Il metodo Kumon per fare pace con la matematica

Un “metodo” alternativo per l’apprendimento della matematica: il metodo Kumon, pensato per sviluppare e allenare le capacità di ogni individuo senza passare per l’insegnamento di regole.
Ne parliamo con chi ha diffuso questo metodo in Italia, attraverso il sito Kumon Matematica

kumonLuisa, mi spieghi a grandi linee il metodo Kumon?

Toru Kumon, un insegnante giapponese, aveva un figlio con qualche difficoltà con la matematica. Erano gli anni ’50 e iniziò a scrivere dei quaderni di esercizi e a sviluppare un metodo per aiutare questo bambino sia a rafforzare la propria conoscenza e confidenza con la matematica, sia a diventare più indipendente nell’apprendimento. Tutti pensano al Kumon come a un metodo e a un programma per apprendere la matematica. E’ vero, il Kumon è questo, ma è soprattutto un metodo che sviluppa realmente il potenziale di ogni individuo, in particolare del bambino, perché non c’è nessuno che spiega una nuova regola. Il bambino la apprendere per conto suo dagli esempi.
Non è facile capirlo se non lo si vede. Fatto sta che nel giro di pochi mesi il figlio di Kumon migliorò moltissimo le proprie abilità, la voce si diffuse e nel 1954 Mr Kumon aprì il primo centro Kumon a Osaka. Ora il metodo è diffuso in tutto il mondo e oltre 4 milioni di studenti vi si dedicano (circa dieci minuti al giorno tutti i giorni). La maggior parte dei miei studenti frequenta la scuola elementare e media, tuttavia ho anche bambini più piccoli, 4 e 5 anni, studenti delle superiori e qualche adulto.
Attraverso l’approccio proposto dal Kumon (sessioni di lavoro semplici, brevi e intense, circa 10/15 minuti al giorno) i bambini migliorano la capacità di stare attenti e concentrati, diventano più sicuri (più rapidi e precisi) nell’esecuzione dei calcoli e la principale conseguenza è il miglioramento evidente della loro autostima, perchè si accorgono di potercela fare, da soli, senza aiuto.

Perché la matematica è una materia così ostica per molti bambini? Si tratta di soggezione (magari inculcata dagli adulti), di forma mentis o di insegnamento poco efficace?

Le operazioni più “complesse” sono ritenute tali solo perché non si sono consolidate sufficientemente le competenze precedenti. Prendiamo per esempio le divisioni. Le detestano tutti perché le trovano difficili. Perché? Perché per svolgerle facilmente è necessario aver sviluppato la capacità di stima (per valutare con ragionevole approssimazione quante volte il divisore sta nel dividendo), la capacità di svolgere una moltiplicazione tra il quoziente “parziale” e il divisore e – infine – la capacità di fare una sottrazione per determinare il resto. Le divisioni sono un incubo perché tutte queste abilità che le precedono non sono ben consolidate. Nel momento in cui lo sono le divisioni smettono di essere un problema. Noi istruttori Kumon diciamo ai genitori: abbiate fiducia nei vostri figli e nel loro potenziale e incoraggiateli a fare da soli.
Incoraggiateli anche a sbagliare, perché si può apprendere anche attraverso l’errore.
Secondo la mia esperienza (ho circa 70 studenti) ho visto bambini riconciliarsi letteralmente con la materia e genitori sconfortati sorprendersi di quanto fosse diventato facile per i loro figli abbandonare – per esempio – l’uso delle dita per sommare o sottrarre (ci sono studenti che le usano ancora alle medie!). Per molti è già un traguardo considerevole vedere il proprio figlio dedicare tutti i giorni una decina di minuti a questa attività con assiduità e costanza.
E’ come una ginnastica per il cervello.
Certamente ci sono persone più predisposte per alcune discipline rispetto ad altre, senza dimenticare quello che è il “gusto” personale che va formandosi proprio negli anni della scuola, tuttavia non credo esistano studenti preclusi alla matematica.
Anche in presenza di disturbi dell’apprendimento, il Kumon si rivela efficace perché è tagliato su misura per ogni singolo studente e ciascuno lavora con il proprio passo. Il programma ha dei passi prestabiliti, ma ogni studente impiega un tempo diverso per farli. C’è chi completa un livello in 20 giorni e chi in 60. Non vuole dire niente. Alla fine entrambi gli studenti avranno superato quel livello, ovvero avranno consolidato le abilità richieste in quel livello.

