Autosvezzamento, ovvero seguire l’stinto del bambino

Ospitiamo Andrea e Gloria di autosvezzamento.it, un sito “di genitori per genitori” che si occupa di alimentazione complementare a richiesta, ma anche di tutto quello che riguarda l’alimentazione dei bambini, la crescita, il rapporto col cibo e tanto altro. Vi segnalo, tra i tanti, i loro post sui bambini inappetenti, che aiutano a fare pace con un problema diffuso.
Che vogliate o meno provare l’autosvezzamento, che vogliate solo saperne qualcosa in più, che non ne abbiate mai sentito parlare e vi incuriosisce, leggete questo post che introduce con precisione all’argomento. Da qui potete prendere spunto per provare questo approccio all’alimentazione infantile.

Fatti preliminari
Senza scrivere un trattato, prima di parlare di svezzamento, anzi di AUTOsvezzamento ecco alcuni fatti che è bene tenere a mente:

1) Lo svezzamento “tradizionale all’italiana”, e con questo intendo tutto l’ambaradam di mais e tapioca, farine varie, omogeneizzati monogusto, ecc., è una creazione esclusivamente nostrana; basta varcare il confine e le versioni “tradizionali” dello svezzamento cambiano di conseguenza. Ad esempio, i liofilizzati per la prima infanzia non esistono al di fuori dell’Italia, e gli omogeneizzati cambiano completamente da paese a paese e contengono molti ingredienti considerati “proibiti” in Italia (uovo e pomodoro in primis).

2) Il calendario di introduzione degli alimenti è una creazione personale del pediatra di turno, di fatti ne esistono tanti quanti sono gli operatori sanitari (e non) che danno consigli in merito allo svezzamento dei bambini.

3) Non esiste niente in letteratura che supporti il modo di svezzare “tradizionale” italiano, che dica vadano usati omogeneizzati o farine, o che supporti l’uso di brodo di patata e carota.

4) Per quanto riguarda le allergie, la ricerca suggerisce fortemente che non c’è bisogno di ritardare l’introduzione di alcun alimento.

5) Dagli ultimi 10 anni o giù di lì c’è accordo che lo svezzamento vada iniziato intorno ai sei mesi, il che vuole dire che qualcuno inizierà a 5 e altri a 8-9 o, ebbene sì, addirittura più tardi.

Tanto per dare qualche riferimento, per chi fosse interessato ad approfondire, qui trovate le direttive OMS, quelle della UE e, udite udite, quelle del Ministero della Salute italiano. Da nessuna parte si legge che quello che il pediatra medio italiano dà per scontato sia minimamente necessario.

Pappe = perdita di tempo?

Chiaramente se si decide di svezzare il proprio bambino seguendo il metodo “tradizionale all’italiana” non ci sono problemi, in quanto di sicuro non ne morirà (neanche nei casi estremi, che purtroppo esistono, di bambini ingozzati a forza), ma bisogna rendersi conto che lo si fa per scelta personale, per soddisfare il bisogno del genitore e null’altro, in quanto non sta scritto da nessuna parte che seguire un metodo così apporti alcun beneficio al bambino.

Ma allora tutte quelle madri che hanno seguito le indicazioni del proprio pediatra hanno perso tempo? Sì e no… Sì perché hanno fatto qualcosa che non era necessario, ma molto dispendioso in termini economici e di tempo; no perché in fondo hanno fatto quello che ha detto loro il pediatra, per cui non possono certo essere colpevolizzate; la responsabilità risiede nella scadente informazione che troppo spesso ci viene data da chi ci dovrebbe invece aiutare, ma per cento motivi non lo fa.

