Di bambini iperdotati, scuole e genitori caparbi…

… ovvero del dubbio metodico e l’arte delle mazzate in testa.

Chi mi conosce, anche solo per sentito dire o visto scritto, sa che pratico l’arte del dubbio come principio vitale. Cioè, tento sempre di vedere i due lati delle cose (grazie, ma’, eh, che me l’hai insegnato scientemente), e il pro e il contro, e la mia ragione e il mio torto, e il bianco e il nero e le nuvole ma anche il sole che fa capolino dietro. Poi mi meraviglio che qualcuno mi fa: è tanto che te lo volevo chiedere, ma che sei anche tu un po’ bipolare come me? E che ne so, se sono bipolare, potrebbe, d’altronde, però, se si considera, in fondo, e potrei sbagliarmi, sono solo un essere umano, in fondo. Mica ho la scienza infusa?

Non mi sono mai pentita di questo dono della sfumatura, perché serve ad ampliare gli orizzonti del vivere anche se comporta un grande spreco di energie. Fino al momento in cui mi sono pentita di aver dato retta ad altri su questioni dei figli. Ecco, l’anno scorso ho detto basta. Ma ho avuto un buon allenamento per riuscirci e avrei voluto arrivarci prima, risparmiavo tempo e patemi.

***

Senti, per Ennio ti prescrivo la logopedia così ti lasciano in pace”, mi fece anni fa il nostro medico, santa donna. “Poi quando avrà 17 anni e parlerà splendidamente due o tre lingue non se ne ricorderà nessuno che a tre anni aveva un cosiddetto ritardo, ma preparati, ti scocceranno fino a metà elementari”. Così fu.

***

Poi il maestro dell’altro gruppo al nido, incontrato al parco per caso con suo figlio. Mi attaccò un pippone apocalittico su quanto si sarebbe trovato male Ennio a scuola e che lo avrebbero sfottuto, torturato, fatto odiare la scuola e la sua vita sarebbe stata un inferno. Così, in parte, fu. “Tranquilla, magari ti stava facendo il filo” mi consolò un amico con cui, distrutta, mi stavo sfogando. Avrei dovuto mandarlo al diavolo e dirgli di farmi convocare dalla direzione, se davvero la situazione era questa.

***

E allora, Ennio si è abituato alla scuola?” I primi tre mesi urlava e si rotolava e terra per non uscire.
No, ma mi sembra si sia rassegnato.” Purtroppo. Se non si rassegnava lo toglievo di lì prima, perché da come ce lo descrivevano non lo riconoscevamo.

***

“Può essere la biculturalità? E gli altri bambini bilingue, come si comportano?
Non ci sono altri bambini bilingue in classe.
E allora quei 6-7 genitori che al mattino all’attaccapanni salutano i figli in altre lingue, che sono? Niente, manco li aveva notati.

***

Poi lo testarono e meno male che al colloquio c’era anche maschio alfa, o mi avrebbe sicuramente rimproverato che io mi inventavo le cose, perché non credevamo alle nostre orecchie.
Gli ho fatto vedere come fare un giochino semplice e gli ho chiesto di rifarlo lui. Ma niente, proprio non ci riusciva. Io ho insistito e l’ho invitato a farlo, ma lui si è messo a rigirare il gioco e alla fine lo ha messo sottosopra per guardarlo sottosopra.  Proprio non ci arriva.
Si, perché lui ha tanto di quel caos in testa, dovete dargli ritmi regolari per un mese, io gli ripeterò la mattina a parte le istruzioni di quello che c’è da fare e fra un mese lo ritestiamo.

La mia interpretazione del test era leggermente diversa:
Ok, gli hai dato un gioco talmente semplice che persino lui ha capito che era da deficenti e si è annoiato immediatamente a morte. Che lo rifà a fare, visto che l’ha capito? Ma è un bambino gentile, tu insisti e per farti contenta ci ha provato. Ma in realtà, nel frattempo ha iniziato a vedere se ci si poteva fare qualcosa di più interessante e lo ha rivoltato da tutte le parti. Quando si è definitivamente convinto che è oggettivamente un gioco per deficienti, te lo ha ridato.”

