Un’esperienza di affido familiare

L’affido (o affidamento) familiare temporaneo: un’esperienza di accoglienza e condivisione, nelle parole di chi la sta vivendo in prima persona

Foto di Rebecca VC1 utilizzata con licenza Creative Commons
Foto di Rebecca VC1 utilizzata con licenza Creative Commons

Abbiamo chiesto a Chiara, che su Twitter e Instagram è conosciuta come @puffosaltatore, di raccontarci l’esperienza dell’affido familiare.
Da qualche mese lei e la sua famiglia hanno intrapreso il percorso dell’affido e ora è “mamma” per la terza volta di una bambina di nove anni.


Come hai deciso di prendere una bambina in affido?

Questa è veramente LA domanda, e ce la siamo sentiti fare moltissime volte anche nella versione “perché? non vi bastavano i vostri? “

Sinceramente non ho una risposta chiara che dimostri incontrovertibilmente la saggezza della scelta. Metto sul piatto il percorso di una vita in cui il tema dell’accoglienza dell’altro è stato sempre centrale sia per me che per mio marito, a partire dalle nostre famiglie di origine, e insieme a questo il bisogno che la nostra famiglia fosse aperta, letteralmente, che fosse un posto in cui ci si sentisse accolti, amati. Quando abbiamo terminato il percorso con il centro affidi di Firenze non credevamo che ci avrebbero chiamati subito. E invece.

Come funziona esattamente l’istituto dell’affido?

Ogni regione fa storia a sé, nelle modalità, tempi e meccanismi procedurali. In Toscana se ne occupa il Centro Affidi (delle varie città). È a loro che occorre rivolgersi per le informazioni. Il dato comune a tutti però è che l’affido non è una via breve per l’adozione. Lo scopo è che dove possibile la famiglia affidataria possa sostenere quella di origine, prendendosi cura del bambino, fino anche al momento in cui possa rientrare nella sua famiglia nativa. Ci sono poi molti tipi di affido, non per forza full time, si può dare anche un po’ del proprio tempo ed è comunque una cosa utilissima.

Come hanno accolto i tuoi figli questo nuovo arrivo?

I bambini fanno parte di questo cammino che si fa insieme ai servizi sociali. Non viene buttata loro addosso una decisione presa da altri, ne partecipano, secondo l’età e le possibilità. Loro erano contentissimi dell’idea e nonostante questo è stato uno stravolgimento davvero grande che oggi, a distanza di pochi mesi, fa fare a tutti una grandissima fatica. Tutta la nostra attenzione è per non far portare loro un peso che non compete, far capire che possiamo dirci tutte le cose, quelle faticose e quelle belle, e che dare, condividere è più bello che stare tranquilli nel proprio orticello.

Quali sono le difficoltà principali incontrate nell’affrontare questa avventura?

Per me è stato dovermi accorgere che ero di nuovo madre e, anche se non l’avevo partorita io, mi spettavano tutte le fatiche le angosce e le lacrime che rendono i primi mesi di vita con un figlio un periodo decisamente indimenticabile. Poi c’è il fatto che lei è grande, ha nove anni di vita e di guai da dover in qualche modo mettere a tema, e ci vuole tempo per fare spazio e fidarsi dell’altro. E non ultimo che tutti ti dicono è difficile, sarà un casino e tu ti immagini un sacco di cose che potrebbero andare male e poi la realtà ti spiazza sempre presentandoti problemi cui non pensavi affatto.

E’ successo qualcosa di inaspettato che ti ha sorpreso positivamente?

La cosa veramente stupefacente è che la bellezza di questo gesto si comunica in sé. È giusto, se si può, prendere in affido perché siamo fatti per condividere; è così vero che quando dico che c’è questa bimba nuova le persone che ho intorno dal lavoro ai social, si fanno in quattro per partecipare come possono. Giochi, vestiti, tempo (a me), tutto quello che possono dare gli viene voglia di darlo. È contagioso!

A chi consiglieresti di intraprendere il percorso dell’affido?

Ti rispondo per come sento l’esperienza dell’affido. Accogliere ha due caratteristiche: è gratis, non lo fai per un utile e neppure pensando di salvare il mondo, e lo fai se il primo ad essere accolto e amato sei tu.

NOTA: Cos’è l’affidamento familiare temporaneo?

[a cura di Silvia]
Si tratta di un istituto giuridico (Legge n. 184/1983, modificata con Legge n. 149/2001) nato a tutela di minori che, temporaneamente, risultino privi di un ambiente familiare idoneo alla crescita, sia per motivi economici seri, non risolvibili con aiuti a sostegno, che (molto più frequentemente) per motivi legati alla stabilità dei genitori.
L’affido a terzi del minore dura per il tempo necessario a superare la situazione di disagio e comunque ha una durata massima di 24 mesi, che però può essere prorogata con provvedimento giudiziario nell’interesse del minore.

L’affidatario può essere:
– una famiglia, possibilmente con figli minori;
– una persona singola;
– una comunità di tipo familiare;
– un istituto di assistenza pubblica (non per i minori di 6 anni, che possono essere affidati soltanto presso una comunità familiare).

L’affidamento è disposto:
– dal servizio sociale locale, quando vi sia il consenso dei genitori o del genitore esercente la responsabilità genitoriale. In questo caso il giudice tutelare rende esecutivo con decreto il provvedimento che dispone l’affidamento temporaneo emesso dal servizio sociale;
– dal tribunale per i minorenni, quando non vi sia il consenso dei genitori esercenti la responsabilità genitoriale (il caso purtroppo più frequente).

Quando la situazione lo rende possibile, i genitori e gli altri componenti il nucleo familiare possono mantenere i rapporti con il minore (nei modi stabiliti dai provvedimenti che dispongono l’affido).
Come ha correttamente evidenziato Chiara nell’intervista, l’affido non ha alcuna attinenza con una futura adozione.

***Novità legislativa*** Dal 13 novembre 2015 verrà istituita una corsia preferenziale per le famiglie affidatarie in caso di successiva adottabilità del minore, per tutelare la continuità affettiva. Quindi sicuramente affido familiare e adozione restano istituti distinti, ma si stabilisce un possibile nesso nell’interesse del bambino.

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