Di bambini iperdotati, scuole e genitori caparbi…

… ovvero del dubbio metodico e l’arte delle mazzate in testa.

Chi mi conosce, anche solo per sentito dire o visto scritto, sa che pratico l’arte del dubbio come principio vitale. Cioè, tento sempre di vedere i due lati delle cose (grazie, ma’, eh, che me l’hai insegnato scientemente), e il pro e il contro, e la mia ragione e il mio torto, e il bianco e il nero e le nuvole ma anche il sole che fa capolino dietro. Poi mi meraviglio che qualcuno mi fa: è tanto che te lo volevo chiedere, ma che sei anche tu un po’ bipolare come me? E che ne so, se sono bipolare, potrebbe, d’altronde, però, se si considera, in fondo, e potrei sbagliarmi, sono solo un essere umano, in fondo. Mica ho la scienza infusa?

Non mi sono mai pentita di questo dono della sfumatura, perché serve ad ampliare gli orizzonti del vivere anche se comporta un grande spreco di energie. Fino al momento in cui mi sono pentita di aver dato retta ad altri su questioni dei figli. Ecco, l’anno scorso ho detto basta. Ma ho avuto un buon allenamento per riuscirci e avrei voluto arrivarci prima, risparmiavo tempo e patemi.

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Senti, per Ennio ti prescrivo la logopedia così ti lasciano in pace”, mi fece anni fa il nostro medico, santa donna. “Poi quando avrà 17 anni e parlerà splendidamente due o tre lingue non se ne ricorderà nessuno che a tre anni aveva un cosiddetto ritardo, ma preparati, ti scocceranno fino a metà elementari”. Così fu.

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Poi il maestro dell’altro gruppo al nido, incontrato al parco per caso con suo figlio. Mi attaccò un pippone apocalittico su quanto si sarebbe trovato male Ennio a scuola e che lo avrebbero sfottuto, torturato, fatto odiare la scuola e la sua vita sarebbe stata un inferno. Così, in parte, fu. “Tranquilla, magari ti stava facendo il filo” mi consolò un amico con cui, distrutta, mi stavo sfogando. Avrei dovuto mandarlo al diavolo e dirgli di farmi convocare dalla direzione, se davvero la situazione era questa.

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E allora, Ennio si è abituato alla scuola?” I primi tre mesi urlava e si rotolava e terra per non uscire.
No, ma mi sembra si sia rassegnato.” Purtroppo. Se non si rassegnava lo toglievo di lì prima, perché da come ce lo descrivevano non lo riconoscevamo.

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“Può essere la biculturalità? E gli altri bambini bilingue, come si comportano?
Non ci sono altri bambini bilingue in classe.
E allora quei 6-7 genitori che al mattino all’attaccapanni salutano i figli in altre lingue, che sono? Niente, manco li aveva notati.

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Poi lo testarono e meno male che al colloquio c’era anche maschio alfa, o mi avrebbe sicuramente rimproverato che io mi inventavo le cose, perché non credevamo alle nostre orecchie.
Gli ho fatto vedere come fare un giochino semplice e gli ho chiesto di rifarlo lui. Ma niente, proprio non ci riusciva. Io ho insistito e l’ho invitato a farlo, ma lui si è messo a rigirare il gioco e alla fine lo ha messo sottosopra per guardarlo sottosopra.  Proprio non ci arriva.
Si, perché lui ha tanto di quel caos in testa, dovete dargli ritmi regolari per un mese, io gli ripeterò la mattina a parte le istruzioni di quello che c’è da fare e fra un mese lo ritestiamo.

La mia interpretazione del test era leggermente diversa:
Ok, gli hai dato un gioco talmente semplice che persino lui ha capito che era da deficenti e si è annoiato immediatamente a morte. Che lo rifà a fare, visto che l’ha capito? Ma è un bambino gentile, tu insisti e per farti contenta ci ha provato. Ma in realtà, nel frattempo ha iniziato a vedere se ci si poteva fare qualcosa di più interessante e lo ha rivoltato da tutte le parti. Quando si è definitivamente convinto che è oggettivamente un gioco per deficienti, te lo ha ridato.”

