C’è sempre un gran dibattito intorno allo svezzamento, che riguarda sia i tempi che i modi in cui questo viene proposto, a seconda delle indicazioni ricevute dal pediatra di riferimento. Ahimè non tutti i pediatri sono d’accordo su questo argomento (come su molti altri) e spesso si possono ricevere indicazioni totalmente contrastanti.
Ma cosa significa svezzare? Diciamo che normalmente ci si riferisce allo svezzamento in modo improprio parlando del momento in cui si introducono nuovi cibi nell’alimentazione del bebè, ma la realtà è che il “vezzo” del latte continua per molti mesi dopo l’introduzione dei primi cibi, e il latte materno continua ad avere un ruolo importante nell’alimentazione del primo anno di vita del bambino (l’OMS consiglia di allattare anche fino ai 2 anni di età).
Come si fa a capire quale è la giusta età per iniziare ad introdurre nuovi cibi? Le raccomandazioni che io ho ricevuto dalla mia pediatra erano di vedere quando il bambino iniziava a mostrare interesse per il cibo che noi stavamo mangiando. Un buon modo di procedere è infatti quello di permettere al bambino di sedersi a tavola con gli adulti durante i pasti. Intorno ai 4-6 mesi inizierà a gettare in terra il sonaglio che gli avete messo in mano e a mostrare interesse per quello che voi avete nel piatto: questo è il momento giusto per procedere al primo assaggio e, a meno che non stiate mangiando un piatto molto particolare o particolarmente insano, non c’è veramente nessun motivo per negarglielo. Certamente se si tratta di bambini al di sotto dei 6 mesi è bene procedere con prudenza perché l’apparato digerente non è ancora completamente sviluppato. Per i miei due figli il pediatra mi ha consigliato di iniziare con pappe lattee, e al limite qualche assaggio di frutta selezionata, mentre con il cibo vero e proprio non abbiamo iniziato prima del compimento dei 6 mesi di età.
In realtà alcuni bambini faticano più di altri ad accettare il passaggio alle pappe, e mentre da un lato molti neonati già dal quarto o quinto mese iniziano a mostrare interesse per il cibo, ce ne sono altri che continuano a preferire di gran lunga la tetta della mamma e non sono minimamente interessati ad assaggiare null’altro. In questi casi bisognerebbe resistere alla tentazione di forzare la mano introducendo pappette prima che il bimbo sia effettivamente pronto, visto il rischio che si corre nell’instaurare circoli viziosi negativi, che gettano le basi per i primi problemi di rifiuto del cibo.
Cosa dar da mangiare al bambino è anche un motivo di preoccupazione per molti neo-genitori. A me piace pensare allo svezzamento come ad un momento di grande scoperta: assaggiare tanti sapori nuovi, entrando in contatto con cibi di consistenza diversa, mi dà l’idea di un gran bel gioco. Per questo è importante evitare che diventi un motivo di stress per mamma e bambino, aspettando i tempi giusti ed evitando di forzare la mano con cibi che per sapore o consistenza non sono graditi. In ogni caso è chiaramente consigliabile scegliere cibi sani, evitare fritti e cibi particolarmente salati, e evitare assolutamente cibi crudi di origine animale, quali miele, carni poco cotte, o uova crude. Ma in tutto ciò possiamo chiaramente farci guidare dal buon senso, visto che certi cibi non sono consigliabili nemmeno per noi adulti.
Quando il bambino è allattato con latte artificiale, di solito si tende a proporre lo svezzamento prima possibile. In fondo, si pensa, non gli si sta togliendo il latte materno e tutti i suoi benefici, ma si tratta soltanto di latte artificiale, magari per sostituirlo con cibi freschi. Per questo motivo lo svezzamento dei bambini allattati artificialmente tende a essere anticipato allo scoccare dei 4 mesi. E’ evidente però che bisogna considerare anche in questo caso che lo stomaco del bambino non è completamente sviluppato, e quindi bisogna procedere con molta cautela, e che il latte artificiale è pur sempre un prodotto studiato specificatamente per l’infanzia.
Inoltre anche un bambino allattato con LA può non essere pronto allo svezzamento. Il latte del biberon è il “suo” latte, il suo alimento base e separarsi da questo tipo di alimentazione può non essere facile. La fretta di procedere allo svezzamento può essere controproducente anche in caso di allattamento artificiale, anzi, un bambino non abituato al cambiamento del sapore del latte (come capita invece per quello materno, al variare dell’alimentazione della mamma), può essere anche più restio a lanciarsi nell’avventura del cibo. Sempre con il pericolo che instauri fin da subito un rapporto conflittuale con il cibo.
