La disciplina con le sculacciate

“Non so più come fare, le ho provate tutte. Mio figlio non ascolta nulla, e fa sempre come gli pare.” Vi riconoscete in queste frasi? Se la risposta è si, allora è facile che tra tutte le cose che avete provate c’è anche la sculacciata, o scapaccione. Dare una sculacciata ben assestata può sembrare a volte l’unico atto di disciplina possibile. E probabilmente i sensi di colpa che potrebbero essere scaturiti da un atto spesso dettato più dall’impulso del momento che da un ragionamento, possono essere mitigati da frasi del tipo “una sculacciata non ha mai fatto male a nessuno”, oppure “io non alzo mai le mani su mio figlio, ma certe volte te le chiede proprio”. Penso che ormai sia opinione diffusa che pene corporali inflitte ai bambini non aiutano in nessun modo a crescere, però si continua a parlare molto, almeno in Italia, della sculacciata sul sedere, quella innocua che serve solo a mettere la parola fine ad un capriccio o a un comportamento che riteniamo inappropriato. Premetto che in molti paesi europei, se un genitore viene sorpreso a dare una sculacciata al figlio, rischia grosso, non ultimo una notte in carcere e persino il controllo di assistenti sociali. Siamo tutti daccordo che una sculacciata sul sederino, magari ancora avvolto dal pannolino, non provoca un dolore fisico lancinante. Ma si parla veramente solo di dolore fisico? E quando avrà 6-8 anni? La sculacciata leggera non aiuterà più, e forse sarà necessario ricorrere a maniere un pò più forti. E quando ne avrà 15 , e vi chiamerà con appellativi che non ritengo utile scrivere su questo blog, e sbatterà la porta uscendo di casa? Quale pensate possa essere la reazione migliore da parte del genitore? Se i problemi iniziamo a risolverli con una sculacciata, la situazione non può che peggiorare con il tempo.

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Lasciatemi chiarire subito un punto. E’ evidente che la sculacciata, almeno in giovane età, raggiunge molto probabilmente il risultato immediato di far smettere, almeno temporaneamente, un comportamento inaccettabile, quale ad esempio un capriccio. Ma quali sono le conseguenze più a lungo termine? Possiamo usare altre tecniche per ottenere lo stesso risultato?
Cerchiamo di capire quale è il nostro messaggio al bambino quando ricorriamo ad un gesto, diciamolo, un pò più estremo.

La regola del più forte

Uno dei messaggi più chiari è “io sono più forte di te, e se non la smetti con questo comportamento e non segui le mie regole, te lo faccio capire con la forza”. Il risultato è molto probabilmente raggiunto, perchè il bambino quasi sicuramente non vorrà ripetere l’esperienza. Ma non è raro che alcuni bambini più tenaci di altri, potrebbero iniziare a sfidare il genitore, generando un circolo vizioso in cui l’uso della forza fisica non può che aumentare, passando dalla sculacciata allo schiaffo, per degenerare. Finchè una delle parti è costretta a capitolare.
Inoltre questo insegna al bambino che vale la regola del più forte, e sarà difficile spiegargli per quale motivo lui non può alzare le mani su un suo compagno di giochi più piccolo, mentre sua madre o suo padre possono farlo su di lui.

Non ho tempo per te

Non ho tempo e voglia di fermarmi a preoccuparmi del tuo comportamento. Sono presa da altre cose più importanti (fare la spesa, preparare la cena, chiacchierare con un amica, parlare al telefono) e non ho tempo per le tue esigenze (sei stanca, hai fame, hai avuto una giornata difficile a scuola, hai bisogno della mia attenzione). Molto spesso i capricci vengono scatenati da un problema più profondo di quello apparente, e forse sarebbe utile fermarci a capire cosa sta succedendo in quella piccola testa.
Questo non significa dargliela vinta. Se non vogliamo che nostra figlia faccia i capricci, allora il messaggio deve essere chiaro: i capricci non sono ammessi. Ma cercare di capire cosa li stà scatenando, può aiutarci a trovare la strategia migliore per risolvere il problema.

