Questa è la storia di Bianca, una mamma manager coraggiosa e sicura di se, quel tanto che basta per far valere i suoi diritti. Sembra proprio che a volte faccia bene tirare fuori le unghie. Voi che ne dite?
Ho 38 anni e nostro figlio è nato circa un anno fa. Sono quadro in un’azienda di Milano e lavoro in un dipartimento piuttosto piccolo (circa 30 persone in totale) formato in larga maggioranza da donne. Mi occupo della gestione scientifica di un gruppo di prodotti di cui il più importante è anche il secondo prodotto per importanza dell’azienda. Faccio presente che da noi le maternità non è che siano proprio all’ordine del giorno anche perché non siamo tutti dei ragazzini. Quando sono rimasta incinta quindi sembravano tutti piuttosto contenti e partecipi e anche il mio capo se l’aspettava prima o poi: in fondo sono in azienda da un po’ di anni, sposata dal 2005 e vicino ai 40, se non lo facevo ora non lo facevo più!
Detto questo, ho lavorato fino all’ultimo giorno disponibile, ho passato le consegne a una collega (che durante la mia assenza ha fatto il lavoro di entrambe, con gran fatica ovviamente e ovviamente tralasciando molto cose – ma d’altra parte non ha ricevuto nessun supporto) e sono stata via il tempo indispensabile: 4 mesi di obbligatoria, 15 giorni di ferie e un mese e mezzo di facoltativa. Sono tornata al lavoro che pargolo non aveva ancora sei mesi e nemmeno aveva iniziato ad andare al nido. Per evitare possibili storie, l’inserimento al nido l’ha fatto mio marito. Dal momento che il mio lavoro prevede delle trasferte all’estero – non molto frequenti – mi sono resa disponibile sin da subito a viaggiare (lo ammetto, mio figlio è un angelo e mio marito un gran papà).
Nonostante questo, nonostante nessuno abbia mai avuto da ridire sul mio lavoro prima d’ora, pochi giorni prima del rientro il mio capo mi comunica telefonicamente che voleva attribuire il mio prodotto (quello importante) a un’altra collega trasferendomi il suo (molto poco importante), accampando un sacco di scuse che ho smontato una per una. Non sono stata zitta, ho replicato con una certa energia semplicemente dicendo di non prendermi in giro e di dire le cose come stavano e che ovviamente sarei stata costretta ad accettare la decisione ma non ne ero contenta e non avrei fatto finta di esserlo. La conversazione non è stata molto civile, ne sono consapevole ma il capo è tornato sui suoi passi (doverosa annotazione: l’iniziativa non l’aveva partorita lui, anche se non lo ammette, ma chi sta sopra di lui).
Quello che mi ha più dato fastidio è stato l’accampare scuse per questa variazione invece che dire le cose come stavano e soprattutto il fatto che sembrasse che con la gravidanza avessi avuto un calo di intelligenza, per cui non fossi più in grado di fare il mio lavoro! La verità invece è che siccome il tempo è poco, siccome non mi posso più trattenere a oltranza, siccome sto finendo ora l’allattamento e nel frattempo ho fatto in 6 ore quello che normalmente facevo in 8, sono diventata MOLTO più efficiente e MOLTO MA MOLTO più brava nello stabilire le giuste priorità. E non mi sfugge quasi più nulla.
La mia triste constatazione è che qui chi comanda è donna e siccome ha deciso di fare solo la donna in carriera (evidentemente non era abbastanza in gamba per fare la dirigente E la mamma), soffre di forti frustrazioni nei confronti di chi invece ha deciso che vuole TUTTO: un lavoro che la soddisfa, un marito che ama e un figlio a cui non vuol far mancare niente.
Solo in italia succedono certe cose… all’estero la considerazione sulla tua capacità di lavoro (e quindi intelletto) non viene minimamente variata.. anzi.
Dopo che sono stata declassata dal mio ruolo, provo fatica ogni giorno a recarmi al lavoro mentre prima ero felice di svolgere ogni piccola incombenza.