Ovviamente è bene ascoltare il pediatra in caso ci siano dubbi, ma l’osservazione delle reazioni del bambino e le sue risposte allo svezzamento, sono altrettanto importanti e i genitori devono saperle cogliere e registrare, per un confronto informato e partecipe con il pediatra.
Quale è stata la vostra esperienza? A che età avete iniziato ad introdurre cibi solidi? Come vi siete regolati?
In questo caso (svezzamento) il miglior pediatra sono mamma e papa’!
@Paola perchè mia figlia non masticava neanche quando aveva tutti i denti, e ancora adesso, a 3 anni suonati, si stanca prestissimo e vuole cose morbide che non le affatichino troppo le ganasce.
Non sto cercando scuse, voglio dire che ogni situazione è a sè. Le esigenze e le preferenze dei nostri figli, sia per quanto riguarda il gusto e la consistenza dei cibi sia quelle nutrizionali sia di quando cominciare a mangiare cosa alla fine ci guidano molto più dei consigli o direttive di qualunque pediatra o simili.
Ecco, per esempio questa mania di omogeneizzare e’ principalmente italiana (scusa Barbara, ho preso spunto dal tuo commento, ma vorrei solo arrivere ad una domanda).
Col primo bimbo ho usato anche io qualche omogeneizzato, ma li compravo in italia, perche’ qui (sempre Germania) neanche traccia. Il dottore mi ha semplicemente detto di triturare tutto a seconda del grado di sviluppo e denti del piccolo (insomma se i denti non ce li ha, non e’ il momento di dargli la carne).
Insomma, quello che mi chiedo e’ chi “ha ragione” e se ci sono delle linee guida comuni perche’ non vengono supportate da tutti i pediatri?
Io credo che le situazioni particolare guidino molto più delle convinzioni e indicazioni. A parte che non si può chiamare il pediatra o qualunque altra figura di riferimento a ogni pasto, ci sono bambini molto e poco curiosi, molto e poco affamati, che preferiscono gusti semplici e forti eccetera. Io sono stata influenzata molto dal fatto che mia figlia era sottopeso e di poco appetito, poi verso l’anno ho lasciato perdere. Quindi cercavo cibi che le piacessero, cercavo di darle un cucchiaino in più, ma solo uno, quando chiudeva la bocca eccetera. Anche il passaggio dalla dieta di solo latte ai primi cibi è dipeso dal latte un pò scarso. Insomma non sempre si può fare quello che riteniamo giusto o ci indicano, finiamo sempre con mediare con le carte che abbiamo…
@Paola
di fonti scientifiche non ne conosco e credo (ma non lo so con certezza) che entrando nel campo psicologico in realta’ di strettamente scientifico e’ impossibile trovare niente.
L’unico dato che conosco e che ha base scientifica, anche se onestamente ho qualche personalissimo dubbio sulla validita’ del metodo seguito, e’ quello che conclude che i bambini imboccati avrebbero la tendenza ad avere un Indice di Massa Corporea superiore e a preferire cibi meno sani.
Ma io credo che se certamente forzare e usare ricatti psicologici piu’ o meno espliciti e’ sbagliato sotto un milione di punti di vista, tuttosommato le cose siano molto piu’ complesse di cosi’.
E’ un argomento che prima o poi voglio approfondire bene 🙂
@Gloria, Paola anche io sono convinta che spingere il bambino a mangiare quando ancora non è pronto sia il primo passo per instaurare problemi di rapporto con il cibo, e questo è proprio quello che ho cercato di dire nel post qui sopra. Non ho fonti scientifiche da citare purtroppo, però vi segnalo un paio di post che avevo scritto sull’alimentazione dei bambini, che partivano dalla lettura di un libro e qualche articolo di Ellyn Satter, che lavora appunto con persone con disturbi dell’alimentazione.
Vi lascio qui i link:
https://genitoricrescono.com/divisione-responsabilita-tavola/
https://genitoricrescono.com/divisione-responsabilita-tavola-parte2/
Ottimi spunti di discussione. Grazie!
Gloria, mi chiedevo giusto ultimamente quale correlazione ci sia tra l’enorme diffusione di patologie di disturbo dell’alimentazione nella nostra generazione e seguenti e la mania del “mangiare a tutti i costi”/”la mamma l’ha fatto con tanto amore e tu non lo vuoi”.
Ma forse e’ troppo OT (ma mi interesserebbero fonti scientifiche se ne conosci).
