Mamma a 16 anni, nonna a 36

16 anni incintaCaspita, ancora pochi giorni e diventerò nonna.
Guardo mia figlia e la vedo bellissima, con il suo piccolo pancino che fa tanta tenerezza, con i suoi dodici kg in più che cerco di capire dove sono stati messi, e poi una palpitazione che mi fa capire che ormai il momento è vicino e la nostra vita sarà completamente stravolta.

Questo post è un ponte.
Un ponte tra il tema dello scorso mese e questo in corso. Perché è vero che si riferisce a un argomento che abbiamo trattato a gennaio, ma essenzialmente parla di cambiamenti.
Cambiamenti radicali in una giovane vita per l’arrivo di un’altra vita, ma soprattutto cambiamenti di punti di vista, prese di coscienza, consapevolezza, solidarietà familiare. Perché saper cambiare le proprie opinioni e lasciare spazio anche ai sentimenti per cambiare è il modo migliore di crescere insieme: due o tre generazioni alla volta.
Il racconto di Alessandra è un regalo meraviglioso. Grazie per averci aiutato a capire che ogni opinione, o peggio, ogni giudizio, non hanno molto senso se non ascoltano la vita vera.
Il seguito migliore a questi due post “16 anni e incinta???” e “Ancora su 16 anni e incinta”

Nove mesi fa, una notizia è arrivata prepotente, un momento che mi ha fatto vedere tutto nero e che è durato 5 mesi. Non riuscivo a capire come era possibile: lei sedici anni e incinta, dove avevo sbagliato? Come mai non ero riuscita a evitare tutto questo?
Un temporale a ciel sereno di emozioni non proprio positive: guardavo mia figlia e vedevo il suo futuro completamente rovinato, non riuscivo a cogliere la bellezza di una vita che stava per nascere e oggi mi sento male per essere stata così negativa. Mi vergognavo a dirlo, mi vergognavo anche di mia madre, mi sentivo già accusata e giudicata, e immaginavo la maldicenza della gente che si sarebbe accanita contro di noi. Purtroppo non siamo i primi e non saremo gli ultimi, e non so come mi sono ritrovata, in un momento in cui volevo sparire dalla faccia della terra, a raccogliere le forze e la lucidità e cercare di capire, nel giro di poche ore, come comportarmi.

Il primo pensiero è stato, aborto si o no? Io non volevo che mia figlia abortisse, non perché ho qualcosa contro chi lo fa, ma perché IO non lo avrei mai fatto, e questa mia scelta è data da tre angeli che ho in cielo. Mio marito invece non aveva dubbi, secondo lui l’aborto era l’unica soluzione possibile.
Beh, ci siamo confrontati insieme, soli io e lui, e abbiamo deciso che questa decisione non spettava a noi, non potevamo decidere noi e non potevamo influenzare nostra figlia nella sua scelta, ci siamo messi da parte dandole il nostro appoggio: qualsiasi scelta lei avrebbe fatto, non l’avremmo mai abbandonata.

Il giorno dopo eravamo già dal ginecologo. Anche lì abbiamo prospettato a nostra figlia i pro e i contro di entrambe le scelte, le abbiamo fatto capire che la scelta spettava solo a lei.
In questo momento, sebbene fossi un po’ triste per tutto ciò che stava accadendo, sono stata molto fiera di mia figlia e ho capito che a modo suo stava già crescendo. Aveva deciso di tenere questo bimbo che era nella sua pancia. Le sue parole? “Non c’è la faccio ad uccidere mio figlio, se abortisco so che soffrirò per tutta la vita”.
E tutto questo mentre il suo lui, la minacciava via sms di uccidersi e di lasciarla, quel lui che lei amava tanto e che l’ha abbandonata nel momento del bisogno.

Migliaia sono le domande che ti passano nella testa in questi momenti e, sebbene una nuova vita non sia una tragedia, perché un bambino che arriva è sempre una gioia e le cose brutte che possono capitarti sono altre, non posso negare che per me e mio marito è stato uno choc, ma soprattutto è stato difficile farci da parte e lasciarla scegliere da sola.
Io mi sono sentita in colpa, ho pensato non sono una brava mamma, non ho saputo allertare mia figlia, un po’ per paura di prendere certi discorsi. Eppure da qualche giorno pensavo di farle fare la sua prima visita dal ginecologo, nel caso in cui, prima o poi, avesse deciso che era arrivato il suo momento….
E poi? Boom! La notizia dopo poche settimane da questo mio pensiero.

Accettare la cosa e iniziare a pensare come muoversi, facendo un progetto ben definito, non è stato facile e l’aiuto di una psicologa ci è servito per superare questo primo momento.
Il primo passo è stato quello di capire che noi genitori non siamo sempre responsabili degli sbagli dei nostri figli e soprattutto non possiamo continuare a proteggerli come fossero all’interno di una campana di vetro: a un certo punto dobbiamo accettare i loro “errori” e dobbiamo lasciarli LIBERI di crescere anche sbattendoci la faccia. Io sto cercando di lavorare su questo, perché noi mamme non siamo perfette ma possiamo cercare di migliorare crescendo con loro.

Il secondo passo, soprattutto mio, è stato quello di capire che questa bambina che sta per nascere non sarà mia figlia. Da fuori può sembrare una cosa scontata, ma se la vivi da vicino, non lo è affatto. Ancora oggi mi ritrovo a pensare o a parlare come se questa bambina dovessi crescerla io, ma non è cosi e non dovrà essere così. Sarò solo una nonna molto vicina a questa bambina, aiuterò mia figlia quando sarà a scuola, perché è giusto che lei continui ad andare a scuola e che continui a pensare al suo futuro insieme a questa piccola creatura. La accudirò, farò tante cose con lei come con gli altri miei figli, ma lo farò come nonna, o almeno mi sforzerò perché sia cosi. La sua mamma rimane sempre mia figlia, quella che deciderà come crescerla ed educarla, io sarò il supporto, la consiglierò e la aiuterò, ma so già che dovrò mordermi la lingua tante e tante volte per non oltrepassare quel confine cosi sottile ma fondamentale, che permetterà a mia figlia di crescere, quel confine che la porterà dall’essere figlia a mamma, quel confine che solo lei potrà varcare con un piede di là ed uno di qua.