Svezzamento Vs. Alimentazione complementare

Concentriamoci ora brevemente sul termine “svezzamento”: in letteratura questa è una parola che viene usata poco, mentre si parla di “alimentazione complementare”, espressione che sta prendendo piede anche in circoli più informali. Uno dei capisaldi dello svezzamento “tradizionale all’italiana” è di sostituire una poppata con un pasto “solido”, successivamente di sostituirne un secondo fino a che il latte non è stato eliminato del tutto o quasi. Il problema di questo approccio “dall’alto”, è che il genitore decide quando il bambino deve abbandonare il latte, non viceversa. Se invece parliamo di “alimentazione complementare” ecco che immediatamente sottolineiamo il fatto che il latte rimane l’alimento principale e che i solidi sono quasi un “di più”. L’OMS, così come tutte le altre associazioni internazionali, è chiara nel dire che il latte deve rimanere l’alimento principale per circa i primi 12 mesi di vita del bambino, per cui non c’è nessuna fretta di togliere poppate. L’interesse per il latte piano piano scemerà da solo e i solidi diventeranno sempre più centrali alla dieta del bambino. Chiaramente alcuni completeranno questo passaggio più rapidamente, altri più lentamente, altri MOLTO più lentamente, ma qual è il problema? Dopo tutto se a un bambino è permesso imparare a camminare quando è pronto, o a parlare quando se la sente, perché lo stesso principio non dovrebbe valere per il cibo?

Deficienze alimentari

Molto, troppo spesso se il bambino non mangia sempre un pasto perfettamente bilanciato ci presentano come spauracchio la deficienza da questo, la carenza da quell’altro, ecc. ecc.
Prendiamo ad esempio la tanto temuta carenza da ferro e vi chiedo cos’è meglio, forzare un bambino a mangiare quando non è ancora pronto o aspettare e, nella peggiore delle ipotesi, dargli un’integrazione di ferro SE E QUANDO tale carenza verrà riscontrata? Dopo tutto, anche se gli presenti il famoso pasto perfettamente bilanciato, se poi non lo mangia tutto che succede? Tutto il lavoro di bilanciamento se ne va nel secchio. E se ne vuole di più? Le variabili in gioco sono troppe per pensare di aver tutto sotto controllo (una delle grande illusioni che le mamme italiane hanno e sulla quale l’industria del baby food specula ampiamente), per cui limitiamoci a quello che possiamo veramente valutare, ovvero SE il bambino vuole effettivamente mangiare, NON QUANTO O COSA secondo noi dovrebbe ingerire.

Alimentazione complementare A RICHIESTA

Finora di cosa abbiamo parlato: abbiamo detto che le tabelle di introduzione degli alimenti non hanno basi scientifiche, che il metodo dello svezzamento “all’italiana” può essere considerato come opera di fantasia e che che l’industria del baby food non ha ragione di esistere. Inoltre abbiamo sottolineato che i solidi, fino al compimento dei 12 mesi, fanno da complemento al latte, NON da sostituto.

L’ultimo tassello che rimane per completare il mosaico dell’autosvezzamento (conosciuto anche come Alimentazione Complementare a Richiesta, o ACR) è ricordarsi che la richiesta del cibo deve venire dal bambino e non da terzi. Dopo tutto, se quello che mangia non ha molta importanza, se quando lo mangia non ha molta importanza e se quanto ne mangia non ha molta importanza, a che pro affannarsi affinché ne mangi almeno un po’ quando secondo ME (e non secondo il bambino) è arrivato il momento giusto? Tanto vale lasciare decidere a lui.

Anarchia o sviluppo naturale?

Messa così sembra una cosa esoterica e quasi anarchica, ma invece non c’è niente di più semplice e naturale… tuo figlio condivide la tavola con te (ebbene sì, chi fa pasti separati a mio avviso perde una bella fetta della vita dei propri figli) e quando meno te lo aspetti… ZAC e arraffa un pezzo di carne… ZAC e prende un pezzo di pane. All’inizio non saprà cosa farsene e ci giocherà… lo metterà in bocca, lo sputerà, ci farà (secondo il nostro punto di vista) schifezze inenarrabili, ma queste sono cose che fanno tutte parte dell’apprendimento. Poi magari per due-tre giorni o per una settimana o più sembrerà disinteressato a quello che succede a tavola, concentrandosi invece sulle ombre sul muro, giocando con il telefonino della mamma o il telecomando della TV. Ma poi vi distraete un attimo… e ZAC! riparte alla carica.

