Ero straniero: per una nuova cultura dell’immigrazione

Una campagna culturale e una legge di iniziativa popolare per cambiare il racconto, superare la legge Bossi-Fini e vincere la sfida dell’immigrazione, puntando su accoglienza, lavoro e inclusione.

Questa la definizione di Ero straniero – L’umanità che fa bene secondo i suoi promotori.
Vogliamo spiegarvi di cosa si tratta e perché riteniamo importante sostenere questo cambiamento culturale, che sembra allontanarsi sempre di più davanti al progredire di una narrazione distorta dell’immigrazione in Italia. Ero straniero si prefigge una finalità che sembra fin troppo ambiziosa: cambiare le norme di legge che oggi regolano l’immigrazione nel nostro paese, per creare diritto e diritti nell’unico modo lecito e democratico che conosciamo per promuovere i cambiamenti sociali.
Abbiamo chiesto di raccontare questa impresa a Chiara Peri, che si sta impegnando, ancora una volta in prima persona, in questo progetto.

A questo link troverete le proposte dettagliate del testo di legge di iniziativa popolare.

Quando Silvia mi ha chiesto di scrivere questo post per presentarvi la campagna Ero straniero: l’umanità che fa bene mi ha fatto piacere, ma mi chiedevo anche quale prospettiva fosse più adatta. Scelgo l’unica possibile, la mia.
Questa campagna mi coinvolge per lavoro, perché il Centro Astalli è tra i promotori, ma anche moltissimo come persona, come cittadina, come madre. Ed è in questa duplice veste che vi racconto come mai un gruppo di enti e associazioni diversissimi tra loro da ogni punto di vista si è lanciato in un’impresa degna di un Don Chisciotte contemporaneo.

Ci vuole un bel coraggio. Questo abbiamo pensato all’unisono io e i miei colleghi quando Emma Bonino e don Virginio Colmegna ci hanno prospettato di raccogliere 50.000 firme in sei mesi per presentare una legge di iniziativa popolare che capovolga del tutto la Bossi-Fini. Credo non ci sia bisogno di spiegarvi il clima politico e culturale rispetto al tema dell’immigrazione, in Italia e in Europa. Basta accendere la tv, ogni santa sera, per sentire l’intero armamentario di falsità demagogiche che però, a furia di essere ripetute, sono diventate vere nella testa della maggioranza delle persone, anche loro malgrado.

E quindi, proprio nel momento storico in cui il mondo sembra dividersi tra chi è fieramente razzista e quelli che “non sono razzista ma”, noi facciamo i banchetti nelle piazze, fermiamo le persone, chiediamo di parlare dell’immigrazione e proviamo a convincerle a mettere una firma, con tanto di registrazione di documento di identità. Non un like, non una petizione online. Proprio una firma di inchiostro, davanti a un pubblico ufficiale. E quindi serve di parlare davvero, di persona. Non gestiamo i commenti su Facebook, ma le risposte che vengono date sul momento, faccia a faccia, proprio a noi, personalmente.

Fatta questa premessa, vi racconto perché non dovete sospirare e commiserarmi. Perché questa esperienza in cui sono coinvolta da circa un mese è una cosa giusta, bellissima e entusiasmante.

  • Non sono sola. Negli ultimi sei mesi mi sono sentita sempre più isolata. Per la prima volta ho davvero avvertito uno slittamento importante nell’opinione pubblica sul tema delle migrazioni. Per la prima volta l’opinione pubblica comprendeva persone a me vicine, che frequento abitualmente, con cui credo di avere molto in comune e di cui ho stima. Allo stesso tempo praticamente nessuna parte politica rappresenta quello che penso e in cui credo su questi temi. Ai banchetti mi trovo con tanti che la pensano come me sulle migrazioni, anche se hanno una storia e un’esperienza profondamente diversa dalla mia. E’ istruttivo e confortante (e a tratti esilarante, per dirla tutta).
  • Dare un contributo per cambiare le cose è possibile. Dopo anni di lamentazioni, sospiri, analisi, post su Facebook, ho trovato un modo tangibile e concreto per fare qualcosa direttamente io. Scelgo di dedicare una parte del mio tempo libero a questa campagna perché sento che è importante far sentire ai nostri politici che c’è una parte del Paese che vuole che questi temi si affrontino e che si affrontino molto diversamente da come si sta facendo. Una proposta di legge di iniziativa popolare è questo: un forte e propositivo messaggio al Parlamento.
  • Ciascuna di queste proposte è ragionevole, giusta e in certi casi semplicemente la correzione di un’ingiustizia palese. Vi faccio solo un esempio. Non vi pare che un cittadino non comunitario che ha lavorato regolarmente in Italia per anni se non per decenni pagando regolarmente tasse e contributi abbia diritto a godere della sua pensione anche se ritorna al suo Paese di origine? Beh, oggi non è necessariamente così. Gli altri punti li trovate qui
  • Riportiamo il bene comune al centro del discorso. Tutto sembra ridotto a sterile contrapposizione tra opposte tifoserie. Ricominciamo a pensare in termini di bene comune, ampliamo gli orizzonti, facciamo respirare i nostri pensieri. Alziamo gli occhi verso il futuro, verso il mondo, verso le cose in cui crediamo. “Se c’è un tema dove gli interessi coincidono con i nostri valori è quello dell’immigrazione”, dice efficacemente Emma Bonino. Ecco, non tiriamo in ballo i valori solo quando si tratta di chiudere una porta in faccia a qualcuno. Riguardiamo alla nostra storia, ai momenti emozionanti che hanno (ri)costruito le nostre democrazie dopo la Seconda Guerra Mondiale. Guardiamoci questo splendido documentario di Ken Loach “The spirti of 45” e ritroviamo l’entusiasmo e la fiducia. O almeno la prospettiva, ecco.
  • Un progetto a misura di famiglia. Nel caso della mia famiglia, questa campagna è parte del nostro DNA e del nostro destino. Ma se avete figli che frequentano una scuola pubblica potrebbero già aver capito meglio di voi quanto sia importante e giusto cambiare questa normativa assolutamente inadeguata, che tanti ostacoli, difficoltà e sofferenze crea ai genitori di molti loro compagni di classe. Mia figlia poi ai banchetti si diverte da morire.

Vi ho convinto? Seguite la pagina Facebook della campagna. La mappa aggiornata dei banchetti la trovate qui http://www.radicali.it/ero-straniero/

– post di Chiara Peri

Ero straniero – L’umanità che fa bene è una campagna promossa da: Radicali Italiani, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, ACLI, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, A Buon Diritto e CILD.

Prova a leggere anche:

Previous

Essere noi stessi e fuggire

Grazie allenatore!

Next

Leave a Comment