Non credevo che sarei arrivata a oggi con questa sensazione “non vedo l’ora che Camilla arrivi a casa nostra”, eppure è così: non vediamo l’ora che arrivi, aspettiamo con ansia quel momento, guardando quella valigia pronta, pensando al trio che tra pochi giorni ci consegneranno, riponendo i vestitini nel fasciatoio e con una culletta che domani rivestiremo, ma soprattutto sentendoci in colpa di averla chiamata errore e di aver dubitato.
Un giorno, quando lei sarà qui con noi, ricorderemo e penseremo come abbiamo potuto considerarla un errore? Però è così e sono passaggi fondamentali per crescere e adattarsi alla nuova situazione che ci si prospetterà.

In questi nove mesi ho visto mia figlia cambiare, non dico maturare perché non si smette mai di maturare, ma è cambiata, è cresciuta con la sua pancia e so che continuerà a crescere. Non mi ha negato le sue paure e a volte anche la sua rabbia, spesso le ho anche chiesto se era sicura della scelta che ha fatto, e la sua risposta è sempre stata “non avrei mai abortito ma ho paura”… Beh, chi di noi non avrebbe paura? Anche con un marito, un lavoro e una scelta consapevole di voler diventare mamma?
Però ho visto mia figlia nascondere la pancia e oggi, invece, la valorizza come fosse una cosa preziosa da indossare e mostrare. L’ho vista negare agli altri la sua gravidanza quando ormai tutti lo sapevano e poi tutto d’un tratto dichiararlo al mondo intero, perché stanca di doversi nascondere. L’ho vista rifiutarsi quando volevo parlare con lei di gravidanza e di progetti e oggi invece è lei che mi parla e mi chiede, è lei che vuole partecipare al corso preparto e che vuole andare agli incontri con le altre mamme. Si è interessata di allattamento, anche se sembra non essere la sua scelta, di epidurale anche se ancora non sa se la farà. L’ho sentita chiedermi di non pensare io all’educazione di sua figlia, ma di sostenerla nell’educare sua figlia (spero e prego di essere in grado e soprattutto spero e prego che saprà essere in grado di farlo)… Ecco, magari me lo ha chiesto a modo suo, ma il succo del discorso era questo.

Dopo un periodo caotico, a cui l’adolescenza porta inevitabilmente, mi sono sentita un po’ complice di mia figlia e ci siamo riavvicinate (non sempre eh, perché rimane pur sempre un adolescente!).
Abbiamo sparlato insieme, davanti ad un latte e ad una cioccolata calda, della gente che ha sparlato di noi e siamo giunti alla conclusione che non ce ne frega proprio niente delle cattiverie, abbiamo già i nostri problemi a cui pensare, piuttosto che alla cattiveria gratuita. Adesso siamo sereni, e se qualcuno gioisce della nostra serenità lo accogliamo a braccia aperte.

Non sarà facile, non sarà tutto rosa e fiori, non siamo completamente pronti, ma siamo decisi a vivere la vita giorno per giorno e quello che sarà sarà. Mi auguro di essere fedele alla promessa di non intromettermi troppo, magari un po’, le darò la mia fiducia e la sosterrò in questo percorso.
Perché questa bimba non è mia figlia, ma per me sarà molto di più.

Certo la scelta per lei è stata piena di dubbi e paure ma ad ogni ecografia la vedevo sorridere con le lacrime agli occhi, e già mi immagino le lacrime del grande giorno.
Intanto aspettiamo e ci auguriamo che tutto vada bene e che quel residuo di dolore svanisca con i dolci gridolini di Camilla.

(foto credits: mahalie stackpole)

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Cambiamenti, transizioni e le metamorfosi dell’addormentamento

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23 thoughts on “Mamma a 16 anni, nonna a 36”

  1. Complimenti futura nonna 36 e super auguri alla mamma.
    Momenti forti, dolorosi, ma ricchi d’Amore che sicuramente tua figlia e tua nipote hanno e continuano ad apprezzare.
    Faccio il tifo per voi tutti e che tutto proceda per il meglio,non per questo senza discussioni, ma alla fine sempre con un sorriso ed un abbraccio; anche i momenti di tensione fanno cresce tutti: piccoli e grandi.
    Un caro dolce abbraccio

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  2. Bellissimo post.
    Mi piace molto perché:
    1) mi fa rendere sempre più conto che esprimere giudizi dal di fuori è idiota;
    2) mi fai pensare un po’ alla mia mamma (a prop: anche una delle mie bimbe si chiama Camilla). Ho avuto le gemelle a 22 anni e, nonostante non fossi un’adolescente, e con il mio (allora) compagno avevo tanto bisogno di mia madre, anche se fino a quel momento non avevo avuto un vero rapporto. E lei c’è stata. Forte nel proteggermi dal mondo esterno, ma poi abbastanza intelligente per “farsi da parte”, quando è stato il momento di prendere le decisioni importanti, che ho voluto prendere con il babbo delle bambine;
    3) e infine c’è uno spirito che condivido fortemente: le cose non sono andate esattamente come pensavo, ma non intendo morire per questo, anzi, intendo vivere. E bene.

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