Una storia vera

Tanto per fare un esempio di vita vissuta, figlia due ha cominciato a mostrare interesse per i solidi a 5 mesi, mentre eravamo in aereo in viaggio per l’Italia, e ci ha rubato un torsolo di mela; se l’è ciucciato per un bel po’ e poi ce l’ha restituito. Queste ciucciate di frutta sono andate avanti a fasi alterne per circa 6 settimane e verso i 6 mesi e mezzo, quando oramai stava seduta e non aveva più un riflesso di estrusione troppo forte, ha cominciato a volere qualcosa di maggiormente sostanzioso. In altre parole, cosa è successo? Noi genitori sapevamo che da un momento all’altro avrebbe cominciato a mangiare qualcosa, ma abbiamo fatto un passo indietro aspettando che l’interesse venisse da lei. Noi ci limitavamo ad avere a portata di mano qualcosa che lei potesse afferrare qualora lo avesse desiderato e così è stato.

Allattati fino alla maggiore età?

A chi teme che se non si toglie il latte (più o meno) bruscamente si finirà ad allattare fino alla laurea chiedo: avete mai conosciuto qualcuno che continua ad alimentarsi solo di latte, non dico in età adulta, ma passati i 2-3 anni? Ne avete mai sentito parlare? Io no, e allora a che pro cercare di fare le cose a modo mio, quando posso lasciare che seguano il loro corso e vivere una vita molto più tranquilla?

Autosvezzamento.it

Prova a leggere anche:

Previous

Web-Babywearing: portare i bambini e internet

Un bambino inappetente

Next

42 thoughts on “Autosvezzamento, ovvero seguire l’stinto del bambino”

  1. Ciao Alessandra,

    quando i parenti remano contro è sempre difficile e in questi casi bisogna trovare un compromesso in quanto non si può sempre stare a litigare 🙂
    Tuttavia bisogna ricordarsi che AUTOsvezzamento, ovvero, alimentazione complementare A RICHIESTA non è dover dare pezzi enormi e duri, ma LASCIARE AL BAMBINO LA CAPACITA’ DI DECIDERE, così come fa per l’allattamento. Si parla di RISPETTARE quali sono le sue inclinazioni e desideri. Se tuo figlio ti ha fatto capire che a lui le pappine fanno schifo, gli altri se ne devono fare una ragione… cercare di piegarlo alle LORO volontà non è una soluzione.
    Nel nostro caso figlia 2 era così… tutto quello che non poteva gestire da sola e non poteva prendere in mano te lo tirava (letteralmente); nel suo caso uno svezzamento a pappine sarebbe stato fonte di infinita frustrazione per lei e per noi. Altri bambini fanno meno storie e mangiano di tutto, altri ancora preferiscono decisamente, almeno per un po’, le cose “pappose”.
    Quello che i parenti devono capire è che i bambini crescono secondo un ritmo loro, ed è loro DOVERE cercare di capire qual è. Le risposte non si trovano leggendo il calendario che ti ha passato tizio o Dr. Caio, ma semplicemente seguendo le indicazioni del bambino stesso.

    Reply
  2. Sono giorni che leggo articoli e esperienze e pareri sull’autosvezzamento. La mia prima figlia era portata ma un piccolo “incidente” con la mela ha fatto ritardare il tutto. A 5 mesi le feci ciucciare una mela e un con un pezzetto ci fece CONOSCERE il riflesso di estrusione…. Mio marito si spavento talmente da non rivolgermi la parola per giorni e mi COSTRINSE a procedere con le pappette tradizionali. A 7 mesi mio padre le porse il primo tozzo di pane e piano piano procedemmo con l’autosvezzamento, come mia figlia desiderava,nelle modalità che mio marito desiderava (a pezzi molto piccoli).
    Era il 2009, ora, 2013, tocca alla sorellina. Ma oltre al marito mi trovo contro anche mia madre. E così sto COSTRINGENDO la mia piccina ad accettare queste pappette. Al terzo cucchiaio si fa venire i conati e così smetto e mostro loro come può soffocare (mettendola sul tragico) anche con un banale cucchiaino di brodaglia!
    Ha 6 mesi fra qualche giorno ma credo che non sia ancora pronta ad essere svezzata. Adora la tetta, come sua sorella che ha felicemente mangiato e allattato fino a 35 mesi. Sono per l’allattamento al seno a richiesta e a oltranza. Come potrei non essere per lo svezzamento autonomo e a richiesta? Quando ti circondano persone piene di pregiudizi è. Tutto più difficile.

