Giocattoli per bambine e occasioni perse

goldiebloxCircola in questi giorni in rete un video che mostra la pubblicità di un nuovo kit di costruzioni per bambine, non so se l’avete visto.

Se ne è parlato un po’, in rete e sui giornali, anche in blog importanti come quello di Giovanna Cosenza, mi sono però resa conto che i media non hanno riportato tutta la storia, che invece è molto più interessante di quanto non traspaia dal video.

La storia parte da lontano, quando una ragazza di un piccolo paese negli Stati Uniti venne spinta dai suoi insegnanti a frequentare ingegneria meccanica a Stanford, a dispetto del fatto che a lei non sarebbe mai venuto in mente. La ragazza non sapeva quanto l’avrebbe appassionata, quanto ci avrebbe trovato dentro di design, di creatività, di psicologia, insieme alle materie più tecniche. Anni dopo, questa ragazza, Debbie Sterling, si ritrovò a discutere con colleghe ingegnere del problema annoso di quanto sia frustrante vedere così poche donne iscriversi ad ingegneria, e di come le bambine non siano stimolate a pensare ad una carriera ingegneristica, e che magari si potrebbe fare dei Lego rosa per poter convincere le bambine a provarli (nota: la Lego poi li ha fatti davvero i mattoncini rosa, anche se con risultati scoraggianti).

E così Debbie ha un’idea, ci pensa e ci ripensa, si mette al tavolo da disegno, e tira fuori dal cappello magico un gioco che sviluppa la logica e il problem solving, proprio come i Lego, MA, ma che si basa su quello che alle bambine piace fare di più, cioè parlare per (e raccontare) storie. Nasce quindi il prototipo di GoldieBlox (un gioco di parole su Goldie Locks, la curiosona Riccioli D’Oro della favola).
Per poterlo finanziare, ispirata ai vari progetti di solidarietà, si iscrive a KickStarter, che è un portale che aiuta a realizzare progetti creativi e di design (in US e UK) col meccanismo del “crowd funding”, le micro-donazioni. Debbie crea la sua pagina sul sito, stima che per realizzare i primi 5000 esemplari le serviranno 150mila dollari, e aspetta i piccoli donatori, facendo circolare il promo in rete. Secondo le regole di KickStarter, se un progetto non raggiunge il suo target di fondi in un periodo stabilito, il progetto decade. Debbie raggiunge e supera la cifra in solo due settimane, raggiungendo 285mila dollari allo scadere del termine.

GoldieBox diventa una realtà, gli ordini cominciano a fioccare, i video a circolare, e ora è stato inserito nel catalogo di molti retailer di giocattoli, fra cui il gigante multinazionale Toys’R’Us. Ed ecco il video cosa rappresenta, la conquista di Toys’R’Us da parte delle bambine di GoldieBlox!

Dispiace che per una volta una storia che valeva la pena raccontare sia passata come una curiosità da oltreoceano, se non addirittura un’operazione “markettara”. Dal mio punto di vista, è stata un’altra occasione persa dai media per raccontare la questione femminile delle donne in scienza e tecnologia, una questione nella questione.

E anche un’occasione persa per un discorso laterale: abbiamo sempre commentato, anche in questo sito, della snaturalizzazione di certi “giochi” quando diventano connotati ad un genere. Abbiamo detto che vorremmo giochi neutri, apprezzando la Lego “di una volta”, che aveva colto nel segno, e si rivolgeva indistintamente a bambini e bambine. In questo caso invece l’approccio è diametralmente opposto: questo è un prodotto MOLTO specifico per genere, è un prodotto espressamente rivolto alle bambine. Ed è rivolto alle bambine di proposito (un proposito non markettaro), cioè quello di interessare LE BAMBINE in special modo alla scienza e all’ingegneria.
Un’operazione, questa, per me che sa di rivoluzione nella rivoluzione, visto che a volte anche chi vuole rompere gli stereotipi diventa vittima di stereotipi: molti di quelli che hanno condiviso il video lo hanno fatto in nome dell’ “abbasso il rosa”, mentre invece nel video TUTTO è rosa, tutto è molto molto femminile, dal tutù, alle bambole, alla bicicletta con i nastrini. Eppure se si guarda al lungo termine (avere più donne nelle tecnologie e nelle scienze) e non al corto (pink stinks) il risultato potenziale è molto più sostanziale e appetibile.

È che magari per raggiungere traguardi importanti bisogna lavorare su vari fronti, pensando in modo laterale una volta di più?

