Un’intervista sulla realtà viva delle sezioni bambini e ragazzi delle biblioteche pubbliche, che rappresentano un punto di riferimento per intere famiglie e una finestra aperta sul mondo. E qualche notizia su Nati per Leggere.
Lucilla Rigobello è una bibliotecaria, un mestiere antico, teso alla conservazione e alla cura del patrimon… Ma non diciamo fesserie!
Il bibliotecario è una professione, prima di tutto, per la quale anche previsto un apposito corso di studi. Il bibliotecario è una professione necessaria, come quella dell’insegnante, del medico e dell’avvocato. Il bibliotecario è una professione necessaria oggi, perché il patrimonio letterario si amplia, cambia i supporti di diffusione e necessita di esperti in grado di guidare.
Lucilla è una bibliotecaria in un quartiere popolare di Milano, in mezzo alla vita vera, com’è oggi. Ed è specializzata nella guida e nell’assistenza dei bambini in biblioteca. Ed ecco come ce li racconta lei, questi bambini veri in una biblioteca vera.
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Parlaci del tuo lavoro di bibliotecaria con e per i bambini. Chi sono i bambini che vengono in biblioteca, chi li accompagna e quali sono le loro reazioni le prime volte? Come si costruisce il rapporto con la biblioteca?
Le sezioni per ragazzi delle biblioteche sono nate in tempi abbastanza recenti, diciamo massimo 20 anni fa. Questo è la conseguenza della trasformazione della biblioteca da luogo dove non si poteva fare quasi niente a luogo amichevole, un posto dove l’utente trova informazioni, socialità, iniziative culturali oltre che libri.
I bambini vengono in biblioteca se trovano un posto accogliente anche esteticamente, con spazi pensati per loro, tanti libri nuovi, belli e aggiornati, riviste, materiali multimediali e personale preparato in grado di seguirli.
Se invece lo spazio bambini è un angolino ricavato con mobili di scarto e vecchi libri polverosi sarà molto difficile che percepiscano la biblioteca come un luogo attraente.
La mia biblioteca è quella di un quartiere molto periferico e multiculturale, e più della metà dei miei piccoli utenti arriva da altri Paesi, anzi, devo dire che i bambini stranieri sono i lettori più assidui. Spesso, ma non sempre, sono accompagnati dalle mamme (i padri sono più latitanti), donne che se sono in difficoltà con la lingua chiedono anche aiuto per sbrigare incombenze burocratiche (iscrizioni scolastiche, informazioni su iniziative del Comune, aiuto nella compilazione di curriculum, corsi di italiano e chi più ne ha più ne metta.)
La nostra in effetti è una professione molto eclettica, e in questo realizziamo con nostra grande soddisfazione la vera mission della biblioteca, che è quella di rendere l’informazione accessibile a tutti.
L’esperienza che mi ha dato più soddisfazione negli ultimi mesi è stata la collaborazione con “Mamme a Scuola“, straordinaria associazione di volontarie che fa scuola di italiano alle mamme straniere dentro alle stesse scuole frequentate dai figli. Ho presentato la biblioteca come punto di riferimento del quartiere, e con mia grande gioia tutte le mamme (alcune analfabete in lingua madre) sono tornate a iscrivere i loro bambini.
In questo grande quartiere popolare molti bambini già a 7-8 anni vengono anche da soli in biblioteca (in questo mi ricordano la piccola Matilde di Roald Dahl) perché sono abituati ad arrangiarsi da sé. Molto spesso sono venuti per la prima volta in visita alla biblioteca con la scuola e hanno continuato a tornarci nonostante il disinteresse dei genitori (o l’impossibilità di accompagnarli). Sono bambini che leggono tanto e chiedono pareri, seguono le loro serie preferite, e se hanno bisogno del nostro aiuto è più che altro quando hanno “letto tutto” di un autore e vogliono passare a qualcos’altro di simile, ma non sanno bene cosa scegliere.