    Reply
  3. @Andrea La mela non è mica un dogma, però se l’alimentazione è anche un fatto culturale, qualche spunto dello svezzamento tradizionale italiano si può anche seguire, no? Detto ciò, molto coerentemente, ora il pupo sta mangiando (per così dire) spaghetti sminuzzati e cavoletti di bruxelles.

    Reply
  4. @Francesca m, tocchi un punto cruciale, secondo me, che e’ sempre fonte di dibattito. Sul nostro forum si e’ parlato piu’ volte del concetto di “carestia fittizia”, un’espressione che ha usato Lucio piermarini in un suo intervento. In breve, mi corregga chi e’ piu’ fresco di letture di me, noi siamo programmati per accumulare calorie e mangiare in maniera da mettere da parte energia in previsione della mancanza di cibo che in condizioni primordiali (si capisce?) l’essere umano affronterebbe. Come affrontiamo noi genitori questa tendenza? Mettendo a disposizione dei bambini una dieta equilibrata e degli snack salutari, in pratica… creando una situazione di carestia fittizia 🙂 che detto cosi’ fa un po’ ridere e suona di forzatura, ma che in realta’ non e’ che il, per alcuni di noi, perenne tentativo di stare a dieta e mantenere una dieta corretta.

    Quindi, veramente “quello che vuoi” porta a mangiare in modo equilibrato? Credo che rispondere si’ o no a questa domanda sia in entrambi i casi limitante, perche’ il succo della questione stia nel lasciare il bambino il piu’ possibile libero di sviluppare i suoi “sensi”: il senso di sazieta’, il senso di fame, il senso di benessere o malessere fisico dopo aver mangiato una cosa outtosto che un’altra, il bisogno di carboidrati piuttosto che di verdure; e insieme a questo l’educazione alimentare: trasmettere una sana abitudine che faccia da vero e proprio imprinting alimentare per loro, che se anche per un periodo abbandoneranno, fara’ da metro di paragone per il resto della vita.
    Su queste certezze non ci sono… o per lo meno io non ne ho. Ma sia sentimento che ragione me la fanno sentire come la piu’ sensata e logica, devo dire.

    @Rosita, non potrei essere piu’ d’accordo 🙂

    Reply
  5. Ma volevo chiedervi una cosa: veramente “quello che vuoi” porta a mangiare in modo equilibrato?
    Non credo che sia così nè per gli adulti, nè per i bambini!
    Io razionalmente so che mi fa bene la verdura, ma se non usassi la testa tra la verdura e un pezzo di formaggio sceglierei sempre il formaggio. Poi certo se per verdura si intende la peperonata o le melanzane gradirei anche queste, ma l’insalata è difficile che invogli, bisogna impegnarsi molto in cucina ed avere fantasia, questo è chiaro.
    Mio figlio per dire gradisce di più la pasta anche con verdure e quindi gli propongo prima il secondo altrimenti poi non lo mangia, perchè soddisfa la sua fame con la pasta. E anche se la pasta è cucinata in modo salutare e con verdure, non penso che sia equilibrato non introdurre anche le proteine (non sempre di carne che sia chiaro).
    E la minestra bisogna proprio darsi da fare perchè sia preferita ad un piatto di pasta! Io ad esempio non la mangerei mai, se dovessi basarmi su “quello che voglio”.
    Possiamo mettere sul tavolo tutti i cibi della piramide alimentare, ma se uno può scegliere cosa assaggiare e cosa mangiare, siamo sicuri che avrà una dieta equilibrata? Certo in generale i bambini sono meglio degli adulti, ma dipende anche dalla nostra natura. Io ad esempio sono un ing. mancato come si dice e quando cucino non penso a cosa voglio, ma ad alternare tutti i cibi (2 volte carne, 2 volte, pesce, 2 volte legumi, e poi uova e formaggi).
    E comunque il punto è che dovremmo tutti e sempre mangiare senza sale (aggiunto perchè è già nei cibi) e i cibi buoni e maturati sulla pianta non ne hanno bisogno; così come dovremmo usare sempre l’olio a crudo: non è un mangiare da bambini, sarebbe il mangiare per tutti.

