Di bambini iperdotati, scuole e genitori caparbi…

… ovvero del dubbio metodico e l’arte delle mazzate in testa.

Chi mi conosce, anche solo per sentito dire o visto scritto, sa che pratico l’arte del dubbio come principio vitale. Cioè, tento sempre di vedere i due lati delle cose (grazie, ma’, eh, che me l’hai insegnato scientemente), e il pro e il contro, e la mia ragione e il mio torto, e il bianco e il nero e le nuvole ma anche il sole che fa capolino dietro. Poi mi meraviglio che qualcuno mi fa: è tanto che te lo volevo chiedere, ma che sei anche tu un po’ bipolare come me? E che ne so, se sono bipolare, potrebbe, d’altronde, però, se si considera, in fondo, e potrei sbagliarmi, sono solo un essere umano, in fondo. Mica ho la scienza infusa?

Non mi sono mai pentita di questo dono della sfumatura, perché serve ad ampliare gli orizzonti del vivere anche se comporta un grande spreco di energie. Fino al momento in cui mi sono pentita di aver dato retta ad altri su questioni dei figli. Ecco, l’anno scorso ho detto basta. Ma ho avuto un buon allenamento per riuscirci e avrei voluto arrivarci prima, risparmiavo tempo e patemi.

***

Senti, per Ennio ti prescrivo la logopedia così ti lasciano in pace”, mi fece anni fa il nostro medico, santa donna. “Poi quando avrà 17 anni e parlerà splendidamente due o tre lingue non se ne ricorderà nessuno che a tre anni aveva un cosiddetto ritardo, ma preparati, ti scocceranno fino a metà elementari”. Così fu.

***

Poi il maestro dell’altro gruppo al nido, incontrato al parco per caso con suo figlio. Mi attaccò un pippone apocalittico su quanto si sarebbe trovato male Ennio a scuola e che lo avrebbero sfottuto, torturato, fatto odiare la scuola e la sua vita sarebbe stata un inferno. Così, in parte, fu. “Tranquilla, magari ti stava facendo il filo” mi consolò un amico con cui, distrutta, mi stavo sfogando. Avrei dovuto mandarlo al diavolo e dirgli di farmi convocare dalla direzione, se davvero la situazione era questa.

***

E allora, Ennio si è abituato alla scuola?” I primi tre mesi urlava e si rotolava e terra per non uscire.
No, ma mi sembra si sia rassegnato.” Purtroppo. Se non si rassegnava lo toglievo di lì prima, perché da come ce lo descrivevano non lo riconoscevamo.

***

“Può essere la biculturalità? E gli altri bambini bilingue, come si comportano?
Non ci sono altri bambini bilingue in classe.
E allora quei 6-7 genitori che al mattino all’attaccapanni salutano i figli in altre lingue, che sono? Niente, manco li aveva notati.

***

Poi lo testarono e meno male che al colloquio c’era anche maschio alfa, o mi avrebbe sicuramente rimproverato che io mi inventavo le cose, perché non credevamo alle nostre orecchie.
Gli ho fatto vedere come fare un giochino semplice e gli ho chiesto di rifarlo lui. Ma niente, proprio non ci riusciva. Io ho insistito e l’ho invitato a farlo, ma lui si è messo a rigirare il gioco e alla fine lo ha messo sottosopra per guardarlo sottosopra.  Proprio non ci arriva.
Si, perché lui ha tanto di quel caos in testa, dovete dargli ritmi regolari per un mese, io gli ripeterò la mattina a parte le istruzioni di quello che c’è da fare e fra un mese lo ritestiamo.

La mia interpretazione del test era leggermente diversa:
Ok, gli hai dato un gioco talmente semplice che persino lui ha capito che era da deficenti e si è annoiato immediatamente a morte. Che lo rifà a fare, visto che l’ha capito? Ma è un bambino gentile, tu insisti e per farti contenta ci ha provato. Ma in realtà, nel frattempo ha iniziato a vedere se ci si poteva fare qualcosa di più interessante e lo ha rivoltato da tutte le parti. Quando si è definitivamente convinto che è oggettivamente un gioco per deficienti, te lo ha ridato.”

