Metodi per (non) lavare le teglie

lasagne preparazioneCari e belli, come avete passato la santa Pasqua? Tutti bene? Vi siete rigenerati? Siete andati con chi vuoi o vi siete assoggettati ai tuoi? Avete mangiato? E soprattutto, la lasagna l’ avete fatta?

Perché non so voi, ma la lasagna a casa nostra si fa alle feste comandate, solo che la prima volta che ho osato proporla-imporla a mia suocera, che questi poveri figli miei devono pure allenare la papilla della festa comandata e abituarsi che ci sono cibi che si fanno e si mangiano solo in quelle occasioni, ecco quella volta lì stavo allattando, dormivo molto poco e mi sono scordata di far fare alla lasagna un giretto di forno in attesa del grande giorno. Così quando siamo arrivati dai suoceri si era inacidita, abbiamo risolto in souplesse io e mio cognato con una pasta al volo mentre tutti erano già a tavola (ce ne siamo accorti mentre sporzionavamo) e da allora mia suocera giammai mi ha più dato fiducia, che lei si deve organizzare prima per stare tranquilla. Col risultato che alle feste comandate questi poveri figli miei, che la lasagna già di loro la gradiscono poco, gli ritoccava il menù festivo della stagione della rivista di ricette fighette, a Natale per esempio ci è toccato Jamie Oliver.

Poi quest’ anno, praticamente un decennio dopo, ho insistito per i miei piatti rituali, visto che c’ era anche mia madre che dà più affidamento, e la risposta è stata che noi avremmo cucinato italiano il sabato. Che non è ancora il mio concetto di festa comandata e piatto rituale, ma un minimo ci avvicinavamo. Poi alla fine ci hanno concesso lasagna e agnello la domenica e a quel punto dovevo guadagnarmi la fiducia smarrita. Abbiamo coinvolto i figli, che ormai anche se il giorno prima ci accusavano di schiavismo, al momento si sono entusiasmati e hanno raffreddato e steso fogli di sagna in attesa di allinearli a strati, che fa sempre felici la mamma e la nonna, anche se sappiamo tutti che quando si stufavano e si levavano di torno, si procedeva a velocità tripla. Ma nessuna ha mai detto che le soluzioni pedagogicamente corrette siano tutta discesa.

Il che mi porta all’argomento di questo post: a casa vostra, gli amanti di melanzane alla parmigiana, lasagne, torte e altri prodotti da forno come le lavano le teglie dopo il manicaretto? Non so voi, ma gli anni trascorsi nella cucina di un ristorante mi hanno insegnato che le unghie si spezzano, la bestemmia impazza e l’ olio di gomito scorre a fiumi. Che finché mi pagano per farlo, è una cosa, ma nell’ intimità di casa mia, nonnò, tocca cercare una soluzione più consona all’ intima natura della casalinga pigra.

Perché diciamocelo, la ricerca di una soluzione pigra si impone, visto che qualsiasi cosa cucinata al forno è una mano santa per la casalinga pigra: un pochino di sforzo all’ inizio, poi il timer e ci si può sdraiare sul divano con un libro e una tazza di tè. E il piatto si cucina da solo.

Inizialmente adottavo la tecnica dell’ ammollo, quella che uno di questi giorni mi porterà al divorzio. Perché non so voi, ma io, quando ho pentole incrostate di brutto, la prima cosa che faccio è metterci dentro acqua bollente e bicarbonato e ripassare in tempi migliori. L’olandese invece per sua intima vocazione, visto che è gente nata per faticare e soffrire o il loro dio li fulmina sul posto, prima si mette a grattar tutto con lo spazzolino. Perché non sia mai trovare soluzioni felici e in discesa alle fatiche quotidiane, nonnò. Non vogliono proprio capire che se lo spazzolino lo passi dopo congruo ammollo le croste si staccano da sole. Ho già fatto una gran fatica a dimostrargli che la pentola di sugo che si attacca non va affrontata a scalpellate per staccare le croste carbonizzate, ma che basta rimetterci acqua e bicarbonato e farla bollire un pochino fino a che il carbone si stacca spontaneamente. E se lo fa, non capisce che lo strato d’ acqua deve coprire anche le croste in alto. Ma diciamo che ci stiamo arrivando.