    Reply
  6. Ci tengo a precisare una cosa, l’autosvezzamento non è una trovata da fricchettoni, non è una cosa per pochi genitori, almeno nella città in cui vivo io, Bergamo, l’autosvezzamento è consigliato proprio da alcuni pediatri, la stessa pediatra dei miei figli, non si è sentita di sconsigliarlo, perchè alcuni suoi colleghi ne sono fautori. Alcune mie amiche hanno scoperto questa modalità di svezzamento proprio dai loro pediatri. Fermo restando che bisogna proporre un’alimentazione sana ed equilibrata, e su questo mi sembra che siamo tutti d’accordo. Con alimentazione sana non intendo niente sale o altre cose tipiche dell’alimentazione per bambini, ma intendo proprio il rispetto della piramide alimentare, e altre buone pratiche di sana alimentazione: frutta e verdura di stagione, poco fritto, ecc… Come ho già detto in un post precedente con i miei bambini ho praticato proprio l’alimentazione complementare a richiesta, che richiesta a casa mia non significa quando vuoi, ma quello che vuoi (in termini di quantità e qualità dei pasti).
    Insomma ci tenevo a precisare solo questo, non perchè non siamo dei genitori fricchettoni 😉 ma tanti altri non lo sono e scelgono comunque di svezzare così i loro figli.
    rosita

    Reply
  7. Per Andrea: guarda che non intendevo che la mia famiglia mangia male, anzi l’arrivo di mio figlio mi ha fatto già crescere molto, intendevo che la nostra società mangia molto male e che i pediatri a fronte di questo fatto indiscusso forse non possono invitare all’autosvezzamento perchè la società non è pronta. E quindi sono per lo svezzamento tradizionale in modo almeno da spostare i danni oltre l’anno o i due anni di età!
    Anche io non compro le merendine (mi piace cucinare le torte e ultimamente sto anche sperimentando farine integrali e biologiche e dolcificanti diversi dallo zucchero e con questo non ho l’animo casalingo perchè il resto dei lavori li schifo … ma la cucina è molto creativa per me): ma si era in un gruppo di famiglie della chiesa e una bambina di 18 mesi per merenda (anzi fuori pasto) una volta ottenuto dalla mamma un flauto lo ha diviso a metà e ha regalato l’altra metà al mio di bimbo (2 anni). Il gesto della condivisione mi ha colpito molto positivamente e ho lasciato fare anche se le merendine sono abbastanza poco salutari. Non voglio crescere però un asociale e un diverso, perchè credo che i danni psicologici siano peggio di quelli alimentari.
    La società arriva molto prima dell’asilo, noi ne siamo parte sempre!
    Il fatto di utilizzare lo svezzamento tradizionale (regola niente sale fino ai 2 anni) mi ha fatto scoprire il sapore naturale delle carote e dei piselli! Mica in crema, ma interi: li ho cucinati così e ho scoperto che sono buoni! E ho scoperto che la scaloppina di pollo con tanto limone e poco sale e poco olio è buona. Ma non l’avrei mai scoperto se non avessi cucinato diversamente per mio figlio. E poi alcuni cibi come il cioccolato fondente o la frutta secca non sono poco salutari, ma vanno dosati e – forse in questo sbaglio – vanno introdotti a poco a poco.
    Certo quando a 18 mesi di mio figlio ho visto che a un coetaneo facevano mangiare tranquillamente i wustel e mi guardavano strano perchè io -al mio- gli davo “già” le fragole, mi sono sembrati fuori di testa. Perchè le fragole – dopo averne provato una per scongiurare allergie – non fanno certo male!
    Come vedi non sono poi così distante dalle tue idee, che leggo con piacere, trovo solo che se le possano permettere veramente in pochi, credimi o non hai idea di come mangia la gente ;-). E comunque prima di autosvezzamento bisogna parlare di cucina naturale e modicare la cultura alimentare dominante: questa sarebbe la vera rivoluzione!
    francesca

    Reply
  8. @fancesca m,
    diciamo che prima c’era il dogma, mentre ora regna il dubbio. Di certo non si può essere informati su tutto, ma per fortuna non tutto è difficile a capire. Dopo tutto noi da non dottori siamo informati sull’argomento svezzamento perché… è alla portata di tutti.
    Se vuoi, il mio dogma è che l’infanzia non è una malattia e lo svezzamento non necessita di ricetta medica, ma solo di buon senso. Il resto… è di secondaria importanza.