Ma mio marito per paura di ripercussioni in classe sul bambino mi ha detto di star zitta e di provare con il sistema ordine e regolarità. Il giorno dopo però mi sono resa conto che i miei figli la vita ordinata e regolare ce l’hanno sempre avuta. Più ordinato e regolare di così, cosa devo fare, misurare con il cronometro i minuti che ci mettono a cacare e imporgli di farla sempre alla stessa ora (che già lo fanno) e entro la stessa durata di tempo e pesargliela per vedere se ogni giorno è uguale? Gli ho cambiato scuola e avrei dovuto farlo immediatamente, ma vabbè, il primo figlio, si impara. È rifiorito grazie alla maestra Colinda, che il primo giorno, raccontandomi in dieci minuti cosa avevano fatto in classe, mi ha dimostrato di aver capito più lei di mio figlio in 3 ore che l’altra scuola e la loro testatrice in 6 mesi.

***

Poi per non farmi annoiare hanno cominciato con figlio 2, ma ero un pochino più preparata.
E poi, l’ abbiamo notato tutti, non fa contatto visivo”.
Ci risiamo? Ne abbiamo parlato due anni fa per il fratello, ha due anni, è timido ed è socializzato da italiano del sud, guardare così esageratamente la gente negli occhi da noi è sfacciato. Tranquilla, non ha l’autismo. E poi scusa, secondo me i bambini marocchini dovrebbero fare uguale a lui, no?
Non ne avevano. Nido ariano di merda.

***

Alla scuola ariana invece gli insegnarono a guardare negli occhi quando saluta e quando ti parlano. I bambini marocchini spesso non lo sanno e per questo quando li beccano a fare anche cose innocue, li portano subito in commissariato per via dell’atteggiamento sospetto.

***

Comunque ero oggi in classe per aiutare e guarda, tuo figlio, povera stella si annoia a morte. Digli di dargli almeno un libro, così passa il tempo. Per forza poi a volte fa casino”.
A 6 anni iniziarono a imparare a leggere e scrivere e lui era entusiasta, ogni giorno ci riferiva le parole nuove che aveva imparato. Mi chiede di aprirgli un blog per scrivercele. Chiede alla maestra se può fare i compiti in corridoio perché il rumore degli altri lo distrae. Esce saltellando di casa per andare a scuola.
Orso, ti piace la scuola?
È bellissima.”

***

Due mesi dopo, la maestra:
Vi ho chiamati perché con la collega ci stiamo preoccupando. Orso da qualche settimana non fa più niente. Non scrive, non legge, guarda fuori dalla finestra e consegna tutto in bianco. Le abbiamo tentate tutte. Non è maleducato, non dà assolutamente fastidio, ma non sappiamo come motivarlo”.

Tre mesi dopo, la terapeuta alla maestra:
È un bambino molto concentrato sul ‘qui ed ora’ (NdM- nota della mamma -ci sono dei santi zen che ci mettono una vita di digiuni e meditazione per arrivarci, a vivere nell’attimo) quindi va accompagnato nei cambiamenti anche piccoli, poi cresce e impara. Io suggerirei di dargli voi le cose da fare già spezzettate, così può concentrarsi su una alla volta”.
Si, ma questa è una scuola a metodo Dalton, i bambini devono lavorare autonomamente.

Lui non ha fatto niente e ha continuato a guardare fuori dalla finestra fino alla fine dell’ anno. Io intanto scleravo perché ogni giorno senza fare nulla lo abituava sempre più a continuare così.

****

Legge ancora compitando, il prossimo anno anche i problemi di matematica sono basati sulla lettura, come farà?
Dai, Orso, nonna nelle vacanze ti compra tanti libri bellissimi, ci esercitiamo tutti i giorni e vedrai come sarà sorpresa la maestra quando ti sentirà leggere benissimo.”
Negli occhi gli compare lo sguardo furbetto, già gode pensando alla sorpresa della maestra. La avverto.
Va bene, fingerò di essere sorpresissima”.

***

Poi ai test di fine anno è andato benissimo, quello che non parlava, sembrava non sentisse e fosse completamente estraniato. Non mi sono sorpesa perché io a scuola e lui e il fratello al coro, a percussioni, a calcio e ovunque fanno così. Lo avevo detto fin da subito, Ennio e Orso sono estremamente coerenti in tutti gli ambienti che frequentano, ma chi mi dà retta?

“In terza ha raggiunto il livello di lettura della fine della quinta“. Praticamente il livello del fratello maggiore.

***

Dopo l’ estate il primo giorno in punizione, a casa fa i compiti non terminati in 24 secondi netti uno e l’altro in 35. Cronometrati. Dopo mezz’ora di piazzate nonpossononcelafacciosonotroppostupido. Devo trovare un rimedio, devo trovare un rimedio.