Ammissione di debolezza

La sculacciata può facilmente trasformarsi da una manifestazione di forza apparente in una ammissione di debolezza. I bambini non ci mettono molto a capire che si agisce in quel modo perchè non si sa che altro fare per ottenere la loro attenzione.
Capita spesso di sentirci in colpa dopo che ci è sfuggita una sculacciata, e cerchiamo di riprenderci agli occhi dei nostri figli dicendo frasi del tipo “scusa, ma non mi hai lasciato altra scelta. Sai che non accetto questo comportamento.” Non c’è reazione peggiore di questa. Invece di assumersi le proprie responsabilità, si cerca di scaricare la colpa sul bambino. Sarebbe meglio ammettere di aver sbagliato per colpa nostra, invece che per colpa sua. Almeno si insegna che sbagliare è umano, e che è un grande gesto di maturità ammettere i propri errori e chiedere scusa.

Fine del dialogo

La conseguenza a mio avviso più inquietante, è il fatto che la sculacciata o scapaccione metta la parola fine al dialogo che stiamo cercando di creare con i nostri figli. Supponiamo per un attimo di avere una conversazione, anche animata, con un’altra persona, magari il vostro capo in ufficio, in cui state cercando di lamentarvi delle condizioni di lavoro, e vorreste più ferie (caramelle?). Come reagireste se il vostro interlocutore si mostrasse poco interessato ai vostri problemi dicendo: “basta così, le regole qui le faccio io. Se non ti sta bene quella è la porta”. Pensate di andare a chiedergli consigli la prossima volta che vi trovate nella stessa situazione? Oppure scenderete in sciopero rispondendo con forza a quello che ritenete un sopruso inaccettabile? Se è così, non vedo perchè vi aspettiate che vostro figlio o vostra figlia venga a parlarvi dei suoi problemi adolescenziali quando potrebbe avere bisogno del vostro aiuto.

Ma c’è un’alternativa?

E se invece vi avesse risposto dicendo: “mi rendo conto che la situazione non è delle migliori al momento (c’è confusione al supermercato e te sei stanca), e che questo ti sta portando a sopportare un periodo di stress. L’azienda però ha i suoi problemi (devo fare la spesa). Non posso concederti più ferie (caramelle), come stai chiedendo. Quale altra iniziativa potrebbe aiutare la tua situazione senza minare l’azienda?”

Un bambino di 4 o 5 anni può già arrivare ad elaborare una soluzione insieme a voi, soprattutto se lo avete preparato a questo tipo di esercizio in precedenza. Se il bambino è più piccolo, o comunque non è in grado di calmarsi da solo e offrire un’alternativa, allora la soluzione deve essere proposta dal genitore. Attenzione, non un cioccolatino in alternativa alla caramella, perchè questo insegna al bambino che fare capricci ripaga. Per avere qualche idea e farvi ispirare in merito potete leggere il nostro post Capricci al supermercato.

Se una volta nella vostra vita di genitore vi dovesse scappare una sculacciata, non è certo il caso di farsene un problema serio. Finchè il resto del tempo vi dimostrate aperti al dialogo, allora le conseguenze per il rapporto con vostro figlio non saranno certamente drammatiche (e magari chiedere scusa a posteriori, potrebbe portare ad un momento ulteriore di crescita). Però io ritengo che zero sia meglio di uno, e che il passo da “una volta” a “spesso” sia molto breve. Cerchiamo invece di insegnare ai nostri figli come affrontare le situazioni di crisi, senza bisogno della forza. Questo non solo ci farà risolvere la crisi del momento in modo più accettabile, ma sarà anche un ottimo insegnamento da applicare per risolvere litigi e disaccordi, anche nella loro vita da adulti.

