

    La scena che hai descritto mi ha fatto sorridere… e se il bimbo di due anni e mezzo fosse andato dalla mamma a farsi dare un sorso d’acqua? Non sarebbe comunque dipeso dalla mamma per dissetarsi? Non sarebbe mica andato al bar a comprarsi l’acqua da solo! Insomma il “turbamento” forse dipende da come vediamo noi la cosa…

    Quella della passiva quiescenza non l’ho capita. Posso chiederti come immagini che sia la mia giornata? Dài facciamo questo gioco: descrivete (se vi va) la giornata tipo di una mamma che allatta un bimbo di tre anni. Io poi vi racconto la mia (oggi non vale, sono a casa per vari motivi e quindi sono molto – troppo – presente in rete 😉 ).

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  4. @Mammafelice non potrei essere più in disaccordo ma grazie per aver dimostrato così bene l’immaginario collettivo di cui parlavo nell’intervista. 1) cosa ti fa pensare che l’allattamento prolungato avvenga a spese del rapporto col padre; 2) insegnare a mia figlia a essere sempre parte di un’opportuna e comoda maggioranza NON rientra tra i miei obiettivi; 3) solo perché l’organizzazione sociale di un RISTRETTO numero di Paesi del mondo ha imposto il concetto che l’allattamento va chiuso entro il primo anno di vita, non vedo perché dovremmo rinunciare a una cosa che a me piace, a mia figlia piace, dà sicurezza e le fa bene (dei benefici del LATTE in sé non ne ho parlato perché mi sembravano ovvi, ma forse tanto ovvi non sono) e che è assolutamente NORMALE.

    Guarda io non voglio convincere nessuno che quello che faccio io è giusto e chi non fa così sbaglia. Non devo vendere niente. Se pensi che lo sviluppo di mia figlia sia artificialmente rallentato, il suo rapporto con suo padre “sabotato” dal nostro piacere di allattare, allora non posso fare altro che invitarti a venirci a trovare 🙂

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  5. Devo ammettere che leggendo i primi commenti e le prime risposte il quid potrebbe essere: decide la mamma o il bambino?
    Si decide insieme? ma quest’ultima eventualità e plausibile?
    E perchè lasciare decidere il bambino e mettere la madre in uno stato di passiva quiescenza?
    Ma il rapporto tra madre/padre e figlio/i non è forse un dialogo continuo, una continua dialettica tra (spesso)opposte esigenze?
    Così, da quando nasce e per tutta la vita, nostro figlio è un “ente” da cui si aspettano decisioni, tipo tenersi pulito o smettere di “ciucciare” oppure è una persona cui si deve rispetto, ma dalla quale, anche, si pretendono atti di crescita?
    Sì , lo so, troppe domande…però devo ammettere rimasi un po’ turbata quella volta che, al parco, un bimbo di circa 2 anni e mezzo, impegnato nei giochi, si allontanò dai suoi coetanei per attaccarsi al seno della madre, lì vicino, per poi tornare a giocare.
    Ecco, la madre in quel momento mi ha fatto tanto l’effetto di un distributore di latte…
    Spero di non aver offeso nessuno, ma l’argomento è davvero interessante!

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  6. Eccomi presente: mamma di monello di 25 mesi che ciuccia!
    Considero l’allattamento fondamentale soprattutto per i primi mesi e fino all’anno, ora è una coccola, una consolazione. Anche io pensavo che dopo l’anno avrebbe perso interesse…invece per il momento non sembra!
    E’ una cosa che si fa a casa, sa benissimo che in giro non si può.
    L’unico neo sono i numerosi risvegli notturni (5-6 volte)…stiamo arrivando ad un accordo che la tetta si fa per fare la nanna e quando sorge il sole! i primi giorni è stato un po’ difficile da accettare…vediamo come va!
    E’ bello coccolarsi dopo una giornata di lavoro in un momento tutto per noi!