Ma mio marito per paura di ripercussioni in classe sul bambino mi ha detto di star zitta e di provare con il sistema ordine e regolarità. Il giorno dopo però mi sono resa conto che i miei figli la vita ordinata e regolare ce l’hanno sempre avuta. Più ordinato e regolare di così, cosa devo fare, misurare con il cronometro i minuti che ci mettono a cacare e imporgli di farla sempre alla stessa ora (che già lo fanno) e entro la stessa durata di tempo e pesargliela per vedere se ogni giorno è uguale? Gli ho cambiato scuola e avrei dovuto farlo immediatamente, ma vabbè, il primo figlio, si impara. È rifiorito grazie alla maestra Colinda, che il primo giorno, raccontandomi in dieci minuti cosa avevano fatto in classe, mi ha dimostrato di aver capito più lei di mio figlio in 3 ore che l’altra scuola e la loro testatrice in 6 mesi.

***

Poi per non farmi annoiare hanno cominciato con figlio 2, ma ero un pochino più preparata.
E poi, l’ abbiamo notato tutti, non fa contatto visivo”.
Ci risiamo? Ne abbiamo parlato due anni fa per il fratello, ha due anni, è timido ed è socializzato da italiano del sud, guardare così esageratamente la gente negli occhi da noi è sfacciato. Tranquilla, non ha l’autismo. E poi scusa, secondo me i bambini marocchini dovrebbero fare uguale a lui, no?
Non ne avevano. Nido ariano di merda.

***

Alla scuola ariana invece gli insegnarono a guardare negli occhi quando saluta e quando ti parlano. I bambini marocchini spesso non lo sanno e per questo quando li beccano a fare anche cose innocue, li portano subito in commissariato per via dell’atteggiamento sospetto.

***

Comunque ero oggi in classe per aiutare e guarda, tuo figlio, povera stella si annoia a morte. Digli di dargli almeno un libro, così passa il tempo. Per forza poi a volte fa casino”.
A 6 anni iniziarono a imparare a leggere e scrivere e lui era entusiasta, ogni giorno ci riferiva le parole nuove che aveva imparato. Mi chiede di aprirgli un blog per scrivercele. Chiede alla maestra se può fare i compiti in corridoio perché il rumore degli altri lo distrae. Esce saltellando di casa per andare a scuola.
Orso, ti piace la scuola?
È bellissima.”

***

Due mesi dopo, la maestra:
Vi ho chiamati perché con la collega ci stiamo preoccupando. Orso da qualche settimana non fa più niente. Non scrive, non legge, guarda fuori dalla finestra e consegna tutto in bianco. Le abbiamo tentate tutte. Non è maleducato, non dà assolutamente fastidio, ma non sappiamo come motivarlo”.

Tre mesi dopo, la terapeuta alla maestra:
È un bambino molto concentrato sul ‘qui ed ora’ (NdM- nota della mamma -ci sono dei santi zen che ci mettono una vita di digiuni e meditazione per arrivarci, a vivere nell’attimo) quindi va accompagnato nei cambiamenti anche piccoli, poi cresce e impara. Io suggerirei di dargli voi le cose da fare già spezzettate, così può concentrarsi su una alla volta”.
Si, ma questa è una scuola a metodo Dalton, i bambini devono lavorare autonomamente.

Lui non ha fatto niente e ha continuato a guardare fuori dalla finestra fino alla fine dell’ anno. Io intanto scleravo perché ogni giorno senza fare nulla lo abituava sempre più a continuare così.

****

Legge ancora compitando, il prossimo anno anche i problemi di matematica sono basati sulla lettura, come farà?
Dai, Orso, nonna nelle vacanze ti compra tanti libri bellissimi, ci esercitiamo tutti i giorni e vedrai come sarà sorpresa la maestra quando ti sentirà leggere benissimo.”
Negli occhi gli compare lo sguardo furbetto, già gode pensando alla sorpresa della maestra. La avverto.
Va bene, fingerò di essere sorpresissima”.