Hanno i loro gusti ben definiti, di solito amano i libri di avventura o il fantasy se sono più grandicelli, e spesso si costruiscono il loro bagaglio di letture da soli. Mi sento di poter affermare con certezza che se non ci fosse la biblioteca a disposizione molti di loro non leggerebbero affatto.
Altri naturalmente seguono il percorso più classico e arrivano già a 2-3 anni con la mamma che si ferma al pomeriggio a leggergli le fiabe. La biblioteca in questo caso è un luogo del cuore, un posto dove passare insieme dei momenti piacevoli e conoscere altre mamme e bambini.
In entrambi i casi, appena ci avventuriamo tra gli scaffali a riporre libri veniamo sommersi da richieste di informazioni, recensioni, suggerimenti. Il rapporto si costruisce rimanendo disponibili, consigliando senza imporre, senza censurare, senza voler convincere nessuno a leggere il grande classico al posto di Geronimo Stilton.
Se dovessi riassumerti la ricetta per fidelizzare l’utente giovane, è lasciarlo libero di leggere quello che vuole e seguire discretamente le sue preferenze, cercando di proporre sempre una scelta di qualità, ma senza mai criticare la propensione a leggere cose più commerciali (del resto quanti adulti leggono Thomas Mann al posto del best seller?). Mai giudicare, mai imporre quando si tratta di libri (e mai far scrivere riassunti, posso aggiungere visto che non sono insegnante…).
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Cos’è il progetto Nati per leggere, cosa si prefigge e come funziona in pratica?
E’ impossibile spiegare in breve Nati per Leggere: il sito è estremamente ben fatto, completo ed esaustivo. Provo ad aggiungere solo alcune mie personali considerazioni.
Nati per Leggere è nato in Italia nel 2000, sulla scia di alcuni importanti progetti realizzati in area anglosassone (USA e UK). In questi paesi già da tempo numerosi studi avevano provato che la lettura ad alta voce rivolta ai bambini dalla nascita ai 6 anni ha una positiva influenza dal punto di vista relazionale e cognitivo.
Leggere insieme rafforza il legame affettivo, crea l’abitudine all’ascolto, accresce il desiderio di imparare a leggere; inoltre è dimostrato che può migliorare le performances scolastiche, anche se è fondamentale ricordare che questa è una conseguenza e non lo scopo della lettura ad alta voce.
Il progetto italiano è promosso dall’Associazione Culturale Pediatri, dall’Associazione Italiana Biblioteche e dal Centro per la salute del bambino, e ha il grande pregio appunto di mettere in rete soggetti diversi che condividono informazioni e utili momenti di formazione. Oltre a bibliotecari e pediatri aderiscono al progetto librai, educatrici, lettori volontari, operatori socio-culturali e pedagogisti.
Un grande circolo virtuoso, insomma, un reciproco scambio, e anche un modo di unire le forze (dove non arriva uno arriva l’altro). Ad esempio, è difficile che una famiglia che vive in una condizione di disagio (economico, culturale) venga in biblioteca perché convinta che leggere fa bene al bambino, ma se glielo dice il pediatra forse c’è una piccola probabilità che questo accada.
Per questo sono stati formati operatori nei Consultori, nei nidi e nelle Asl, dato che loro arrivano dove noi bibliotecari non potremmo incidere. Noi invece mettiamo a disposizione di tutti gratuitamente la nostra professionalità, la consulenza bibliografica e i libri della bibliografia di Nati per leggere, sempre rinnovati e rigorosamente ben tenuti (niente attira un bambino meno di un libro vecchio e rovinato).
La bibliografia di Nati per Leggere comprende una selezione di 120 titoli in lingua italiana di assoluta qualità per la fascia 0-6 ed è stata costantemente ampliata diventando un punto di riferimento imprescindibile.
