Attraverso le storie si può parlare di tutto, anche di temi difficili. Anche di realtà, perché la realtà, che uno sia grande o piccolo, non è una cosa distante, lontana anni luce dal nostro piccolo mondo protetto, ma è l’onda che ci sommerge, il vento che ci sospinge, la terra che spostiamo ad ogni passo e che si attacca ai nostri piedi, ricordandoci da dove veniamo.
Ci sono modi per raccontare la realtà che ti fanno scoprire aspetti del mondo che sono i tuoi, anche se non lo sapevi.
Con le storie ai bambini si può parlare di tutto, anche di un tema difficile come quello dei rifugiati.
E visto che il 13 è la Giornata Mondiale del Rifugiato, ho pensato di dedicare questo Cinepiattini a tre film che abbiamo visto di recente. Tre film nuovi, tre piccoli gioielli, tre storie meravigliose.
Splendide da usare a scuola, per chi volesse approfondire il tema, ma anche a casa, in quelle serate in cui vuoi un film di quelli che quando finiscono rimani a scorrere i titoli di coda fino all’ultimo nome, sperando di restare ancora un po’ dentro lo schermo.
The way back
Il primo film è per gli appassionati di avventura. Seconda guerra mondiale, Polonia. Un soldato viene mandato in un gulag in Siberia con l’accusa di tradimento. Il regime è durissimo, e se vuole sopravvivere ha un solo mezzo: la fuga. Con un manipolo di uomini decidono di tentare e provare a raggiungere l’India a piedi passando dall’Himalaya. Fa paura solo a dirlo ma loro lo fanno davvero. Attraversano ghiacci montagne e deserto, scoprendo cosa vuol dire stare insieme, confrontarsi, sopravvivere. Accogliere, rifiutare, decidere. Essere capi, subalterni, soli. Quella disperazione, quell’ostinato desiderio di vivere, è lo stesso che porta ogni giorno migliaia di persone a tentare il tutto per tutto. Solo che quando arrivano finalmente in India, vengono accolti, soccorsi, sfamati. Ma quello è un film, ambientato durante la guerra. Non è mica il mediterraneo di oggi. (dai 10/11anni)
Monsieur Lazhar
Questo film l’abbiamo visto al cinema. Ero titubante perché l’avvenimento iniziale, che dà l’avvio alla trama, è il suicidio di un’ insegnante. Invece è tutto così delicato che anche il 9enne ha colto i sentimenti dei bambini concentrandosi su quelli (e sulla tristezza anche, sullo smarrimento) senza però rimanere sconvolto. In ogni caso il film lo consiglio a partire dagli 11 anni, che poi è l’età dei protagonisti. Monsieur Lazhar è il supplente, che prende il posto della maestra. In realtà lui non avrebbe i titoli per svolgere quel lavoro, ma è convinto di riuscire ad aiutare quei bambini a superare il dolore che stanno provando, lo stesso che ha provato lui in Algeria, da dove è scappato. E’ la storia di come si possa riconquistare la propria vita dopo averla perduta, di come si possa restare umani anche nella più atroce sofferenza. Un film di una dolcezza e di una poesia rari.
Miracolo a Le Havre
E rimanendo in tema di poesia, se per caso questo film di Kaurismaki l’avete perso quando è uscito al cinema un paio di anni fa, rimediate subito procurandovi il dvd.
Il titolo italiano riecheggia Miracolo a Milano, al quale Kaurismaki si è ispirato per le atmosfere stralunate, il quotidiano degli ultimi, il rito del buongiorno. La storia non ve la racconto, perché vi toglierei tutto. Vi dico solo che i protagonisti sono un lustrascarpe, un cane, un bambino, una donna e gli abitanti del quartiere. E un ciliegio. Dai 9 anni.
Anna aka Piattinicinesi