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50 thoughts on “La disciplina con le sculacciate”

  1. Io penso solo che i figli imparano quel che vivono. Rispetto per l’autorità perché l’autorità è forte. Con uno sculaccione questo messaggio passa chiarissimo. E viene portato avanti. E riusato. Che sia per quello che poi c’è il nonnismo nelle scuole, nei vecchi gruppi del servizio di leva e altro? I bambini imparano a stare zitti e buoni davanti a chi può picchiarli, e a farsi rispettare a botte da chi non può rispondere.

    Insomma, non faccio la moralista, Sara si è presa sculaccioni e anche ceffoni, e purtroppo sempre perché ho perso la testa e non per ovvia conseguenza, ma il problema è mio, un’insicurezza talmente forte che mi basta un bah per sentirmi crollare il mondo addosso.

    Però quel che voglio insegnare a mia figlia è il rispetto, non per chi è più forte, ma per tutti, e per sé stessa. E la base del rispetto e non fare del male, mai. Lei sa che non si picchia, che c’è un solo motivo al mondo per cui si può fare male: autodifesa. Diversamente non ha il diritto di fare male a nessuno, e nessuno ha il diritto di fare male a lei. Nemmeno noi.

    In cambio? In cambio ci metto tanto di più a ottenere buoni risultati, ma sono migliori. In cambio quando si arrabbia con sua sorella fa il gesto di farle male, ma si blocca, ci pensa, si ferma e le dice solo “se non la smetti…”. Sa che non si fa male. In cambio quando non fa una cosa è perché sa il motivo, non perché ha paura di quel che farò io. In cambio non ha mai picchiato un compagno all’asilo, certo, forse è carattere e non merito mio, ma forse no. In cambio a scuola spero che rispetterà anche i professori “deboli” perché persone, e non solo quelli che fanno la voce forte perché le fanno più paura. In cambio a scuola forse rispetterà gli altri anche se non hanno più il diritto di darle le bacchettate sulle dita. In cambio ha smesso di fare il gesto di picchiarci quando è così arrabbiata da non vederci più (prima arrivava ad alzare la mano, tremando dall’ira).

    Certo, ci vuole pazienza, ci vuole forza, perché ce ne vuole molta di più a fermarsi, a lasciar passare la tempesta, a spiegare, che a dare uno sculaccione e via. Ma se metti al mondo un figlio lo fai per dargli tempo e pazienza, no?

    La generazione di ora è figlia di genitori spaesati, figli delle botte, con la convinzione che non siano giuste (e forse, se le hanno prese e non le vogliono dare, un motivo ce l’hanno) ma senza gli strumenti per fare diversamente. Sapevano che non volevano fare così ma non sapevano come sostituire. Ora abbiamo più mezzi, ora ci siamo informati, quella generazione ci ha portato avanti comunque. Poi non voglio generalizzare, ma si può andare sicuramente avanti.

    E in ogni caso, che una volta fosse meglio… Chissà perché, ma ogni generazione lo pensa superati i 30, e ogni generazione prima dei 30 vuole cambiare il mondo perché non va bene. Superiamo i luoghi comuni, e cerchiamo di viverci al meglio quel che c’è ora, che indietro non si torna e personalmente non ci tornerei per niente al mondo!

  2. Federica, io non credo che le sculacciate possano ovviare a tutto quello che descrivi.
    Prima di tutto non credo ad una generazione di debosciati: io da adulta, credo nei ragazzi e nei bambini, perchè hanno bisogno di fiducia per crescere. Non credo nelle generazioni, credo nelle persone. Non credo che chi era adolescente negli anni ’80 fosse migliore di chi lo è oggi. Eravamo abbastanza idioti anche noi: l’età scema passa per tutti!
    Sicuramente sento che andiamo verso anni con minori certezze di quelli in cui noi eravamo ragazzini, anni meno semplici, più intricati. E per questo preferisco offrire a mio figlio strumenti per conoscersi e per gestirsi.

