Saggi, brevetti, spettacoli & co.

Il 17 maggio c’è lo spettacolo di fine anno al corso di teatro a scuola, il 19 maggio la gita al museo (i bambini escono da scuola due ore prima), il 20 saggio di musica, il 25 lezione aperta di educazione motoria e la partita di pallavolo. Poi c’è il brevetto in piscina, il saggio di danza, l’esibizione di ginnastica artistica, il passaggio di cintura di karate, il saggio di flauto, il ritiro di catechismo.
E tutto questo moltiplicato, più o meno, per ogni figlio.
Ma a maggio i genitori prendono l’aspettativa?
Nessuno vuole togliere ai bambini il loro sacrosanto diritto di finire in bellezza le loro attività ricreative annuali, ma già con due figli le date si sovrappongono e si moltiplicano e finiscono per accavallarsi con le scadenze in ufficio, la dichiarazione dei redditi e tutte le varie attività quotidiane.

Il saggio di fine anno è una delle minacce incombenti nel mese di maggio. Per i genitori, almeno.
Tutti vorremmo struggerci di commozione per le canzoncine imparate dai bambini alla scuola materna, ma, a volte, diventa proprio difficile esserci e, alla fine, stressante.
Ed è davvero un peccato: perchè in fondo vorremmo godercele certe cose. Che mica siamo genitori solo per svegliarci la notte, curare la varicella a Natale e fare 6 lavatrici a settimana!

E poi, se il giorno della recita ci dovesse capitare la riunione più importante della nostra carriera, ci troveremmo di fronte ad un bivio drammatico: perdere il cliente più importante degli ultimi anni o segnare a vita la crescita di nostro figlio, procurandogli un trauma insanabile?
Ecco, un momento… ma siamo sicuri che sia un trauma insanabile?

Prima di tutto, non per tutti i bambini il saggio di fine anno, di qualsiasi attività si tratti, è l’evento clou della loro esistenza. Molti vanno volentieri a danza, a karate o a basket semplicemente perchè si divertono: non è detto che l’evento di fine anno sia di vitale importanza. Capisco per un corso di teatro che, per definizione, è finalizzato ad una rappresentazione, ma per tante altre attività mi sembra che si moltiplichi la voglia di esibizione finale quasi come “ricompensa” per tutti: per i bambini, che si sono impegnati per una stagione; per gli insegnanti o istruttori, che dimostrano le loro qualità didattiche e come sono stati ben spesi i soldi dei genitori; e per i genitori, che sono raggianti per aver impiegato al meglio la retta mensile per l’attività ludico-sportiva e per aver visto i loro giovani virgulti mostrare i loro migliori talenti…

Sicuri che serva una ricompensa? O meglio, non ci vengono in mente anche scenari alternativi?
Saggi, spettacoli, gare e brevetti non sono una piacevolezza per tutti. Mio figlio li patisce ancora oggi, per esempio. Io stessa ricordo di averli vissuti senza particolare entusiasmo, anzi, con un certo desiderio che finissero in fretta. Conosco bambini che, pur divertendosi molto al corso di danza, hanno preferito evitare il saggio finale, soprattutto in quelle scuole che lo caricano di aspettative come fosse un debutto alla Scala.
Le attività pomeridiane o scolastiche extracurriculari hanno un valore in sè, non perchè sono finalizzate ad uno scopo: sono belle perchè coinvolgono, insegnano, fanno muovere, fanno scoprire, fanno esprimere.
L’evento di fine corso è bello se è una festa, se è un modo per far partecipare i genitori allo sport o alla disciplina che, fino a quel momento, è stata dei bambini. E’ bello se è un modo per dire: “mamma e papà, venite a vedere anche voi quello che faccio e come mi diverto!”.
Per questo sono sempre un po’ perplessa quando vedo scuole e istruttori che preparano saggi di danza, di musica o teatro come se fossero alla regia di un musical di Brodway; o istruttori sportivi che pianificano una partita o una gara come se la selezione per la squadra olimpica dipendesse da loro. E per questo credo che se un bambino (e vale soprattutto per i più piccoli) non se la sente di esibirsi o di gareggiare, non è un dramma: se si è divertito per un anno, è stato davvero un gran successo, con o senza evento finale.

E così, se riusciamo ad immaginare la recita o la gara o il saggio, come una bella festa, un’alternativa possibile, ma non obbligata, possiamo anche essere più indulgenti con noi stessi: se capita l’imprevisto, l’impossibilità assoluta di esserci, be’… ci sarà l’altro genitore, i nonni, gli zii. E poi ci sarà modo di raccontare e di far vedere le foto.

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26 thoughts on “Saggi, brevetti, spettacoli & co.”