Però la tecnica dell’ammollo, pur estremamente valida, implica comunque una fase di strofinio croste, anche se minima. E non tutti i materiali tegliosi ti vengono incontro. Come teglie le ho provate tutte approvando alla fine a quelle in silicone, che nulla da dire, mi piacciono per tante cose, ma sempre tocca lavarle e a mio modesto avviso, sono estremamente noiose da pulir bene. Non gratti, ma devi sgrassare molto, ma molto bene.

Fino al giorno in cui ho scoperto le lasagne alla pinzatrice. Dopo lunga ristrutturazione incompleta di casa nuova, lungo trasloco, 4 anni di scatoloni ancora mai aperti ma ci arriveremo, un anno di cucina da campo perché non mi potevo decidere come volevo quella definitiva, un giorno mi sono data alla lasagna da cucinare nel fornetto combinato che all’epoca, insieme alla piastra elettrica, costituiva tutto il mio armamentario masterchef.

E cerca e gira ed esamina scatoloni, ma quello con le teglie, dov’era mai finito? Mistero (l’abbiamo ritrovato un paio di anni dopo).
lasagna
E allora la casalinga pigra si attacca alla carta da cucina. Che già da sé è una mano santa per tante cose tegliabili, visto che invece di lavare le croste dallo strato in teflon (una leggenda urbana, il teflon, credetemi, ci si attacca tutto uguale e tocca lavarlo ma senza graffiarlo, ditemi il vantaggio qual è) si stacca la carta e la si butta via, ma farne una teglia, ancora non ci ero arrivata. Quella volta si, perché le teglie non le avevo.

Si fa così, sovrapponete 3 strati di carta da forno sulla placca. Fateci sopra la lasagna, lasciandovi sui lati una striscia libera che dovrà essere grande come l’altezza di teglia che desiderate. Una volta finiti gli strati, ripiegate gli angoli come se steste incartando un regalo e poi con la pinzatrice fermate gli angoli. E infornate. Alla fine la teglia la buttate via come se fosse uno strato di carta da forno.

Vi dirò di più: se avete letto il manuale delle Giovani Marmotte, avrete visto che con la carta si può persino fare un pentolino in cui far bollire l’acqua: finché c’è l’acqua dentro, la carta non si brucia. Ecco, io pigra sono pigra, ma questa non ve la consiglio. Enjoy.

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7 thoughts on “Metodi per (non) lavare le teglie”

  1. Prima, prima ce le dovevi dire!!!
    Acc… ad es. quando allattavo e non dormivo 🙂
    No ma è grandiosa sta cosa. Una laurea ti devono dare!!!

    Per non pulire la teglia l’unico modo era abbondare -ma a litri- di olio o burro, non è il caso direi. Provato anche a mettere la carta forno nella teglia: un paciugo.

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  2. La carta forno mi salva la vita da decenni, ma a pinzarla in questo modo non avevo mai pensato! Vado a salutare Scialba che non sciacqua e manco insaponaaaaaaaaa? 🙂

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  3. Dillo a me che mia madre prima di partire ha fatto un polpettone di scorta per quei poveri figli che con me muoiono di fame, e secondo te l’ ha usata la carta da forno? Sta ancora in ammollo.

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  4. ma noooooo!!!!!! questo articolo lo dovevi fare una decina di anni (e ventimila teglie sporche) fa!!!!! se penso all’olio di gomito sprecato nell’arte del gratta gratta (e non vinci mai!!!!)…. ma a te ti devono fare un monumento, ma uno grande però!!!! grandiosa, e dico poco!!!!!

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