    A mio avviso non c’è alcun dubbio nella mia mente che l’autosvezzamento sia una scelta migliore per il bambino in quanto, per definizione, ti porta a seguire le sue inclinazioni e i suoi tempi di crescita. Tuttavia di svezzamento tradizionale non è mai morto nessuno. Al massimo ha prodotto bambini più schizzinosi dello stretto necessario:)

    Trovo che il punto cruciale del tuo intervento sia quando confessi di mangiare “molto molto male”. Senza dubbio questo è qualcosa che devi curare perché a tuo figlio puoi dare tutti gli omogeneizzati che vuoi, ma se finisce per mangiare “molto molto male” dai 12 mesi (o quello che è) in su, mi sembra una bella perdita di tempo.
    Lo svezzamento è un momento di crescita PER I GENITORI, non per il bambino che tanto segue il suo sviluppo naturale. Sono i genitori che devono approfittare di questa occasione per migliorarsi in quanto sono le abitudini dei genitori che segneranno come il bambino verrà educato, non il numero di omogeneizzati (comprati o autoprodotti non fa differenza) che gli dai.

    Riguardo le merendine, mia figlia grande (3 anni e qualche mese) non le ha viste neanche in cartolina e non perché viga chissà quale divieto, ma semplicemente perché io per primo non le compro (mai mangiate…) per cui da dove le dovrebbe prendere? Indubbiamente crescendo verrà esposta ad altre influenze, ma spero che a breve e medio termine la nostra influenza, nel bene e nel male, sia quella determinate.

    Sul mangiare salutare, sottolineo che mangiare cose salutari NON vuol dire mangiare in bianco o senza condimenti di alcun genere. Basta essere coscienti di cosa si fa. Mica stiamo entrando tutti in convento:) Riduci sali, grassi, fritti, carne, ecc e introduci cose quali legumi, verdure, pesce e cucina in modo più leggero…
    Comunque qual è l’alternativa? Continuare con le schifezze a oltranza? ma poi non ti puoi lamentare se tuo figlio vuole sempre e solo quelle:)

    Reply
  9. Questo post è molto interessante e anche molto molto diverso dall’approccio suggerito dalla nostra pediatra! E francamente se c’è una cosa “faticosa” del mondo di oggi rispetto a quello del passato è non avere mai certezze su niente: certo c’è la conoscenza, la libertà ma non possiamo essere competenti sempre su tutto e per sceglierte serve la competenza.
    Intanto mi piacerebbe capire se è meglio l’autosvezzamento, se è meglio lo svezzamento tradizionale oppure se in realtà è uguale per il bambino. Perchè se sono uguali io che sono ritornata a lavorare agli otto mesi di mio figlio, ho trovato molto pratico quello tradizionale (e come avrebbe potuto rimanere con la nonna se a pranzo non era abituato a mangiare un pasto). Come hanno scritto altri non vuol dire dargli di colpo un pasto, in quanto all’inizio assaggia qualche cucchiaino, ma poi dopo due mesi appunto mangiava il suo pasto; ovviamente oltre alla sua pappa poteva anche provare la nostra se non la ritenevo troppo pesante.
    La verità è che noi mangiamo molto molto male e dico in generale perchè cerco pure di stare attenta (sale troppo, zucchero troppo, condimenti troppi) e a fronte di ciò o siamo disponibili a cambiare alimentazione noi per primi oppure le pappe iniziali sono meglio per il bambino. E forse i pediatri danno le famose tabelle, per scongiure l’eventualità che al bimbo di 6 mesi venga data una bella merendina … no non sto dicendo una stupidaggine, perchè comunque a 18 mesi la mangiano di sicuro. Almeno così si posticipano gli zuccheri aggiunti. E essere tradizionali non vuol dire omogeneizzati perchè si può preparare tutto fresco, ma senza sale e con olio a crudo come dovremo fare tutti, ma io non lo faccio!
    L’autosvezzamento comporta che sulla tavola i cibi siano salutari e buoni. Siamo disponibili a ciò?
    Io sugli orari mi sono comportata così: a richiesta il latte, ad orario i pasti anche perchè altrimenti come si può mangiare tutti insieme e si mangia insieme anche se nei piatti ci sono cose diverse! Anche con la pappa tradizionale si può pasticciare in autonomia.

    Reply

Leave a Comment