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  7. Io la penso come Chiara: trovo che dopo l’anno il legame mamma-bambino si possa (e si debba) manifestare in altri modi, per lasciare spazio anche al legame padre-bambino. Dal momento in cui il bambino (a un anno e qualcosa) è in grado di alimentarsi come un adulto, io credo che l’allattamento esaurisca il suo scopo.
    Ovviamente, come dite, ognuno fa quel che vuole… ma quando si impone, in qualche modo, ad un bambino, di essere una vera eccezione (in termini numerici), non so se questa può essere considerata una scelta del bambino stesso, o forse più una necessità psicologica della mamma.
    Ma il mio non è un giudizio né caratteriale, né personale. Solo l’espressione di quella che io ritengo un’evoluzione del bambino, che secondo me a 3 anni non passa per l’allattamento.

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  8. @francesca hai ragione, la foto è bellissima 😀

    Volevo fare una precisazione, e poi la smetto col flood. Sopra cito uno studio che in base allo sviluppo di cuccioli di mammifero al momento del loro svezzamento, stima l’età di “svezzamento naturale” dei bambini. In realtà la fonte è sbagliata, lo studio non viene citato nel libro di Largo (che comunque vi straconsiglio). Ho trovato un riassunto qui, purtroppo è in inglese:

    http://www.kathydettwyler.org/detwean.html

    Se volete traduco i punti principali. È tratto dal libro “Breastfeeding: Biocultural Perspectives” di Katherine Dettwyler e Patricia Stuart-Macadam.

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  9. Io non mi ero posta il problema di quando smettere l’allattamento, pensavo che sarebbe successo in maniera naturale e infatti è accaduto così prima dei 7 mesi.
    Ammetto che l’idea di allattare così a lungo mi lascia un po’ perplessa ma credo come sempre dipenda da persona a persona, nel mio caso credo non si adatterebbe a come sono fatta e quindi non potrei sentirla una cosa mia, di conseguenza non riuscirei a trasmettere serenità a mio figlio.
    Avevo una curiosità però: suppongo che il flusso si riduca molto dopo l’anno, ma ci possono essere consueguenze dal punto di vista fisico per la mamma? Ricordo che i mesi di allattamento per me sono stati molto belli ma fisicamente sfibranti, ero dimagrita (beh, con piacere visto che sono sovrappeso :-)) però anche un po’ sciupata, la Piccola mi prosciugava letteralmente…

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  10. @chiara73, scusa ritorno a spezzoni. Perché proprio la tetta, tu chiedi. E perché no?

    @deborah, no devo dire non mi sono mai sentita stanca di allattare. Come abbiamo detto nell’intervista, il rapporto è sicuramente simbiotico nei primi mesi, diciamo fino all’anno, ma poi non lo è più. L’ho detto, mia figlia va al nido praticamente da sempre, che rapporto simbiotico voglio avere? magari ce l’avessi sempre con me…

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  11. @Chiara73 ciao. Non lo so perché tutti (?) i genitori cominciano lo spannolinamento verso i due anni e mezzo. Io ho tolto il pannolino a mia figlia poco dopo i due anni, perché – molto semplicemente – lei la pipì nel pannolino non la faceva più.

    Tu dici che per te c’è un tempo e un’età per ogni cosa. E io sono d’accordo, ma penso che questo tempo e quest’età li “decide” il bambino, non l’adulto. Un bambino di 4 mesi trova i piedi e se li mette in bocca, un bambino di 8 mesi mette in bocca qualsiasi caccola trovi per terra. Qualcuno ha dovuto fargli vedere come si fa? Sono tappe fondamentali dello sviluppo e della crescita e i bambini le fanno – tutti – con tempi diversi – nonostante a NESSUNA mamma verrebbe mai in mente di mettersi a pancia in giù per terra e far vedere al figlio che bisogna assaggiare il batuffolo di polvere trovato sotto il divano. I bambini le loro tappe fondamentali le fanno indipendentemente da noi, noi genitori abbiamo “solo” (detto niente…) il compito di creare un ambiente tale per cui questo sviluppo possa avvenire in santa pace. Sotto il divano non ci lasciamo il veleno per topi, ecco.

    Questa forse è l’unica filosofia che sta dietro al “nostro” svezzamento spontaneo (parlo per noi), ma più che filosofia è proprio un nostro modo di essere, eravamo così già prima di sapere che qualcuno ci aveva scritto dei libri, e l’allattamento ne è solo la manifestazione più evidente – abbiamo fatto lo stesso col mangiare, con pannolo, con tutto insomma.