Ricordo, per inciso, che attualmente la maggior parte dei libri in vendita per la prima infanzia…. non sono libri, ma giocattoli (libro sonoro, libro puzzle, libro gioco, libro che profuma, ecc), e questi orrendi libretti interattivi purtroppo sono preferiti da troppi genitori perché “il bambino se li può guardare da solo e non rompe le scatole”.
Con l’albo illustrato di Nati per leggere questo non è possibile: il testo è emotivamente coinvolgente, le illustrazioni bellissime, la lettura ad alta voce è necessaria.
Interessanti anche gli incontri con bibliotecari e pediatri rivolti ai genitori che si svolgono in Consultorio o in biblioteca.
Ricordo la conferenza di una bravissima pediatra, che spiegava: quando un bambino molto piccolo è irrequieto o piange e chiede attenzione, si prova sempre a calmarlo con qualcosa di “alimentare” (il seno, il ciuccio, il biberon), e non si pensa al potere della nostra voce, del canto, di una filastrocca in rima, della lettura…
Un’altra utilissima opportunità è iscriversi alla lista di discussione, uno strumento di comunicazione per tutti quelli interessati alla lettura da 0 a 6 anni (e oltre), creata per facilitare lo scambio di notizie su iniziative, eventi, attività o i suggerimenti di libri e letture. In pratica, se vi interessa trovare un libro per bambini che parla di un argomento qualunque, che sia la nanna o il ciuccio, i dinosauri o la morte del nonno, potete inviare una mail alla lista specificando l’oggetto delle vostre ricerche e sarete sommersi di risposte da parte di bibliotecari desiderosi di aiutarvi!
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Secondo te, perché oggi c’è bisogno di più educazione alla lettura, partendo proprio dai bambini?
Perchè siamo tutti più distratti, abituati a saltare da un argomento all’altro, di link in link, non sappiamo più stare fermi e concentrati in qualcosa, e i bambini ne risentono moltissimo (avete provato a parlare con qualche insegnante che ha lavorato con i bambini di prima elementare negli ultimi anni? ). Perchè facciamo fatica ad arrivare in fondo, a seguire una descrizione, uno sviluppo, abbiamo fretta, siamo diventati onniscienti ma superficiali. Perchè il mondo di oggi è complesso e dobbiamo fornire gli strumenti per navigare in questo mare di complessità. Perchè, come dice Umberto Eco “chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro“.
E per i bambini, perchè avere un adulto che ti prende per mano e ti fa entrare nel mondo della lettura è un dono che arricchirà tutta la vita (tra l’altro un dono in cui è difficile dire chi dà e chi riceve).
Io ho letto molto alle mie figlie, ma non perchè mi avevano detto che sarebbero diventate più intelligenti e avrebbero acquisito maggiori capacità linguistiche, e neanche per farle diventare lettrici a tutti i costi.
Ho letto alle mie figlie anche quando ero mezzo morta di sonno (a volte mi addormentavo leggendo prima di loro), quando quello che sceglievano non mi piaceva o quando volevo leggere qualcosa per me, perché sapevo di soddisfare un bisogno fondamentale, quello di comunicare, di sentire una voce che ti dice che non sei solo, che ti tranquillizza e rassicura.
E poi è molto gratificante imparare a scegliere da sé i libri che ci piacciono, l’alternativa altrimenti è solo la scuola con le sue letture imposte e non sempre gradite (ancora Umberto Eco: “Cos’è un classico? un libro che tutti abbiamo odiato quando andavamo a scuola“)
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Come reagisce un bambino sconosciuto quando leggi per lui?
Una volta leggevo a una classe di bambini particolarmente disastrati e uno mi diceva che gli facevo venire voglia di dormire; io ero preoccupata di annoiarlo, poi mi ha raccontato che era perché gli ricordavo la mamma che gli leggeva sempre qualcosa la sera e che adesso è in carcere….
Buona lettura!
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