-“scusi, ma dobbiamo comprare del materiale al Vikingo per l’inizio della prima elementare?”
– “materiale? Che materiale?”
-“non so, cose tipo matite, penne, un astuccio con i colori, quaderni, libri. Cosa dobbiamo comprare?”
La scuola elementare di mio figlio è iniziata da qualche giorno, e non vi nascondo una certa commozione (oddio mio figlio sta già in prima!), un bel po’ di ansia organizzativa (come deve stare a scuola alle 8:20???), e una buona dose di stupore viste le novità da digerire che non riguardano solo l’inizio della scuola dell’obbligo, ma anche il fatto di viverlo in un paese diverso dall’Italia. Ecco quindi qualche racconto di prima mano sul funzionamento della scuola in Svezia, che voglio riassumervi per quel che ho capito finora. Nel leggere quello che scrivo vi ricordo che io vivo a Stoccolma, in un quartiere relativamente benestante, e non sono minimamente al corrente di quello che succede nel resto della Svezia se non a grandi linee in base a quello che leggo sui quotidiani.
Iniziamo con il sottolineare che la scuola elementare in Svezia inizia a 7 anni, quindi un anno più tardi rispetto all’Italia. L’anno precedente i bambini sono invitati senza obbligo di frequenza ad un anno propedeutico in cui si lavora principalmente sulla formazione della classe, come gruppo unito, gettando le basi per l’anno seguente.
La frequentazione della scuola dell’obbligo non implica nessuna spesa aggiuntiva, tutto il materiale è fornito gratuitamente dalla scuola, la frequenza alla scuola è gratuita, non si paga nulla per il pranzo né per la merenda del pomeriggio. Siamo tenuti a fornire un frutto. Basta. Niente astucci, matite, penne, quaderni, libri, nulla di nulla. Niente.
Ci avevano detto che avremmo avuto un solo insegnante, ma guardando lo schema mi sono accorta che Il Vikingo avrà una maestra principale di riferimento per lo svedese, la matematica, e il disegno, una maestra per l’inglese e intelligenza emotiva, una per la musica, e una per la ginnastica, per un totale di 4 insegnanti. In più il Vikingo beneficerà dell’insegnante di madre lingua una volta a settimana, e di una insegnate di sostegno per bambini di madre lingua diversa dallo svedese per delle lezioni aggiuntive rispetto all’orario scolastico di base.
La divisione delle ore di lezione settimanali non riserva meno sorprese. Ho appreso infatti con stupore che la lezione di inglese dura ben 20 minuti: solamente venti minuti, che ti fa chiedere come sia possibile che gli svedesi parlino così bene l’inglese. Per contro fanno due lezioni di musica di 30 minuti l’una, altri 30 minuti di disegno, e ben 40 minuti di lezione di intelligenza emotiva a settimana! Educazione fisica è due volte a settimana con lezioni di 40 minuti ciascuna. Confesso che non so come funziona in Italia, ma mi sono stupita moltissimo nel leggere questo schema e sto ancora cercando di capire se mi piace oppure no.
Non finisce qui. Alcune lezioni delle materie fondamentali, svedese e matematica, vengono fatte a metà classe per volta. In pratica, mentre metà classe lavora con l’insegnante, l’altra metà gioca in un’altra aula. In questo modo l’insegnante può lavorare con gruppi più piccoli composti da una dozzina di bambini, e monitorare meglio il coinvolgimento di ogni singolo bambino.
Nota dolente per quel che mi riguarda continua ad essere il tempo minimo dedicato al pranzo. Il tempo dedicato a quello che per molti italiani è il momento più importante della giornata è di appena 20 minuti. Tempo durante il quale i bambini devono servirsi il cibo da soli (sotto la supervisione dell’insegnante), andare a sedersi a tavola, mangiare senza parlare o giocare, sparecchiare, pulire il tavolo e rimettersi in fila per uscire a giocare in giardino.
A me l’idea di questo pranzo veloce e in silenzio, con il cibo che naviga in improbabili salsine, mette una certa tristezza, e penso a fatto che dovremom cercare di compensare al meglio a casa, trasformando il pasto serale in un momento conviviale piacevole.