Nonostante le rimostranze fatte lo stesso giorno del rientro, nulla è cambiato, non vengo interpellata nelle riunioni, non sono stata informata su nulla di ciò che è successo nei miei mesi di assenza, ma nonostante tutto mi viene detto che devo essere collaborativa.. Non vedo come posso, visto che sono tenuta all’oscuro di tutto. E la cosa peggiore è che non mi è stata data una reale e onesta motivazione.
Ho sempre creduto di lavorare per una persona magari non troppo intelligente ma corretta, e invece mi sono ricreduta!
Grazie sia ad Emanuela che a Viola per le vostre testimonianze. E’proprio così, solo qui noi donne subiamo certe discriminazioni, e basate sul niente oltre a tutto! Io sono fermamente convinta che avendo una famiglia una donna riesce ad organizzare meglio anche il lavoro, non sprecando tempo e ottimizzando tutte le risorse che ha, cosa che sinceramente ho visto poco negli uomini in ruoli di responsabilità (avete presente quando sprecano ore di “chiacchere” per risolvere un problema che noi facciamo in 5 minuti? Oppure le centinaia di mail, magari lunghissime, quando basterebbe una telefonata??).
Per il momento sono a casa, ormai in attesa di partorire e poi vedrò come me la caverò, ma devo ammettere che sono già cambiata molto e ho capito che devo pensare prima di tutto a me stessa e alla mia famiglia, e con mia grande sorpresa, mi sono resa conto che il lavoro non mi manca più neanche tanto! Anzi mi sto trovando a sognare un giorno di avere un’attività mia, chissà dove e come!
A presto, W le donne e W le mamme.
Maria
Vi racconto anche la mia esperienza. Sono quadro in un’azienda italiana e sono stata contattata da un head hunter per una posizione che in effetti era particolarmente adatta al mio profilo. Ho fatto tutto l’iter di colloqui prima ocn l’head hunter poi con l’azienda che ricercava la figura professionale.
Siamo partiti in dieci e alla fine sono rimasta solo io: mi è arrivata un’offerta praticamente definitiva, una posizione da dirigente con un ottimo pacchetto retributivo: eravamo proprio alle ultime battute quando.. mi è stato chiesto di chiarire la mia situazione familiare. Ebbene, io sono una madre single, gestisco il mio bimbo da sola con l’aiuto di due nonni meravigliosi. Nel mio attuale lavoro ho importanti responsabilità da gestire, un team di collaboratori, ho trasferte all’estero frequenti (almeno due al mese)oltre ad altre numerose trasferte in Italia. Non ho mai avuto problemi a far combaciare la mia vita professionale con il mio essere mamma. Eppure.. eppure ho visto chiaramente il mio interlocutore (nonché Ad dell’azienda che doveva assumere) impallidire..
Risultato.. Mi ha chiamato l’head hunter per ritirare l’offerta.
La cosa più assurda è che non hanno nemmeno avuto il pudore di mentire sulla motivazione.. mi è stato esplicitamente detto che rimanevo l’unica candidata idonea ma che l’azienda era perplessa sulle mie reali possibilità di essere disponibile a trasferte ecc..
Non sono andata oltre semplicemente perché ho deciso che io, in un’azienda simile, preferisco proprio non lavorarci.
Ma ho lavorato e vissuto all’estero 10 anni. Solo qui, onestamente, ho avuto esperienze simili. E’ una vergogna.