Vogliamo farlo osservare da un’ortopedagogo”. Bene, prima la terapeuta, poi la coordinatrice interna e adesso una nuova persona. Ma pensano che il bambino sia stupido e non se ne accorga e non cominci a sentirsi ancora più cretino e inutile?

Ma tu, fuori dai denti, cosa pensi, che idea ti sei fatta in quest’anno.”
Io penso a un qualche disturbo dell’apprendimento.”

Io no, invece. Ma neanche per sogno. Riempio il questionario per l’ortopedagogo, ma non mi piace. Questi stanno cercando problemi che non ci appartengono e se li cercano così, qualcosa gli troveranno. Un deficit di attenzione, Un Asperger. Una sigla di quelle moderne. Mi dispiace, questionario, ma non siamo una famiglia di tossici alcolizzati analfabeti che picchiano e violentano i figli, lui non fa pipì a letto, dorme e mangia benissimo, è curioso, è un bambino felice e a tutte le caselle ho scritto no.

[quote]E secondo me il bambino non ha nulla, è solo un testone, in qualche modo ha smesso di sentirsi preso sul serio in qualche punto e adesso si è messo da solo nell’angolo. E per uscirne abbiamo bisogno di qualcosa out of the box, non dell’osservazione. Devo solo tirarlo fuori da quest’angolo, dimostrargli che non è un incapace, che le cose le sa fare benissimo. E non è vero che non ha amici nella nuova classe, ne ha almeno 4-5 di fissi e lui è sempre stato quello che interagisce con un bambino alla volta. Ma non mi crede lui. E mon mi crede nessuno.

***

Se vai a parlare con l’altra scuola, non cominciare a dirgli che sta messo così o non te lo prendono”.
Buongiorno, vorrei iscrivere Orso, che è un bambino molto intelligente, ma ha bisogno evidentemente di sfide o di stimoli.” Oggettiva, così mi piaccio.
E poi “buhuhuuu, e la terapeuta, e la maestra, e l’ ortopedagoga, e le domande che mi fanno paura e i test di fine anno e siamo disperati, e ho paura che se non cambiamo qualcosa adesso, subito, lui questo che sta perdendo a scuola non lo recupera più e non imparerà mai ad amare la scuola“.
Mi scusi, signora, ma avete mai preso in considerazione che possa essere un bambino iperdotato?
È la cosa che ho sempre pensato, ma vede, come madre se lo dico a scuola è la fine.
Sfiora con lo sguardo una lavagnetta sul muro. C’ è la foto di un bellissimo ragazzino biondo e vispo. Si vede dagli occhi.
Anche con mio figlio abbiamo passato i guai prima che si capisse che il problema era quello. Ma qui abbiamo il programma ‘Plus’, quindi di materiale stimolante ne trova quanto ne vuole.
Mi sta dicendo che lo prendete, con tutta la situazione, la terapeuta eccetera, voi che siete una scuola piccola e appena aperta e forse avete già abbastanza da fare per avviarvi?
Ci piacerebbe provarci. Intanto cambia ambiente e se serve le osservazioni e i test glieli facciamo fare tra qualche mese, quando si è ambientato”.

***

Orso, allora, come è andata la prima settimana di scuola? Cosa fanno di uguale o di diverso?
Abbiamo altri libri, tranne quello di lettura, solo che di là avevo il libro uno, qui ho il 4”.
Ma per forza, legge a livello di quelli di settima, se gli dò il libro che stiamo usando in classe con le parole di due-tre sillabe mi muore di noia. Ma dice che all’altra scuola lo picchiavano e lo sfottevano

Aha. E questo non me l’ ha mai detto. Intanto di là mi massacrano il fratello.

***

Ti dispiace se lo segnaliamo per la terapeuta che abbiamo qui a scuola? Dice che l’anno prossimo non vuole cambiare classe e maestra, altrimenti si ammazza.
Ah, lo dice anche qui? A casa piano piano sta smettendo.”

