Tema del mese: scelte genitoriali e stili di accudimento

scelte-genitoriali1Non tenerlo in braccio che prende il vizio. I bambini hanno bisogno del contatto fisico con la mamma. Se la tieni nel lettone la notte, ci resta fino a 8 anni. Bisogna allattare a richiesta. Lascialo piangere nel suo lettino, vedrai che prima o poi si stanca e si addormenta. Mangia troppo. Mangia troppo poco. Se dorme troppo il pomeriggio poi non dorme la notte. Allattare al seno fino a 2 anni è consigliato persino dall’Organizzazione Mondiale di Sanità. Ma ancora lo allatti? Portare il bambino in fascia lo aiuta a crescere sicuro. Dormire nel lettone fa bene all’autostima del bambino.

Quanti precetti, quante contraddizioni, quanti dubbi lastricano la strada del genitore. Libri, manuali, show televisivi, sedicenti esperti, si contrappongono e tirano la corda da un lato o dall’altro, senza preoccuparsi di lacerare il neo genitore che si trova nel mezzo. Eppure ci si dovrebbe aspettare una certa scientificità di base in alcune affermazioni, che vengono portate avanti come bandiere da tutti gli schieramenti. E come è possibile che la ricerca scientifica porti a supportare pratiche in antitesi tra di loro? Come possono pratiche opposte, quali il cosleeping e il far dormire il bambino nel suo lettino, essere entrambe supportate dalla scienza? Cosa significano i diversi stili di accudimento che prevedono tutte le variazioni di grigio dai metodi di premi e punizioni al naturalismo estremo? Chi ha ragione e chi ha torto? Come fa un genitore a capire come fare la cosa giusta?

Questo mese vogliamo provare a fare luce su questo groviglio di precetti e indicazioni. Partiremo dall’analisi dello status-quo della psicologia moderna, parleremo di attaccamento sicuro, dell’importanza dei limiti, la funzione materna e paterna, cercheremo di rispondere alla domanda se è possibile o meno viziare un bambino. E cercheremo di capire a quali principi si ispirano i vari metodi e approcci, per far si che ogni genitore possa fare scelte consapevoli e trovare il proprio stile di accudimento preferito. Che magari non sarà affatto questo o quello, ma uno stile personale e adatto a quella famiglia.

Per leggere il blogstorming legato a questo tema, clicca qui

Prova a leggere anche:

Previous

Il granpremio del pennarello

Attaccamento

Next

17 thoughts on “Tema del mese: scelte genitoriali e stili di accudimento”

  1. Complimenti, come sempre un tema ricco di spunti di riflessione.
    Io credo molto nell’individualità, io ho due bimbe molto diverse tra loro ed io sono, inevitabilmente, una mamma diversa con l’una e con l’altra. Fermo restando che le regole basilari sono fisse x entrambe. La più grande è sempre stata una bimba molto autonoma, il suo bisogno di contatto era moderato, lei era già da neonata ed è tutt’ora una “testona”, indipendente, con le idee chiare e noi l’abbiamo sempre assecondata, lasciandola “libera” di sentirsi “libera”;). La seconda è coccolona, lei ha un bisogno fisico di contatto come ne ho visti pochi (sono educatrice di nido e di bimbi ne vedo:), lei vuol essere rassicurata, indirizzata, accompagnata in quasi tutti i suoi progressi. E noi con lei siamo rassicuranti e presenti (come lo siamo con l’altra ma senza farcene accorgere troppo).
    Ciascun bambino è un essere a sè, con le proprie attitudini e predisposizioni, secondo me è impossibile essere lo stesso genitore con diversi figli, o meglio, sarebbe anche possibile ignorando il loro “essere” ma mi chiedo, sarebbe giusto?
    Tutto questo x dire che ho sempre creduto poco in manuali x genitori felici, possiamo parlare ed imparare le regole sulle quali nn si puó transigere x far si che i nostri figli crescano persone educate ed equilibrate ma poi la genitorialità è fatta di vita quotidiana che si scontra e fa i conti con altre piccole persone con caratteri tutti loro.
    Nn sono neanche d’accordo, x esempio con le vaccinazioni pediatriche di massa, sarà ot ma anche lì vige secondo me la sacrosanta verità che ogni bimbo è un essere a sé, chi è allergico, chi no, chi puó tollerare, chi no. Nn mi piacciono le generalizzazioni date x buone a prescindere, ecco. Dimenticando di rispettare l’individuo “bambino”.

