Conoscersi e riconoscersi

Oggi mi sono posta una domanda: ma, secondo voi, i bambini amplificati, si riconoscono tra loro?
Il momento delle vacanze è quello che più di ogni altro mi fa osservare questo strano fenomeno del “riconoscimento”: i bambini (come i grandi, del resto) si incontrano in un luogo pieno di attrattive e di svaghi, fraternizzano per qualche ora e poi solo il caso, le circostanze e lo scorrere dei giorni potranno dire se sarà stata una giornata in compagnia o l’amicizia di una vita. Ma la differenza tra la condivisione di una giornata di giochi ed una forte attrazione, per il Sorcetto, la fa il carattere amplificato del suo compagno di giochi. Eppure, si potrebbe pensare che due temperamenti così estremi dovrebbero collidere.
Un esempio eclatante è il rapporto che lega mio figlio con il Vikingo, il figlio maggiore della mia socia. Hanno due anni esatti di differenza d’età, che, a 3 e 5 anni, dovrebbe essere una sorta di abisso generazionale. Vivono a svariate migliaia di chilometri l’uno dall’altro e quindi si frequentano pochissimo. Dal primo giorno che si sono conosciuti, però, si sono amati: hanno condiviso esercizi fisici spropositati, hanno innescato loop motori congiunti, hanno eletto a simbolo della loro piccola amicizia il monopattino, dal quale hanno tirato fuori evoluzioni impensabili per le loro età. Le loro caratteristiche impressionantemente simili, avrebbero dovuto cozzare l’una con l’altra: eppure loro trovano sempre un modo. Si capiscono, si parlano a modo loro, si seguono. Anche se i loro incontri avvengono a distanza di mesi e mesi, non sono mai estranei.
Oggi vedo il Sorcetto ripetere l’esperienza della magica intesa con un bambino di 1 anno e mezzo!!! Quattro anni di differenza sono praticamente il mondo intero! Questo bimbo meraviglioso è un esempio di amplificato da manuale: ho praticamente rivisto mio figlio ad un anno e mezzo. Ed il Sorcetto sembra aver drizzato le antenne ed aver percepito un comune sentire con il piccolino: si è trasformato in un amorevole baby-sitter/tutor per tutta la giornata. Certo, il piccolino rispondeva perfettamente alle sollecitazioni del grande: ai giochi inventai per lui, con l’agilità fisica e l’alto livello di attenzione che caratterizza uno “spirited” motivato. Ovviamente l’amore era assolutamente corrisposto e, per un po’, si è avuta veramente la sensazione che un bambino di un anno potesse essere completamente affidato senza problemi ad uno di cinque…
E questi sono solo due esempi, uno storico ed uno di stretta attualità. Ma potrei andare avanti per un bel pezzo.
Ed invece fatelo voi, mamme e papà di “amplificati”: i vostri bambini amano la compagnia di altri bambini altamente energetici come loro? Riescono a trovare una via di compromesso con altri bambini che amano organizzare il gioco e condurlo? Insomma, gli amplificati quando si conoscono, si riconoscono e si apprezzano tra loro?

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5 thoughts on “Conoscersi e riconoscersi”

  1. Ecco, grazie della conferma Elisa. Perchè mio figlio che fa il baby sitter al meno-che-duenne iperenergetico è cosa piuttosto curiosa…

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  2. Ho avuto anch’io quest’esperienza in Austria, nella Stubaital (fantastica valle nei pressi del ghiacciaio Stubai)
    La Nina che ha 4 anni e non fatica a socializzare, ma in genere preferisce i bambini della sua età o un po’ più grandi, ha fraternizzato con Eva, 2 anni, energia allo stato puro!
    La Nina le faceva da tutor nei giochi più spericolati e ruzzavano entrambe felici per i prati con degli occhi da invasate che io e sua madre conoscevamo benissimo.
    La risposta è sì, si riconoscono eccome!
    Ormai, tra l’altro, ho imparato a riconoscerli anch’io. L’occhio da invasato felice del bimbo che corre , salta o arrampica , ripeto, è uno dei principali indizi!Ciao!

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  3. e proprio oggi il Vikingo ha riconosciuto al parco giochi una bimba amplificata di 2 anni e mezzo. Si sono riconosciuti nel ritmo incessante di salita e discesa dallo scivolo, o forse dal modo di arrampicarsi sul muro da professionisti del free climbing, o dal fatto di passare in modo frenetico da un gioco all’altro per essere certi di non perdersi nulla. Di fatto, si sono trovati e non si sono più lasciati. Poi è arrivata l’ora di tornare a casa. Sic!

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  4. Già, è proprio questo il punto: ‘sta storia che gli opposti si attraggono non mi ha mica mai convinta!
    Mi sembra che i bambini giochino bene insieme se riescono a mantenere lo stesso ritmo e lo stesso stile di organizzazione: è il loro modo di condividere un progetto. E credo proprio che, dal gioco in poi, valga veramente per tutta la vita.
    (La mia esperienza in questo campo??? Ma io sono solo una che guarda in giro con curiosità!)

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  5. Ovviamente non ho la tua esperienza in questo campo e devo ammettere che faccio fatica a riconoscere il temperamento degli altri bambini se non ci passo molto tempo. Comunque ti racconto la mia esperienza. La mia puledrina ha una cuginetta (figlia di mio fratello) che ha 4 mesi in meno di lei. Ci vediamo poco anche se abitiamo a 45 km di distanza. Quando ancora la cuginetta non camminava (la puledrina ha cominciato molto presto e con sicurezza) le due sembravano non guardarsi neanche. Un mese siamo andati tutti insieme a cena fuori e il risultato è stato un amore improvviso: la cuginetta è esattamente come lei, in 4 adulti non riuscivamo a domare due bambine di circa due anni. Il mondo era tutto il loro “senza limiti e confini”. da quel giorno la puledrina non fa che parlare di lei. Un esempio opposto è invece il rapporto che la puledrina ha con la filgia di mia cugina che ha 6 mesi di più. Tra loro il feeling non è mai nato perchè hanno modi di giocare completamente diversi, l’altra molto più calma, più introversa, più mammona e quindi meno spericolata, la puledrina con un bisogno insito di correre, urlare, sperimentare anche il pericolo. Detto ciò penso che che forse davvero i bambini abbiano bisogno di rapportarsi con temperamenti simili, forse perchè comprendono meglio ciò che è simile da ciò che è loro estraneo, MA NON è COSì ANCHE PER NOI GRANDI???

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