Ma veniamo ad un’altra sorpresa. Un giorno a settimana si tiene il consiglio di classe, della durata di 40 minuti. A detta delle insegnanti questo è un momento importantissimo durante il quale i bambini imparano a dire la loro sulla loro scuola, imparano ad ascoltare quello che dicono gli altri, ad esprire i loro bisogni e idee di fronte a tutta la classe, e a discutere per trovare un accordo soddisfacente per tutti. Si tratta quindi di lezioni pratiche di democrazia e in Svezia iniziano a 7 anni. Stupiti? io si.
E gli intervalli? Si svolgono rigorosamente all’aperto, in giardino. All’obiezione di alcuni genitori che spesso i bambini escono in giardino con vestiti non adatti alle condizioni climatiche, e che sarebbe auspicabile un maggiore controllo da parte delle insegnanti, la maestra ha risposto che loro invitano i bambini a ragionare con la loro testa e a capire da soli se fa freddo o meno. I bambini infatti escono in giardino a giocare da soli, non con l’insegnante (in giardino ci sono dei controllori, che sono spesso genitori volontari), e al suono della campanella rientrano in classe da soli. L’autonomia del bambino è a livelli per noi italiani quasi inimmaginabile.
Un altro genitore, evidentemente preoccupato del fatto che la figlia già sapesse leggere, e potesse annoiarsi in classe ha chiesto delucidazioni su come intendono comportarsi per affrontare eventuali disomogeneità della classe. E qui è venuto il bello. L’insegnante ci ha spiegato che loro non cercano in alcun modo di appiattire il livello della classe, ossia di portare tutti allo stesso livello. Ha affermato con gran sicurezza che è dimostrato che facendo ciò gli unici che si trovano bene sono gli studenti di livello medio, che hanno possibilità di confrontarsi con chi sta peggio di loro, acquisendo sicurezza, e con chi sta più avanti, avendo quindi un esempio positivo da raggiungere. Secondo lei invece sia i bambini con più difficoltà che quelli più avanti in questo modo soffrono, perdono interesse, e difficilmente riescono a migliorare. Il loro modo di procedere invece è completamente diverso. Da quel poco che ho capito ogni bambino segue il suo livello di apprendimento scolastico, e si identificano degli obiettivi personali, offrendo sfide specifiche al livello del bambino. Quindi ad esempio se la classe sta esercitandosi nella lettura, ad un bambino che ha difficoltà verranno dati compiti diversi rispetto al bambino che è già in grado di leggere in modo fluente. In pratica esiste una scala di valutazione della preparazione che descrive vari livelli, ad esempio per la lettura si va dal “sa che la scrittura procede da sinistra a destra”, “legge parole con l’aiuto di immagini”, “conosce il suono delle lettere” fino a “legge frasi complesse con parole che non conosce” e così via. Se un bambino è al livello 4, il suo obbiettivo è quello di raggiungere il livello 5. Se una bambina è al livello 9, dovrà raggiungere il 10. I nostri dubbi sono ovviamente se un bambino parte ad un livello inferiore, riuscirà mai a recuperare?
Di certo noi genitori abbiamo un compito arduo: in primis dobbiamo capire come gestire la nostra ansia (oddio l’amichetto G. sta al livello 8, come è possibile che nostro figlio stia ancora al 5??), e al tempo aiutare nostro figlio a concentrarsi sui suoi obbiettivi, e gioire insieme a lui per i suoi progressi. In realtà questi livelli da quello che ho capito vengono discussi principalmente con i genitori, e non molto con i bambini, che percepiscono solo che hanno compiti da fare diversi, ma non ne sono totalmente certa. Vi confesso che affronto questo inizio di scuola con un minimo di preoccupazione misto a curiosità, ma anche a tanta fiducia. Tornerò ad aggiornarvi nel corso dell’anno, man mano che capisco meglio il funzionamento.
@ Serena
Veramente no, non l’avevo capito! Forse perché il termine “consiglio di classe” da noi si riferisce alle riunioni periodiche fra insegnanti e genitori, una riunione fra insegnanti e bimbi immagino verrebbe chiamata “assemblea di classe” o simili (in svedese immagino si usi una parola che somiglia all’inglese “council”, giusto?). Messa così probabilmente è un’abitudine che ogni scuola oppure individualmente ogni insegnante potrebbe adottare come parte del suo progetto educativo, chissà forse qualche insegnante già lo fa, sarei curiosa.