    Se io dico a mio figlio di non scrivere sul muro e lui lo fa lo stesso, il mio primo istinto è chiedermi perchè lo ha fatto lo stesso e comunque sento il peso di una piccola sconfitta, perchè non ci siamo capiti. L’incomprensione, anche tra adulti, è sempre una sconfitta di entrambi i partecipanti al dialogo.

    I genitori smarriti, distratti, persi, quelli che tu dici non sanno che pesci prendere, non credo possano ritrovarsi o concentrarsi con il gesto di dare un ceffone ai figli.
    Di bambini “impossibili”, come tu li chiami, ne abbiamo parlato e ne parliamo talmente tanto, da farne uno dei tempi dominanti di questo sito. Di impossibile credo proprio ci sia il fatto di relazionarsi con loro con le sculacciate: impossibile, inutile, improduttivo.
    La sculacciata, su “quei” bambini, accende la sfida, provoca la controffensiva, insomma rompe il dialogo, irrimediabilmente. Ti assicuro, parlo per esperienza.
    Non penso che una sculacciata sia il finimondo, non credo che un gesto occasionale e dettato (lo è praticamente sempre) dall’esasperazione, possa segnare per sempre la crescita di un bambino, se capita, è capitato, possiamo perdonarci.
    Ma come metodo educativo è semplicemente poco efficace, soprattutto se paragonato con altri e lo è soprattutto con i bambini “impossibili”.

    Secondo me per “addestrare” un figlio alla vita, funziona meglio l’allenamento emotivo, che prevede una partecipazione più intensa da parte di chi fa da guida. E’ solo il frutto della mia esperienza dopo aver avuto a che fare per 6 anni e mezzo con un bambino che definire “impossibile” è un banale eufemismo. Solo che ho scoperto col tempo che non è affatto impossibile, anzi è educato e collaborativo, almeno quanto sa essere caparbio ed oppositivo.

    Comunque non penso che una persona possa sentirsi frustrata ed incapace soltanto leggendo un post su un sito… soprattutto se è un genitore solidamente convinto dei suoi metodi educativi…

  3. Io penso che post come questo servano solo a far sentire la gente frustrata e incapace.
    Partiamo dal fatto che intere generazioni sono cresciute prendendo anche delle sculacciate che andavano ben oltre la pacca sul sedere. Non che questo sia auspicabile, anzi, ma dovrebbe farci riflettere: se la popolazione mondiale non è composta da serial killer e individui traumatizzati, magari pieni di odio verso i genitori, un motivo ci sarà?
    Di contro bambini viziati e maleducati come quelli delle ultime generazioni prima si vedevano raramente, perché prima sapevi che quando mamma diceva “basta” voleva dire BASTA, per amore o per forza, mentre adesso ci sono un sacco di genitori che si comportano, veramente, come se non sapessero che pesci prendere, perché poverini sono bambini e vanno capiti.

    Sculacciata fallimento del genitore? Non credo.
    Fallimento del genitore se arrivi a darla in preda all’esasperazione, non se tuo figlio sa che a quel comportamento corrisponde una determinata reazione. Se dico a mio figlio, per esempio, di non scrivere sul muro o gli do uno sculaccione e quello lo fa allora ho semplicemente mantenuto una “promessa”.
    Non credo che i bambini siano lo specchio dei genitori; credo che ci siano bambini con caratteri diversi, alcuni facili da gestire, altri quasi impossibili. E non è giusto far sentire un genitore un fallito solo perché i metodi che funzionano con altri bambini col suo falliscono.

    Cosa fare con un quindicenne che riempie i genitori di improperi? Ci rendiamo conto che quelli della mia generazione – anni ’80 – sapevano perfettamente che un “vaffa” alla mamma voleva dire finire male, malissimo – magari non a livello di botte, ma di punizioni certamente sì! – per cui non lo facevi a prescindere?
    Insegnamolo un po’ di rispetto alle nuove generazioni, anche un po’ di timore verso l’autorità, perché – secondo me – se nella scuola moderna gli insegnanti devono quasi aver paura ad entrare in classe la colpa è anche della pseudo-psicologia degli ultimi anni.