***

L’ ho incontrato tre volte, e sia la scuola, con i test di fine anno, sia io siamo persuasi che sia un bambino iperdotato. Questo non significa che ha qualcosa più o meno di un bambino normodotato, significa che ha processi mentali e di apprendimento tutti suoi e di questo tipo di persone c’è circa il 2% della popolazione. La bassa autostima, l’autolesionismo, il sentirsi solo e senza amici, l’eccessiva sensibilità verso i mali del mondo, le riflessioni quasi da adulto, fanno tutto parte del pacchetto. Ci sarebbero anche dei tratti di tipo autistico che vorrei far testare da uno studio specializzato, ma non credo affatto che abbia dell’autismo. Dite anche voi che gli piacciono le coccole e che è molto fisico nelle sue manifestazioni e questo esclude parecchie altre cose.
Infatti da piccolo si preoccupavano tutti che non faceva contatto visivo?
Veramente? Non ci ho mai fatto caso, lo fa benissimo.
Gliel’ha insegnato a forza la vecchia maestra“. Grazie Laura. Non ci hai capito granché di Orso e non mi ascoltavi molto, ma hai sinceramente fatto di tutto per lui e l’hai sofferta come una sconfitta personale che lo abbia cambiato di scuola. Senza rancore, ma io dovevo pensare a lui.

***

Tutte queste cose le sapevamo benissimo, solo che ognuna la attribuivamo a un motivo diverso. Invece c’è un filo conduttore. Ma tanto l’aveva bello che capito anche la sua maestra preferita al nido.

Adesso testiamo lui e il fratello esattamente per lo stesso motivo per cui a suo tempo il medico di famiglia mi aveva consigliato di mandarli dalla logopedista. Così noi non perdiamo tempo in spiegazioni che la gente tanto non ascolta, e per dare un pezzo di carta in mano alle scuole e alle maestre che così si rassicurano e ci credono. Perché noi genitori moderni, informati e mommy-blogger siamo i migliori esperti dei nostri figli, se solo qualcuno ci desse retta.

Sono stati anni durissimi e a posteriori avrei dovuto parlare prima, esprimermi prima, spiegare prima, non rassegnarmi che tanto non mi ascoltano. E fino a tutte le vacanze i bambini sono stati due scocciatori insopportabili e io e il maschio alfa siamo esausti. Ma stanno rifiorendo e noi appresso a loro.

E da oggi, chi si mette di mezzo, mazzate in testa. Con la diagnosi arrotolata bella stretta. Perché basta con le stronzate senza fondamento che la gente dice tento per dire. E ascoltateci ogni tanto.

AVVERTENZE:

Negli anni ho scoperto di non aver nessun problema a rivolgermi a esperti o terapeuti che ne sanno più di noi e possono aiutarci a leggere meglio il libretto di istruzioni dei nostri figli. A volte l’idea di mettere in terapia un bambino fa paura, ma serve, ed eventualmente possiamo cominciare da noi stessi. Io a suo tempo andai da una terapeuta dicendo: spiegami che possibilità ci sono e se mi dici che i miei figli stanno benissimo, ma che io farei meglio a lavorare su me stessa per non interferire con i miei problemi nelle loro cose, io vado in terapia.

La cosa fondamentale è che questi esperti mi devono almeno dare l’impressione che stiamo parlando la stessa lingua. E a un paio di cose sarei stata contraria: certe diagnosi molto allegre, per esempio, o l’ uso dei medicinali per bambini che una volta avrebbero definiti vivaci o caratteriali. Se una situazione è estrema e richiede mezzi estremi spesso un genitore moderatamente intelligente, con il vizio dell’ introspezione e un minimo acculturato lo sa da sé che forse c’è qualcosa.

Attenzione e cautela quando ti dicono: ma dai, anche se non è completamente vero, con una diagnosi di ADHD gli danno il sostegno a scuola e vi aiutano, vi conviene. Però si scordano di dirti che con una diagnosi del genere, magari data per comodità, da grande rischi non ti diano la patente, o se te la danno devi rifare tutto ogni tre anni. Lorenzo ce lo ha raccontato benissimo un paio di settimane fa le cantonate che si possono prendere. I bambini crescono e cambiano di continuo.

Insomma, chiediamo aiuto e valutiamolo con serenità e, se occorre e abbiamo dubbi, verifichiamo con una second opinion. Siamo solo genitori, ma mica siamo proprio scemi. E si, ci vuole un sacco di fatica. Se vi avevano detto che fare i genitori era una passeggiata, dovreste farvi ridare indietro i soldi, vi hanno imbrogliato.