    Poi è ovvio che c’è anche la vita pratica. E sicuramente mia figlia a 5 mesi non era pronta per la tappa fondamentale “da adesso stiamo 8 ore al giorno al nido”, ma son dovuta tornare a lavorare e siamo sopravvissute.

    E poi capisco benissimo chi dice, ahò, sta cosa non fa per me. Così come i bimbi sono tutti diversi, lo sono anche le mamme. Ci sono un sacco di cose che tante mamme fanno con piacere coi figli e a me viene la crisi isterica solo al pensiero, spero che mia figlia non sarà troppo traumatizzata dal fatto che io aborro le “passeggiate nella natura” e dopo 10 minuti di arrampicamento sugli alberi mi viene da urlare dalla noia (e mi metto a leggere GC sullo Smartphone sotto gli sguardi di disapprovazione della società tutta :p )

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  12. Non lo so… aspettavo con ansia questa intervista doppia, ma sono lo stesso molto perplessa.
    Ho allattato con amore e dedizione i miei figli fino a quasi un anno di età. Farei un altro figlio quasi solo per la gioia di vivere un’altra volta la fase dell’allattamento. Ma l’idea di allattare un bambino ben oltre l’anno mi lascia molto perplessa anzi, diciamo pure che mi trova abbastanza contraria.
    Per come la vedo io, allattare ad oltranza è paragonabile a non spannolinare il bambino… Per quale motivo tutti noi genitori, pur cercando di seguire le inclinazioni dei bambini e stando attenti a non forzare o sbagliare i tempi, iniziamo la pratica di svezzamento al vasino intorno ai due anni e mezzo? Non è mica solo una questione di risparmio (con quel che costano i pannolini!). E’ proprio un salto di crescita. Ecco, per me lo svezzamento dalla tetta è una cosa molto simile… Diciamo che per me c’è un tempo e un’età per ogni cosa.
    Però mi piacerebbe veramente riuscire a comprendere… perché dalle risposte di questa intervista, mi pare che non si tratti di “nutrimento” del corpo, bensì dello spirito. Per rafforzare il legame mamma-figlio.
    Ma, siccome di sistemi per rafforzare questo legame ce ne sono moltissimi altri, perché proprio offrire così a lungo la tetta al bambino? Cosa da di più? Forse sono io che non sono riuscita a capire bene le risposte…

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  13. mmmh! forse vedere una mamma che allatta un bimbo grande mi lascerebbe un pò stupita (non ne ho mai vista una!), ma ecco, io mi pento di aver smesso troppo presto (quasi 7 mesi). a me piaceva allattare!
    comunque brave morgaine (carinissimo anche il tuo blog, ogni tanto ti scrivo 😉 e claudia

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  14. Questa cosa della tetta a oltranza mi ha sempre lasciato un po’ perplessa. Più per come sono fatta io, probabilmente , che per le supposte conseguenze psicologiche negative che possono esserci per la mamma o per il bambino.
    Il fatto di mettere a disposizione il mio corpo a un’altra persona, prima con la gravidanza , poi con l’allattamento, mi è sempre sembrato, tutto sommato, un gesto di altruismo da parte della donna, dettato certo dall’enorme amore per la creatura.
    Insomma, dopo 10 mesi di allattamento, con alterne e reciproche soddisfazioni da parte mia e di mia figlia, è stato bello riappropriarmi completamente del mio corpo.
    Forse , in questo, ho una visione più maschile che femminile.
    A un certo punto, quando lei a cominciato a gattonare e quando io sono stata sufficientemente stufa di attaccarmela al seno ho detto stop.
    Insomma, non ho aspettato fosse lei a decidere, ma gradualmente e senza traumi, ho imposto io la mia volontà.
    Perciò, dopo la lettura delle vostre belle testimonianze mi chiedo se anche a voi non sia capitato quanche momento di stanchezza nei confronti di un rapporto simbiotico che l’allattamento, a mio modo di vedere, presuppone.

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