Ciao Maria,
consolati a me è successa esattamente la stessa cpsa. Quando sono rimasta incinta della mia piccolina non ho detto nulla al lavoro fino al 4° mese (per scaramanzia) e nel frattempo ho continuato a viaggiare e a concludere contratti. La proprietà (il ns. direttore generale- nonchè figlio del titolare- ha la mia stessa età: 32anni n.d.r. No comment) era soddisfatta del mio operato. Poi, magicamente, dopo l’annuncio (anch’io volevo lavorare fino all’8 mese!!! me tapina) sono diventata stupida dall’oggi al domani!!! Esclusa dalle riunioni del direttivo (senza nemmeno aver ilcoraggio di dirmelo e quando ‘ho scoperto e mi sono fatta sentire nè il big boss nè il mio capo hanno avuto le p…. di giustificarsi!!! niente, niet nada de nada. silenzio assoluto!!!), bistrattata davanti a colleghi e sottoposti… Dopo essere finita al pronto soccorso un paio di volte per stati di ansia (io che ho sempre spaccato il mondo!!!) la mia ginecologa mi ha suggerito caldamente la maternità anticipata. Ho sofferto molto per questa decisione perchè volevo dimostrare a tutti che una donna non cessa di avere un cervello o di avere capacità manageriali solo perchè è incinta!!!! Fra pochi mesi riprenderò il mio lavoro ma l’amaro in bocca non se ne è andato e vorrei tanto trovare qualcuno che offrisse anche a me un nuovo lavoro compatibile con le mie nuove capacità manageriali di mamma!!!!
W le donne e W le mamme!
Emanuela
Leggo solo ora questa interessantissima testimonianza.
Siamo il paese più avanzato in Europa in termini di tutela della maternità (mesi di congedo, trattamento economico ecc) ma dal punto di vista della mentalità ci si scontra con arretratezze, rigidità e ottusità a volta impreviste, veri fossili culturali perpetrati a volte dalle donne verso le donne. Pazzesco.
Cerchiamo di crescere dei figli con una mentalità diversa, noi per prime.
E poi, anche se forse non è appropriato qui, mi permetto anch’io di ricordare che la prima gravidanza e i primi mesi di vita di nostro figlio non torneranno più. Sono qualcosa di irripetibile, una rivoluzione copernicana la cui importanza si comprende solo dopo averla vissuta. Secondo me è giusto rivedere le priorità. e questo a vantaggio della donna, della persona, non contro. Come diceva qualcuno qui sopra.
Vi lascio questo link, una giornalista che scrive all’ineffabile ministra Gelmini: a me è piaciuto tanto.
http://www.avvenire.it/Commenti/SIGNORA+MINISTRO+SI+PRENDA+IL+TEMPO+PI+BELLO_200911120731593800000.htm
Si aprono infiniti possibili dibattiti, sia chiaro che non voglio sminuire l’importanza della realizzazione professionale e mi complimento mille volte con la mia omonima Bianca per la sua grinta.
E’ che sono solo sconvolta da quanto in fretta crescono i bambini.
Con affetto
B.
Grazie Laura,
belle parole di conforto….In effetti è così difficile trovare qualcuno che capisca cosa provo, perchè le donne sembrano divise tra quelle che (pur lavorando) si interessano solo ai figli oppure quelle che hanno solo la carriera e non fanno famiglia! Ma è così assurdo volere entrambe le cose?
E’ vero che devo pensare prima alla mia salute, e adesso direi che sono obbligata, forse mi ci voleva questo per capire fino in fondo l’importanza di quello che sta succedendo dentro di me. I bambini sono già molto più saggi di noi ancora prima che nascano!
Grazie ancora, per adesso riprovo a rientrare al lavoro, ma stando attenta a evitare viaggi di ogni tipo, poi vedrò, non escludo di terminare il lavoro alla fine di questo mese….
Grazie e buon proseguimento
Cara Maria, io non sono manager, ma ho fatto un pezzo della scalata per fare carriera. Per la mia prima gravidanza, anche io volevo lavorare fino all’8° mese, ma sono dovuta rimanere a casa al 5° mese: sono convinta che la mia piccola abbia deciso che lei era più importante del mio lavoro. Ti prego, non buttare via la possibilità di goderti questi mesi di attesa… Non torneranno mai più! Per il lavoro, c’è tempo. Non ti sto dicendo di buttare via tutto quello che hai costruito nel tuo lavoro. Ti sto dicendo di rivedere le tue priorità, visto le tue condizioni di salute!