    Reply
  2. Ciao
    Bellissimo tema!
    Anche se a volte mi chiedo quanto siano scelte. Nel senso: anni prima di avere un bimbo, avevo letto Estevill e non mi era sembrata una cattiva idea. O pensavo: mah si uno schiaffo ogni tanto ci vuole. Poi nel moi percorso di crescita genitoriale, mi sono accorta che m$ai e poi mai avrei potuto applicare questi “metodi” con mia figlia.
    Mi sono messa ad ascoltare le sue esigenza (bisogno di contatto) e ho rivisto molte posizioni.
    Ho letto e rielaborato un ns equilibrio.

    @rita: hai ragione su tantissimi punti!

    Cmq il mio motto rimane Non e’ mai troppo tardi per avere un’infanzia felice! Di Tom Robbins. Che per me significa che se ho commesso degli errori che secondo l’ultima tendenza della psicoanalisi ti hanno segnato, beh l’ho fatto per amore! Poi anche li le tendenze sono piu ballerine che nei consigli sull’allattamento e svezzamento!
    Ciao
    V

    Reply
  3. Cari genitori che crescono con i propri figli,
    Ho letto i commenti e trovo che siete dei genitori saggi, i maggiori esperti dei vostri figli siete voi genitori o le principali figure di accudimento; le varie teorie possono offrono uno spunto di riflessione, sono scritte da persone con particolari punti di vista, che possono essere differenti dal vostro, condivisibili o meno. BRUNO BETTELHEIM – UN GENITORE QUASI PERFETTO “La crescita è un percorso che genitori e bambini fanno insieme: insieme si diventa grandi e insieme si torna bambini, per amarsi e capirsi meglio. I figli chiedono rapporti profondi, onesti e consapevoli, per trasformarsi a loro volta in adulti autentici e affettivi”. Ho proposto questa frase perchè mi piace, io come tutte/i voi ho imparato ad essere madre, mi ha insegnato mio figlio, ricordo la paura dei primi giorni quando non sapevo cosa volesse questo essere così piccolo e fragile ai miei occhi, da quella paura ho costruito la capacità di capire ciò che voleva e questo non te lo insegnano gli esperti di turno. Nasciamo da millenni e viviamo le varie culture ed epoche che troviamo di fronte, perchè in questa società non dovremmo essere più capaci ad accudire un nuovo nato? Qui prodest? A chi serve che i genitori oggi siano incapaci di accudire, di usare la “capacità riflessiva”ossia di rispecchiare i bisogni ed il desiderio dei neonati? Serve forse alle grandi industrie che devono vendere al bacino di utenza neonatale? Serve forse alle folle di psicologi, tate televisive? serve a coloro che per vincere le loro paure postulano teorie che rendano altrettanto paurosi i neo genitori? Nella cultura della paura è facile vendere qualsiasi tipo di spazzatura dipinta da dogma o verità scientifica ma, abbiamo le informazioni necessarie per essere dei genitori sufficientemente buoni, siamo capaci pur con le nostre paure di formare nuovi adulti, aiutarli a diventare autonomi, con molta pazienza e senza scoraggiarci se ci pare di seminare al vento, quando sono pronti, capiscono. Sono madre di un giovane adulto di 28 anni, i bambini di oggi non sono tanto diversi dai bimbi di ieri, cambiano solo gli strumenti e la tecnologia, hanno la stessa spinta evolutiva.
    ora vi saluto e vi auguro buona crescita

    Reply
  4. Wow, preparo i popcorn per l’avida lettura e segnalo a mia madre il tutto cosi’ magari la pianta di stuzzicarmi sulle mie scelte educative 😉

    Reply
  5. Perfettamente d’accordo con l’ultima frase del post: ogni famiglia deve trovare il proprio personale stile, deve tirar fuori il proprio personale intuito educativo, attingendo un po’ di qua e un po’ di là…
    L’importante è sapere dove andare, capire dove vogliamo andare a parare con l’educazione dei nostri figli, fare tentativi e scoprire qual è lo stile più adatto a noi, genitori e figli insieme.

