Cambiamenti in famiglia

famiglie-cambiamentiSto per compiere trentun anni e continuo a cambiare idea su argomenti che ritenevo completamente assodati nella mia testa di neo-adulta.
Ogni volta che ti accorgi di aver cambiato idea, è una piccola scossa di terremoto emotivo. Devi fare i conti con abitudini consolidate che stai andando a erodere, e per un attimo ti stimi un po’ meno.
Un esempio a caso. La scorsa primavera non sono andata a votare, per la prima volta. La tessera elettorale è stata tutto il giorno a guardarmi. Ma io non volevo proprio andare. E non ho chiamato mio fratello, come al solito, di prima mattina, dicendo “cittadino, al voto!”. E non mi sono fatta accompagnare al seggio dalle bimbe, e non le ho lasciate ad aspettarmi fuori dalla cabina, gravi e compunte, come faceva mia nonna con me, quando ero piccola (poi tornavamo a casa, e nonno, repubblicano fanatico, la indicava col dito e le diceva, in dialetto: comunista!). E per un attimo mi sono detta: non lo starai mica facendo per pigrizia, vero? E poi mi sono subito risposta: no, lo sto facendo per protesta. Ah, allora va bene, ha risposto la me che andava regolarmente a votare e che per un attimo aveva dubitato della serietà della me neo-anarchica.
Voi vedete come due delle mie tante anime siano entrate in conflitto su una questione di principio.
Se entriamo in conflitto con noi stessi, peraltro piuttosto spesso, come diavolo possiamo credere davvero che esista qualcosa che dura per sempre?
Eppure la mia parte irrazionale ci crede, nei legami.
Amiche intimissime fino a pochi anni fa, sono sparite (o sono sparita io, non è importante) per mancanza di interessi comuni e voglia di passare tempo assieme. Sono stata con un ragazzo cinque anni, prima di mettermi con il padre delle mie figlie, e non ho più il suo numero di telefono, perché banalmente ho cambiato molti cellulari e non sempre è riuscito correttamente l’export della rubrica.

Eppure mia mamma e mio fratello, quelli con cui ho litigato milioni di volte, quelli che hanno assistito a tutti i miei cambiamenti di stile e di idee, e alle sofferenze di cui credevo sarei morta, sono ancora lì, saldi, e dire che ci siamo detti molte volte “cancella il mio numero di telefono”.
A dire il vero, ho anche assistito a rotture inesorabili tra fratelli, per due soldi in croce. Ma a me non è (ancora?) successo.
E dunque le famiglie, nella mia esperienza, sono meno s-composte di quanto sembrino. C’è questo patto di sangue che non sappiamo spiegare. Questo istinto di autoconservazione, se volete: io mi prendo cura di te, senza chiedere nulla in cambio, perché quando ne avrò bisogno, qualcuno, non necessariamente tu, si prenderà cura di me. L’amore e l’amicizia non sono necessariamente a doppio senso. Possiamo amare anche non corrisposti. Coi figli per esempio succede.
Fred Hirsch, economista austriaco, al contrario, diceva che l’ideologia del capitalismo erode lo spirito dell’amicizia: tu non dai, a meno che non sei certo che riavrai indietro (vado a ricordi universitari: confutatemi liberamente).
Al di là della mia famiglia d’origine, c’è la famiglia che ho creato con l’uomo che finora ho amato di più, e che non vive più con noi, però è, nei fatti, parte integrante della nostra famiglia. E ci sono tre bimbe, che stanno crescendo, che cominciano un pochino a opporsi a noi, che hanno idee proprie, e gusti propri.
Cose ne sono cambiate: la casa, la città, la composizione familiare, i nostri tagli di capelli, il mio lavoro, la loro scuola, le loro pietanze preferite, le loro amiche. Abbiamo cambiato auto, abbiamo adottato un gatto. Ci cambiamo anche le mutande ogni giorno.
Stiamo resistendo.
Persino al mio spirito neo-anarchico e alla mia mancata andata alle urne.
Vediamo, a breve, se l’adolescenza delle bimbe ci erode o semplicemente ci modella.

Vi lascio con una canzone bellissima, di Mercedes Sosa: Todo cambia.