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36 thoughts on “Di bambini iperdotati, scuole e genitori caparbi…”

  1. @ Barbara
    hai descritto una situazione molto simile a quella vissuta da mia sorella alla scuola materna, e a quella di altri due bambini che ho potuto vedere in una scuola materna dove ho insegnato io: molto precoci, sballano i programmi delle maestre che prevedono una certa sequenza di apprendimento e finiscono per essere appiattiti e frustrati. Nel caso di mia sorella però l’input che arrivava da casa era tanto inconsapevole quanto evidente, ed è cessato solo dopo che si sono messe di mezzo le maestre di scuola elementare. Temo così tanto che anche mia figlia si trovi in una situazione del genere a scuola che a casa non le propongo nessuna attività per paura di darle troppi stimoli, solo tanto gioco libero possibilmente all’aria aperta con altri bambini. A casa vostra come va? Anche a me comunque sembra strano che si impuntino sui pennarelli, almeno a scuola di mia figlia vedo pennarelli ma anche matite e colori a olio, come suggerimento alle maestre ci potrebbe stare…?

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  2. Cara Barbara, e perché mai ti scusi, ci credo che siete sfiniti, ma vuoi mettere la soddisfazione? Ok, ci riprovo, perché nemmeno io sono mai stata soddisfatta, quelli che credono che certi bambini sono avanti perché sono i genitori che li iperstimolano per un ,malinteso senso di primeggiare, veramente non hanno idea di come sia avere un figlio così.

    E questa cosa dei pennarelli, scusa, ma a quell’ età, quali pennarelli scherziamo? I colori a dita ci vogliono e pastrocchiare. Ti consiglio, se hai voglia, di trovare delle tovaglie di carta bianca tipo ristprante, foderarci un tavolino reggendo con lo scotch da pittore gli angoli e metterla a pastrocchiare, magari in mutande così sai che più di tanto non ti si sporca più di tanto e invece può sfogarsi dipingendo anche con i gomiti, se le va. Poi nella doccia così com’ è e via.
    Alle maestre, con le buone o le cattive bisognerebbe spiegare di non fissarsi sui programmi e gli schemi degli altri bambini e togliersi il vizio di paragonare. Se le offrissero del materiale stimolante, intanto lei sfoga la sua vivacità e curiosità e persino loro si stancherebbero di meno. E a quel punto si stresserebbero di meno ad esigere che faccia bene ;le cose tipiche della sua età, che invece evidentemente ancora non è pronta. Certi bambini sono così, inutile farsi i patemi, basta capire i trucchi per stimolarli a modo loro, che non è il modo degli altri. Inutile fare i paragoni con gli altri, punto.
    Quindi fatti coraggio, quando imparerà a leggere e a cercare da se le cose che la interessano, quando scoprirà cosa le piace e glielo offrite, nessuno la vedrà o sentirà più nella sua concentrazione. Il problema nasce quando si cerca di applicare un ordine e uno schema, che sicuramente va benissimo per la maggioranza dei bambini, a uno che è invece una minoranza. Ma queste conoscenze ci sono, se le maestre non le sanno sta a te informarle, digli di aggiornarsi, e poi rpetendere che nn ti convincano la bimba che è lei che ha qualcosa di sbagliato.

    (scusa, risposta emotiva e incoerente, ho uno di otto anni che è scappato dal letto per rubare un pezzo di pane, inutile dire che a cena era sazio).

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  3. Eccoci, ci siamo. Temevo che sarebbe successo, dal momento che l’ostetrica in sala operatoria mi ha detto “complimenti e auguri, con questa c’hai da pedalà”, passando per quando la maestra del nido l’ha messa un anno avanti ad adesso, che ha 3 anni e mezzo e sta al primo anno di materna. Non sta ferma un secondo. Le maestre se la devono mettere al tavolo loro a mensa. Ieri è tornata col suo disegno del giorno per me: uno scarabocchio informe, ma di lato una serie di lettere scritte neanche tanto male. Fa discorsi sul mettere e togliere numeri da un altro numero. Origlia e spia i lavori dei bambini di 5 anni, “quelli che fra poco vanno in prima, ci posso andare anch’io mamma?”, è in una classe mista. Sfrutta il fatto che una delle maestre è meno esperta sul materiale e prende quello dedicato ai bambini più grandi, chè la maestra più esperta non glielo permette. Mi dicono che forse è stanca, forse qualche giorno dovrei prenderla dopo pranzo e portarla a casa a dormire (non dorme il pomeriggio da più di un anno, la mia impressione è che siano sfinite). Non riesce a seguire un lavoro per più di qualche minuto. Sta imparando le cose più complesse e non sa gestire quelle proprie della sua età tipo tenere un pennarello in mano senza distruggere il foglio. I pennarelli le sono stati vietati perchè li spunta, dopo innumerevoli tentativi di spiegarle come si usano. Finisce sempre più spesso in punizione perchè non gestisce i suoi movimenti, è un tornado.
    Almeno però, forse data la giovanissima età, le maestre si rendono conto che è incredibilmente avanti in tante cose, quindi non mi chiederenno di farle dei test per i DSA, e forse questa età ci permetterà di correre ai ripari abbastanza presto. Sono un pò giù, scusate.