***

Poi ai test di fine anno è andato benissimo, quello che non parlava, sembrava non sentisse e fosse completamente estraniato. Non mi sono sorpesa perché io a scuola e lui e il fratello al coro, a percussioni, a calcio e ovunque fanno così. Lo avevo detto fin da subito, Ennio e Orso sono estremamente coerenti in tutti gli ambienti che frequentano, ma chi mi dà retta?

“In terza ha raggiunto il livello di lettura della fine della quinta“. Praticamente il livello del fratello maggiore.

***

Dopo l’ estate il primo giorno in punizione, a casa fa i compiti non terminati in 24 secondi netti uno e l’altro in 35. Cronometrati. Dopo mezz’ora di piazzate nonpossononcelafacciosonotroppostupido. Devo trovare un rimedio, devo trovare un rimedio.

Vogliamo farlo osservare da un’ortopedagogo”. Bene, prima la terapeuta, poi la coordinatrice interna e adesso una nuova persona. Ma pensano che il bambino sia stupido e non se ne accorga e non cominci a sentirsi ancora più cretino e inutile?

Ma tu, fuori dai denti, cosa pensi, che idea ti sei fatta in quest’anno.”
Io penso a un qualche disturbo dell’apprendimento.”

Io no, invece. Ma neanche per sogno. Riempio il questionario per l’ortopedagogo, ma non mi piace. Questi stanno cercando problemi che non ci appartengono e se li cercano così, qualcosa gli troveranno. Un deficit di attenzione, Un Asperger. Una sigla di quelle moderne. Mi dispiace, questionario, ma non siamo una famiglia di tossici alcolizzati analfabeti che picchiano e violentano i figli, lui non fa pipì a letto, dorme e mangia benissimo, è curioso, è un bambino felice e a tutte le caselle ho scritto no.

[quote]E secondo me il bambino non ha nulla, è solo un testone, in qualche modo ha smesso di sentirsi preso sul serio in qualche punto e adesso si è messo da solo nell’angolo. E per uscirne abbiamo bisogno di qualcosa out of the box, non dell’osservazione. Devo solo tirarlo fuori da quest’angolo, dimostrargli che non è un incapace, che le cose le sa fare benissimo. E non è vero che non ha amici nella nuova classe, ne ha almeno 4-5 di fissi e lui è sempre stato quello che interagisce con un bambino alla volta. Ma non mi crede lui. E mon mi crede nessuno.

***

Se vai a parlare con l’altra scuola, non cominciare a dirgli che sta messo così o non te lo prendono”.
Buongiorno, vorrei iscrivere Orso, che è un bambino molto intelligente, ma ha bisogno evidentemente di sfide o di stimoli.” Oggettiva, così mi piaccio.
E poi “buhuhuuu, e la terapeuta, e la maestra, e l’ ortopedagoga, e le domande che mi fanno paura e i test di fine anno e siamo disperati, e ho paura che se non cambiamo qualcosa adesso, subito, lui questo che sta perdendo a scuola non lo recupera più e non imparerà mai ad amare la scuola“.
Mi scusi, signora, ma avete mai preso in considerazione che possa essere un bambino iperdotato?
È la cosa che ho sempre pensato, ma vede, come madre se lo dico a scuola è la fine.
Sfiora con lo sguardo una lavagnetta sul muro. C’ è la foto di un bellissimo ragazzino biondo e vispo. Si vede dagli occhi.
Anche con mio figlio abbiamo passato i guai prima che si capisse che il problema era quello. Ma qui abbiamo il programma ‘Plus’, quindi di materiale stimolante ne trova quanto ne vuole.
Mi sta dicendo che lo prendete, con tutta la situazione, la terapeuta eccetera, voi che siete una scuola piccola e appena aperta e forse avete già abbastanza da fare per avviarvi?
Ci piacerebbe provarci. Intanto cambia ambiente e se serve le osservazioni e i test glieli facciamo fare tra qualche mese, quando si è ambientato”.

***

Orso, allora, come è andata la prima settimana di scuola? Cosa fanno di uguale o di diverso?
Abbiamo altri libri, tranne quello di lettura, solo che di là avevo il libro uno, qui ho il 4”.
Ma per forza, legge a livello di quelli di settima, se gli dò il libro che stiamo usando in classe con le parole di due-tre sillabe mi muore di noia. Ma dice che all’altra scuola lo picchiavano e lo sfottevano

Aha. E questo non me l’ ha mai detto. Intanto di là mi massacrano il fratello.