    Reply
  6. Io non credo assolutamente negli stili preimpostati, non si può schematizzare un compito così importante quale la genitorialità e soprattutto renderlo adattabile agli stili, usi e ritmi di ogni famiglia. Ogni famiglia è a sè e ha un suo stile. Poi magari lo stile che ti costruisci è l’insieme di tanti piccoli stili teorizzati, di consigli appresi e rifiutiati…
    Da parte mia diciamo che cerco di crearmi una serie di regole di base che cerco di seguire, ma che essendo regole ogni tanto possono anche esse infrante. Esempio: io il cosleeping non l’ho mai concepito, non perché lo ritenga un vizio, ma perché io con un bambino nel letto che mi tocca continuamente o che ho paura di schiacciare non riesco a dormire. Ho passato il primo anno e mezzo di vita del mio secondogenito ad alzarmi anche 30 volte per notte, ma piuttosto che averlo a cozza addosso che mi toccava tutta notte preferivo così. Poi ovvio capitava l’eccezione che conferma la regola, magari la volta che era malato e allora lo tenevo con me tutta notte. Mi piacciono le coccole prima della nanna e la mattina, ma ognuno dorme nel suo letto. Ma sono mie regole, che magari qualcuna di voi dice “che scema, portalo nel lettone che così dormi!”.
    Cmq secondo me qualunque metodo, stile, regola ognuno decide di seguire, la cosa più importante è la coerenza, il non contraddirsi… magari aggiustare il tiro cammin facendo, ma non stravolgendo ogni volta che qualcuno ci fa notare la sua idea diversa dalla nostra, solo perché magari ci sentiamo poco adeguati. Perché una cosa che ho capito è che i bambini amano la coerenza, l’abitudine, il sapere cosa si fa, cosa li aspetta e le regole li rassicurano.

    Reply
  7. Beh, direi un argomento facile facile… 🙂
    Mi sono sempre chiesta se con i figli ci possa essere uno “stile”, oppure se alla fine improvvisiamo alla meglio sperando di non fare troppi danni.
    Nonostante sia razionale e portata per DNA a pianificare tutto il pianificabile, spesso mi sembra di propendere fortemente per la seconda ipotesi.
    D’altra parte mi impongo però di non farmi troppo condizionare dai mille pareri (non richiesti, by the way) anche perché tutti bravi a commentare “io al tuo/vostro posto…” ma pochi che si offrano, se non di starci al nostro posto, almeno di aiutarci. Quindi a chi pontifica sorriso ebete e chissene…
    Attendo i post con interesse!

    Reply
  8. Vi leggo sempre ma è la prima volta che commento. Questo blog è geniale, e i vostri temi colgono sempre i dubbi che ogni genitore ha. In quest’ultimo anno e mezzo (età della mia bimba) ho pensato molto al tema GC di questo mese.
    Essere lontana dalla mia famiglia di origine mi ha probabilmente motivata ad informarmi su “stili” diversi e ad ampiare i miei orizzonti, che prima di diventare madre erano semplicemente quelli dei miei genitori e dei parenti più stretti. E ora sono convinta che lo stile lo si plasmi sulle proprie predisposizioni, possibilità, e visione della vita e del mondo.

    Complimenti per il bel lavoro che fate!

    Reply
  9. Tanto…love!
    Tanto amore, coccole, la più piccina (due bambine, 2008 e 2012) che ha 13 mesi ancora latte a richiesta (ormai solo notturna) e un po’ di cosleeping…non più totale come fino a gennaio, ormai dorme volentieri nel lettino vicino alla sorella…insomma, seguiamo quello che ci fa capire!
    Gestione dei limiti, bisogna dare dei paletti, mai mai mai punizioni fisiche, nemmeno uno schiaffo, non lo tollero.
    Noi di solito cerchiamo il dialogo, se c’è muro il classico è “due minuti sul gradino” così sbolliamo tutti e poi possiamo parlare.
    Navighiamo a vista, insomma, ma ci siamo dati delle direzioni :-)))
    bellissimo argomento, spunto di discussioni…ok, a volte di scontro con altre mamme, ma sono pur sempre confronti anche quelli 😛

    Reply
  10. Oohh, che tema scottante! 🙂
    Se c’é qualcosa che ho imparato dall’essere genitrice finora, é che qualunque cosa fai é sbagliata, specialmente se sei madre (mi sembra che i padri vengano guardati, in media, con molta piú indulgenza).

    Un paio di anni fa ero in terapia, durante una seduta saltó fuori il tema della mia pessima autostima come mamma, il non sapere cos’é giusto o cos’é sbagliato, l’affrontare con le gli altri e con me stessa le costanti critiche.
    Lo psicologo mi lasció di stucco con un’affermazione cosí ovvia che non avevo pensato: ” se ci fosse un modo univoco e perfetto per crescere il bambino ideale, non ci sarebbero cosí tanti libri, manuali, libri, teorie, riviste e tutto il business dedicato. Il fatto é che ogni genitore é diverso, e ogni bambino é diverso, e di volta in volta bisogna ascoltare se stessi e il bambino per intuire cos’é la cosa giusta da fare: quando tutti voi state bene, vuol dire che avete fatto la scelta giusta, che non é magari quella perfetta, ma é quella migliore per la vostra situazione. E poi, gli errori sono inevitabili”.
    da quella volta ho cercato di avere piú fiducia nel mio intuito, e ho cercato di ascoltare di piú i miei figli.

    Reply

Leave a Comment