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    • @Barbara scusa, ma io non capisco la storia che finisce in punizione. Davvero non mi sembra avere senso a 3 anni e mezzo. Forse tua figlia avrebbe bisogno di più movimento di quello che le è concesso a scuola, e quindi non riesce a stare ferma anche per quello? Poi non capisco, ma la scuola Montessoriana non era quella in cui non c’erano le divisioni per età? Che senso ha questa cosa delle attività per bambini più grandi o più piccoli? Sono molto perplessa sulla descrizione che fai della scuola, più che su tua figlia, che conoscendola di persona, mi sembra assolutamente una bambina normalissima.

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  4. Flo, che consolazione. Noi ancora non certifichiamo o facciamo perché uno si è rotto una gamba, l’altro rifiorisce io e mio marito abbiamo del gran lavoro, ma ci arriveremo prima o poi. Non vorrei fare il peana dell’ istinto materno ma è vero che i genitori più razionali a volta hanno paura dei cambiamenti e dei test e bisogna che ci arrivino con i tempi loro. In fondo qualunque decisione prendi su tuo figlio è la decisione più importante della tua vita ed è chiari che la vuoi ponderare al massimo.

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  5. Ti dico solo questo: mi hai fatto emozionare! E’ come se mi avessi letto dentro e levato le parole di bocca. Sto passando lo stesso identico iter con mio figlio, da 3 anni. Psicologhe, psichiatre, sospetto di spettro autistico, sostegno a scuola…E’ da un mese che ho scoperto la plusdotazione di mio figlio e finalmente abbiamo trovato quello che tu hai definito il “filo conduttore”. TUTTI i suoi problemi di comportamento si spiegano con quello! E l’ho scoperto io, tramite questo strumento fantastico che è la rete, io con la mia testardaggine calabrese, combattendo contro tutti i pregiudizi di “madre visionaria” e contro lo scetticismo di mio marito che non si fidava del mio istinto materno ma solo del giudizio degli “esperti”…Ora finalmente sono riuscita a convincere anche lui e a breve avremo anche la certificazione, l’arma che ci serve per continuare la nostra battaglia e dare finalmente al mio cucciolo la serenità che merita.Un abbraccio e in bocca al lupo per tutto!

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  6. Clothedoor, non lo so, confesso che c’ è stato un momento in cui con entrambi, ma in momenti diversi, ho davvero considerato il fatto di tenermeli a casa e farmi il programma con loro, cosa che mio marito vedeva altamente improponibile con il mio stile di vita e i caratteri reciproci. In effetti a me i figli mi tirano scena, tra domande, tentativi di manipolarmi, i casini che piantano quando si annoiano, e io davvero non ho la pazienza. Li amo teneramente, ma da quando l’ anno scorso li abbiamo tolti dal doposcuola i pomeriggi mi pesano da morire, non so se reggerei 24 ore al giorno con loro appiccicati alle cotolette. Detto ciò, per noi non lo vedo fattibile, per altre persone forse si. Ma ne so poco di homeschooling per dire qualcosa di sensato, e poi sono convinta che la socializzazione scolastica sia fondamentale per tutti i bambini e che sia la scuola a doverla rendere possibile creando una stuazione ad hoc. Quello che invece stiamo considerando è tentare di inserire Orso in un programma per bambini iperdotati in cui un giorno alla settimana li mettono tutti insieme in una scuola con un programma a loro misura e nel resto della settimana stanno nella loro classe solita, cosa che mi piace perché rispetto alle scuole Leonardo, non li ghettizzi.

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  7. Grazie di questo post Mammamsterdam, certo che hai avuto la tua bella rata di preoccupazioni con la scuola eh? Confesso che mi sono un po’ persa con i commenti a ritroso, ma il mio commento che in realtà è una domanda, è: questo tipo di casi secondo te si presterebbero bene ad una scelta tipo homeschooling?