May I say something about the “class council”. According to me, it’s not really a matter of age. The usual paradigm applied in many school is that the children are not supposed to take any decision about their life in the class. On the contrary, Class council try to reverse this way of thinking.
This year in my class (9 yr old children), there was a box “The box”. Into this box, children could get tickets for what they liked, disliked during the weeks. They could also suggest some projects (a visit, a presentation…). Class council was also the moment to talk about our newspaper, about their work plan, about their workshops (origami, recycled paper, magnetism)… About every important subjects for them. If any problem or suggestions in the class, they were able to take some decisions. Of course, the teacher is always around to take care that decisions are not to severe for any other child. During the class council, questions are always function of the age. So for very young pupils, questions are usually more simple (pen broken, child bothering another one, books to be read, presentations…).
It’s a very good way to involve children in all the activities of the class (it’s more interesting to work on a project you vote for). Class council is the first place to learn non-violent communication, democracy, citizenship…
It’s sometime a little more tricky for teachers to include the learning they are supposed to acquire. But it’s not the children business.
Sorry i was too long and my english is probably disgusting.
Concordo con Letizia :
Una società di adulti “in gamba” nasce indubbiamente da bimbi educati bene!
Mi ricordo che con l’omologazione non sono mai andata d’accordo,finire i compiti in classe un’ora prima degli altri, per me ha comportato più fiducia, ma sicuramente un gap della scuola che non è concepibile….bravi svedesi
così a primo acchito mi sembra una figata.
poi magari stanotte mi viene l’illuminazione e mi ricredo, eh.
però il fatto dei gruppetti e dell’individualità, del giocare mentre gli altri studiano, del separare il pranzo dal gioco, dei compiti in base alle capacità, dell’autonomia… mi piace, ecco.
@Mammafelice però diciamolo che dipende anche dagli insegnanti che troviamo, e quelli di tua figlia è meglio che non dico cosa ne penso. L’asilo del mio è quello considerato “di scarto” perchè col più alto tasso di stranieri e rom (per dire: i giochi in giardino sono quelli tolti dall’altro asilo quando lì hanno messo quelli nuovi), ma nonostante le carenze strutturali e di materiali, la scarsissima collaborazione dei genitori e tanti bambini che l’italiano lo capiscono a malapena, le maestre si impegnano e fanno prescrittura, precalcolo, e tutto il programma necessario per prepararli alla prima elementare. Gli danno pure i compitini nel fine settimana per abituarli a dover fare i compiti a casa, per dire.
Siamo anni luce da quanto descrive Serena, ma non è nemmeno come lì da te, e la differenza è solo nelle persone e nell’impegno che ci mettono.
Insomma, sei stata sfortunatella te o fortunata io, ecco.
(l’anno prossimo però lo devo iscrivere in una scuola che on è quella di competenza per la residenza, perchè quella che ci spetterebbe sembra abbia insegnanti pessimi)
…però un sacco di nozioni non servono a niente se non impari a stare al mondo..forse verranno utilizzare dall’1% ( forse ) di chi le riceve gli altri saranno smarriti nel mare del sapere…senza trovare una propria strada.