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18 thoughts on “Giocattoli per bambine e occasioni perse”

  1. (volevo dire “convogliare il messaggio che bisogna SFATARE che “maschilizzarsi” sia buono e positivo” e sia in effetti l’unica maniera)

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  2. @Chiaradilo no, è vero, il marketing non è un male, anzi, il marketing, per come influenza volente o nolente il consumatore, può essere un grandissimo e potentissimo dispositivo, se si vuole raccoglierlo e usarlo, come diceva @Camomilla, e infatti chi snobba l’operazione come di semplice marketing (qualsiasi operazione in realtà) e cerca di smontarla dicendo ma tanto ci vogliono solo guadagnare, a me un po’ infastidisce, ovviamente ci deve essere anche un guadagno da parte di chi investe e ci crede.

    @Sfolli, mi ero persa questo particolare spot, ne avevo visto altri, ma si questo è particolarmente bieco :-/ il bello è che si basa in principio sullo stesso assunto, e cioè che convogliare il messaggio che bisogna “maschilizzarsi” per far cose interessanti sia buono e positivo, solo che se rendere manifesto l’artificio retorico funziona molto bene con i bambini e le bambine, per via di tanti fattori, con gli adulti invece la manifestazione rende il messaggio ridicolo, e totalmente controproducente, secondo me.

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  3. Proprio una bella storia, anch’io me l’ero cercata, incuriosita dal video tutto rosa.
    Che poi il video e’ proprio il racconto di come si possano conciliare rosa e scienza, ma in modo intelligente, non come quel deludente video dell’Unione Europea per promuovere la presenza femminile nel mondo dela scienza
    https://www.youtube.com/watch?v=g032MPrSjFA
    Perche’ la questione va ben oltre il Rosa si o Rosa no, cosa della quale si illudono pubblicitari e designer pigri e superficiali, come quelli del Lego rosa o perfino delle Bic rosa
    http://www.amazon.co.uk/product-reviews/B004FTGJUW
    (linko i commmenti perche li ho trovati divertentissimi!)

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  4. Chiaradilo, lasciami dire che tuo figlio è fortunato ad avere una mamma che lo asseconda nell’acquistargli una cucina. Puoi sempre rispondere al giocattolaio che da grande farà lo chef Michelin. Tanto qualunque lavoro da donna, fatto come professione e a livelli eccellenti, è “da uomo” 😉

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  5. Un po’ OT rispetto all’argomento dell’articolo, però lasciatemi dire che il marketing non è necessariamente il male, ma è un’area del business che si occupa di vendere i prodotti, e per capire come farlo a volte cerca, individua e crea delle nicchie che non sono state ancora esplorate.
    Anche Goldie Box è marketing, o meglio fa del marketing. E’ quello che c’è intorno che ci deve interessare. Il mio secondo figlio che chiede a tre anni per natale una cucina, e il giocattolaio che non contiene la battuta.
    Aggiungo che secondo me quello che ci piaceva tanto in quella pubblicità Lego anni 70 è che c’era una bambina di cui non erano esaltate le caratteristiche di femminilità adulta che oggi invece sono parecchio esasperate. Sui media le bambine oggi sono, anche a cinque anni, troppo spesso delle pre-adolescenti seduttive. E’ lì che il mito del gioco intelligente fatica a farsi avanti, secondo me, a vantaggio del gioco “da femmina”.

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  6. Si si Close ho seguito tutta la discussione a proposito dei mattoncini Mattel e del Sapientino e la trovo veramente una questione riprovevole.
    Non so da quali menti bacate possano essere scaturite certe idee, ma io con quelle menti, proprio non voglio avere nulla a che fare.
    La cosa buona e’ che si stia discutendo della cosa e soprattutto non sia passata inosservata.
    Ma in questo post si parla di altro, secondo me la Sterling e le altre stanno avanti perche’ hanno pensato di utilizzare i simboli della comunicazione che passano volenti o nolenti per le nostre figlie per arrivare al loro scopo ovvero incentivare la partecipazione delle donne al mondo scientifico.
    Ora, non pensate soltanto all’Italia, all’Europa o agli Stati Uniti dove nel bene o nel male tutte noi abbiamo potuto scegliere e seguire le nostre inclinazioni, pensate a mercati come l’India, il Pakistan, l’Indonesia, ma anche vaste zone dell’Africa, bacini enormi di potenziali cervelli scientifici dove per cultura le bambine non vengono affatto indirizzate verso certi ambiti, e allora ben venga un po’ di pink per invogliare genitori e bambine a compiere il primo passo.