Buongiorno,
ho letto questo interessantissimo articolo anche se risale a molti mesi fa, mi piacerebbe molto mettermi in contatto con la protagonista di questo racconto o con donne con gli stessi problemi, dato che io li sto vivendo sulla mia pelle!
Sono incinta al 6° mese e sto per lasciare un lavoro che amo e che ho costruito da zero come responsabile di una linea di prodotti che ho lanciato io sul mercato italiano, lottando con le unghie e con i denti! Purtroppo la gravidanza non sta andando come previsto, e penso che sarò costretta a stare a casa prima (io che speravo di lavorare fino all’8° mese).
Per favore rispondetemi, ho bisogno di supporto da donne come me!
Grazie!
Maria
Trovo che la tua testimonianza sia molto coraggiosa. Vorrei sottolineare la tristezza nel constatare che spesso chi ostacola una donna che diventa mamma è un altra donna che forse per scelta o forse no, non è diventata mamma e ha riposto nel lavoro tutte le sue aspettative. Io ho avuto il mio primo bimbo e come te, ho lavorato fino all’ottavo mese e sono rientrata aggiungendo solo un mese alla maternità obbligatoria. Ho dovuto lottare frentenicamente durante la maternità (quindi in un momento di grande fragilità fisica) per affermare il diritto alla promozione che, una volta saputo che ero incinta, era stato dilazionato. Ho lottato e ho ottenuto ciò che avevo meritato. Ho lottato contro avversari prevedibili però. Uomini. Tutti uomini. Alla mia seconda gravidanza mi sono confrontata con il mio capo, una donna. E’ diventata cattiva e arrabiata. Io ho lavorato strenuatamente, anche quando ho avuto una minaccia di aborto, ho follemente cercato di preservare la sua stima continuando a lavorare, anche fino a tardi. E’ una considerazione amara ma va fatta. Ci sono donne che non vedono la luce che ha una donna quando diventa mamma e non riescono a capire che la capacità di quella donna potranno solo brillare ulteriormente. Io da quando sono diventata mamma ho elaborato una capacità di problem solving e di oganizzazione di cui non avrei mai pensato di poter essere dotata. Pensavo che quello che avevo prima fosse il massimo a cui potevo aspirare per le mie capacità. Ma ho trovato una sorta di pozzo, diciamo così, molto profondo da cui attingere. E di cui sono felice e appagata. Credo di saper dare molto di più oggi, da mamma. Credo che si riempia non solo la vita ma anche il proprio bagaglio di competenze. Ecco io ora oggi mi sento più competente e mi sento così ancora di più in un contesto lavorativo in cui queste competenze, per fortuna, riescono ad essere viste e considerate come plus. Ovviamente, non ho più quel capo!
che buffo…io mi trovo nella situazione opposta: sto chiedendo il part-time e cercando di convincere l’azienda ad assumere una ragazza ora in stage, perché lei possa prendere in carico le mie mansioni e io poter lavorare 6 ore ed essere un pò alleggerita.
Chiaro, per me il lavoro (se pur il mio possa essere assolutamente stimolante e gratificante) non è mai stato al primo posto, neanche prima della maternita’, figuriamoci adesso!
Subito dopo la laurea, ho capito che la vita da dipendente di azienda non fa per me e per ora prendo tempo aspettando il momento buono per valutare altre strade professionali.
A prescindere dalle esperienze personali, comunque, una cosa è chiara: nel nostro paese, la maternita’ è vista male sul lavoro, e in azienda appena comunichi la lieta novella dietro ai sorrisi e alle congratulazioni, senti subito che qualcosa è cambiato. Purtroppo.
grazie di questa intervista vitale. pian piano ce la faremo, ad armarci di corazza per lavorare!
Anche a me è successa la stessa cosa al rientro dalla maternità…ma pur avendo discusso + e + volte con i miei capi, anche loro accampando scuse stupide, non c’è stato verso! e ora mi ritrovo a fare un lavoro che non mi soddisfa mentre la ragazza che mi ha sostituito (fresca fresca mentre io sono in azienda da 8 anni) a fare un lavoro che a me piace tantissimo!