***

Ti dispiace se lo segnaliamo per la terapeuta che abbiamo qui a scuola? Dice che l’anno prossimo non vuole cambiare classe e maestra, altrimenti si ammazza.
Ah, lo dice anche qui? A casa piano piano sta smettendo.”

***

L’ ho incontrato tre volte, e sia la scuola, con i test di fine anno, sia io siamo persuasi che sia un bambino iperdotato. Questo non significa che ha qualcosa più o meno di un bambino normodotato, significa che ha processi mentali e di apprendimento tutti suoi e di questo tipo di persone c’è circa il 2% della popolazione. La bassa autostima, l’autolesionismo, il sentirsi solo e senza amici, l’eccessiva sensibilità verso i mali del mondo, le riflessioni quasi da adulto, fanno tutto parte del pacchetto. Ci sarebbero anche dei tratti di tipo autistico che vorrei far testare da uno studio specializzato, ma non credo affatto che abbia dell’autismo. Dite anche voi che gli piacciono le coccole e che è molto fisico nelle sue manifestazioni e questo esclude parecchie altre cose.
Infatti da piccolo si preoccupavano tutti che non faceva contatto visivo?
Veramente? Non ci ho mai fatto caso, lo fa benissimo.
Gliel’ha insegnato a forza la vecchia maestra“. Grazie Laura. Non ci hai capito granché di Orso e non mi ascoltavi molto, ma hai sinceramente fatto di tutto per lui e l’hai sofferta come una sconfitta personale che lo abbia cambiato di scuola. Senza rancore, ma io dovevo pensare a lui.

***

Tutte queste cose le sapevamo benissimo, solo che ognuna la attribuivamo a un motivo diverso. Invece c’è un filo conduttore. Ma tanto l’aveva bello che capito anche la sua maestra preferita al nido.

Adesso testiamo lui e il fratello esattamente per lo stesso motivo per cui a suo tempo il medico di famiglia mi aveva consigliato di mandarli dalla logopedista. Così noi non perdiamo tempo in spiegazioni che la gente tanto non ascolta, e per dare un pezzo di carta in mano alle scuole e alle maestre che così si rassicurano e ci credono. Perché noi genitori moderni, informati e mommy-blogger siamo i migliori esperti dei nostri figli, se solo qualcuno ci desse retta.

Sono stati anni durissimi e a posteriori avrei dovuto parlare prima, esprimermi prima, spiegare prima, non rassegnarmi che tanto non mi ascoltano. E fino a tutte le vacanze i bambini sono stati due scocciatori insopportabili e io e il maschio alfa siamo esausti. Ma stanno rifiorendo e noi appresso a loro.

E da oggi, chi si mette di mezzo, mazzate in testa. Con la diagnosi arrotolata bella stretta. Perché basta con le stronzate senza fondamento che la gente dice tento per dire. E ascoltateci ogni tanto.

AVVERTENZE:

Negli anni ho scoperto di non aver nessun problema a rivolgermi a esperti o terapeuti che ne sanno più di noi e possono aiutarci a leggere meglio il libretto di istruzioni dei nostri figli. A volte l’idea di mettere in terapia un bambino fa paura, ma serve, ed eventualmente possiamo cominciare da noi stessi. Io a suo tempo andai da una terapeuta dicendo: spiegami che possibilità ci sono e se mi dici che i miei figli stanno benissimo, ma che io farei meglio a lavorare su me stessa per non interferire con i miei problemi nelle loro cose, io vado in terapia.

La cosa fondamentale è che questi esperti mi devono almeno dare l’impressione che stiamo parlando la stessa lingua. E a un paio di cose sarei stata contraria: certe diagnosi molto allegre, per esempio, o l’ uso dei medicinali per bambini che una volta avrebbero definiti vivaci o caratteriali. Se una situazione è estrema e richiede mezzi estremi spesso un genitore moderatamente intelligente, con il vizio dell’ introspezione e un minimo acculturato lo sa da sé che forse c’è qualcosa.

