Quando l’autodeterminazione è una vergogna

Autodeterminazione: un concetto su cui ho inventato la mia vita.

Sono una che se non trova quello che cerca, non esita a tagliare i ponti e a contare solo su di sé. Tra le mie amiche, sono quella che ha collezionato e stracciato più contratti a tempo indeterminato. Sono una che ha fatto a meno di tutto e può continuare a fare a meno di tutto. Se volete sono un’eterna insoddisfatta.
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Non è affatto facile, avere l’autodeterminazione nel sangue. Anche se in questo momento essere una mamma single non è una scelta: semplicemente non sono innamorata di nessuno. Ma se lo fossi, dalla paura di perderlo, certamente lo manderei via per provare a me stessa che posso sopravvivere anche da sola, anche questa volta.

Come se non fosse già abbastanza difficile essere la donna che sono, mi devo confrontare anche con lo stigma che le donne single si portano dietro. Tu puoi anche decidere di autodeterminarti, come donna e come mamma, ma la percezione che hai di te stessa (una donna forte, una madre in grado di proteggere), non è sempre quella che la società ha di te (random: una donna “terra di nessuno”, una donna “che se s’è fatta lasciare ci sarà pure un motivo”). Ma mica lo dicono a te eh. Lo dicono genericamente. Tipo una volta ho letto un thread su Facebook dove alcune mamme se la raccontavano sul perché “le altre” si fanno lasciare dai mariti: perché sono sciatte, perché si occupano più dei neonati che degli uomini, perché, che ne so, dormono con i bambini anziché con il marito. Se però a questi chiedi se pensano che una donna abbia il diritto di autodeterminarsi, si strapperanno il cuore dicendoti “certo che sì”. Però pare che in cuor loro, vogliano attribuire delle “colpe” alle mamme single: colpe che loro non hanno. Perché ammettere che l’amore non è eterno, è penoso, me ne rendo conto. E comunque, non si tratta solo di attribuire delle colpe alle mamme single: le persone hanno la tendenza a giudicare gli altri, specie se gli altri sono donne, specie se gli altri sono mamme. Lo fanno per se stessi, non contro di noi.

A prescindere dagli odiosi articoli che ho letto sui fatti di Colonia, che ne facevano un fatto di “immigrazione”, oggi ancora più di ieri non possiamo dimenticare il fatto che uscire senza un uomo al seguito è ancora pericoloso a tutte le latitudini. Chi di voi non è stata mai molestata, a parole o fatti ? Chi di voi si sente completamente a proprio agio per strada, di notte, da sola? E in una situazione del genere vi sentite più a disagio in tuta o minigonna? Perché? E allora, su questa autodeterminazione possiamo davvero contare?

C’è quest’episodio, che mi ha turbato.
Una volta scrissi sul mio blog del fatto che avevo preso una grossa multa che ritenevo ingiusta. Credo che fosse lecito pensare che io non avessi quasi tremila euro per pagare una multa. Bè, li avevo. Mica che io li abbia sborsati serenamente eh, ma li avevo.
Tremila euro è il costo di una Panda usata. Se avessi detto che mi compravo una Panda usata nessuno si sarebbe chiesto come diamine potevo permettermela. Anyway.
Mi ha scritto in privato un tizio. Non era un maniaco, non era uno scherzo, aveva nome e cognome, dalle informazioni che mi ha dato e una breve ricerca sul web ho immaginato fosse un professionista di mezza età. Mi pare mi abbia detto di essere sposato, con figli adulti. Mi ha scritto, in maniera del tutto innocua, come chi sa bene che potrebbe andare incontro a dei guai, che avrebbe voluto donarmi dei soldi. Poi, come chi sa perfettamente che se avessi avuto orecchie per intendere avrei inteso, mi ha scritto anche che comunque non gli sarebbe dispiaciuto conoscere donne giovani e intelligenti come me.
Io l’ho presa come una proposta di accettare denaro e, in cambio, semmai, conoscerlo.

Ho paura di chi mi vuole conoscere? In genere no.
Ce l’ho con la prostituzione? Se è volontaria no, fa parte del diritto di autodeterminarsi. Sempre che decidere che il nostro corpo è una merce sia autodeterminazione. Ma potremmo parlarne a lungo.
Mi ha molestata? No: mi sono sentita di rispondere un lapidario “Non potrei mai accettare, saluti”, e non ha affatto insistito. Avrei anche potuto non rispondere, e questo non mi avrebbe certo inseguita. Ma avevo bisogno di farlo, non sono riuscita a ignorare quell’email.
Che cos’è, allora, che mi ha fatto male?

Mi ha fatto male il fatto che che qualcuno abbia pensato che la proposta mi potesse interessare, sulla base di queste informazioni: è una donna, è sola, è abbastanza giovane, non pare brutta, non ha nessuno su cui contare economicamente, ha tre bambine, forse si trova in una situazione di difficoltà economica.
Io ci credo ancora, all’autodeterminazione. E credo ancora di essere una giovane donna coraggiosa. E credo anche di non essere sola, ma libera.

Ma di questa libertà, a volte, oggi, mi vergogno. Non ho voglia di ostentarla, ecco.

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1 thought on “Quando l’autodeterminazione è una vergogna”

  1. Ciao..ho letto con molto interesse questo articolo. Ho cercato di trovare il tuo nome ma senza riuscirci. Vorrei mettermimin contatto con te, sto attraverssando un momento particolare con lunico mio figlio di otto anni, stiamo, io con il papa ormai separati da tre anni, per intraprendere il passo della psicoterapia per aiutarlo ad avere un comportamento migliore a scuola, in parte anche a casa, perche ormai ha esasperato sia noi che la maestra. Ti scrivo perche stavo cercando aiuto in questo blog, x sapere se trovo altri genitori che hanno passato le stesse difficolta. Grazie. Il tuo articolo e davvero interessante ma soprattutto esatto, si puo dire che io stessa abbia vissuto simili emozioni che tuttora esistono.

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