Intervista a Valentina: mamma e figlia di poco appetito

Valentina è la mamma di Jade e Shanice che, come già i due figli di Sabrina, di cui abbiamo parlato in una precedente intervista, hanno un atteggiamento rispetto al cibo del tutto diverso tra loro. Valentina ci aiuta, da ex bambina di poco appetito, a capire i nostri figli quando si rifiutano di mangiare, così come lei si è sforzata di capire la sua Jade, riuscendo a non innescare un pericoloso circolo vizioso di ansia.

Raccontaci il rapporto con il cibo delle tue due figlie, le loro differenze nel modo di mangiare, nei gusti e nei ritmi.
Le mie figlie hanno rispettivamente 9 anni e mezzo e 6 anni e mezzo ed hanno gusti molto simili nel mangiare, ma ritmi ed appetiti totalmente opposti.
La primogenita, Jade, è stata disappetente da quando le ho tolto il latte materno (alla tenera età di 2 anni…) fino a circa 5 anni. La seconda, Shanice, invece, che anche lei è stata allattata per ben 2 anni e mezzo, non ha mai conosciuto la disappetenza in vita sua, anzi forse talvolta le potrebbe paradossalmente giovare…
Anche i loro ritmi alimentari sono totalmente diversi: Jade mangia lentamente e tende ad analizzare tutto ciò che trova nel piatto scartando con cura ed attenzione quello che non le aggrada, mentre Shanice fagocita tutto ciò che le capita a tiro, anche se si tratta di sottrarre cibo dal piatto dei genitori, della sorella o dei nonni. Insomma è davvero “una buona forchetta”, come si suol dire, e nel suo caso è appropriatissimo il detto “prima il dente del parente!”
Riguardo ai gusti alimentari, devo dire che sono molto simili: amano la buona cucina sia italiana che internazionale ed in particolare caraibica, che degustano grazie all’influenza della cultura paterna.

Dato che le tue figlie, crescendo nella stessa famiglia hanno a disposizione gli stessi cibi, come giustifichi la differenza di approccio dell’una e dell’altra?
In base alla mia esperienza di mamma e di ex-bambina disappetente, credo che l’approccio al cibo sia un fatto puramente personale ed individuale, su cui influisce anche il carattere del bambino e resta tale in tutto il corso della vita. Questo solo fino al momento in cui non si istaurino dei meccanismi psicologici che determinano un progressivo circolo vizioso di ansie nevrotiche da parte dei genitori e di ricatti psicologici, volontari o inconsci, da parte dei bambini.
Jade è caratterialmente una bambina posata e tranquilla a cui basta poco per saziarsi, mentre Shanice ha bisogno di energia pronta per poter dar libero sfogo alla sua vivacità ed irruenza.

Come vive una mamma la disappetenza di sua figlia? Rappresenta un problema, crea delle ansie? Se è un problema, questo è condiviso e vissuto allo stesso modo anche dal papà?
Solitamente la disappetenza di un figlio è vissuta dalle madri con enorme ansia ed apprensione e tende a diventare una vera e propria psicosi. Questo dà origine ad un processo quasi irreversibile di reazioni a catena che alterano e stravolgono il rapporto tra madre e figlio e che diventa difficilissimo arginare. Più la madre si innervosisce perché il bambino non mangia e più il bambino si irrigidisce e si blocca nei confronti del cibo, senza contare che questo diventa perlopiù un’arma di ricatto psicologico per ottenere ciò che vuole dal genitore, il quale farebbe qualsiasi cosa pur di vederlo mangiare almeno un pezzetto di qualcosa. I padri normalmente non entrano in questo processo per il semplice fatto che delegano alle madri l’onere di occuparsene e quindi hanno senz’altro il compito più facile ottenendo spesso maggiori risultati proprio per questo motivo.

