Il Piccolo Jedi e l’Ingegnere giocano a racchettoni in giardino… Sorge una questione di punteggio o non so bene quale altro dubbio numerico e sento questo discorso.
I: “… basta che fai 7 x 3… Scusa, quanto fa 7 x 3?”
PJ:” … ”
I: “7 x 3, cosa significa 7 x 3? Prova a pensarci”
PJ:” …”
I: “No, aspetta, ragioniamo: prova a spiegarmi che vuol dire 7 x 3. Come altro posso arrivare al risultato di 7 x 3?”
PJ: “… … …” (a questo punto guardando bene negli occhi del Piccolo Jedi, potresti vedere in trasparenza il muro che ha dietro: come se ci fosse acqua limpida e trasparente o aria… il nulla insomma, e sulla faccia è dipinto un enorme punto interrogativo)
I: “Andiamo per gradi… 7 x 2?”
PJ: “…” (inizia a essere impaziente e vorrebbe solo riprendere a giocare: ma perchè suo padre sta parlando in una lingua sconosciuta?)
I: “Ma scusa, 7 – per – 2… Cosa significa?”
PJ: “Mammaaaaaaaaaa! Dici a papà di continuare a giocare!!!”
Questa surreale conversazione, oltre a gettarmi leggermente nello sconforto, mi ha fatto pensare ai compiti delle vacanze. Ma servono davvero a qualcosa?
Troppo facile dire che non servono, che i bambini dovrebbero godersi le vacanze in totale libertà. Ma anche convincermi che è cosa buona e giusta studiare dopo pranzo ad agosto, non è nelle mie corde.
Io continuo a sentirmi studente dentro: non mi sono mai upgradata a genitore nei miei sentimenti verso la scuola. Quindi l’istinto è quello di odiare visceralmente i compiti delle vacanze. Però poi ci ho riflettuto su e ho tratto qualche conclusione.
Prima di tutto le nostre vacanze scolastiche italiane sono lunghe. Lunghissime. Ben tre mesi di vacanze estive, ovvero 1/4 dell’anno. Lasciare un bambino, soprattutto i più piccoli, senza toccare un libro per un quarto della sua vita scolastica, probabilmente non lo aiuta a mantenere una certa continuità, soprattutto per quelle attività che richiedono esercizio, come la scrittura e la lettura.
Sicuramente questa esigenza di evitare l’effetto tabula rasa, si attenua per i più grandi: dalla scuola media in poi non si dovrebbe avere il problema che tre mesi senza scrivere, facciano dimenticare le regole basilari della grammatica, della sintassi e anche della grafia!
Per questo penso che, soprattutto per i più piccoli, un paio di paginette quotidiane di compiti possano essere un buon modo per mantenersi in allenamento senza sentirne il peso.
Un altro punto a favore dei compiti è nell’insegnare a gestire il tempo. Non il tempo del pomeriggio o della settimana, dei normali compiti a casa, ma un tempo più lungo. E’ un momento di responsabilizzazione e di organizzazione. I bambini e poi i ragazzi hanno un’occasione per imparare a diluire gli impegni, per non ritrovarseli tutti insieme alla fine delle vacanze. I compiti sono un esercizio di programmazione e di previsione.
Gestire un impegno su tre mesi non è davvero semplice a sei o sette anni: le vacanze sembrano infinite e nessun bambino di quell’età è in grado di comprendere davvero che il tempo passa, così l’inizio dell’anno scolastico si materializza come un evento improvviso. Per questo nei primi anni serve sicuramente l’aiuto di un adulto per programmare i compiti in modo che non siano un peso e non si concentrino troppo a fine estate. Poi dovranno camminare con le loro gambe, imparare a organizzarsi o affrontare le conseguenze della mancata programmazione del lavoro.
Del resto, quando saranno in grado di comprendere bene il trascorrere del tempo, da più grandicelli, potranno anche decidere di non fare nulla per due mesi e concentrare i compiti in un mese.
Sul tipo di compiti non mi pronuncio: non ne ho la competenza e sono sicura che maestri e professori sanno cosa è adatto ai loro allievi.