Attenzione e cautela quando ti dicono: ma dai, anche se non è completamente vero, con una diagnosi di ADHD gli danno il sostegno a scuola e vi aiutano, vi conviene. Però si scordano di dirti che con una diagnosi del genere, magari data per comodità, da grande rischi non ti diano la patente, o se te la danno devi rifare tutto ogni tre anni. Lorenzo ce lo ha raccontato benissimo un paio di settimane fa le cantonate che si possono prendere. I bambini crescono e cambiano di continuo.

Insomma, chiediamo aiuto e valutiamolo con serenità e, se occorre e abbiamo dubbi, verifichiamo con una second opinion. Siamo solo genitori, ma mica siamo proprio scemi. E si, ci vuole un sacco di fatica. Se vi avevano detto che fare i genitori era una passeggiata, dovreste farvi ridare indietro i soldi, vi hanno imbrogliato.

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36 thoughts on “Di bambini iperdotati, scuole e genitori caparbi…”

  1. @Barbara: non lo so, questa teorizzazione della specialità non mi convince. Non esprimo giudizi sui casi qui proposti, perchè ognuno sa che figlio si trova a dover crescere.
    La mia perplessità sta proprio nel fatto di trattare i propri figli come se fossero (ma magari anche lo sono, eh!) speciali. Mi chiedo: non è questa l’ultima frontiera del “giustificazionismo ” materno?
    E anche se ci trovassimo di fronte a questa “specialità”, non credete che faremmo, come genitori, un gran favore ai nostri figli trattandoli da bambini normali, che si devono impegnare a seguire le lezioni anche se le trovano noiose o a non saltare sulla sedia, anche se fisicamente sono un portento?
    Poi, certo, ci sono bambini diagnosticati “speciali”, ma lì è tutto un altro discorso, ovviamente.
    E, anche se questo non è il caso di Mammamsterdam, che fa dei discorsi anche diversi e più complessi, trovo solo che si rischia di imboccare una china pericolosa che, nell’estremo, porta a situazioni al limite del paradosso (e della comicità, a mio avviso), tipo: mio figlio va male a scuola, si annoia? è iperdotato!
    Non socializza coi compagni di classe: è ipersensibile!
    Non sta fermo sulla sedia? è ipercinetico!
    I miei sono solo pensieri, non voglio offendere nessuno, sia chiaro.
    Tanto per farvi capire, io ho scoperto questo sito a proposito dei bambini amplificati.
    Ora, a sette anni, mia figlia si controlla meglio, anche se rimaner ferma continua a non essere il suo forte. (Lei non molla mai. Ti estenua.) Quando la maestra, giustamente, se ne lamenta, io non le dico :”che vuole? ho una figlia amplificata!porti pazienza e comprensione!” Oppure ” E’ amplificata, veda di farle fare due giri di corsa in giardino ogni 5 minuti di lezione, vedrà che si calma!” In genere vado da mia figlia e, pur empatizzando con lei, le ricordo che è a scuola e non al parco e che c’è un momento per muoversi e uno per star fermi, che deve imparare a controllarsi e che, vivvaddio, in certe situazioni deve uniformarsi al gruppo e fare quello che le dicono di fare. Ma mi sbaglierò, senz’altro.

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  2. @deborah, il punto è che se sei diverso fai fatica a integrarti. Una cosa è esserlo da adulti, quando sai di avere dei punti di forza e/o debolezza, ma a 5, 6, 7 anni è difficile. Un bambino che si annoia a scuola perchè le cose che gli propongono sono sottodimensionate per le sue capacità e oltretutto vede i compagni che ci sudano sopra e per non sentirsi inferiori lo attaccano si chiude, si isola e a volte finisce per dare fastidio o remare contro. E’ facile allora etichettarlo come problematico, antisociale, disturbatore. Poi magari è bravissimo a leggere o in matematica ma disegna da cani e non ha il minimo senso artistico (come me) ed ecco che tutti si attaccano a questi suoi punti deboli per inquadrarlo in un Problema. La scuola ti chiede di fare un programma, se sei avanti dovrebbe essere più facile per te e dovresti esserne felice e sfruttare le tue capacità per passare i pomeriggi a divertirti invece che sudare sui compiti (tanto il minimo basta), ma per i bambini non è così. Loro ne soffrono. Mia figlia ha 3 anni ed è molto sveglia, forse è presto per chiedersi se e quanto sia effettivamente avanti agli altri, ma sta di fatto che a metà agosto si era rotta le scatole delle vacanze e dovevamo inventarci qualcosa che le impegnasse il cervello tutti i giorni. Non è facile. Non disegna, quasi per nulla, e sono già pronta a dover affrontare discorsi di questo tipo, che a tre anni i disegni li guardano eccome.

