Il sentimento di paura è forse una di quelli più importanti con cui si viene a patti quando si diventa genitore. A volte la paura ci mette di fronte a noi stessi, chi siamo, cosa immaginiamo per il futuro dei nostri figli. Esistono poi paure specifiche per un genere invece che un altro, come la paura di essere madre di figlia femmina.
Una delle emozioni più disturbanti per me è la paura.
La paura, alla fine, non è così male. Anzi. E’ l’emozione che ci aiuta a evitare di cacciarci a capofitto nei guai. Ci conserva, o ci dice che cosa di noi vogliamo conservare. Ci aiuta a identificare i pericoli e magari ad attrezzarci per riuscire vincenti. Quindi, il vero campione dovrebbe farsi una bella dose di paura, per essere un vero campione (per capirci, se potete, guardate anche questo suggestivo video pubblicato su TED).
La maternità è stata per me un battesimo di tante (piccole? grandi?) paure. In parte decodificate, in parte ancora da esplorare.
Vorrei raccontarvi il mio rapporto con la paura di essere mamma di figlia femmina, tutto partito con l’esito dell’amniocentesi.
Sarò una persona cinica, pratica o semplicemente pigra (o spaventata da gravidanza e puerperio?) io volevo tanto due gemelli, maschi (Valewanda, saltami al collo!).
Esito dell’amniocentesi? Femmina, unica.
Si lavora sulle aspettative, sui pensieri, sulla bimba immaginata, sulla mia stessa gravidanza immaginata. E poi si ascolta.
La paura che si rifletta in una “te” che vedi troppo imperfetta per essere modello di qualcuno.
La paura di tutti i demoni che potranno impossessarsi di lei: di quali modelli è prigioniero il femminile? Perfezionismo, anoressia, bulimia, ansia di prestazione, violenza, stalking, bullismo … Certo, cose che colpiscono anche i maschi. Certo. Però guardarla e pensare: se sarà troppo bella? Se la giudicheranno per questo? Se il giudizio della sua bellezza diventerà l’unico giudizio sulla sua persona?
E poi i ricordi. Senza storie particolarmente truci da rivelarvi in queste righe, in adolescenza ho incontrato il mio bel numero di maniaci: quelli che ti chiamano da dietro un cespuglio con la patta dei pantaloni aperta, quelli che allungano le mani sugli autobus, quelli che commentano mentre passi per strada (avete mai visto quel video sulla ragazza che cammina a Parigi? Illuminante).
E’ un attimo. E la bimba che hai nella pancia si trova protagonista di un film che non è il suo, non è né il suo futuro, né la sua vita.
Respiro.
Un po’ di distanza. Cosa sto dicendo? Che – nel mio mondo di donna visto solo con gli occhi di donna – è facile sentirsi e essere, oggettivamente, fragili. Ma anche che le difficoltà si superano, si riesce a camminare oltre i maniaci che fischiano, si riesce a evitare il peggio, a camminare dritte.
La paura allora forse è la mia stanchezza, il mio timore domani di non farcela, di essere sopraffatta. Che cosa mi insegna? A rispettare le mie fragilità, a non strafare contro un destino che sembra essere spesso poco favorevole al sesso femminile. A chiedere aiuto. A rispettare la mia paura per evitare pericoli peggiori.
E, ovviamente, di riflesso, che capiti a lei. Perché si può fare gli spavaldi contro le proprie paure, anche quelle più delicate, che colgono la nostra sensazione viscerale di essere intimamente vulnerabili. Ma quando dovesse capitare a chi c’è stato affidato?
E’ qui che mi gioco l’equilibrio: troppo apprensiva, tarpo le ali. Troppo lasca nel descrivere i pericoli, rischio per lei, a nome suo. Occorre tenere ferma la rotta: consapevole di dove la paura che parla non è reale ma proviene dalle lenti che la mia esperienza della realtà ha calato sui miei occhi, silenziare consigli non richiesti, ma nello stesso tempo abbastanza attenta a questo fastidioso rumore di fondo, a questa sensazione di inquietudine, abbastanza perché l’esperienza che inevitabilmente mia figlia femmina farà da sé della vita non la lasci bruciata o troppo ferita.
Ecco, nulla di nuovo, tutto nuovo.
Le paure sono le solite. Gli eventi, ben li conosciamo. Ma crescere come genitori significa anche fare lo sforzo e la fatica di non cacciare fastidi e sentimenti ed emozioni difficili sotto il tappeto solo perché non abbiamo la soluzione. Diamo loro dei contorni, forse mi (ci?) aiuteranno ad ascoltare le reali paure e i reali pericoli del mondo futuro.
Io sono mamma fiera di figlia femmina ultradesiderata 🙂 e le mie paure penso siano quelle di ogni mamma con un figlio unico: di essere troppo apprensive, troppo possessive. Quello che conta è fornirle gli strumenti per cavarsela nella vita, per gestire la realtà che la circonda e non esserne vittima : i maniaci esistono per tutti, anche per i maschietti.
@Anna: grazie per lo spunto. In realtà anche con due figli c’è il rischio di essere troppo apprensive 😉
buon proseguimento!
francesca aka silvietta