– di Valentina Santandrea aka pollywantsacraker

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9 thoughts on “Cambiamenti in famiglia”

  1. In quanto a cambiamenti io ne ho inferti una serie a tutte le persone che mi sono state accanto, mia figlia in testa.
    Ci potrei tenere delle lezioni all’università sui cambiamenti, anche indipendenti dalla mia volontà.
    Però sai una cosa?
    Nel momento in cui le cose sono cambiate, chi stava intorno in qualche maniera è cambiato con me. Andando, restando, stringendosi a me o allontanandomi con le sue motivazioni nemmeno sempre plausibili.
    Tutto questo mi ha messo all’erta. Ero sicura che sarebbero successe delle cose, ne sono successe altre. Ero sicura che avrei io stessa agito in una maniera e invece poi ho avuto un’altra reazione.
    In pratica come diceva il sommo, tutto scorre, anche dentro ognuno di noi. Certe volte è un fiume in piena e ti sconquassa, altre volte una goccia cinese che ti cambia solo dopo tanto tempo.
    Tutto cambia e con il tutto anche le nostre convinzioni.
    Ma molto resta. Moltissimo.

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  2. E’ di questi giorni una mia intensa riflessione sulle famiglie (S)composte che mi vivono intorno. Perché quando volevano farmi sentire meno sola e più simile alla massa, un essere normale insomma, non facevano che citarmi statistiche su quanta gente incontrasse i miei ostacoli. “Non sei l’unica. Inutile lamentarti.” Ma poi ti scontri con la realtà e ti senti più vicina a righe scritte qui che a parole sprecate là fuori. E mi tengo stretta le mie poche certezze, quei patti di sangue, quelle relazioni dove non conta il do ut des. E una canzone con cui ti imbatti sul percorso.

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  3. @close: ecco. Davvero. 🙂

    @piattini: credo abbia ragione tu. Ci sono legami eterni (pochi, quasi nessuno) ma sono quelli che ti scegli. Io casualmente ho scelto la mia famiglia d’origine e la famiglia che ho creato.

    @deboraH: I like lirismo 🙂

    @silvietta: interessante quello che dici del nostro approccio peculiare alle cose. In effetti c’è sempre stato qualche tipo schema ripetuto, nel mio comportamento, però non ti so bene dire quale. La mia essenza probabilmente. Anche se sono cambiata.

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  4. anche per me questa canzone è una colonna sonora, proprio di vita. sui legami familiari invece non so, per me ci sono persone a cui ho giurato amore eterno, non necessariamente familiari, e stanno ancora lì, malgrado i litigi e le prolungate assenze. tutto cambia, in continuazione, eppure per qualche ragione sento che ora, in questa fase, tiro anche le fila, scelgo cosa rimane, scelgo cosa finalmente mi piace della mia vita e di me dopo tanti cambiamenti, e anche se continuo a bruciare per questa voglia di nuovo mi sento molto più radicata. che è una cosa bella dell’età, e non voglio rinunciarci

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  5. ..e vedrai dopo i quaranta! Si diventa una particella tra mille, non ci si sente più così uniche e insostituibili , si guarda agli altri con molta più tolleranza, perchè ce li ricordiamo, i nostri errori. E quanti! Si salutano, un po’ smarriti, quelle persone che, già alla nostra età o giù di lì, se ne vanno troppo presto. E le si perdona. Ci si sente parte di un tutto in cambiamento. E non posso fare a meno di pensare che siamo fiamma che arde e si spegne, che anche mia figlia invecchierà e sarà nonna e oltre non so dire. E che tutto ciò che conta, come in epilogo di quel bel film “La Tempesta Perfetta” è Amore.
    Cara Polly, in me riesci a toccare delle corde particolari. Pazienta per il lirismo , ma è tutta colpa tua 😉

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  6. Ieri sono stata a contatto con tante cose (foto, canzoni, luoghi) che costituivano l’essenza, il vestito del mio essere tanti anni fa. Che adesso non sono più parte del mio quotidiano. Standoci a contatto, ieri, solo perché mi andava, mi ha dato due sensazioni.

    La prima, che anche se non sono più cose quotidiane, non puzzano di naftalina. Cose che hanno alimentato il mio cuore possono non essere più quotidiane ma non per questo sono “scadute”. Forse proprio perché il legame era così saldo.
    La seconda, che anche se cambiano tante cose nella nostra vita (atteggiamenti, pensieri, sentimenti, emozioni, oggetti, relazioni, scopi e obiettivi), c’è un modo di porci rispetto alle cose che è “nostro”, identitario.
    Forse quando amiamo (anche nelle turbolenze dell’adolescenza, o in altre tempeste) è quello “stampo identitario” a dare il segno. Meno s-composto di quanto io voglia credere.

    Scusa il commento poco ordinato.
    baci

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