    Un tempo se andavi male a scuola la colpa era tua, i tuoi se la prendevano con te e dovevi andar meglio.
    Oggi se vai male a scuola è colpa dell’insegnante che non ti capisce.

    E vediamo crescere generazioni di lobotomizzati, viziati e convinti che tutto sia loro dovuto che quando entreranno, finalmente, nella vita vera non sapranno che pesci prendere perché i genitori non li hanno mai “addestrati” alla vita che è tutto meno che rose e fiori.

  4. Lo strumento limite, potrebbe essere semplicemente il fermare il bimbo, impedire di fare una certa cosa che giudichiamo dannosa, fermi come una sequoia con la stessa prospettiva di vita davanti.
    Perchè invece capita che ci innervosiamo?, è la situazione?, è il tempo? è il bimbo?, con un altro bimbo faremmo lo stsso? o avremmo forse più pazienza?…
    Perchè voler fermare subito?, davvero abbiamo così poco tempo?
    A volte si abbiamo pochissimo tempo, ma molto spesso è solo la disponibilità mentale che ci impedisce di accettare che un bimbo possa sfogare tutta la sua frustrazione.
    Perchè anche piangere e disperarsi è un diritto, molto spesso si riesce a trovare una soluzione, mettendo sul tavolo quello di cui si ha bisogno entrambi,(come dice l’articolo) ma ci sono volte in cui la soluzione non c’è, perciò, almeno il diritto di essere triste e di sfogare la sua tristezza il bimbo lo può avere.
    Quale è il NOSTRO problema se il bimbo piange? non sto parlando del caso in cui rischia la vita, o rompe i timpani altrui o magari si mette a distruggere tutto quello che incontra modello HULK.
    Siamo davvero sicuri di riuscire ad accettare la sua frustrazione?
    E’ solo una pulce nell’orecchio.
    Io mi sono resa conto che accettavo il loro pianto, ma solo fino ad un certo punto.

  5. ciao! trovo questo post molto interessante e come al solito credo che “la verità stia nel mezzo”: è fondamentale il dialogo, anche quando i bambini sono molto piccoli. mio figlio è sempre stato una peste,dormiva poco e non sopportava il fatto di non essere “autonomo” già da neonato, percio’ spesso andavamo incontro a crisi da “sovraccarico” e più lui urlava più io piangevo, mi innervosivo e perdevo il controllo. solo quando ho iniziato a tirare un sospiro, aspettare un secondo e abbracciarlo teneramente ma saldamente a me, per fargli capire che non se la doveva piangere da solo ma io lo “contenevo”, sono riuscita x davvero a contenere queste crisi, anche prima di addormentarsi dopo 5/6 ore di veglia!
    nonostante cio’ so che, con il passare del tempo, ci saranno volte che incorrerò nell’errore di dire “e’ cosi’ e basta!” come (a differenza di mia madre) faceva talvolta mio padre con me. anche se -a onor del vero – da adulta le ho capite tutte le decisioni di mio padre e le ho anche giustificate, pensando che al momento lui era davvero più saggio di me!

  6. Sono per la sculacciata data sul sedere solo se è una o due scapaccioni…Non certo quello che intendono gli inglesi o chi altri!!! Fino ad una età in cui capiscono, a volte, solo un piccolissimo dolore fisico accompagnato poi dalla consapevolezza di avere sbagliato, penso sia giusto e sacrosanto. Non condivido l’eccessivo protezionismo delle Istituzioni, che di fatto entrano di prepotenza nelle case e dettano leggi su questo argomento!! Sto comunque parlando di una pacca data sul sedere e non certo di violenza o abusi….Quelli si che dovrebbero condannare e perseguire, ma come al solito, spesse volte si guarda la pagliuzza e non il trave!! Ho 2 figli di 12 e 3 anni, e non mi vergogno dire che mi è capitato durante una sgridata dare anche qualche scapaccione. Mia madre fece lo stesso con me e non per questo mi sento frustrato o violento ora che ho 41 anni. Data al momento giusto e non assolutamente violenta, la sculacciata è un diritto e un dovere di un genitore, è di fatto uno strumento educativo a disposizione di quest’ultimi. Le “sante istituzioni” dovrebbero invece impegnarsi con i bambini e ragazzi fino ai 19/20 anni a offrire loro una informazione e formazione corretta, dando così sostegno ed aiuto alle famiglie, e non limitarsi solo a “giudicare”. Con questa moda degli psicologi che vedono frustrazioni e comportamenti strani dapertutto non si va da nessuna parte….Questo non vuol dire che disdegni quelli che la pensano in modo diverso, sia ben chiaro!!
    Ciao a tutti!!