Ma mio marito per paura di ripercussioni in classe sul bambino mi ha detto di star zitta e di provare con il sistema ordine e regolarità. Il giorno dopo però mi sono resa conto che i miei figli la vita ordinata e regolare ce l’hanno sempre avuta. Più ordinato e regolare di così, cosa devo fare, misurare con il cronometro i minuti che ci mettono a cacare e imporgli di farla sempre alla stessa ora (che già lo fanno) e entro la stessa durata di tempo e pesargliela per vedere se ogni giorno è uguale? Gli ho cambiato scuola e avrei dovuto farlo immediatamente, ma vabbè, il primo figlio, si impara. È rifiorito grazie alla maestra Colinda, che il primo giorno, raccontandomi in dieci minuti cosa avevano fatto in classe, mi ha dimostrato di aver capito più lei di mio figlio in 3 ore che l’altra scuola e la loro testatrice in 6 mesi.

***

Poi per non farmi annoiare hanno cominciato con figlio 2, ma ero un pochino più preparata.
E poi, l’ abbiamo notato tutti, non fa contatto visivo”.
Ci risiamo? Ne abbiamo parlato due anni fa per il fratello, ha due anni, è timido ed è socializzato da italiano del sud, guardare così esageratamente la gente negli occhi da noi è sfacciato. Tranquilla, non ha l’autismo. E poi scusa, secondo me i bambini marocchini dovrebbero fare uguale a lui, no?
Non ne avevano. Nido ariano di merda.

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Alla scuola ariana invece gli insegnarono a guardare negli occhi quando saluta e quando ti parlano. I bambini marocchini spesso non lo sanno e per questo quando li beccano a fare anche cose innocue, li portano subito in commissariato per via dell’atteggiamento sospetto.

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Comunque ero oggi in classe per aiutare e guarda, tuo figlio, povera stella si annoia a morte. Digli di dargli almeno un libro, così passa il tempo. Per forza poi a volte fa casino”.
A 6 anni iniziarono a imparare a leggere e scrivere e lui era entusiasta, ogni giorno ci riferiva le parole nuove che aveva imparato. Mi chiede di aprirgli un blog per scrivercele. Chiede alla maestra se può fare i compiti in corridoio perché il rumore degli altri lo distrae. Esce saltellando di casa per andare a scuola.
Orso, ti piace la scuola?
È bellissima.”

***

Due mesi dopo, la maestra:
Vi ho chiamati perché con la collega ci stiamo preoccupando. Orso da qualche settimana non fa più niente. Non scrive, non legge, guarda fuori dalla finestra e consegna tutto in bianco. Le abbiamo tentate tutte. Non è maleducato, non dà assolutamente fastidio, ma non sappiamo come motivarlo”.

Tre mesi dopo, la terapeuta alla maestra:
È un bambino molto concentrato sul ‘qui ed ora’ (NdM- nota della mamma -ci sono dei santi zen che ci mettono una vita di digiuni e meditazione per arrivarci, a vivere nell’attimo) quindi va accompagnato nei cambiamenti anche piccoli, poi cresce e impara. Io suggerirei di dargli voi le cose da fare già spezzettate, così può concentrarsi su una alla volta”.
Si, ma questa è una scuola a metodo Dalton, i bambini devono lavorare autonomamente.

Lui non ha fatto niente e ha continuato a guardare fuori dalla finestra fino alla fine dell’ anno. Io intanto scleravo perché ogni giorno senza fare nulla lo abituava sempre più a continuare così.

****

Legge ancora compitando, il prossimo anno anche i problemi di matematica sono basati sulla lettura, come farà?
Dai, Orso, nonna nelle vacanze ti compra tanti libri bellissimi, ci esercitiamo tutti i giorni e vedrai come sarà sorpresa la maestra quando ti sentirà leggere benissimo.”
Negli occhi gli compare lo sguardo furbetto, già gode pensando alla sorpresa della maestra. La avverto.
Va bene, fingerò di essere sorpresissima”.