    @Mammamsterdam, capisco infinitamente bene la tua educazione a dare comunque peso alle opinioni degli altri, ne sono vittima anch’io. Permettimi di aggiungere una voce al tuo vademecum: evitare di cercare di aiutare chi non vuole essere aiutato. Ovvero, in questo campo, non diamo per scontato che “loro” ne sappiano più di noi genitori e stiano facendo del loro meglio incondizionatamente per il bene dei nostri figli. Dubitare a volte serve eccome. In bocca al lupo.

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  3. Care tutte, finalmente sono rientrata, tutti dormono e ho una tastiera senza interruzioni. Marzia, avevo letto in treno da te ma non avevo potuto commentare perchè era un discorso lungo. Ecco, la frustrazione di non essere capita la condivido.
    Chiara, lo so il discorso lo avevamo affrontato un paio di volte, ma per quel mezzo secondo che ho visto tua figlia, fossi in te smetterei di preoccuparmi. Rispetto a quando eravamo piccole noi già avere consapevolezza, fa molto e in qualche modo la trasmetti al bambino. Io avevo comprato questo bel libro olandese con i disegnini che si rivolge in prima persona ai bambini per spiegargli come mai sono come sono,il bello e le seccature e insomma, come funziona la faccenda. Fantastico, lo dovrei tradurre, forse. Insomma, se lo sono letti in macchina mentre venivamo in Italia, non ne abbiamo parlato più di tanto, ma sta lì e lo riprenderemo quando serve. Per dire, io lo leggevo e ho capito tante cose del Consanguineo Coetaneo, povero.

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  4. Certo che ce ne vuole di tenacia, e di cocciutaggine, e di convinzione, sicurezza di essere nel giusto e cultura che permetta di andare avanti e insistere e alla fine ottenere, nonostante tutto, senza farsi scoraggiare dagli pseudoesperti di turno. Chapeau a te e Berend.

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  5. Sì, sono stata un po’ sintetica, perché so che Barbara mi capisce al volo. L’intelligenza è un dono, mica una maledizione, ci mancherebbe. Quello che nella mia esperienza familiare è mancato è un certo equilibri tra le varie intelligenze. Mi sono fatta l’idea che chi ha un certo bilanciamento tra le sue doti è anche chi riesce meglio e (forse) si strazia meno. Purtroppo gli eccessi, anche quelli “positivi”, spesso complicano di molto la vita relazionale.

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  6. Ecco, adesso che ho un minimo di tastiera mi posso allargare a rispondere (no, ma vi rendete conto di cosa avevo scritto originariamente, che mi sono alzata alle 4 per ridurlo a condizioni umane e solo l’ editing di Santa Silvia vi ha permesso di arrivare fino in fondo? Un peana alla editor).

    Allora, senza ampliare troppo le varie definizioni, iperdotate sono quelle persone con QI di intelligenza circa sui 130. Che significa l’ IQ? Aaaaaah, c’ è tutto un mondo intorno che si contraddice ogni giorno, alla fine uno ci prova a descrivere l’ intelligenza e c’ è quella logico matematica, e c’ è quella linguistica e c’ è quella emotiva, uno ci prova a districarsi, ma che ci appuri? E a che serve essere così intelligenti? Dipende, in genere a poco. Poi magari è vero pure che se non lo sei non vinci il Nobel, ma in mezzo c’ è di tutto.