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  8. Io lo so benissimo che il termine iperdotato da fastidio. È una dinamica profondamente umana, uno che non ce la fa, che è ipodotato, ci permette di compatirlo e cercare di aiutarlo, ma uno che ha una marcia in più come si fa a compatirlo? O a pensare anche solo che ha bisogno di aiuto? Per questo ne ho scritto più volentieri qui che altrove, dove, quando ci hoprovato ho sentito commenti, in buonissima fede, che veramente mi hanno fatta incazzare. E mi sembra anche utile per una volta spiegare che non si fa del bene a nessuno, ne a chi non ci arriva costringendolo a correre sempre con una marcia in più, ma che è altrettanto deleterio il contrario.

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  9. Capisco perfettamente ciò che volete dire. Se vedessi mia figlia infelice o a disagio in una certa situazione (che spesso è scolastica) farei di tutto per andare a fondo e capirne di più, indipendentemente dal suo grado di intelligenza.
    Peraltro, nella classe di mia figlia, che io sappia, se ci sono bambini in difficoltà, sono proprio quelli che presentano dei “ritardi” rispetto alla classe. Una bambina anticipataria, quest’anno, ad esempio,ha cambiato scuola non solo perchè non ce la faceva stare al passo con gli altri, ma anche perchè veniva , in sostanza, ignorata dal gruppo, se non addirittura dileggiata quando la maestra non se ne accorgeva.
    Forse, quello che ha suscitato le mie perplessità, è stato il distintivo di “iperdotati” usati nel post per i bambini in difficoltà, quando in realtà sono dinamiche di gruppo che si scatenano sempre nei confronti del diverso , meglio o peggio che sia. Aggiungo purtroppo! Ma mi sento comunque di aggiungere che le etichette appiccicate ai bambini, brutte o belle che siano, risolvono forse il disagio di noi genitori di fronte ai loro problemi, perchè ci sembra, trovato il nome alla “malattia” di aver a portata di mano “la medicina”, ma non aiutano i nostri figli che si trovano ancora una volta imprigionati in una nostra idea di loro.

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  10. Cavolo, qualcuno può fare uno scan del pezzo di repubblica? Sarebbe bello poterlo aggiungere come link per chi se lo vuole leggere.

    Poi concordo con Deborah e le altre che molti genitori tendono a giustificare i figli nei modi più assurdi, ma si rischia anche il contrario, che è un po’ stato il caso nostro all’ inizio: rischi di convincere il bambino che è lui che esagera, solo che il suo disagio è reale, e a sentirsi non preso sul serio non lo aiutiamo. Però, che dire, abbiamo avuto tutti i nostri traumi da piccoli e siamo anche venuti su in qualche modo, nulla che uno bravo non gli possa risolvere, se necessario.

    Non ci scordiamo che i bambini, specie se intelligenti, possono anche essere dei gran paraventi e una volta capito come ottenere da noi attenzione assoluta e giustificazioni perenni, possono decidere di marciarci. Come un certo tizio che in certi periodo ogni mattina ha mal di pancia, di testa eccetera. A un certo punto ho applicato con lui il sistema dei miei: se te lo devi far venire per forza il mal di pancia, meglio che ci mettiamo d’ accordo che resti a casa per riprenderti (oh, ma se ti porti dietro dei casini fai pure fatica, no? Poi se sei quello che non si ammala mai e quindi a casa non ci sta mai per quello, doppia fregatura). Ma non giochi al computer, metti a posto camera tua, parliamo e mi aiuti. Non deve essere più divertente che a scuola.

    La cosa che ho fatto per tantissimi mesi consigliata dalla terapeuta di non cedere mai su questo punto e mandarlo a scuola sempre non mi ha mai convinta davvero, l’ ho fatto per anni, ma ogni tanto ne discutiamo apertamente e gli dico che va bene, lo considero malaticcio. Cioè, se poi la scuola mi chiama per dirmi che ha vomitato, chi ci guadagna? Diverso sarebbe se la scuola oggettivamente mi avesse dato garanzie che non veniva minacciato e picchiato, ma quando queste non ci sono state mi sono sentita un po’ criminale a costringerlo.

    Poi io ci ho marciato moltissimo al liceo, con la storia del timida e ipersensibile non ho mai aperto un libro di filosofia per tre anni. Per questo sono rimasta ignorante.