***

Poi ai test di fine anno è andato benissimo, quello che non parlava, sembrava non sentisse e fosse completamente estraniato. Non mi sono sorpesa perché io a scuola e lui e il fratello al coro, a percussioni, a calcio e ovunque fanno così. Lo avevo detto fin da subito, Ennio e Orso sono estremamente coerenti in tutti gli ambienti che frequentano, ma chi mi dà retta?

“In terza ha raggiunto il livello di lettura della fine della quinta“. Praticamente il livello del fratello maggiore.

***

Dopo l’ estate il primo giorno in punizione, a casa fa i compiti non terminati in 24 secondi netti uno e l’altro in 35. Cronometrati. Dopo mezz’ora di piazzate nonpossononcelafacciosonotroppostupido. Devo trovare un rimedio, devo trovare un rimedio.

Vogliamo farlo osservare da un’ortopedagogo”. Bene, prima la terapeuta, poi la coordinatrice interna e adesso una nuova persona. Ma pensano che il bambino sia stupido e non se ne accorga e non cominci a sentirsi ancora più cretino e inutile?

Ma tu, fuori dai denti, cosa pensi, che idea ti sei fatta in quest’anno.”
Io penso a un qualche disturbo dell’apprendimento.”

Io no, invece. Ma neanche per sogno. Riempio il questionario per l’ortopedagogo, ma non mi piace. Questi stanno cercando problemi che non ci appartengono e se li cercano così, qualcosa gli troveranno. Un deficit di attenzione, Un Asperger. Una sigla di quelle moderne. Mi dispiace, questionario, ma non siamo una famiglia di tossici alcolizzati analfabeti che picchiano e violentano i figli, lui non fa pipì a letto, dorme e mangia benissimo, è curioso, è un bambino felice e a tutte le caselle ho scritto no.

[quote]E secondo me il bambino non ha nulla, è solo un testone, in qualche modo ha smesso di sentirsi preso sul serio in qualche punto e adesso si è messo da solo nell’angolo. E per uscirne abbiamo bisogno di qualcosa out of the box, non dell’osservazione. Devo solo tirarlo fuori da quest’angolo, dimostrargli che non è un incapace, che le cose le sa fare benissimo. E non è vero che non ha amici nella nuova classe, ne ha almeno 4-5 di fissi e lui è sempre stato quello che interagisce con un bambino alla volta. Ma non mi crede lui. E mon mi crede nessuno.

***

Se vai a parlare con l’altra scuola, non cominciare a dirgli che sta messo così o non te lo prendono”.
Buongiorno, vorrei iscrivere Orso, che è un bambino molto intelligente, ma ha bisogno evidentemente di sfide o di stimoli.” Oggettiva, così mi piaccio.
E poi “buhuhuuu, e la terapeuta, e la maestra, e l’ ortopedagoga, e le domande che mi fanno paura e i test di fine anno e siamo disperati, e ho paura che se non cambiamo qualcosa adesso, subito, lui questo che sta perdendo a scuola non lo recupera più e non imparerà mai ad amare la scuola“.
Mi scusi, signora, ma avete mai preso in considerazione che possa essere un bambino iperdotato?
È la cosa che ho sempre pensato, ma vede, come madre se lo dico a scuola è la fine.
Sfiora con lo sguardo una lavagnetta sul muro. C’ è la foto di un bellissimo ragazzino biondo e vispo. Si vede dagli occhi.
Anche con mio figlio abbiamo passato i guai prima che si capisse che il problema era quello. Ma qui abbiamo il programma ‘Plus’, quindi di materiale stimolante ne trova quanto ne vuole.
Mi sta dicendo che lo prendete, con tutta la situazione, la terapeuta eccetera, voi che siete una scuola piccola e appena aperta e forse avete già abbastanza da fare per avviarvi?
Ci piacerebbe provarci. Intanto cambia ambiente e se serve le osservazioni e i test glieli facciamo fare tra qualche mese, quando si è ambientato”.

