MaaM: un progetto contro stereotipi e paradossi su maternità e lavoro

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Da un’interessantissima realtà di co-working, Piano C di Milano, è nato un progetto che abbiamo sentito subito molto vicino al nostro modo di pensare il lavoro e di vedere in modo diverso e propositivo il tema della conciliazione.
MaaM – Maternity as a Master: il percorso che collega aziende e persone nello sviluppo di un concetto di genitorialità come energia, potenzialità e crescita.
Noi ne avevamo parlato ne Il CerVello di mamma e papà. Con MaaM questi concetti sono stati oggetto di studio e hanno trovato una forma per essere proposti e accettati nelle aziende. La rivoluzione per un lavoro sostenibile e per un diritto a un’esistenza rotonda e completa, si può fare.

Riccarda Zezza, amministratrice unica di Piano C e ideatrice del progetto MaaM, risponde ad alcune nostre domande su questo progetto: comunicazione che si fa concretezza e cambiamento.

MaaM è un progetto che segue due direttrici, per arrivare a un unico scopo: una è rivolta alle aziende, una alle donne (e spero anche agli uomini) che vogliono presentarsi al mondo del lavoro in modo nuovo e realistico. Da ideatrice del progetto, ci racconti cosa lo ha ispirato, come si svolgerà l’attività del MaaM e cosa intende realizzare.

Maam risponde a un paradosso: quello che vuole fare della genitorialità e di qualunque altra intensa esperienza di vita un punto di debolezza per la professionalità di chi la vive. Ho sperimentato su me stessa che l’intensa pratica di cura richiesta dalla maternità mi ha resa più forte, equilibrata, paziente, meno egocentrica, e mi ha dato energie da primo amore. Perché tutto questo non si è tradotto in maggiori opportunità lavorative, anzi: ho dovuto difenderlo da una cultura che lo vedeva come un indebolimento?

Viviamo un periodo particolarmente ricco di potenziale per questa idea: oggi non funziona più la leadership del “io vinco, tu perdi”: i leader sono “abilitatori” di energie altrui, sono inclusivi ed empatici. Caratteristiche che ricordano proprio quelle materne.

Abbiamo quindi disegnato due percorsi: uno entra nelle aziende e lavora sulle competenze generate dalla genitorialità (praticata) per trasformarle in competenze di leadership – ma in “nuova leadership”. L’altro si rivolge alle donne in congedo di maternità e le invita a non isolarsi e a sperimentare l’aumento di forza e di competenze che può avvenire in questo periodo se si lavora sulla consapevolezza. In questo modo, torneranno al lavoro più “toste” di prima – vivendo con serenità entrambi i ruoli e godendone la forza di “accumulo” – termine scientifico per spiegare come avere più ruoli nella vita generi sinergie.

[quote]Maam vuole cancellare lo stereotipo che oggi minaccia soprattutto le donne, e che ci dice sin dall’infanzia che vita e lavoro sono contrapposti perché si dividono la stessa torta di energie. Le energie e le competenze, in realtà, si sommano: più vita vuol dire più forza, più energie, più capacità.

Le competenze al centro di un’idea costruttiva del lavoro, competenze liquide, che non provengono da percorsi di studio o di apprendimento tradizionale. E nello stesso tempo un modo per rimettere al centro la persona. E’ questa la rivoluzione da attuare nel mondo del lavoro aziendale e non?

E’ una rivoluzione da integrare con altre già in corso. Quella della “leadership naturale”: che sviluppiamo e pratichiamo ogni giorno se ci concediamo di avere una vita. E’ insensato misurare la produttività con il numero di ore passate alla scrivania (o in riunione!). Oggi più che mai la nostra produttività nasce nelle nostre menti, e le menti hanno bisogno di altri stimoli.

A fondamento del MaaM c’è un’idea in cui noi crediamo molto e che avevamo già espresso in questa sezione di genitoricrescono. Da sempre chi è genitore lavora e da sempre probabilmente impiega le sue capacità acquisite nella vita familiare anche sul lavoro. Ora vogliamo prenderne coscienza e spiegarlo anche alle aziende. Quali sono le principali capacità che si acquisiscono con la maternità e con la paternità?

La facoltà che le competenze hanno di fluire da un lato all’altro della nostra vita l’abbiamo chiamata “transilienza”. E’ una meta competenza, che attiva molte competenze diverse.

Sulla base di un anno di ricerche e sperimentazione, abbiamo diviso le competenze potenzialmente transilienti in quattro categorie: multitasking (che vuol dire anche capacità di focus e di stabilire le priorità anche nel caos), relazioni interpersonali (empatia, attenzione, pazienza), capacità di far crescere gli altri e infine “habits of integrity”: quest’ultima è la categoria più complessa, e ha a che vedere con la diminuzione dell’ego del genitore e con la sua voglia di guardare più lontano, vivendo contemporaneamente con la massima intensità possibile il “qui e ora” in cui ti tengono i figli ogni giorno.

Due parole anche sul coworking: è una realtà che permette di sviluppare idee e di sperimentare mondi e modi possibili di lavoro, oltre ad essere uno spazio fisico? Anche MaaM dimostra che il coworking fa bene al lavoro?

Il nostro spazio di coworking a Milano è la nostra “demo” di tutto ciò in cui crediamo. “Disorganizziamo” il lavoro e lasciamo che siano le persone a riorganizzarlo secondo le loro necessità e ambizioni. Professioniste diverse che lavorano in spazi comuni creano opportunità, condividono sogni e servizi (come per esempio il “cobaby” , che permette di lavorare tenendo i propri bimbi nell’area dedicata e seguita da educatrici in fondo al corridoio). Un piccolo villaggio che permette di sognare oltre: quando si comincia ad innovare è molto difficile smettere. Maam, senza Piano C, non sarebbe mai nato.

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5 thoughts on “MaaM: un progetto contro stereotipi e paradossi su maternità e lavoro”

  1. Salve a tutti (e non tutte…mi piace che il sito non sia dedicato alle mamme bensì ai genitori). Scrivo solo per dire come è andata a me: il mio lavoro mi è sempre piaciuto…non tanto il lavoro in se’ (sono impiegata ma ho cambiato continuamente mansione), ma il modo in cui avevamo di lavorare…team in senso proprio, datori di lavoro, operai e impiegati. Nasce la mia bimba e mi concedono il supplicato part time con una riorganizzazione studiata anche da me. Nasce il secondo bimbo e continuo a lavorare. I miei datori di lavoro pur vivendo come me in provincia, pur titolari di una piccola azienda, pur pur pur…hanno capito cosa mi serviva e me lo hanno concesso: part time e massima flessibilità…se voglio andare a casa prima perché uno dei bimbi ha bisogno….posso portarmi il lavoro a casa o posso anche non farlo….basta che alla fine dei giochi le cose siano andate bene. Nessuna lamentela all’uso del cellulare in ufficio per risolvere i conflitti tra mamme di scuola e di asilo(urca urca!!!). Cosa hanno ottenuto? Che io mi spezzo in due pur di fare bene il mio lavoro e che studio da me a casa tutte le possibili soluzioni per risolvere i problemi quotidiani e quelli più grandi. Ecco: il mio boss sa essere un contemporaneo anche se proprio contemporaneo non lo è. Ciao

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  2. Clap clap
    Come dico spesso alle mie (giovani) colleghe: dopo che ho trattato 20 min per vestirsi e lavare i denti, vuoi che mi turbino le bizze di una direttrice marketing?

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