Menù di Natale a basso impatto

foto di Magnus D – creative common
Avete già definito uno straccio di menù natalizio? Ci sono famiglie in cui il menù non si tocca ed è fortemente tradizionale arriva verticalmente da nonni e prozii e si tramanda in modo inesorabile a figli e nipoti, che – volenti o nolenti – si devono adattare alle portate classiche di famiglia. C’è chi inizia le danze con il cenone della vigilia (e non si arresta fino a Santo Stefano e oltre), chi festeggia solo il 25, chi mangia carne, chi pesce…
Quest’anno vi invito a considerare un menù alternativo o almeno a provare ad introdurre qualche portata che oltre ad essere *buona* e *tradizionale* si anche *sana e sostenibile*. Una cucina più sostenibile infatti è una necessità per la nostra salute e per l’ambiente e dobbiamo sfatare subito l’idea che il cibo sano sia meno gustoso e saporito. La doppia piramide alimentare e ambientale ci dice che la strada è proprio questa.

La questione vera è saperli preparare, i piatti alternativi, imparare ad usare  spezie ed erbe aromatiche, variando nelle portate e sperimentando nuovi sapori. E poi, lasciamo perdere l’ananas, i frutti di bosco e le fragole, i pomodori e le zucchine: siamo in inverno santo cielo e non è il caso di spendere una follia. Risparmiateli o reinvestiteli piuttosto! E mangiamoci sti agrumi che in Sicilia li buttano da quanti ne hanno!
Il problema delle feste è sempre lo stesso: ci si lascia andare un pochettino, rimandando al *dopo* i cambiamenti, le idee nuove e le scelte innovative . Certo, non possiamo fare trasformazioni radicali della nostra alimentazione il 24 dicembre, ma con un po’ di attenzione possiamo accontantare tutti (o quasi). Io – per dire – ho colto l’occasione lo scorso anno quando una mia prozia, l’isitituzione per eccellenza della nostra famiglia, ha iniziato a festeggiare con l’altro pezzo di famiglia, visto che i numeri non permettevano più di stare tutti assieme a meno di non avere un soggiorno di 60 mq. Mi sono sentita libera quindi di proporre un menù un po’ più leggero, con meno portate, in particolare senza il solito bollito e il brodo di gallina tanto cari alla zia (epperò le sue sfuriate contro l’universo mondo mi sono mancate un pochettino!).

Non che i parenti abbiano colto immediatamente il senso della scelta, ma dopo un iniziale smarrimento, si sono adattati abbastanza facilmente, in fondo più o meno tutti han trovato di che sfamarsi, se mai questa fosse una necessità durante le feste.
Se tutti mangiassimo meno carne, soprattutto a Natale, potremmo contribuire ad abbattere il muro degli 87 kg pro capite l’anno consumata dagli italiani.
Il segreto è aumentare le portate di ortaggi cotti e crudi, introdurre un solo cereale (riso, farro, orzo, o magari tortellini al brodo vegetale, o conditi con sughi leggeri).
Vi propongo qualche idea, sana, veloce e sostenibile, ispirandomi a ciò che so di cucina naturale, con un occhio ai prodotti biolgici locali e di stagione. Ovviamente i menù che propongo io sono letteralmente for dummies. Non immaginate piatti sofisticati e portate da ristorante. Qui ci sono due bimbe che prosciugano gran parte delle energie a disposizione, una ventina di commensali, poco tempo a disposizione e budget non proprio brillanti. Quindi pochi sfronzoli e via! Quasi tutto si può preparare in anticipo il giorno prima, o – alternativa probabile – la notte, mentre Babbo Natale incarta i regali.
Ovviamente va fatta una sola scelta per ogni portata, sennò che eco-famiglie siamo? Un po’ di sobrietà suvvia!
Antipasto: hummus di ceci o di borlotti con crostini di pane; patè di olive e tofu o patè di seitan; radicchio di treviso al gorgonzola; verdure crude in pinzimonio; piccole frittate alle erbe; insalata colorata.
Primo: una zuppa di farro e legumi, molto semplice, insaporita con il rosmarino o con il timo; risotto coi funghi (o risotto con zucca e porro), riso e lenticchie, pasta e fagioli, zuppa di cavolo nero, lasagne porro o verza e formaggio (locale).
Secondo: pesce (piccolo) al sale, polenta e funghi (magari con poco formaggio di capra o di pecora fuso). Alternativa relax per chi cucina: fate un bis di antipasti e di primi e saltate il secondo!
Contorni: erbette cotte come bieta costa, cicoria catalogna, e poi carciofi, radicchio cotto e insaporito con aceto balsamico o in insalata; finocchi scottati alla greca (con thain e olive nere), broccoli con una crema di noci e uvetta.
Dolce: se fare il panettone con la pasta madre è troppo impegnativo, cercatene uno fatto artigianalmente, da un forno del  vostro quartiere e andate a comprarlo a piedi o in bici!
Ricordate di non consumare la frutta dopo il pasto. Meglio concludere con una buona tisana digestiva o un caffè di ottima qualità.
Potete anche cercare delle soluzioni più radicali come questo menù di natale vegan, fin troppo ricco, ma interessante per la tante proposte.

Mission impossible? Voi che dite? Ci si può provare?

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7 thoughts on “Menù di Natale a basso impatto”

  1. Tutto molto carino. Però alla fine ho riso un po’ sul panettone. Qui a Venezia, un panettone artigianale da 1kg costa tra i 30 e i 40 euro. Piuttosto, me li spendo in scampi!Ciao e buon natale! 😉

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  2. Uh, mi hai ricordato che volevo proprio fare l’insalata di rinforzo…
    Ora devo solo riuscire a convertire mia suocera ad accogliere in casa una di queste portate “alternative”…

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  3. Noi abbiamo sempre festeggiato la vigilia tradizionale polacca e quindi il cavolo tagliato finissimo e fatto rosolare a fuoco basso con cipolla e volendo un poco di cumino, lo puoi usare anche come ripieno di ravioloni di pasta normale ma anche sfoglia, che poi servi con un brodo, volendo anche quello tipico polacco di rape rosse, che per me è appunto tradizione della nonna, ma magari in Italia va troppo per la tangente come esotismo.

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  4. A Napoli si fa anche un’ insalata di cavolfiore lesso che si chiama “insalata di rinforzo” ed è tipica della vigilia. Di rinforzo perché nei giorni successivi agli avanzi si riaggiungono aggiunte degli altri ingredienti e si va avanti.
    Si lessi un cavolfiore, a pezzetti si fa prima e si sta meglio attenti alla cottura: non troppo duro ma neanche che si spappoli, al dente si deve sentire sodo. Lo si condisce con olive, capperi, filettini di acciughe, ma il giorno dopo, volendo, ci butti dentro un baio di barattoli di tonno, per esempio (ammesso che il tonno lo vogliamo considerare eco, altrimenti vanno bene i resti del pesce al sale deliscati e spezzettati). O anche resti vari delle altre verdure. Ci mangi sicuramente fino a Santo Stefano.

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