poi io dico, se un buona massa critica di paesi ha raggiunto conclusioni piu’ o meno simili, salsina piu’ salsina meno 🙂 (e la tabellina ferrea mi pare anche molto scandinava!) non e’ che forse, forse, sono cose sensate da applicare comunque? L’individualita’ anche qui e’ un valore, non un vizio, tanto che nel rapporto di fine anno sul tuo bimbo ti danno informazioni sul “suo” livello rispetto al curriculum e alle aspettative (tipo, ti possono dire per un bimbo alla fine della terza elementare che la sua capacita’ di lettura e’ pari al livello quarta elementare, o magari di seconda elementare se arranca) ma non danno un “voto”….. ops ho detto voto? ma non era un altro post questo? 😛
forse lo conosci gia ma sicuramente questo simpatico Papà “esportato” in Svezia può aiutarti a chiarire un po di dubbi…ha gia due bimbe 🙂
http://congedoparentale.blogspot.it/
ciao
p.s. la svezia è proprio un altro mondo …
@alberto grazie della segnalazione. Stefano lo conosciamo bene. Lo abbiamo anche ospitato su questo sito qualche tempo fa: https://genitoricrescono.com/intervista-ad-un-papa-in-congedo-parentale/ 🙂
@Mammafelice @Silvia io mi chiedo però se questa tendenza all’omologare sia un problema di risorse o di ignoranza, nel senso letterale di ignorare altri modi di procedere. Sono quasi certa che il carico di lavoro dell’insegnante svedese non è superiore a quello dell’insegnante italiana. Si tratta di una organizzazione diversa del lavoro. Da quello che ho capito c’è anche molto studio individuale coinvolto. La scuola italiana è una scuola in cui si imparano moltissime nozioni, credo che le nozioni nella scuola svedese passino in secondo piano, proprio per dare spazio ad altri aspetti. Una buona via di mezzo sarebbe certo auspicabile 🙂
Chiamiamola con il suo nome: qui in Italia, a meno di non trovare qualche scuola davvero illuminata (probabilmente non pubblica), io parlerei di omologazione. Per dirne una: mia figlia quest’anno fa l’ultimo anno di scuola materna. Non faranno prescrittura o cose simili, perché ci sono troppi bimbi che non parlano italiano. Si livella tutto verso il basso, come a dire: il livello a cui tendere è quello a cui tutti possono arrivare.
io non sono d’accordo, e non perché ritenga di avere un genio di figlia: mi piacerebbe semplicemente ci fossero più stimoli per chi manifesta interesse.
Disomogenietà! I nostri maestri la vivono come IL MALE. La classe DEVE essere omogenea, a tutti i costi. Salvo poi non saper spiegare, a domanda specifica, cosa voglia dire questa omogeneità. Dunque i bambini devono essere tutti uguali, castrando le loro caratteristiche? No giammai. Ok, allora cosa vuol dire che il guaio della classe è essere disomogenea? Che i bambini sono diversi.
E io alla fine, ho ceduto di fronte al cane che si morde la coda e non discuto più: battaglia persa. Persa da loro come insegnanti, però.
Ecco, questo è il cruccio del rapporto con gli insegnanti del Piccolo Jedi: per loro la disomogenità è ingestibile e l’idea che i bambini non siano tutti allo stesso livello è un segno di malessere.
I comportamenti e gli interessi non omologati, in ogni senso, sono destabilizzanti.
Poi mi rendo conto che, nella pratica, sono più tolleranti (si, lo so, il termine è brutto, ma per loro è tolleranza) di quello che loro stessi vogliono ammettere di fronte alle diverse caratteristiche dei bambini. Insomma, sono più bravi in pratica, che quando ne parlano con i genitori (e alla fine, quindi, accusi il colpo, smetti di replicare, ma poi ti rendi conto che i bambini non ne soffrono).
Per il resto, la durata delle lezioni è molto varia: una stessa maestra ha diverse materie e le gestisce nelle sue ore come meglio crede nella giornata. Certo, il maestro di matematica, quest’anno aveva 4 ore consecutive e al massimo, poteva alternare tra matematica e geometrie, avendo solo quelle materie.
Il consiglio di classe svedese lo trovo davvero un’idea dirompente: l’affermazione definitiva che i soggetti scolastici sono i bambini. La scuola italiana continua a farne degli oggetti dell’istruzione. Ma del resto forse in Svezia nessuno ha paura di formare cittadini liberi.
I 20 minuti del pranzo sono davvero pochini. Da noi sono almeno 40, con conversazione libera tra bambini e anche con maestri (che però raramente mangiano alla mensa, anche se potrebbero). Però, insomma… baratterei volentieri un pasto veloce con un consiglio di classe!
Dai Vikingo, che non deve essere male lì!
Thanks for your post. I’m currently trying to understand why the french pupils are so weak at school.
In France, we are very very far from that. The french system is focused on the acquisition of knowledges on the acquisition of skills, not on the child himself.
In my class, I try to apply the pedagogy of Celestin Freinet, a french teacher from the firt part of the XXth century. It’s not easy because the children are not used to work like this (class council, “what’s new” time, work plan…), because of the parents who doesn’t understand why I don’t use the same methods they got, because of the institution which is not very interested to give children more opportunities to think by themselves.
By the way, I read a recent article describing the swedish system and it seems that it’s based on Freinet way of thinking.