  7. Ciao,
    ho trovato questo post molto interessante, anzi questo sito è proprio utilissimo siete mitiche!
    Avrei una domanda per voi che avete più esperienza. Mia figlia ha 15 mesi e quindi ha iniziato a esplorare il mondo. Ho tolto gli oggetti pericolosi e spostato i mobili scomodi, però ho anche lasciato alcuni cassetti con oggetti innocui in modo che capisca che non tutte le cose dei grandi sono off limits, non mi sembra giusto farle terra bruciata intorno.
    Per motivi di spazio però non posso togliere proprio tutto, quindi sto cercando di insegnarle cosa toccare e cosa no. Ad esempio in cucina ci sono i 2 cassetti più bassi che può aprire e gli altri no. Quando cercava di aprire quelli alti glieli chiudo dicendo no e su questo ho avuto un certo successo.
    Per altre cose invece non funziona, nonostante usi lo stesso metodo e la distolga lei mi guarda e ride, forse non uso un termine adatto ma sembra proprio che mi sfidi per vedere fino a che punto può arrivare. A volte mi esaspera, o perché sono stanca ed è l’ennesima volta che dico no o perché magari mi distraggo e la trovo con qualcosa in mano che mi è scappato…
    Secondo voi serve quello che faccio, oppure sbaglio, posso fare in altro modo? Sono convinta che sia giusto provare da subito a fissare dei limiti, senza esagerare ma per evitare di trovarsi un figlio ingestibile più avanti. Cosa ne pensate, sono troppo severa?
    Attendo i vostri consigli utilissimi
    Ciao
    Lorenza

  8. @Laura prima di tutto ti dico che io non ci credo alle mamme parfette con figli perfetti. Hanno anche loro i giorni no e i loro momenti di debolezza. Capisco che ti senti giù, e apprezzo molto il fatto di venircelo a raccontare. Penso sia molto importante che tu faccia autoanalisi, perché questo ti aiuta a capire quali sono le tue debolezze, ma anche i tuoi punti di forza. Prova a chiederti in quali situazioni perdi la pazienza al punto da ricorrere alla sculacciata? Quale era il tuo stato d’animo prima che tua figlia iniziasse a fare capricci? Poi cerca di analizzare il comportamento di tua figlia. Perché credi faccia così tanti capricci. Sta cercando di manipolarti? O forse sta attirando la tua attenzione per qualche motivo? C’è nervosismo in famiglia per il lavoro o altri problemi che possano crearle ansia indotta? Spesso i bambini sono lo specchio del nostro livello emotivo. Se siamo nervosi loro se ne accorgono e rispondono di conseguenza. Ci sono moltissimi modi per risolvere i capricci senza risolvere alla sculacciata (e ne parliamo spesso su questo sito). E mentre la sculacciata fa smettere momentaneamente il capriccio, spesso non fa altro che spostare il problema ad un altro giorno. Magari la prossima volta che vedi che stai perdendo la pazienza e stai per ricorrere alla sculacciata, allontanati da lei. Puoi anche dirle direttamente “ho bisogno di allontanarmi da te per calmarmi, perché quando fai i capricci così io mi arrabbio troppo.”
    Lasciala da sola il tempo necessario a te di calmarti. Se sei a casa basta cambiare stanza. Se sei in un luogo pubblico è più difficile, ma puoi allontanarti qualche passo da lei (dopo averle spiegato). Non aver paura del giudizio della gente. Dopo che ti sei calmata, puoi passare all’azione successiva. Se poi si tratta di metterla in punizione, farle un discorsetto, spiegarle che non ami quel comportamento specifico, qualsiasi cosa ritieni giusto. Se non l’hai già fatto puoi leggere un po’ di post sull’allenamento emotivo, o sui capricci, e anche qui.
    Coraggio, sono sicura che troverai un modo alternativo per risolvere queste crisi, e ne uscirete entrambe più forti.