  1. Ma perchè qualcuno non avverte le maestre, gli insegnanti di danza, di musica, di arti varie….che il saggio, la lezione aperta, la recita di fine anno…o si oragnizzano la mattina alle prime ore scolastiche o il pomeriggio in uscita, invece che alle 11.30?????

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  2. A me va bene, anche per scelta nostra. Un solo corso di musica che finisce quest’anno e niente saggio.
    La festa di fine anno, purtroppo si fa il venerdì pomeriggio, per ora siamo riusciti sempre ad esserci. In questo momento non lavoro, è più facile ovviamente.
    Per noi sono imperdibili i colloqui con gli insegnanti e le feste di commiato (ultimo anno), il resto pur essendo importante, si può saltare (se ci sono improrogabili impegni di lavoro o malattie).
    Pur avendo un solo figlio, spesso mi chiedo: “..Ma è proprio necessario, e se ne avessi due o tre di figli/e?”

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  3. Però, a parte la mia esperienza positiva, leggendo i commenti mi vien da pensare che di saggi, di gare, di recitazioni e brevetti se ne facciano un po’ troppi.
    Chi ha una famiglia numerosa non può starci dietro. E comunque, alcuni di questi , sono pure costosi!
    I saggi di danza, ad esempio, spesso richiedono un impegno economico un tantino eccessivo.
    Mia figlia aveva solo tre anni e avrebbe dovuto, quell’anno, esibirsi a teatro. Saputa la cifra (‘na cifra!!)a marzo, scappai a iscriverla in piscina;)

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  4. Per me quest’anno inizia il difficile! Fino all’anno scorso la piccoletta non “pesava” ho anche perso la festa di Natale del nido, ma come dire, lei nemmeno ha capito perché ci fosse tutta quella gente nel suo posto sacro dove di solito è solo con coetanei e le familiarissime maestre…

    Quest’anno invece gita per lei (con accompagnatore) e festa dell’asilo della grande. Stesso giorno. Così il papi andrà in gita e io alla festa. Uff… Per la grande è l’ultimo anno d’asilo, è orgogliosissima, mi sono già sentita tanti di quei “quando mi vedrai… poi vedi quando faccio quello… non te lo dico così poi lo vedi e sarà una sorpresa bellissima…” che mi si è stretto il cuore a dirle che non ci saranno papà e sorellina (più che altro la sorellina, la sua spettatrice preferita). E per la piccola… ecco, mi perderò la prima gita. Un po’ di tristezza e poi, su, via, vanno a spasso, che vuoi che sia, c’è il papi e va bene!

    Insomma, si incomincia, da ora in poi si incastra tutto per due. Ma chi di figli ne ha 3 o 4 che fa? 😀

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  5. Ah, beh, io oggi mi sono commossa allo spettacolo per i 150 anni dell’Unità d’Italia dei miei alunni!!! Partiamo forte…

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  6. Io ho tre figli (due gite + il campo scuola della materna + due saggi sempre alla materna + due giornate di scuola aperta + due saggi di inglese + tre saggi di musica + due brevetti di piscina e una festa di fine anno + due concerti + un saggio di ginnastica artistica + le prove extra). Ho già perso le gare di nuoto e la sfilata della scuola. Altro? Sì: il compleanno della figlia di mezzo. E il piccolo che vuole assolutamente la festa perché lui non se l’è mai filato nessuno e finora non ha mai avuto una festa di compleanno (e ci credo: dove infilarla?).
    Forse questo commento era più appropriato per GenitoriSbroccano.

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  7. A scuola dei miei figli le hanno sempre chiamate (dai tempi della materna) “lezioni aperte”. Guai a chiamarli “saggi”! Perché vengono svolte esattamente come una normalissima lezione. In alcune “discipline”, come ad esempio le danze popolari o il teatro corporale, spesso viene richiesto il coinvolgimento dei genitori. Ed è bellissimo!
    Come dice Monica, queste sono occasioni per entrare nel loro mondo, per vedere cosa fanno durante le 8 ore che trascorrono fuori casa (=lontano dalla nostra ala).
    Di queste eventi ne ho saltati forse solo due. Il primo un paio di anni fa. Mio figlio correva la corsa campestre di prima mattina e io non potevo “assolutamente” arrivare tardi al lavoro… Visto come è andata a finire la mia vita lavorativa da dipendente di una grande azienda, ho giurato che mai e poi mai avrei anteposto il lavoro alla gioia di vedere i miei figli “all’opera” nel loro mondo!
    Non mi sono sentita in colpa, nei confronti di mio figlio, per non aver partecipato. Mi è dispiaciuto essermi privata IO di un’occasione per esserci.
    La seconda volta che ho mancato una lezione aperta è stato giovedì scorso… l’influenza ha avuto la meglio. Ma a me è dispiaciuto veramente veramente tanto!!!