The quality of the swedish system is a very good plea for me to go on this way.
@Greg thanks for your comment. Nice to see we can inspire also some French teacher! The Swedish school system is far from perfect I believe, but there is still much other nations can learn from it. Hugs to you my friend 🙂
Caspita decisamente un modello differente.
Anche la maternelle francese pubblica ci ha chiesto un contributo minimo rispetto alle liste della spesa della scuola italiana.
Ma quello che più mi colpisce di quello che ci hai raccontato è la quantità e la brevità delle attività dedicate ai ragazzi
@Biancume anche io sono stupita di questo orario di 20-30 minuti per materia. Però a pensarci bene a questa età non è facile concentrarsi per tempi più lunghi. E ben venga la ginnastica e il gioco all’aria aperta che continua ad essere importantissimo.
è tutto bellissimo!!! che invidia!!!
pranzo: anche qui in Italia sono 20 minuti (i miei figli fanno il tempo pieno in una scuola pubblica) anzi, chi finisce prima può uscire a giocare prima degli altri….così li stimoliamo ad essere veloci mi ha detto un’insegnante…bah….io ho un figlio che, come me, mangia velocissimo, e fa tempo pure a fare il bis…..e una figlia che è lenta lentissima come il suo babbo e molte volte non riesce a finire tutto o lascia a metà il primo per attaccare il secondo…
Sto morendo di tristezza al pensiero di cosa aspetta noi: pensa che ci trasferiremo, pur di non mandarla nella scuola di quartiere. Ho già la depressione per questo ultimo anno di scuola materna.
Goditela, che qui una cosa del genere non si trova. Sigh.
@Mammafelice pat pat. So che molte scuole italiane sono in condizioni pessime, e infatti ci penso sempre un po’ prima di scrivere questi post per evitare di gettarvi in depressione (scrivo veramente poco della nostra vita in Svezia in generale a dire il vero). Il fatto è che mi auguro che qualche persona illuminata, con un minimo di potere decisionale, possa casualmente leggere questi post e provare ad applicare qualche cambiamento nella sua scuola. Partendo dalle riflessioni su come funziona negli altri paesi si può migliorare il proprio stato. Poi guarda che anche qui ci sono parecchie cose che non vanno, e non è tutto rose e fiori, ma io mi trovo abbastanza d’accordo con la filosofia di base.
Mi piace molto, e non mi stupisce affatto questa grande attenzione alla individualità. Bravi svedesi!
A mio avviso sono scelte molto intelligenti.
Anche secondo il metodo Steineriano l’elementare dovrebbe iniziare all’età di 7 anni, e si dà molta importanza all’attività fisica, musicale, creativa insomma…qui addirittua “intelligenza emotiva”!!
Una società di adulti “in gamba” nasce indubbiamente da bimbi educati bene!
In bocca al lupo, Serena, per questa nuova grande avventura; ma mi sembrate in ottime mani e vi invidio un po’!
Di tutto quello che mi colpisce di più è il consiglio di classe con la presenza dei bambini che sono chiamati a dire la loro. Se la memoria non m’inganna nella mia storia di alunna ho iniziato a vivere questo in 1^ superiore, cioè a 14 anni circa. Inoltre, il fatto di essere ascoltati e presi in considerazione seriamente da genitori e insegnanti in quanto sufficientemente maturi per esprimere un’opinione, non era per nulla scontato 😉
@CloseTheDoor non so se si capisce dal mio post, ma il consiglio di classe è solo composto dai bambini, e immagino anche dall’insegnante, niente genitori. Chiaramente è solo un esercizio di democrazia e non so se prenderebbero veramente in considerazione le loro proposte di maggiore gioco libero e minore studio 😉
@Cinzia no dai, anche in Italia solo 20 minuti? Ma allora mi riprendo un po’, già ero pronta a dargli sotto agli svedesi. Le salsine però non ce le leva nessuno purtroppo. Ah ah ah!
@Letizia l’attenzione all’individualità è la parte più bella di tutte, i percorsi individuali invece un pochino mi spaventano, soprattutto nel caso in cui il bambino si accomoda sulla sua posizione e non subisce la spinta del gruppo per migliorarsi. Ovviamente bisognerà vedere in pratica come il tutto verrà svolto.