  9. Serena, dopo ieri sera (tre sculacciate), mi sono analizzata a fondo. E’ inutile che mi illuda, che stampi il foglio per leggerlo e rileggerlo, io perdo la pazienza all’ennesimo capriccio ed è inutile avere pazienza, spiegarle che non si deve comportare in quel modo ecc. Anche lei, dopo lo sculaccione, capisce che ha esagerato e ti viene a chiedere scusa. Non sto dicendo che lo sculaccione sia la regola, ma a volte serve! Io non sarò mai una mamma calma e tranquilla, ma vorrei tanto esserlo! Perché vedo che i figli di mamme così sono tranquilli e obbedienti, le mamme sono serene e gioiose… io spesso mi sento uno straccio e vorrei dei figli diversi (anche quello piccolo sta seguendo le orme della sorella!!).. scusa per lo sfogo…

  10. Stampo questo post e lo appiccico al frigo, in modo che anche il papà possa leggerlo. Anche a me è successo e mi sono sentita un verme. Mia figlia di 3 anni e mezzo fa un sacco di capricci da mattino a sera.. E’ difficile mantenere la calma, ma hai ragione quando dici che poi non dobbiamo pretendere che da adolescenti ci vengano a raccontare i loro problemi… Caspita, quanto è impegnativa la vita da genitore!

    • @Laura fin troppo impegnativa. E a me non mi aveva avvertito nessuno. O forse si, ma io non gli ho dato retta 🙂

  11. Elisa, ma siamo tutti d’accordo che capiti a tutti: qui i sensi di colpa sono banditi per scelta editoriale 😉 !

  12. A me è capitato, anche i genitori sbagliano!Ma cosa avreste fatto se vostra figlia in piedi dentro la vasca da bagno avesse preso a scalciare e urlare?Anche lasciando perdere i motivi, al momento mi è sembrato meglio ( e se volete è paradossale) sculacciarla per calmarla, piuttosto che scivolasse cadesse e andasse a sbattere la testa da qualche parte. E’ vero che lo sculaccione in sè è una sconfitta, è vero anche che alle volte non si ha neppure il tempo di pensare!
    elisa

  13. Milena, tu hai ordinato il libro sul sito della LLL (lega del latte) o si trova in qualche libreria? (L’ho visto nel loro catalogo, ma non accettano carte di credito nè paypal, è un po’ scomodo…)
    Grazie ancora

  14. Milena, grazie del suggerimento sul libro, mi interessa molto.
    Ah, nessuna pensa che sia facile, figuriamoci! Ma hai proprio ragione nel dire che, senza sculacciate (e senza ogni atteggiamento simile) i risultati sono a termine più lungo, quindi merita sempre provare.
    Cerco di procurami il libro.

  15. Sto giusto leggendo un bellissimo libro sull’argomento di Hilary Flower “Adventures in gentle discipline”(versione italiana “Crescerli con amore” pubblicato dalla LLL Italia). Certo non è sempre facile fare come hai fatto tu al supermercato…soprattutto se i bimbi sono più di uno…Ma quando ci si riesce in effetti è una bella soddisfazione e davvero i risultati sono a lungo termine. Vale la pena impegnarcisi e faticare un pò insomma!

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