Sei stata anche tu una bambina disappetente. Riesci a tornare indietro con la memoria ed a spiegarci cosa provavi di fronte alle ansie di tua madre? Cosa avresti voluto sentirti dire davanti ad un piatto che proprio non volevi mangiare?
Ebbene si, sono stata anch’io una bambina disappetente, figlia di genitori che mi avevano aspettata per ben 10 anni e che ovviamente concentravano tutte le loro attenzioni su di me, forse in maniera esagerata…. A detta di mia madre io sarei nata disappetente, ma alla base di questo rifiuto alla nascita c’èra un’intolleranza al latte, che fortunatamente fu individuata dal mio pediatra, nonostante allora non si focalizzasse molto l’attenzione su questo tipo di disturbi. Comunque, a prescindere dall’intolleranza congenita, io sono cresciuta con una disappetenza che definirei “cronica” proprio per questo atteggiamento esageratamente assillante ed ossessivo di entrambi i miei genitori. Il momento del pasto a casa nostra era un incubo per tutti ed a me veniva la nausea soltanto al pensiero di avvicinarmi a quella tavola e di vedermi riempire il piatto con qualità e quantità di cibi che decisamente non facevano per me!!!! Sognavo di sentirmi dire “mangia solo ciò che vuoi” ed invece ad ogni pasto vedevo i miei, ma nel mio caso stranamente soprattutto mio padre, affienarsi sul mio piatto e riempirlo di quantità indiscutibilmente spropositate per il mio stomaco, forzandomi a finirlo tutto. Vi assicuro che è un vero martirio!!! Senza contare che adesso mi rendo conto di aver usato, anche se inconsciamente, questa disappetenza come una un’arma di ricatto psicologico per ottenere ciò che volevo dai miei genitori, i quali mi promettevano mari e monti in cambio di un semplice piatto di pasta.
Devo inoltre constatare che queste componenti psicologiche rimangono per sempre e fino ad oggi riconosco di somatizzare le eventuali contrarietà o preoccupazioni con lo stomaco, che si chiude rifiutando completamente il cibo… E’ per questo motivo che dobbiamo badare a non danneggiare in maniera permanente i nostri figli con dei comportamenti inadeguati anche se semplicemente dettati dall’inesperienza.

Adesso, da mamma, l’esperienza di essere stata una bambina che mangiava poco, ti aiuta a capire tua figlia?
Assolutamente si. Proprio perché ho vissuto l’esperienza della disappetenza in prima persona ho capito perfettamente il disagio di mia figlia e non ho voluto riproporle “la violenza alimentare” che avevo subito io. Jade prendeva tantissimo latte materno, con cui si è nutrita fino ai 2 anni, oltre a mangiare normalmente tutti gli altri alimenti, ma poi ha smesso improvvisamente di mangiare proprio in concomitanza con l’interruzione dell’allattamento, probabilmente per quella che chiamano “sindrome da distacco”.
Devo dire che l’ingrediente principale del mio successo in questo frangente è stato il fatto di non farmi prendere dall’ansia e di ragionare a mente fredda, memore della mia esperienza di bambina.
Ovviamente un rifiuto alimentare significa anche denutrizione per un bambino piccolo e questo chiaramente giustifica l’apprensione e l’angoscia delle mamme in questi casi, ma io ho risolto il problema offrendo alla bambina come primo cibo del pasto le proteine (carne, pesce o uova) a discapito dei carboidrati e questo mi assicurava quell’ apporto nutrizionale minimo che le garantiva la sopravvivenza.

Verso che età puoi dire che tua figlia sia riuscita a “sbloccarsi” nei confronti del cibo? Ed è dipeso da qualche evento particolare o da qualche metodo usato, o soltanto dalla sua crescita?
Miracolosamente, verso i 5 anni è avvenuto questo sblocco di mia figlia Jade che ha cominciato a mangiare quantità finalmente adeguate di cibo e precedentemente insperate. Ammetto che sentirle dire “mamma, ho fame!” è stata una bellissima sensazione ed un gran regalo per me! Ritengo che questo sia stato uno sblocco naturale del suo organismo che ha semplicemente cominciato a richiedere più risorse nel momento in cui le necessitava per la crescita.
Secondo me, infatti la disappetenza può essere di due tipi: una di natura fisiologica congenita ed un’altra di natura puramente psicologica, ma sfortunatamente a volte a causa degli eccessi (per altro ben giustificati dei genitori) la prima può sconfinare nella seconda….
Jade ha avuto la fortuna di avere una mamma ex-bambina disappetente e quindi la sua disappetenza “congenita” non si è trasformata in una sindrome di natura psicologica e l’ha semplicemente superata in maniera totalmente naturale nel rispetto più assoluto dei suoi tempi. Un consiglio che posso dare alle mamme di figli disappetenti è senz’altro quello di non farsi prendere dall’ansia, anche se mi rendo conto che sia più che naturale averne, ed avere il coraggio di non insistere con il cibo, prendendo ovviamente le dovute misure garantendo un apporto nutrizionale minimo a base di proteine per non incorrere in deperimento fisico e denutrizione

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1 thought on “Intervista a Valentina: mamma e figlia di poco appetito”

  1. First é un bambino inappetente ed io sono stata una bambina inappetente, credo che molto facciano anche le altre persone, in genere io non mi preoccupo perché sò che mangia il necessario per la sopravvivenza. Ma quando tutti mi dicono: “non é troppo magro?” mi iniziano a venire i dubbi e le ipocondrie …

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