Mi piacciono quei libri di compiti della scuola elementare che sembrano un po’ degli albi di enigmistica: forse non sono utilissimi, ma sono abbastanza leggeri da conciliare la continuità dell’impegno con una certa giocosità.
Per esempio questa estate il Piccolo Jedi ha scoperto l’enigmistica, proprio grazie ai suoi libri che proponevano ogni tanto qualche gioco di parole crociate. Ne era così affascinato che ho comprato qualche rivista di enigmistica per bambini e lui, preso dal sacro fuoco, ne ha macinate pagine e pagine! Senza rendersene conto, credo che abbia a dir poco raddoppiato i suoi compiti delle vacanze, del tutto spontaneamente.
Questa vicenda dell’enigmistica, mi ha fatto venire in mente questo post di Piattinicinesi che svela una verità semplicissima: i compiti sono solo compiti e sono normali come lavarsi i denti! E poi ci sono i compiti che non sembrano tali, come le riviste di enigmistica o le recensioni su genitoricrescono 😉
E poi, per tutte le età, c’è la lettura: il più bel compito-non-compito! L’estate è il momento migliore per leggere un po’ di più. Io sto cercando di istituire un’oretta di lettura dopo pranzo, per tutti, in vista del mese di agosto che passeremo al mare. Ognuno col suo libro, in un posto fresco… Sempre che non me la boicottino con la partita uno contro uno a basket sotto il sole cocente delle 14…
14… 7 x 2!!
che rottura fare il libro delle vacanze,e poi quando vai a scuola le maestre non corregono ne anche…
Eh Rosy, dipende se pensi di averlo fatto per le insegnanti o per imparare qualcosa te. A chi servono veramente i compiti?
Sul programmare i compiti sono d’accordo, non vorrei sottovalutare i bambini, ma dubito che i primi anni di elementari possano già essere in grado di gestirsi un tempo lungo come l’estate e una quantità di compiti come quelli che vedo ora… Quindi ci sta che siano i genitori a dirgli quanti deve o dovrebbe farne ogni giorno.
Sul farli però no!!!! Ecco, io sono di quelle che si dovranno frenare per non rubare i libri alla figlia e farli (ma non per il suo avvenire, è che mi piacciono 😉 almeno quelli delle elementari che sono facili 🙂 ) però sono i suoi compiti, deve farli lei, se non capisce o si perde in qualcosa posso aiutarla, io sono sempre stata da sola a farli e vorrei cambiare un po’ la cosa, senza stare con lei tutto il tempo essere comunque lì, per l’occhiata ogni tanto e le risposte se serve. Ma se non è capace, allora tocca alla maestra rispiegare la lezione, e se non ha voglia, allora toccherà a lei poi giustificarsi a scuola! Sennò che imparano, che tanto ci pensa mammà? E no, eh…
@Silvia: leggo ora il tuo post ( mannaggia la vacca miseria, non riesco quasi pià a leggere questo sito che ADORO, lo sai) . D’accordissimo sulla programmazione dei compiti con l’aiuto di noi adulti, da soli non ce la farebbero mai e sulla lettura di un testo che piaccia sul serio ai bambini ( con me sfondi una porta aperta, lo sai!). Ma sono soprattutto d’accordo sul suggerimento sull’enigmistica, se per caso ( magari verso le quattro di un mattino X di un qualsiasi giorno di questi) hai dato un’occhiata al mio post sono convinta come te che sia utilissima.
Alessandro adora l’enigmistica per bambini, e funziona sul serio ( vedi il commento entusiasta di Marcella).
@close the door: DOPPIO AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!! Sempre in un post su questo argomento mi permettevo giustappunto di suggerire di NON sostituirsi mai ai figli nel fare i compiti, perchè di discorsi deliranti come quello della tizia che hai citato ho la sventura di ascoltarne parecchi in giro.