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  7. @barbara, si il messaggio e’ quello, non tanto su che pizza gli scaffali rosa, ma che pizza che nei miei scaffali rosa non trovo dei giocattoli che mi piacerebbe avere

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  8. Forse non ho capito bene il video ma a me il messaggio che è passato è “che pizza questi scaffali tutti rosa, siamo proncipesse col tutù da danza ma vogliamo fare le costruzioni, non solo giocare con le bambole”, messaggio col quale invece mi trovo d’accordissimo. Secondo me il punto centrale non è fare o non fare giochi da femmina o giochi da maschio, secondo me tutti * bambin° dovrebbero poter sperimentare tutto. Tranne prodotti secondo me educativamente dannosi, intendo, tipo le bambole 3/4 cosce e tacchi e minigonne ascellari. Quindi mi sta bene se mia figlia si mette i gioielli giocattolo (per giocare) se li alterna con cose che sviluppano la manualità, la scelta e il pensiero critico.
    Personalmente non capisco perchè delle costruzioni debbano essere rosa per interessare le bambine, ma io sono sempre stata una maschiaccia quindi probabilmente è un mio limite. Mi figlia ha il Lego di Cenerentola, ma dopo aver fatto la costruzione completa la prima volta i pezzi sono finiti nello scatolone con quelli di tutti gli altri colori, come trovo giusto che sia. E dove li trovano i suoi amichetti maschi quando vengono a giocare qui con lei, che è ancora meglio.

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  9. “L’importante, come tu hai giustamente sottolineato facendo riferimento alle costruzioni pink della mattel e’ che alle bambine in quanto femmine non venga passato il messaggio “tu non puoi fare questo o quello oppure le tue costruzioni sono ad un livello inferiore perche’ tu non sei in grado o non sei portata in quanto non portatrice di organo di riproduzione maschile”.”

    Camomilla infatti questa è la critica mossa da alcune femministe come Loredana Lipperini, che ha fatto notare che per esempio il Sapientino “classico” contiene domande di scienze, matematica ecc., mentre il Sapientino rosa parla di cucina, moda, bambole, insomma di frivolezze ed è molto, molto più facile. Stessa critica è stata mossa ai Lego rosa, dove le possibilità di combinazione dei pezzi, e quindi la difficoltà, e quindi la creatività, sono ridotte. Giochi rosa a misura di cervellini, si direbbe. Ma credo che sia un pensiero sofisticato che arriva dopo, il primo impatto è mettere in mano a un bambino cose dell’altro sesso dicendo che possono usarle.
    Ah, p.s.: esistono bambolotti, mini-carrozzine e mini-passeggini blu! Ma credo che ci vorrà ancora parecchio per scalfire una credenza radicatissima in Italia, ossia che se metti in mano a un maschio cose da femmina gli rovini la virilità…

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  10. “il pink era funzionale ad un obiettivo maggiore, senza quindi lasciarsi confondere dalla potenziale retorica negativa della cosa.”

    Esatto mi piace!

    Secondo me la retorica e’ sempre sbagliata, come la giri la giri.
    E piu’ se ne usa piu’ si fanno danni.
    L’importante, come tu hai giustamente sottolineato facendo riferimento alle costruzioni pink della mattel e’ che alle bambine in quanto femmine non venga passato il messaggio “tu non puoi fare questo o quello oppure le tue costruzioni sono ad un livello inferiore perche’ tu non sei in grado o non sei portata in quanto non portatrice di organo di riproduzione maschile”.
    Ma e’ la stessa cosa dire “tu portatore di organo di riproduzione maschile non puoi andare in giro con la borsetta e un bambolotto in mano perche’ tanto un giorno non sarai mai in grado di prenderti cura di un pargolo/a come lo fa la non portatrice di organo di riproduzione maschile”.
    E’ uguale e’.

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  11. Camomilla, sister!! 🙂 Hai ragione, e devo dire che la cosa che mi è piaciuta di più di questa vicenda è proprio che l’idea è venuta ad un’ingegnera in quanto ingegnera, divento molto di categoria in queste situazioni perché penso che per me l’essere informatico viene prima che essere donna, e che questo atteggiamento nella Sterling (o in quelle di Roominate) ha fatto sì che lei non si sia posta nessun problema a rendere il tutto “pink” proprio perché il pink era funzionale ad un obiettivo maggiore, senza quindi essere lasciarsi confondere dalla potenziale retorica negativa della cosa, cioè me la immagino a pensare in termini di goal oriented reasoning 😀