    Quindi uno intelligentissimo va bene a scuola? Dipende, se gli prende bene si, se gli prende male può pure riuscire a passare per deficiente. Quello che mi è consanguineo e coetaneo, per esempio, cresciuto in un ambiente dove il maschio deve puzzare e se leggi libri sei frocio e ti meniamo, ha fatto talmente tanto per non essere menato e cercare di fondersi nell’ ambiente, che è riuscito a diventare scemo. Si sarebbe ancora potuto salvare se, con un minimo di fiducia in lui, lo avessero iscritto allo scientifico, invece che alle professionali, perché ha una mente matematica eccellente, ma se ti trovi in una scuola che tira al basso per quanto riguarda le abilità teoriche, hai voglia tu. non tutti hanno il carattere adatto a distinguersi. E comunque 40 anni fa ma chi ci pensava minimamente a queste cose nell’ Abruzzo rurale, dai.

    Secondo il libro che ho comprato, suggerito dalla sezione olandese di Mensa (http://mensa.it/ è quello italiano) il QI è una cosa, ma per essere definito iperdotato ci vuole una combinazione di forte intelligenza, creatività e determinazione/ambiente favorevole. Se sei così rischi pure di vincere il Nobel.

    E, come dicevo nel post, può pure essere che vai in depressione perché nessuno capisce le tue battute, a nessun coetaneo interessano i giochi che interessano a te, in gruppi di coetanei a volte ti annoi. Hai interessi e una visione della vita diversa, quindi da bambino fai subito a pensare che sei tu quello sbagliato, quello che non riesce a fare le cose. Da piccolo vuoi essere uguale agli altri e se non lo sei allora è colpa tua.

    Quindi i genitori dell’ iperdotato figurati se pensano al Nobel e se si rallegrano e se spingono il figlio a fare i test, quelli già sono contenti che non gli si suicida o non comincia a farsi i tagli alle braccia. E siccome negli ultimi tempi ho spesso avuto modo di parlare di queste cose, mi rendo anche conto che è difficilissimo spiegarle, perchè sembra un problema di lusso, quando invece è una situazione da affrontare e risolvere esattamente come ce ne sono tante altre in cui i bambini hanno bisogno di essere accettati per quello che sono e aiutati. La scuola, con tutto il bello e il buono che è in grado di offrire e con tutto che ci sono insegnanti favolosi, non si può pretendere che sia tarata sulle minoranze.

    Ci torno sopra dopo.

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  7. Debora, se tua figlia fosse cinestetica manco col lettino di contenzione la fai star bene seduta, a meno di drogarla I rischiare che vada in depressione. E sinceramente non vale la candela. Io voglio solo che a scuola I miei figli vengano rispettati e si sentano felici e al sicuro. Già che imparino nozioni è secondario. Come dice la vignetta che se pretendi che un pesce sappia volare non cavi un ragno dal buco e gli impedisci di fare quello chesa fare bene e a lui tocca sentirsi stupido, chi ci guadagna? Scusate appena ho un computer approfondisco, qui dico che non è questione di buone maniere o disciplina e se le scuole seguono i protocolli invece del buon senso della maestra di Lorenza , come genitore io scelgo per mio figlio. Ma è complesso capirlo e parlarne e in 10 anni di discorsi riduttivi senza cognizione di causa ne ho già sentiti e non risolvonO. Cioè una Volta I lattanti celiaci schiattavano come le mosche, che oggi li nutriamo a pastasciutta perchè con I cibi senza glutine li viziamo? Se le cose si sanno meglio approfittarne, no?

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  8. Questo post mi lascia molto perplessa. In parte mi ritrovo nelle descrizioni che fai dei tuoi figli, anch’io alle elementari capivo le cose al volo scrivevo e leggevo come una bambina grande e risolvevo velocemente i problemi di matematica.
    Così finiva che mi annoiavo in fretta e disturbavo gli altri.
    Però…però ai miei tempi (sono quasi agli anta) non c’erano tutti i controlli e gli screening che ci sono ora.
    La maestra, vecchio stampo, ha capito subito il problema (ma si può parlare di problema se un bambino è molto intelligente?) e ha applicato 2 soluzioni: 1) mi riempiva di cose da fare. Letteralmente, appena alzavo la testa mi faceva leggere libri, sistemare la biblioteca, aiutare i compagni. Avevo sempre più cose da fare degli altri, così mi passava la voglia di chiacchierare. 2) se facevo casino mi metteva in corridoio. E basta, senza chiamare nessuno o segnalare comportamenti iperattivi.
    Per carità, non sto dicendo “si stava meglio quando si stava peggio”. All’epoca molte problematiche vere magari venivano ignorate. Però almeno si evitavano i “falsi positivi” e per i bambini come me era più facile.