Bé, noi chiaramente alimentazione complementare a richiesta, e non potrei nemmeno concepire una maniera diversa… Anzi, quella “diversa” sarebbe appunto una maniera, questa invece è semplicemente la natura delle cose 🙂 Senza orpelli, senza rituali, senza “fatti apposta”.
Credo che le reazioni e le risposte del bambino siano davvero l’unica cosa che conta davvero seguire. Capisco che non sia politically correct dirlo, ma i suggerimenti offerti dal pediatra potrebbero davvero non essere per niente fondamentali 🙂 se comportano l’invito a prendere una decisione dall’alto (signora, è ora di svezzarlo ‘sto bambino!) applicando metodologie discutibili (lo prenda per fame! deve capire che la pappa va mangiata!) piuttosto che a seguire l’evoluzione del piccoletto.
4 mesi mi sembra davvero troppo presto. A 5 parecchi iniziano ad essere curiosi di provare. Ma molti a 8 o 10 si trovano ancora benissimo con il loro latte e, di nuovo, la questione è solo aspettare che siano loro a segnalare di essere pronti ad iniziare ad introdurre cibo nella loro dieta.
Che sia latte materno o latte artificiale non fa alcuna differenza… Come dici giustamente, Serena, il latte è il “loro” latte, con tutto quello che rappresenta, né più né meno della tetta…
Mi verrebbe da lanciarmi in lunghe elucubrazioni su generazioni di disturbati alimentari e cibo veicolo d’amore, ma siete fortunati 😀 😀 😀 il sonno mi attanaglia la materia grigia e a scrivere altro adesso non ce la posso fare!
Scordavo di dire la cosa che ritengo piu’ importante, non gli abbiamo dato nessun cibo per bambini (a parte qualche eccezione), ma solo cose cucinate da noi.
Due figli, uno l’opposto dell’altro! Per entrambi ho seguito le indicazioni della pediatra: svezzamento a partire dai 6 mesi. Dal quarto in avanti avrei potuto cominciare a dare la mela grattugiata. Così ho fatto per la prima: ha sputato letteralmente sia la mela che gli omogeneizzati. faceva certe smorfie! Ho desistito subito. la pediatra dell’ospedale in cui sono nati i miei figli ci aveva rassicurate: la famosa frutta serve solo ad abituare il piccolo ad altro rispetto alla suzione e al latte.
Ho sperato che le pappe le piacessero… un disastro! Quando andava bene si spalmava la metà del piatto su piedi, gambe, faccia, capelli. Quando andava male urlava… Ho provato a passare dalla crema di riso a quella di mais e tapioca, niente! C’erano pasti che preparavo e che abbandonavo dopo due cucchiaiate. Urlava troppo, si calmava solo con la cara amata tetta. Alla fine sono arrivata alla conclusione che a farle schifo, oltre alla pappa in sè, era il cuccchiaino. Ho preso un biberon con la tettarella larga, preparato una pappa un po’ più liquida e risolto almeno il problema delle pappe fuori casa.
Un po’ per volta la iena si è abituata e rassegnata a quel cibo che proprio non le piaceva. Quando siamo arrivati alla pastasciutta è rifiorita 🙂
Il maschietto, invece, ha apprezzato tutto fin dalla mela. Urlava anche lui, ma tra un cucchiaino e l’altro! Se per la prima una pappa durava quasi un’ora più il tempo di ripulitura, col secondo in dieci minuti avevamo finito tutto!
Ni abbiamo seguito le indicazioni della pediatra: poco dopo i 4 mesi mezza pera grattata e poi il latte. TopaGigia ne andava matta. Poi se non sbaglio la mela e poi pian piano verso i 5-6 mesi un pasto al giorno di pappa. Brodo vegetale, farina di mais e tapioca o riso (niente glutine ancora) e liofilizzato di carne di coniglio o agnello. Ecco, il liofilizzato la pediatra mi aveva raccomandato di usarlo per un paio di settimane prima degli omogeneizzati (a sua detta più digeribile) ma è durato meno perchè a TopaGigia faceva schifo. Quindi li abbiamo regalati al cuginetto più piccolo e siamo passati agli omogeneizzati, molto più graditi. Poi ai due pasti al giorno gli omogeneizzato li facevo io. Non ricordo quando abbiamo inserito il parmigiano. Il rosso d’uovo alla cocque prestino. Comunque a un anno abbiamo dato il via libera a tutto, con solo un pò d’attenzione per i cibi largamente allergenici.
Riflettevo su questa cosa delle allergie dai racconti di mia madre: a me la prima cosa che diedero fu succo di pomodoro. Adesso il pomodoro si inserisce più tardi, per le varie allergie.