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  8. Monica, ma questo è proprio lo spirito giusto: la festa! Il saggio che descrive Deborah è bello e coinvolgente, ma perchè una mamma che non può essere presente dovrebbe essere una “genitrice degenere” o macchiarsi di “tradimento”? I bambini sono in grado di comprendere tante cose e, spesso, di superarle con una naturalezza a noi sconosciuta.
    Cocchina, a scuola di mio figlio, per fortuna, i corsi extracurriculari di teatro e musica organizzano spettacoli semplici ma molto interessanti perchè interdisciplinari: lavorano sugli stessi temi di altre materie e c’è molto contatto tra gli esperti esterni che li gestiscono e gli insegnanti. Quest’anno hanno indetto un “bando” per la scelta della scenografia: ognuno ha disegnato come si immaginava il fondale, poi hanno votato e il disegno prescelto è stato realizzato, tutti insieme, su cartoni e usato come sfondo! Carino, no?
    Mi piacerebbe leggere il tuo post dall’altra parte: ci lasci qui il link quando lo scrivi?

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  9. Mi trovo d’accordo sul fatto che riempire di aspettative il saggio di fine anno o la festa di fine scuola è assolutamente inutile, se non deleterio per i bambini più emotivi. Però c’è anche un altro aspetto che non si può trascurare: la vita lavorativa del genitore. Che tipo di lavoro è? Quanto tempo assorbe?
    Chi come me non ha mai la possibilità di accompagnare il figlio a scuola, nè di andarlo a prendere, e vede le maestre due volte l’anno, e non sa nulla delle attività svolte se non per racconti del figlio stesso, dei nonni o dell’altro genitore, bè lo spettacolo o la festa di fine anno (così come quella di Natale) è una delle poche occasioni per entrare nel suo mondo, per esserci finalmente, per vederlo nell’ambiente dove trascorre le sue giornate.
    Io personalmente mi ritrovo occupata in ufficio tutto il giorno tutti i giorni, ho un lavoro di responsabilità che mi sta sempre più stretto, chiedere un permesso è altamente vietato, se non per questioni di vita o di morte, pensate per la recita scolastica dei figli!! Quasi come se la famiglia non contasse nulla. A volte penso a Serena e alla mentalità svedese (da cui siamo lontani anni luce). Ma dover rinunciare a tutto no. Quella per me diventa un’occasione da non perdere, nel modo più assoluto.

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  10. Io ho assistito al saggio di danza educativa di mia figlia, un corso davvero interessante che si teneva durante l’orario scolastico. Mi sono divertita un sacco anche perchè ho scoperto un altro modo di “fare danza”, è davvero espressione del corpo..ma divago..
    Per mia figlia sarebbe stato un vero tradimento se non ci fossi stata, anche perchè sarei stata l’unica genitrice degenere a non partecipare.

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  11. Stavo pensando anch’io di scriverci un post, ma dal punto di vista della controparte: faccio la maestra! E ho assistito a scene tristissime, dove si cerca di mettere in piedi uno spettacolo stentoreo,impacciato, senza raccordi con quanto fatto nell’anno,interrompendo la programmazione in corso, senza spazio alla creatività o alla fantasia dei bambini, solo con l’obiettivo di far contenti i genitori. Genitori che, come dici giustamente tu, devono poi combattere con i propri sensi di colpa…Io ricordo che alle elementari non facevamo spettacoli di fine anno ed eravamo tutti felici!

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  12. Concordo in pieno con Silvia, forse sarò banale ma credo che anche in questo sia importante cercare di non proiettare sui figli i nostri desideri, altrimenti si rischia che la “ricompensa” sia per i genitori, che devono esporre il figlio come un trofeo.
    Se da un lato è importante insegnare a un bambino ad affrontare nuove attività e sfide, anche se impegnative, bisogna anche rendersi conto se sono veramente alla portata del bambino e in caso evitare stress inutili, senza vergogna.
    Detto questo, venerdì ho la mia prima recita della Piccola (ultimo anno di nido). Sono curiosa di vederla in questo contesto, anche per capire come interagisce con le maestre e con i compagni. Cercherò di mantenere il mio solito cinismo distaccato perché altrimenti so già che mi scapperà la lacrimuccia!

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  13. Sono reduce da un saggio di musica (lunedì mattina, ore 9:15). Credo che ci scriverò sopra un post a parte. Però devo ammettere che per lei oggi era importantissimo che fossimo là.

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