***

Orso, allora, come è andata la prima settimana di scuola? Cosa fanno di uguale o di diverso?
Abbiamo altri libri, tranne quello di lettura, solo che di là avevo il libro uno, qui ho il 4”.
Ma per forza, legge a livello di quelli di settima, se gli dò il libro che stiamo usando in classe con le parole di due-tre sillabe mi muore di noia. Ma dice che all’altra scuola lo picchiavano e lo sfottevano

Aha. E questo non me l’ ha mai detto. Intanto di là mi massacrano il fratello.

***

Ti dispiace se lo segnaliamo per la terapeuta che abbiamo qui a scuola? Dice che l’anno prossimo non vuole cambiare classe e maestra, altrimenti si ammazza.
Ah, lo dice anche qui? A casa piano piano sta smettendo.”

***

L’ ho incontrato tre volte, e sia la scuola, con i test di fine anno, sia io siamo persuasi che sia un bambino iperdotato. Questo non significa che ha qualcosa più o meno di un bambino normodotato, significa che ha processi mentali e di apprendimento tutti suoi e di questo tipo di persone c’è circa il 2% della popolazione. La bassa autostima, l’autolesionismo, il sentirsi solo e senza amici, l’eccessiva sensibilità verso i mali del mondo, le riflessioni quasi da adulto, fanno tutto parte del pacchetto. Ci sarebbero anche dei tratti di tipo autistico che vorrei far testare da uno studio specializzato, ma non credo affatto che abbia dell’autismo. Dite anche voi che gli piacciono le coccole e che è molto fisico nelle sue manifestazioni e questo esclude parecchie altre cose.
Infatti da piccolo si preoccupavano tutti che non faceva contatto visivo?
Veramente? Non ci ho mai fatto caso, lo fa benissimo.
Gliel’ha insegnato a forza la vecchia maestra“. Grazie Laura. Non ci hai capito granché di Orso e non mi ascoltavi molto, ma hai sinceramente fatto di tutto per lui e l’hai sofferta come una sconfitta personale che lo abbia cambiato di scuola. Senza rancore, ma io dovevo pensare a lui.

***

Tutte queste cose le sapevamo benissimo, solo che ognuna la attribuivamo a un motivo diverso. Invece c’è un filo conduttore. Ma tanto l’aveva bello che capito anche la sua maestra preferita al nido.

Adesso testiamo lui e il fratello esattamente per lo stesso motivo per cui a suo tempo il medico di famiglia mi aveva consigliato di mandarli dalla logopedista. Così noi non perdiamo tempo in spiegazioni che la gente tanto non ascolta, e per dare un pezzo di carta in mano alle scuole e alle maestre che così si rassicurano e ci credono. Perché noi genitori moderni, informati e mommy-blogger siamo i migliori esperti dei nostri figli, se solo qualcuno ci desse retta.

Sono stati anni durissimi e a posteriori avrei dovuto parlare prima, esprimermi prima, spiegare prima, non rassegnarmi che tanto non mi ascoltano. E fino a tutte le vacanze i bambini sono stati due scocciatori insopportabili e io e il maschio alfa siamo esausti. Ma stanno rifiorendo e noi appresso a loro.

E da oggi, chi si mette di mezzo, mazzate in testa. Con la diagnosi arrotolata bella stretta. Perché basta con le stronzate senza fondamento che la gente dice tento per dire. E ascoltateci ogni tanto.

AVVERTENZE:

Negli anni ho scoperto di non aver nessun problema a rivolgermi a esperti o terapeuti che ne sanno più di noi e possono aiutarci a leggere meglio il libretto di istruzioni dei nostri figli. A volte l’idea di mettere in terapia un bambino fa paura, ma serve, ed eventualmente possiamo cominciare da noi stessi. Io a suo tempo andai da una terapeuta dicendo: spiegami che possibilità ci sono e se mi dici che i miei figli stanno benissimo, ma che io farei meglio a lavorare su me stessa per non interferire con i miei problemi nelle loro cose, io vado in terapia.