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  12. Mi fa molto piacere che qualcuno abbia scritto un articolo del genere su questo portale.
    Sono mamma ingegnera di una bellissima bimba nonche’ volontaria STEM (UK).
    Mettere le cose in chiaro e’ sempre molto importante e purtroppo,e’ vero, i pregiudizi di genere sono ancora troppo forti quando si parla di giochi da bambine/i.
    Siamo noi genitori che dobbiamo sforzarci ad aprire la nostra mente per cercare di costruire ai nostri figli/e un futuro piu’ equilibrato.
    Non e’ affatto facile, ovunque al mondo ci troviamo.
    Ed e’ facile incappare nel poco lungimirante “pink stink, adeguati all’essere maschio se vuoi un futuro nel mondo delle scienze/ingegneria”.
    Io ai miei tempi (erano altri tempi) ci cascai e sto ancora recuperando il mio lato femminile soppresso per anni, che invece tanto naturalmente era presente in me.
    Qui in UK questo prodotto ha avuto abbastanza risonanza devo dire, si stanno sforzando.
    Tra l’altro ha fatto molto scalpore anche la notizia di un noto supermercato che aveva messo un gioco “piccolo chimico” nello scaffale dei giochi da bambino. Gran polverone, il noto supermercato e’ stato denunciato, ha fatto pubblica ammenda e il tutto ha creato una discussione che, in qualche modo, e’ arrivata un po’ a tutti.
    Io sono ottimista. Ce la faremo.

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  13. @Close, si conosco Roominate, sono persone diverse, ma anch’esse due ingegnere di Stanford 🙂 e con lo stesso obiettivo, avvicinare le donne alle cosiddette carriere STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Roominate e’ un gioco di costruzioni “classico”, un incrocio fra Lego e Meccano o K’nex avanzato, ma indirizzato alle bambine nel senso che si possono costruire case per bambole per esempio, magari con un mulino a vento funzionante con una dinamo sul tetto, o con il campanello della porta collegato ad un pulsante (costruito dai bambini) o con le luci che si accendono e spengono a tempo, insomma, applicando concetti di ingegneria a cose che e’ piu’ probabile alle bambine interessino, non solo trattori e elicotteri (che poi questo sarebbe stato l’obiettivo di Lego Friends che mi sarebbe piaciuto vedere, invece di fermarsi al rosa). GoldieBlox approccia la cosa proprio in maniera diversa, ed ha un target ancora più basso come età, si rivolge a bimbe di 5 o 6 anni, ogni kit ha un libro associato, quindi e’ un gioco e una storia allo stesso tempo, e le bimbe devono costruire un meccanismo come raccontato nella storia.

    Sulla strategia, non posso che concordare, il mercato differenziato non se ne andrà per il momento, e magari è anche giusto così, magari ci deve essere un passaggio nella vita dei bimbi più piccoli in cui l’identificazione con il proprio genere diventa una tappa importante da attraversare prima di arrivare allo step successivo, quindi sono sicura che questi giochi che sono espressamente rivolti a bambine raccoglieranno un consenso molto più vasto, e raggiungeranno molte più bambine (anche perché saranno scelti molto più facilmente come regalo anche da adulti meno attenti a questioni di genere) che lo sforzo, che non può che essere individuale, del singolo genitore che si impegna a comprare cose non connotate.

    E guarda, ti dirò, sarebbe molto bello se una cosa analoga succedesse con i bambini, e con i giochi che magari non fanno volentieri (tipo, giocare alla famiglia, prendersi cura di una bambola etc) ci vedrei molto bene un kit di bambolotto per far giocare ai papà, quindi molto maschile come impostazione sia nei colori sia negli accessori, o per cucinare e così via 🙂

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  14. Conoscevo “Roominate”, è la stessa persona o un’idea simile? Sono abbastanza d’accordo, come si dice: se non puoi combatterli, unisciti a loro.
    Ormai il marketing diviso per generi è una realtà affermata, nei negozi le file di scaffali rosa/viola e di scaffali multicolori (perché è anche quello che mi dà fastidio, la varietà di colori è solo maschile, il rosa è un ghetto femminile).
    La conseguenza diretta è che ai bambini forse non viene più detto apertamente ma viene loro fatto capire con il colore che alcuni giochi sono da maschi e altri sono da femmine. Ho sempre risposto comperando per mia figlia giochi multicolori e unisex, lei ha il triciclo blu e rosso, costruzioni colorate ecc. Ma un giorno qualcuno le ha detto che non poteva giocare con costruzioni e camion perché erano da maschi. Allora mi sono incazzata e le ho preso un Meccano rosa. Al prossimo compleanno arriverà una Barbie esploratrice. Al prossimo compleanno ancora una Roominate. Perché nessuno dovrà dirle che sta sbagliando a prendere in mano un martello perché è una femmina.

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