    Reply
  11. Ciao, ho letto con interesse questa testimonianza… Volevo segnalare a mammamsterdam e a tutti i genitori interessati che oggi su Repubblica, sezione R2, c’è un articolo proprio sui bambini plusdotati (credo solo cartaceo, su internet non l’ho trovato penso sia un contenuto solo per gli abbonati)

    Ciao!
    Francesca

    Reply
  12. sono abbastanza d’accordo con deborah. in linea generale il rischio di problematiche di “lusso” come le chiama mammasterdam secondo me ci può mediamente essere e ci metto dentro anche il fatto che alla fine è anche comodo ma molto approssimativo attribuire a caratteristiche “oggettive” e/o “straordinarie” del figlio, la complessità di trovare un argine alle difficoltà nostre di gestire i bambini e una giustificazione alle inadegutezze dei nostri figli. tuttavia penso anche che ci possano essere casi particolari in cui è necessario e anzi doveroso che un genitore si interroghi e cerchi risposte più approfondite di fronte alle persistenti difficoltà del figlio. forse in realtà tutti noi genitori dovremmo essere in grado di avere un approccio meno approssimativo anche muovendoci in quella zona grigia che poi costituisce la stragrande maggiornaza dei bambini che pongono interrogativi di qualche complessità. il post a me è piaciuto proprio per la questione di metodo che pone, vale a dire: cerca in modo rigoroso, non avere paura del confronto medico e come dice marzia nel suo commento, non avere paura di cercare risposte anche “scomode” ma in persone che parlino la tua lingua, approfondisci sempre e se qualcosa non ti torna, non farti liquidare da una diagnosi.questi messaggi a me sembrano importanti… anche per chi ha bambini con QI non pervenuto :):)… ma semplicemente complicati!

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  13. @Deborah, in effetti mi sono sentita dire più di una volta che la ricerca di un “certificato” fosse in realtà un modo di rivalutarmi come buona madre. Ti assicuro che – potendo scegliere – avrei augurato a mio figlio un maggiore equilibrio tra sviluppo cognitivo ed emotivo.
    Inoltre molti bambini plusdotati hanno problemi di iperadattamento a scuola, seguono rididamente le regole, si rallentano per adeguarsi al gruppo, spesso hanno anche un rendimento scolastico mediocre, e poi sfociano in aggressività nel proprio ambiente (a casa).
    Inoltre, immaginiamo un bambino oggettivamente diverso dai suoi coetanei, da sempre e non per capriccio. Questo bambino lo sa, lo sente, non riesce a socializzare bene, pensa di essere “quello sbagliato”. Fare finta di niente, spingerlo all’omologazione, è come dargli ragione e distruggere definitivamente la sua autostima. Serve molto più al bambino conoscere cosa accade in lui, per la sua serenità. Anche perchè nessun genitore sano di mente sottoporrebbe i figli a test o verifiche se non mostrasse oggettive difficoltà, almeno a me non sarebbe mai passato per la mente.
    Questo credo sia il senso del post: se tu madre senti che qualcosa non va, lascia stare tutti i consigli e non aver paura a cercare risposte, anche se scomode.

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  14. @deborah non stiamo parlando di giustificazioni. Il mio pensiero, e se ho interpretato bene il post anche quello dell’autrice è, stringendo: “se un bambino presenta particolarità di comportamento e/o apprendimento, insieme alla possibilità che abbia dei problemi o deficit, consideriamo che invece possa avere delle doti particolari per cui l’ambiente in cui è gli sta stretto”. Anche perchè il bambino già si sente diverso, farlo sentire malato mi sembra davvero crudele.
    No, non credo che gli faremmo un favore a trattarli come bambini “normali”. Gli stimoli sono importanti, e devono essere commensurati al livello del bambino. Se tutto a scuola ti riesce facile, non provi mai l’ebbrezza di superare un ostacolo, di guadagnarti un bel voto o l’ammirazione dell’insegnante e dei compagni. Sei il secchione, e ti va bene se non ti menano per questo.
    Nel tuo caso sono d’accordo a non giustificare in toto i comportamenti di un bambino e pretendere dagli insegnanti pazienza e comprensione, ma non pensi che tua figlia avrebbe avuto vita più facile se tu e gli insegnanti aveste collaborato in modo coerente per aiutarla ad adattare il suo carattere particolare con le regole della società?

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