Vi parlo del mio secondo che ho piu’ recente in memoria. Abbiamo iniziato tra 4 e 5 mesi, visto il suo terribile interesse verso i nostri cibi. Le prime pappe sono state solo frutta. Poi devo dire che abitando in Germania abbiamo avuto indicazioni del tutto diverse dalla pediatra italiana del primo bimbo (manioca tapioca e compagnia bella, a suo tempo comprati, usati una volta e buttati).
Siamo partiti dalle verdure e poi abbiamo inserito pian piano tutti gli altri alimenti, formaggi, carne uova, un poco alla volta. Ma gli abbiamo sempre lasciato assaggiare dai nostri piatti.
Il nostro piu’ grande problema e` che il cucciolo e` indipendente e vuole far tutto da solo, con conseguenti disastri :). Adesso a 16 mesi mangia con la forchetta e sta iniziando ad usare il bicchiere. Ma soprattutto e` un bimbo curioso del cibo!!!
Oh, ma che bello leggere di questa perfetta integrazione tra consigli del pediatra e “ascolto” dei tempi dei bambini.
Io personalmente so di aver combinato tanti disastri in fase di svezzamento (avrei dovuto aspettare e “ascoltare” di più) e mi sono portata dietro tante ansie, quindi ci tengo molto a parlarne.
Iniziato allo scoccare dei sei mesi e avendo ben verificato la postura ( ormai ben eretta sul seggiolino), l’interesse verso il cibo e un ottimo utilizzo del cucchiaino ( pareva avesse da sempre mangiato così). Devo dire che da quando ho dovuto introdurre il latte artificiale ossia al quarto mese avevo una certa ansia ed ero tra quelle che lo avrebbero svezzato il giorno dopo. Però con calma e come scrivi ho capito che quello era il “suo” latte e fretta non c’era…Per il resto poi ho seguito alla lettera le indicazioni del pediatra e mi sono trovata bene, salvo poi scoprire che ci sono paesi in europa in cui non si va affatto dal pediatra e se tu chiedi informazioni a lui non te le fornisce ( il pediatra cura i bimbi che non stanno bene)…
Buono svezzamento a tutte ed è bello che ci siano spazi in cui le mamme che si apprestano a svezzare possano leggere tante esperienze delle altre mamme 🙂
Noi abbiamo iniziato a 6 mesi e ho continuato ad allattare la bimba fino a 2 anni circa.
Nonho fatto autosvezzamento, ma ho seguito le indicazioni della pediatra.
Abbiamo iniziato con farina di riso,ma preparata con acqua,non col latte. Una cosa che ho sempre fatto e’ stata controllare che le farine varie o gli omogeneizzati non contenessero latte. Di latte ne prendeva il mio e basta.
Altra cosa,ho sempre accuratamente evitato jogurt per bambini,preferendo quelli normali bianchi,e in generale cerco di evitare i prodotti zuccherosi e mielosi e cioccolatosi fatti per i bimbi,cercando piuttisto prodotti meno elaborati.
Un’impressione generale che ho sullo svezzamento e’ che si tenda ad andare molto veloci,quasi subito 3 pasti al giorno,brodini col parmigiano,boh. Io il parmigiano ho cominciato a metterlo appena dopo l’anno al posto del sale. E ho aggiunto un pasto ogmi circa 3 settimane.
So che in molte mi riterrete esagerata,ma io cosi mi sono trovata bene e oggi mia figlia mangia di tutto.
Gli assaggi dalla nostra tavola li ho concessi quando ho visto che riusciva a masticare un poco e ad ingoiare senza soffocarsi e aveva gia’ provato una consistente quantita’ di alimenti.
Direi che dall’anno in poi mangia esattamente quello che mangiamo noi.
Noi abbiamo iniziato al compimento del terzo mese con assaggi sporadici di un cucchiaino di carota o di zucca, su consiglio della pediatra. Gli piacevano ma come un gioco che e’ bello se dura poco, poi mi raccomando il latte (glielo si leggeva negli occhi!) e cosi’ abbiamo fatto, fidandoci del nostro piccolo, fino al quarto mese circa quando improvvisamente non si accontentava piu’ di un cucchiaino, ma di mezzo vasetto prima e nel giro di pochissimo di un vasetto intero e meglio anche se con la farina di riso o mais e ancor meglio se due volte al giorno! insomma, ora al finire del sesto mese, si mangia frutta carne verdura grissini e poi, si’, dai mamma, se proprio vuoi ti accontento e bevo del latte, ma altrimenti se mi dessi quello che mangi tu io sarei felicissimo!!! buon svezzamento a tutti!