Sulla base della tua esperienza si può recuperare una difficoltà che magari è iniziata dalla scuola primaria?

Senz’altro. Quando uno studente è in difficoltà, che cosa si tende a fare, solitamente? Lo si fa esercitare proprio su quell’argomento o quell’operazione che trova difficile e in questo modo si aggiunge frustrazione al senso di incapacità che il bambino sta già vivendo (io non sono capace, io non sono portato, non ci capisco niente ecc.) senza andare a vedere se le basi precedenti sono solide: come posso costruire la casa senza fondamenta?
Quando si incontra una difficoltà è necessario individuare dove lo studente ha iniziato a rimanere indietro e riprendere leggermente prima di quel punto, individuando un facile punto di partenza nel quale il bambino si senta a proprio agio. Da lì si può iniziare il consolidamento.
E’ indispensabile verificare se le fondamenta sono solide. Una volta consolidate quelle, poi si può costruire qualsiasi cosa e vedere bambini di 5 anni imparare da soli a eseguire somme e sottrazioni senza l’uso delle dita e senza procedere nella somma o nella sottrazione di singole unità, studenti di quarta elementare svolgere esercizi di algebra e studenti di seconda superiore portare a compimento il programma di una quinta scientifico.

Quali sono gli errori da evitare per non finire nel tunnel del “non ci capisco niente, la matematica non fa per me”?

Consiglierei prima di tutto ai genitori di evitare affermazioni quali “mio figlio non è portato per la matematica”.
Secondo la mia esperienza non c’è nulla di difficile o che richieda chissà quale “talento” (ma esiste, poi, il talento? – ne abbiamo già parlato qui -) per approcciarsi serenamente alla matematica, e con profitto. Non c’è limite al potenziale: quel che c’è da tirar fuori il Kumon lo tira fuori.
Quando i genitori mi dicono “mio figlio detesta la matematica”, in genere è perchè lo studente fa fatica e questo accade perché le basi non sono a posto. Con il Kumon si parte sempre da un livello semplice, che mette lo studente a proprio agio e poi, via via, si introducono operazioni sempre più complesse.

Ci passi qualche “trucchetto” per semplici calcoli e per affrontare operazioni più complesse?
Non esistono trucchi. Esistono strategie, ma ognuno sviluppa le proprie. I genitori a volte chiedono se il Kumon le “insegni”. No. Ognuno di noi ha le proprie, e non ce n’è una più efficace di un’altra. Esistono tante teste diverse e tanti modi di ragionare e disporre delle informazioni per sintetizzarne un risultato.
Ti faccio un esempio, per fare 7+8 io so di fare 7+7=14 e poi aggiungo 1, certo, in un istante, ma so di farlo. C’è chi invece scinde l’8 in 3+5 e usa il 3 come complemento del 7 per arrivare a 10, dopodiché somma il 5 (è più lungo dirlo che farlo). Altri ancora fanno 7+10-2. Oppure scindono il 7 in 2 (che sommano all’8 per arrivare a 10) e 5. E via dicendo. Sono processi automatici ormai, che richiedono una frazione infinitesima di secondo.
Recentemente una mia studentessa mi ha mostrato come svolge le sottrazioni in colonna senza andare a chiedere il prestito. Sono rimasta sbalordita. Le ho chiesto se glielo avessero insegnato a scuola. “No” – mi ha risposto – “l’ho scoperto da sola, e mi trovo così bene!”. Ecco, arrivare a questo atteggiamento nei confronti dell’apprendimento è meraviglioso. Diventare eccellenti non significa fare sei ore al giorno di allenamento. Bastano dieci minuti, ma sempre, tutti i giorni, anche in vacanza, anche in spiaggia, anche sulla neve fra un hot dog e una sciata!

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