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  9. Alcune cose le sapevo già, incredibile il tuo percorso che ricorda tanto il mio.
    Tra un mese ne saprò qualcosa in più, spero, perchè anch’io ho bisogno di trovare risposte in una lingua comprensibile e compatibile con quello che sento come madre. E soprattutto ho deciso che non mi fermerò finchè non vedrò mio figlio più sereno.
    Peccato che sulla plusdotazione si parli così poco, in generale, me ne sono resa conto guardando il numero spropositato di lettori di un mio post sull’argomento, quante e-mail mi sono arrivate per un confronto … e io sono un puntino del web. Vuol dire che è un argomento difficile, nel quale non ci si sente a proprio agio. Non so se è solo un mio pensiero perchè anche per me è un tasto dolente …

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  10. Si parte da quando stai per partorire e non la si finsce mai di essere non ascoltate. Pare che sia la nemesi delle madri moderne!
    E comunque a me a scuola mi davano compiti in più per non farmi annoiare, non è che ci voglia chissà che!

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  11. Scusate, non voglio fare domande inoppurtune, ma forse non capisco bene..che vuol dire essere iperdotati? Chiara scrive qualcosa del tipo: spero che mia figlia non sia troppo dotata..
    Io, da genitore di una figlia “normale” che aveva sperato cose del tipo che iniziasse tipo a leggere a 4 anni, ma niente sta asina(;)), stenta a 6.., mi chiedo:ma non è meglio avere qualche chances in più nella vita.? Essere più intelligenti della media non è un vantaggio, alla fine? E mi chiedo anche: se li trattassimo da normali ‘sti figli, non sarebbe meglio anche per loro?
    Scusa, forse non capisco il problema, però se mia figlia quel giorno in classe non vuole far niente, a me interessa anche poco sia più dotata degli altri, io la cazzio e basta. Se poi sarà più intelligente, tanto meglio, spiccherà il volo da sola, intanto deve impararare a socializzare e a comportarsi nel collettivo. E’ come se, visto che mia figlia è fisicamente esuberante, la giustificassi se in classe si comporta in maniera indisciplinata, perchè penso che sia una campionessa di salto in alto. Salterà anche in alto, ma a scuola , seduta deve stare. ..;)

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  12. vorrei avere anch’io un librettino di avvertenze così!
    tempo ed energie sprecate sai benissimo che non sono, infatti diabolicamente non ti penti. e, per come la penso, fai proprio bene.

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  13. Hai ragione noi genitori conosciamo i nostri figli, e per aiutarli impariamo, ci informiamo in continuo, per questo dobbiamo sempre valutare i giudizi dati ai nostri figli. In seconda elementare, mio figlio seguito dalla logopedista e moltissimo a casa per disprassia e connessi, era trattato come un “deficiente”, cambiata scuola il bimbo è cambiato ed è diventato, come noi sapevamo un bimbo molto intelligente, ha avuto un grandissimo recupero, anche grazie alle maestre che lo hanno compreso. Purtroppo nulla lo ripagherà mai della brutta esperienza.

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  14. A parte il fatto che prego tutte le mattine perché non si avveri l’infausta predizione di mia madre, che mi ha già etichettato la figlia come troppo dotata (spero che il rincoglionimento di nonna obnubili la sua spaventosa capacità di giudizio), mi colpisce la questione dei terapeuti. Ma per me, non per Meryem. Io ho sempre pensato, razionalmente, che ne avrei un gran bisogno, di un terapeuta. Ma l’hai detto benissimo tu: mi devono almeno dare l’impressione che stiamo parlando la stessa lingua. Non mi è mai capitato, finora.

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