La strada dei cambiamenti

cambiamenti-padriBeh, il primo cambiamento per un padre è ovvio: sei padre. All’inizio è questo, una battuta, una frase, un inizio inconsapevole, segnato da quei giorni da solo in casa, con la tua compagna e tuo/a figlio/a ancora in ospedale. Due o tre giorni strani, particolari, che segnano l’interruzione tra la vita precedente e la successiva.

Il secondo cambiamento riguarda il tempo: in casa, a lavoro, nel tempo libero (eh?), lo stress – sono tutti tempi che vengono stravolti, riorganizzati o stiracchiati tra esigenze impellenti e desideri, tra una nuova presenza insindacabile da gestire e i vecchi desideri ai quali bisogna pur trovare un tempo e un posto.

Il terzo cambiamento riguarda il corpo: hai più stanchezza e più paura, ma più entusiasmo e più energia; devi misurare la tua forza, calibrare il lavoro delle mani per gesti e precisioni alle quali non sei abituato, e per i quali a volte pensi anche di non essere adatto. Anche la voce va rimodulata, perché c’è chi giudica pesantemente ogni cambio di tono indipendentemente da cosa si dice.

E poi ancora cambiano i sentimenti, l’emotività; ti viene spesso da piangere, o da rimanere basito – oppure al contrario sperimenti, diventando padre, un’ansia razionalmente ingiustificata ma per ciò stesso inesauribile; o ancora ti scopri improvvisamente capace a pensare a grandi questioni, come non avevi mai fatto in vita tua. La morte, l’amore, la vita, i tuoi stessi genitori.

E questi cambiamenti non sono “una tantum”; sono un ciclo, un continuo reciproco influenzarsi di cambiamenti che evolve con l’età dei/lle tuoi/e figli/e. E altrettanto certamente sono cambiamenti che possono anche non essere accettati, non essere voluti. Non così, non tutti insieme. Il luogo comune vuole che un/a figlio/a “ti cambia la vita”, certo, ma che cosa vuol dire? Certo che cambia la vita – come non potrebbe? – ma ciò non dice nulla sul quando e sul come quella vita debba cambiare, e se a te va di cambiarla così. Prima, non lo puoi sapere. Ci sono dei rischi nel diventare padre – come in tutti i cambiamenti.

Di fronte alle trasformazioni della tua vita dovuti alla nascita di un/a figlio/a si deve, semplicemente, assumersene la responsabilità. Decidere che ruolo avere e cosa mettere in ballo, se la partecipazione o l’indifferenza. Non abbiamo che gli effetti per dedurre che i cambiamenti sono avvenuti; e nella maggior parte dei casi non siamo affatto preparati a valutare quegli effetti, o anche solo ad accorgercene. Possono apparire come qualcosa d’improvviso, ma non lo sono – siamo noi ad aver perso di vista quello che stava accadendo. La gravidanza succede solo a metà del genere umano, e i padri s’illudono che quegli stravolgimenti che vedono nella loro compagna a loro “per natura” non tocchino, non siano un loro affare. Niente di più sbagliato; le evoluzioni arriveranno eccome, e sempre di natura si tratta; niente di paragonabile, ma neanche di trascurabile.

Perdonatemi il paragone con il più classico dei cambiamenti, un momento tipico nella vita media del maschio adulto: l’accorgersi della ‘panza’. Ci si sveglia una mattina e ci si comporta come se, nottetempo, un sortilegio ci abbia donato i chili in più tutti insieme. Ed è così per la crisi dei 40 anni, quella dei 50 e chissà quanti altri momenti tipici della crescita maschile. Qualcosa ci fa accorgere di quello che era lì già da un pezzo, e noi ci si comporta come se fossimo stati traditi, come vittime di un complotto ai danni della nostra forma fisica, della nostra spensieratezza, della nostra felicità. Impegnati a non avere rimpianti, dimentichiamo di costruirci i ricordi.

Essere padre è anche, credo, decidere che i cambiamenti non sono ostacoli contro una tranquilla e desiderabile continuità di vita, ma che i cambiamenti sono quella continuità, sono la vita stessa. Sei padre quando tu e i/le tuoi/e figli/e cominciate a conoscervi e a vivere insieme – non può che essere una strada di esperienze nuove per entrambi, una strada di continui cambiamenti.

– di Lorenzo Gasparrini

René Magritte, “La reproduction interdite”, 1937

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