Io ho detto a mio figlio ( 7 anni, ha appena terminato la prima elementare ) che l’avrei aiutato a capire qualche punto ostico nello svolgimento degli esercizi ( e ti assicuro che in certi casi le istruzioni erano così contorte che ho faticato persino io a decodificarle ) ma che ho finito da un bel pezzo le elementari, quindi i compiti se li deve ciucciare lui ( ehmmm… ho usato toni meno coloriti, se no si impiccava con la cinghia dello zaino ).
Fortunatamente a tutt’oggi gli mancano solo 6 paginette per terminare il libro delle vacanze, ma gli detto molto chiaramente che avrei preferito mandarlo a scuola a Settembre con i compiti incompleti ( poi avrebbe spiegato lui alla maestra il perchè ) piuttosto che sostituirmi a lui. Che utilità avrebbe, di grazia?
Ma come ho fatto a non pensare all’enigmistica!!? Ieri, dopo avere letto il post sono andata con Luchino in edicola….miracolo!! Ha fatto 7 pagine , che ha dovuto prima leggere e capire!!GRAZIE GARZIE GRAZIE GRAZIE
Per quanto riguarda i compiti lui ha due libricini semplici che contengono anche qualche giochino divertente, li ha cominciati a luglio, i primi giorni faceva letteralmente volare i libri. Adesso fa una pagina al giorno ( circa 5 minuti), qualche volta da una sbirciatina alla pagina successiva e se è facile dice : ” va bene oggi ne faccio due così mi avvantaggio”.
Anche lui all’inizio urlava che erano difficilissimi e gli dovevo leggere il comando, quindi ora faccio così: appena finisce una pagina gli dico sommariamente quello che dovrà fare il giorno dopo ( in concreto non gli spiego quasi niente),quando deve fare la pagina lo lascio solo e dopo un po’ mi avvicino per chiedergli se ha capito cosa fare, risposta: ” mica ho due anni io”.
Direi che abbiamo trovato la tattica giusta!!
AH dimenticavo, siccome gli dico sempre che è bravissimo che ha preso tanti dieci e quindi non ha bisogno di nessuno, se trovo qualche errore di distrazione faccio finta di niente al momento: ” lo sapevo che avresti fatto tutto alla perfezione!!” ;-))))
Sono reduce da una telefonata rivelatrice con una mamma di figlia liceale che mi ha confidato che le fa i compiti, cioè la mamma fa i compiti al posto della figlia Oo
“Eh lo so che sbaglio, ma sai, ho solo lei e mi preoccupo del suo avvenire”
AAAAAAAAAAAaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhh !!!!!!!
No Silvia, la lista dei libri era al liceo ma questi incubi da “coscienza sporca” ce li avevo già alle elementari. Per cui mi mettevo lì gli ultimi giorni e frullavo i compitini (che comunque non erano moltissimi).
Non so, a me piace l’idea della vacanza che è VACANZA e non si pensa a imparare a organizzarsi, a programmare, a restare in allenamento, e cose del genere. Anzi mi sembra che imparare a staccare completamente sia altrettanto importante, con la vita che facciamo.
Se poi oggi i compiti sono quasi più spassosi che leggere Topolino e alcuni bambini li fanno sotto l’ombrellone, tanto meglio e buon per loro. Ma non credo che, quando toccherà a mia figlia, starò lì a imporle la mezz’oretta di compiti ogni giorno. 🙂 Ma non sono contraria ai compiti delle vacanze, anzi quei giorni di “ripassino” intensivo prima di rientrare a scuola secondo me ci vogliono.
Però mi raccontate di vostre esperienze liceali. Non possiamo confrontarle con i compiti della scuole elementare. Anche io mi aspetto che farà i compiti ammazzandosi l’ultima settimana (giusto, è legittimo diritto di studente fare le cose in fretta e male 😉 ), ma almeno alla scuola media, non in seconda elementare!