La cosa fondamentale è che questi esperti mi devono almeno dare l’impressione che stiamo parlando la stessa lingua. E a un paio di cose sarei stata contraria: certe diagnosi molto allegre, per esempio, o l’ uso dei medicinali per bambini che una volta avrebbero definiti vivaci o caratteriali. Se una situazione è estrema e richiede mezzi estremi spesso un genitore moderatamente intelligente, con il vizio dell’ introspezione e un minimo acculturato lo sa da sé che forse c’è qualcosa.

Attenzione e cautela quando ti dicono: ma dai, anche se non è completamente vero, con una diagnosi di ADHD gli danno il sostegno a scuola e vi aiutano, vi conviene. Però si scordano di dirti che con una diagnosi del genere, magari data per comodità, da grande rischi non ti diano la patente, o se te la danno devi rifare tutto ogni tre anni. Lorenzo ce lo ha raccontato benissimo un paio di settimane fa le cantonate che si possono prendere. I bambini crescono e cambiano di continuo.

Insomma, chiediamo aiuto e valutiamolo con serenità e, se occorre e abbiamo dubbi, verifichiamo con una second opinion. Siamo solo genitori, ma mica siamo proprio scemi. E si, ci vuole un sacco di fatica. Se vi avevano detto che fare i genitori era una passeggiata, dovreste farvi ridare indietro i soldi, vi hanno imbrogliato.

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36 thoughts on “Di bambini iperdotati, scuole e genitori caparbi…”

  1. @Lorenza ovviamente sto sperando con tutte le mie forze che sia “solo” una fase 🙂
    Oggi però una delle due maestre mancava, e c’era una supplente. Ha pianto per entrare in classe, poi mia madre l’ha presa nel pomeriggio e la maestra (l’altra titolare) ha detto che oggi si è comportata bene. A domanda se la supplente fosse simpatica ha risposto con un sorrisone. Che il problema sia con la (o della) maestra 1?

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  2. @Barbara,
    ma quella di tua figlia non potrebbe essere una fase? Sta maturando e magari fatica a gestire le cose nuove alla maniera “standardizzata” dell’asilo e habisogno di trovare un modo suo. Non sono un’esperta, ma a quell’età i bambini crescono a tappe e ci possono essere periodi in cui fanno più o meno fatica a seguire certe cose.
    Ad esempio mia figlia è molto brava a disegnare e da quando era piuttosto piccola colora con molta precisione (non ha preso da me di sicuro…), ha iniziato molto presto a riconoscere numeri e lettere e le piacciono gli esercizi di pregrafismo; fa delle costruzioni molto fantasiose e abbastanza complesse. Il suo amichetto a 4 anni invece fa solo scarabocchi informi e torri di lego, però parla meglio di lei e ha molta memoria per canzoni e musica. Sono coetanei ma a seconda dell’attività si vedono delle belle differenze; anche con lei nel giro di pochi mesi ho visto un’evoluzione incredibile.
    Per il discorso della vivacità, da un lato l’ansia potrebbe derivare dalla voglia di fare cose nuove (come i bambini che non vogliono dormire per non “perdersi” niente). Tra l’altro non per fare il solito discorso di genere, ma se fosse un maschio probabilmente a scuola la giustificherebbero di più.
    Ti direi di non angosciarti troppo, da quello che racconti non c’è niente di anomalo, anzi gli indizi sono di una personalità vivace e curiosa. Certo per te come mamma sarà faticoso, ma i bimbi scapestrati sono più simpatici 🙂

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  3. @Close fa ginnastica due volte a settimana dopo scuola e una volta a scuola. Stiamo all’aria aperta il più possibile (chi mi conosce di persona può immaginare). La quantità di attività fisica “necessaria” comunque dipende molto dal bambino, quindi le ore passate fuori non sono mai un buon indicatore (siamo pur sempre “ospiti” di un sito nato per gli amplificati ;( ).
    In ogni caso non credo sia quello il problema. Anzi, forse di attività fisica ne fa troppa, nel senso che forse in questa fase avrebbe più bisogno di attività intellettualmente giuste che le insegnino a concentrarsi. Allenamento alla concentrazione, insomma.
    Comunque dopodomani c’è la riunione con le maestre, mi confronterò un pò con loro…