Con me hanno adottato la tecnica del “deve imparare a gestirsi, se non li fa si prenderà le conseguenze se li fa i premi”. risultato? Sono il simbolo del last minute… Compiti delle vacanze fatti a metà nell’ultima settimana (l’altra metà… ehm… li copiavo i primi giorni di scuola dai compagni, se li avevano fatti, sennò di corsa mentre tutti si raccontavano le vacanze). E non solo quelli, interrogazione? Mica vorrai perderti la tv al pomeriggio o la telefonata lunga all’amica? Sveglia il giorno stesso alle 4 del mattino perché avevo rimandato fino all’inverosimile. Insomma, una tragedia. Alla fine me la cavavo, ma ho sempre studiato così male e di corsa che non mi è rimasto nulla…
A settembre tocca a mia figlia. Mi auguro tanto che sia un’altra stoffa, ma penso anche che sarà più presente, senza sostituirmi a lei o arrivare a farle i compiti, ma almeno i primi anni la aiuterò a organizzare e farò da guardiano. Poi da grande vi dirà se ho fatto bene!
Eh no dài, mi ergo a difesa della goduria di fare i compiti tutti all’ultimo minuto. 😀 Io ho sempre fatto così, mai toccato libri nelle vacanze per poi, circa due settimane prima dell’inizio della scuola, cominciare ad avere incubi notturni a tema “scena muta davanti a tutta la classe”. Da quel giorno in poi mi mettevo a sgobbare. Sono perfettamente consapevole che fare i compiti un pochino al giorno è più efficiente e meno stressante e tutto… ma io purtroppo non sono fatta così. 🙂
I compiti però li ho sempre fatti da sola quindi i miei genitori non credo abbiano risentito granché di questi miei sprint finali.
Il compito delle vacanze più bello di cui io abbia memoria, me l’ha regalato la mia prof di lettere del primo anno di superiori: una lista di una cinquantina di romanzi, di cui ne avremmo dovuto leggere, boh, tre credo. Io ne avrò letti una ventina 😀 molti non li avevo mai nemmeno sentiti nominare ed è stato fantastico avvicinarsi ad generi ed autori al di fuori del giro dei soliti “classici” che ti propinano (propinavano?) a scuola. Grazie prof.!
P.S. ma perché i bambini oggi non fanno più i compiti da soli? Lo vedo anche con il figlio più grande di mio marito (11 anni), dev’esserci sempre qualcuno con lui anche se può fare benissimo da solo. È solo un’impressione, o è proprio vero che i bambini delle elementari oggi sono meno indipendenti di quanto lo fossimo noi? Siamo noi che ci impicciamo troppo? :/
la mia maestra delle elementari non ci dava compiti, solo qualche libro da leggere e basta. Poi, 10 giorni prima dell’inizio della scuola, ci radunava tutti nel cortile di un compagno che prestava la casa e facevamo 3 ore al mattino di lezione all’aria aperta.
che donna eh?
Alex si è appassionato all’enigmistica a 4 anni ma i compiti … quelli non gli vanno giù. Ogni pomeriggio, al rientro dal lavoro, mi sorbisco i suoi sbruffi ma pretendo almeno 20-30 min di esercizi, altrimenti poi ci tocca correre ad agosto durante le vacanze tutti insieme. Per fortuna la sua maestra ci ha lasciato la libertà di concentrarci sugli aspetti più problematici, diversi da bambino a bambino. Le pagine di addizioni o di comprensione di un testo se le fuma in 1 minuto e non mi preoccupo, ma se per 3 mesi non facesse esercizio di scrittura arriverebbe a scuola come l’anno scorso. Entrambi abbiamo la manualità e il senso artistico di un bradipo pigro, quindi lo capisco e cerco di non dare troppa importanza ai risultati. Vorrei che amasse la scuola come luogo in cui incamerare informazioni ed esporre curiosità, i voti mi sono sinceramente indifferenti (almeno per ora).
Certo che, ripensando alla mia infanzia, ero già molto più indipendente di lui anche dal punto della gestione compiti e così i miei compagni. Non ricordo le nostre madri così addentro alla vita scolastica, forse perchè non si sentivano forti dal punto di vista della propria personale formazione … non so, per me è una battaglia quotidiana quella di renderlo più autonomo, di spingerlo a fare una cosa prima di chiedere aiuto o consiglio. Succede solo a me?
Marzia… avrei potuto scriverlo io parola per parola questo commento…