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  4. @ Barbara
    Non ho capito da quello che scrivi se tua figlia gioca all’aria aperta o riesci a portarla a fare sport, forse potrebbe essere un ‘distrattore’ abbastanza potente perché poi non si annoi con le attività scolastiche? Penso ad un corso di acquaticità ad esempio, sarebbe una bella novità in cui può imparare, è intellettivamente impegnativo con la coordinazione dei movimenti ecc., scarica l’ansia su qualcosa di diverso e quando torna a scuola non ha già fatto qualcosa a casa che poi si troverà a ripetere. Mi rendo conto che se sei da sola è mille volte più difficile e poi hai il problema della dieta che non ho capito se hai risolto, ma sul serio per i tipi “cerebrali” (mi ci metto nel mucchio) praticare sport è una benedizione.

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  5. Grazie a tutte e scusate il silenzio, ora sono incredibilmente sola in casa e rispondo con calma.

    @Mammamsterdam, le pitture a dita le facciamo eccome, non ti dico il casino. La cosa di finire nella vasca tutta vestita è molto divertente, ed è diventato il fine dell’attività, quindi ci finiamo dopo 10 minuti. Finchè era estate pitturava in mutande, ora è un pò meno fattibile 🙂

    @Serena per punizione si intende che se non sa gestire un materile, non può prenderlo. Se lo butta per terra perchè dopo 10 secondi ha deciso che ne vuole un altro o se strappa quello che vuole dalle mani di un altro, per qualche giorno si attacca (mi pare che ci stia tutto). Il materiale è diviso per età nel senso che ci sono delle tappe (non prendere le sfumature di colori se non sai fare il gioco dei colori primari, ad esempio), e lei in effetti quello dei colori primari non lo sa fare perchè ha visto il 5enne prendere le sfumature e le vuole anche lei. Così come voler scrivere senza rompere il foglio, ecco. Non penso che la scarsità di movimento sia un problema, sinceramente: non sta ferma perchè è nervosa e continuamente ansiosa di primeggiare, bruciare le tappe. Questo è quello che mi preoccupa, lo stato d’ansia perenne.

    @Close infatti matite e pastelli a cera li può usare, almeno non si rompono. Questa settimana ho cercato di stare il più possibile da sola a casa con lei, abbiamo iniziato un’attività fisicamente “tranquilla” e da concentrazione (disegno, puzzle, costruzioni) e poi io ho cercato di allontanarmi con varie scuse. Sembra funzionare: il primo giorno 20 disegni, o meglio scarabocchi, su altrettanti fogli in 5 minuti, poi io ho fatto le forme e le ho chiesto di colorarle. Le costruzioni, ieri finalmente ha costruito qualcosa, prima faceva solo strati completi. Lo scopo era finire i pezzi, finire finire finire… Ieri ha fatto una torre e ci ha messo dentro i personaggi. Finalmente contenta di aver creato qualcosa. Oggi dopo un pò di disegno mi ha chiesto di poter scrivere. Fa già qualche lettera, anche se a 90 gradi, vai a capire. Le ho scritto i numeri da 1 a 10 e le ho chiesto di copiarli se voleva, ha fatto uno show di bordello assurdo. Poi ha squillato il telefono e quando ho finito la telefonata l’8, il 9 e il 10 erano perfetti.
    Mi sa che questa tecnica di iniziare qualcosa di intellettivamente impegnativo, a qualunque livello, e poi lasciarla sola è vincente.

    Intendiamoci, il mio scopo è solo di farle tornare un pò di serenità, e farle riscoprire il paicere del gioco e delle cose in generale. Altri consigli?
    P.S. Sono sola in questa avventura, il che non semplifica le cose…

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